28/08/2009

Documento sinodale sulla legge 94/2009 chiamata "Pacchetto sicurezza"

Ordine del giorno del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi 2009
con riferimento critico alla legge 94/2009 sulla sicurezza e di solidarietà con gli immigrati
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste
• guidato dalla Parola di Dio “Cercate il bene della città …” (Ger 29,7);
• richiamandosi ai principi che sono alla base della nostra Repubblica e della nostra convivenza democratica, secondo i quali si devono rimuovere tutti gli ostacoli che discriminano le persone a causa “della loro razza, della loro fede e della loro condizione personale”;
• memore delle esperienze di emigrazione, anche clandestina, di cui sono stati protagonisti in passato tanti italiani, tra cui molti membri delle nostre chiese, poi divenuti cittadini a pieno titolo delle nazioni in cui si erano recati;
• convinto che la promozione della piena integrazione e dell’ottenimento della cittadinanza da parte degli immigrati che contribuiscono al bene dell’Italia siano interessi della Repubblica e non una minaccia da ostacolare;

esprime la sua indignazione

• per le conseguenze che la legge 15 luglio 2009, n. 94 ha non soltanto sugli immigrati, ma anche sui cittadini italiani, sulla qualità della nostra democrazia e sul grado di legittimità del nostro ordinamento;
• per i sentimenti di diffidenza che tale legge alimenta:
• nei cittadini stranieri, posti in una situazione di sudditanza psicologica indipendentemente dalla regolarità o meno della loro situazione;
• nei cittadini italiani, irresponsabilmente spinti a credere, da un lato, che l’immigrazione clandestina sia la principale causa di insicurezza e, dall’altro, che questa legge renda più sicuro il nostro paese, mentre - in realtà – essa contribuisce ad aumentare i casi di clandestinità, favorendo lo sfruttamento degli stranieri e la loro caduta nella definitiva invisibilità, esponendoli
maggiormente a divenire preda della criminalità organizzata.
In particolare, il Sinodo ritiene inaccettabile una normativa come quella della L. 94/2009 che si pone in aperto contrasto con i principi fondamentali del nostro stato di diritto, tra l’altro
• perseguendo come reato la condizione dello straniero irregolare, talora determinata dalle lentezze burocratiche, e non un comportamento lesivo di un bene giuridico effettivo e condiviso (in contrasto con il principio di “offensività” riconosciuto dalla Corte costituzionale);
• elevando iniqui ostacoli al ricongiungimento familiare e al matrimonio tra e con immigrati, laddove il nostro ordinamento riconosce particolare valore sia alla famiglia sia al matrimonio;
• limitando il diritto alle cure mediche, laddove il nostro ordinamento riconosce il diritto alla salute;
• limitando l'accesso all'istruzione dei bambini immigrati.
Le chiese valdesi e metodiste si riconoscono direttamente toccate dalla L. 94/2009 sia in quanto organismi ecclesiastici, sia attraverso le proprie opere, i propri ministri di culto, i singoli credenti siano essi membri di chiesa con responsabilità istituzionali – costretti a scelte laceranti tra i propri obblighi di coscienza e di coerenza e il rispetto di questa legge e di molte sue disposizioni - o cittadini stranieri presenti sul territorio dello stato italiano senza essere in regola con il permesso di soggiorno.
Il Sinodo, anche preso atto delle preoccupate osservazioni espresse dal Presidente della Repubblica alla promulgazione della legge 94/2009 auspica - e invita le chiese a promuoverlo - un immediato impegno da parte dei cittadini per contrastare gli aspetti discriminatori della legge e per giungere a una revisione della normativa sull’immigrazione.
Impegna altresì le chiese a contrastare la cultura xenofoba con i valori della cittadinanza repubblicana, con la tutela dei diritti umani e con la testimonianza resa all’insegnamento biblico sull’accoglienza dello straniero e contro il trattamento iniquo dei più deboli.
Incoraggia il lavoro del Servizio Rifugiati e Migranti (SRM) della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FECI) e invita a valorizzare il contributo all’integrazione e al positivo incontro tra culture costituito dal progetto “Essere chiesa insieme”.
Invita la Tavola a protestare con le autorità per tutti i casi in cui le restrizioni sull’immigrazione limitano la libertà e l’autonomia della vita delle chiese.

19/08/2009

Verso il Sinodo Valdese 2009

Intervista a cura di Paolo Naso

A pochi giorni dall'apertura del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, che si terrà dal 23 al 28 agosto a Torre Pellice (TO), l'Agenzia stampa NEV ha chiesto alla pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese (organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi), qualche anticipazione sui temi che verranno discussi e qualche valutazione in merito all'otto per mille.

Moderatora Bonafede, quali saranno i temi al centro del dibattito sinodale di quest’anno?
L’agenda dei lavori sinodali la definisce il Sinodo stesso. Detto questo è ovvio che un tema centrale sarà la vita delle nostre chiese. Come sempre il Sinodo discuterà della situazione generale delle nostre comunità, delle loro difficoltà e delle loro speranze. L’anno alle nostre spalle è stato difficile, segnato da una crisi economica che ha colpito molte famiglie. Anche questo è un tema legato alla vita delle chiese: sia perché la crisi si è abbattuta anche su alcuni nostri membri di chiesa, sia perché alcune comunità hanno promosso delle iniziativa di solidarietà; ad esempio nelle Valli valdesi del Piemonte, hanno messo a disposizione delle “borse alimentari” per le persone in difficoltà.
Ma “vita delle chiese” sono anche le iniziative pubbliche promosse dalle nostre comunità. L’anno è stato fortemente caratterizzato dalle celebrazioni del quinto centenario della nascita di Giovanni Calvino, e in tutta Italia valdesi e metodisti hanno promosso iniziative tese a divulgare il pensiero di questo grande riformatore: e mi piace sottolineare che, oltre che importanti convegni di rilievo anche internazionale, sono stati organizzati incontri significativi anche in centri più piccoli o dove la nostra presenza è più modesta: penso, ad esempio, alle conferenze organizzate a Grottaglie (TA) o a Campobasso.
Questo grande sforzo per spiegare l’importanza di Calvino mi pare decisamente importante: non solo per la grandezza del suo pensiero biblico e teologico ma anche perché in Italia è pressoché sconosciuto o interpretato sulla base di logori stereotipi negativi. Per molti, insomma, quella di Calvino non è stata una rilettura ma una vera e propria scoperta della sua rilevanza nel pensiero cristiano e nella cultura moderna.
Infine voglio sottolineare l’importanza, proprio per la vita delle nostre chiese, del contributo di un crescente numero di sorelle e fratelli immigrati provenienti soprattutto dall’Africa. La loro presenza non è più casuale o contingente ma esprime la realtà di un radicamento sempre più significativo ed arricchente.

Discuterete anche di temi di rilievo culturale e politico?
Certamente lo auspico e, del resto, è sempre accaduto. Prendiamo il tema dell’immigrazione: per noi non è solo un tema “pastorale” ma anche una questione squisitamente politica, legata cioè al riconoscimento di fondamentali diritti per coloro che vengono a vivere e a lavorare in Italia. Nei mesi scorsi abbiamo ripetutamente espresso la nostra vivissima preoccupazione per un clima politico che, dietro il paravento della sicurezza, ha scatenato una vera e propria campagna contro gli immigrati culminata nell’approvazione di un pacchetto di provvedimenti che ha come prima conseguenza che per gli immigrati diventa ancora più difficile integrarsi nella nostra società ed accedere a servizi fondamentali come la sanità o la scuola.
Inoltre il Sinodo discuterà proprio “cultura”: lo farà a partire dal rapporto di una Commissione che ha lavorato per due anni sul tema. Per noi non si tratta di una discussione accademica – propria di una Facoltà teologica ma impropria per un Sinodo - ma di una riflessione sulla nostra strategia di presenza nell’Italia di oggi. Per la nostra minoranza protestante, fare cultura significa dialogare con il paese, con le generazioni più giovani, con quanti guardano con interesse e simpatia alla nostra identità di fede. L’impegno culturale è una costante della storia dei valdesi e dei metodisti: in diverse fasi della nostra vita civile – nella tragicità degli anni ’30 e ’40 o nella complessità degli anni ’60 – la sponda culturale ha avuto un’importanza fondamentale per delineare la nostra strategia di predicazione e di testimonianza.
Oggi, in anni difficili e complessi come quelli che stiamo vivendo, abbiamo bisogno di ritrovare solidi ancoraggi culturali per resistere alla forza delle mode, dei richiami identitari, del conformismo religioso e delle campagne mediatiche.

Il 2009 è stato l’anno dell’approvazione della revisione dell’Intesa.
Sì, certo, e per noi è stata una grande soddisfazione perché è dal 2001 che chiedevamo di poter accedere anche alla quota dei fondi Otto per mille non esplicitamente destinati dal contribuente. Ovviamente si tratta di un traguardo molto importante perché tra tre anni avremo la possibilità di potenziare i nostri interventi. Ma raggiunto questo obiettivo il nostro impegno continua: ci sono altre comunità di fede che da anni attendono un’intesa e ci preoccupa che Governo e Parlamento non accelerino l’iter per la loro approvazione. Applicare l’articolo 8 della Costituzione anche a buddisti induisti, testimoni di Geova, ortodossi, mormoni, apostolici non è solo un dovere politico nei confronti di minoranze religiose sempre più rilevanti e significative; è anche un richiamo alla realtà di un paese sempre più pluralista anche sotto il profilo confessionale. Inoltre, sullo sfondo, resta il grande ritardo nella definizione di una legge organica in materia di libertà religiosa e di pensiero: una legge che, in attesa di un'Intesa, potrebbe risolvere una serie di questioni legate alla presenza in Italia di oltre un milione di musulmani. Insomma soddisfatti ma ancora impegnati.

Gli ultimi dati sull’Otto per mille vi attribuiscono oltre 311.000 firme, con un aumento di quasi il 20% rispetto all’anno precedente. Che cosa farete con i soldi che state per ricevere?
Esattamente quello che abbiamo fatto sino ad ora, ovviamente avendo la possibilità di finanziare un numero maggiore di progetti. Il risultato del 2009 che comunque si riferisce alle dichiarazioni del 2006, rafforzando la tendenza alla crescita registrata negli anni precedenti, dimostra che vi è un numero crescente di italiani che apprezza la nostra gestione dell’Otto per mille. L’Otto per mille “alla valdese” si basa su tre principi fondamentali: la massima trasparenza nella destinazione dei fondi; una rigorosa scelta di laicità che ci fa finanziare solo attività sociali, educative e culturali senza destinare neanche un euro al culto; il sostegno a progetti di associazioni ed enti non evangelici.
Ma a mio avviso la buona gestione dei fondi non è sufficiente a spiegare questo risultato: molti italiani, laici, cattolici, in ricerca, destinando a valdesi e metodisti il loro otto per mille esprimono la loro simpatia nei confronti di una piccola comunità di fede che pure non trova spazio nei grandi circuiti dell’informazione o del dibattito pubblico. Insomma credo che, al di là della fiducia per la nostra buona amministrazione, ci sia un interesse anche di natura culturale e spirituale. E forse dovremmo fare di più per rispondere a questa espressione di interesse nei confronti della nostra identità teologica e spirituale.

Non temete che la vostra decisione di accedere anche ai fondi non espressi vi sottragga qualche consenso?
Ogni contribuente deciderà nella sua libertà ma vorremmo che lo facesse sapendo perché abbiamo fatto questa scelta: la gestione dei fondi destinati allo Stato è risultata confusa e priva di chiare finalità. Con le quote Otto per mille allo Stato sono stati finanziati restauri di chiese e operazioni militari all’estero e non ci è sembrato che noi potessimo continuare ad avallare questa strategia destinando ad esso la nostra quota di fondi non espressi.
E comunque garantiamo a tutti che continueremo a destinare i nostri fondi con gli stessi criteri di sempre: l’unica differenza, quando tra tre anni riceveremo anche la quota di quelli non espressi, è che il 50% del totale andrà all’estero mentre attualmente la percentuale investita fuori dall’Italia è del 30%.

Moderatora, lei sta per compiere il quarto anno del suo mandato che potrà essere rinnovato per un massimo di sette anni. Insomma ha già girato il giro della boa di metà corsa. Ci può fare un bilancio di questo periodo?
Ricoprire la carica di moderatore è un’esperienza molto positiva che per me si arricchisce soprattutto nell’incontro con le chiese locali. Viaggio molto, ovviamente, dall’estremo sud della Sicilia all’estremo nord delle Alpi, ed in ogni visita riscopro la forza di tante comunità di evangelici valdesi e metodisti che cercano di dare una risposta alla vocazione che il Signore rivolge loro. Ognuna lo fa con i propri mezzi, la propria creatività, il proprio talento e sempre con una grande passione per l’Evangelo. Certo, non mancano momenti di scoraggiamento e di crisi, ma il quadro generale tiene ed anzi riscontro segnali di crescita incoraggianti e significativi. Penso alla sostanziosa testimonianza delle chiese delle Valli valdesi, e alla crescente presenza di immigrati nelle nostre comunità, al bel lavoro che con pochissimi mezzi abbiamo impiantato nelle zone terremotate dell’Abruzzo, ai nostri rapporti sempre più fraterni con alcune chiese africane. Insomma sono fiduciosa ed ottimista, ma del solo ottimismo che conta: quello che ci viene dall’amore di Dio.
Da Notizie Evangeliche (NEV), 5agosto 2009

05/08/2009

Commissione bioetica della Tavola valdese: "Sì alla ricerca sulle staminali embrionali"

Roma (NEV), 5 agosto 2009 - "Siamo favorevoli alla possibilità che la ricerca si avvalga di embrioni 'sovrannumerari', altrimenti destinati alla distruzione. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche riteniamo inoltre che sia doveroso non vietare in maniera pregiudiziale vie di ricerca potenzialmente fruttuose e che sia dunque necessario mantenere aperta la ricerca sulle cellule staminali embrionali accanto a quella sulle cellule staminali adulte". E' quanto si legge nelle conclusioni di un lungo ed articolato documento a firma della Commissione della Tavola valdese per i problemi etici posti dalla scienza (Commissione bioetica), e pubblicato come inserto dal settimanale evangelico "Riforma" del 31 luglio.
La Commissione bioetica - composta da una dozzina di teologi, giuristi, medici, scienziati e ricercatori - con il suo documento intitolato "Cellule staminali. Aspetti scientifici e questioni etiche", intende rilanciare il dibattito etico in Italia, diventato "sterile e ripetitivo", senza tuttavia semplificarne o minimizzarne i termini. "La ricerca sulle cellule staminali si colloca all’incrocio di enormi quesiti teologici, antropologici, etici ed economico-sociali", ha dichiarato Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica, sottolineando la complessità dei fattori in gioco: "Libertà di ricerca, tutela della salute, equità nell’allocazione delle risorse sanitarie, salvaguardia dell’embrione: valori egualmente difendibili entrano, talora, in aperto conflitto".
Il documento sulle cellule staminali vuol essere uno strumento per districarsi, senza preconcetti, nel complicato gergo biotecnologico. L'intenzione di fondo è quella di fornire spunti di riflessione per una valutazione informata ed autonoma delle "nuove frontiere del sapere scientifico". A questo scopo offre una breve carrellata sulla recente storia dell'evoluzione delle biotecnologie; un interessante capitoletto sulla questione della "brevettazione del vivente"; e delucidazioni su varie posizioni esistenti in merito alle applicazioni biomediche, un problema sentito anche a livello europeo e tutt'altro che risolto, come si evince dal documento.
"La direzione di ricerca sulle cellule staminali embrionali solleva grandi speranze, in ragione delle possibilità terapeutiche che essa dischiude, per combattere patologie che affliggono l’umanità e che attualmente sono giudicate inguaribili o incurabili" - afferma Savarino, ricordando come la sollecitudine verso i malati appartiene sin dalle origini all'essenza del cristianesimo. "L'annuncio evangelico non si traduce immediatamente in una norma etica oggettiva e autoevidente - si legge nel documento -, ma ci chiama al rischio dell'interpretazione del messaggio cristiano".
La parte del documento dedicata più propriamente alle questioni eticamente sensibili spiega come caratteristico della tradizione protestante sia il richiamo alla responsabilità individuale, che fatalmente si traduce in un pluralismo di posizioni sia tra le diverse chiese, sia all'interno delle comunità, sia tra teologi. La domanda cruciale allora è quella riferita alla tutela dell'embrione e il suo utilizzo ai fini di ricerca. Anche qui, sul preciso momento in cui si può iniziare a parlare di "individualità", i pareri all'interno del protestantesimo divergono. La Commissione bioetica, dopo attenta riflessione, giunge alla seguente conclusione: "Qualsiasi soluzione si voglia dare a una questione così annosa e controversa, a noi sembra evidente che la blastocisti non possieda alcuna caratteristica che permetta di identificala con un essere umano". Meglio rinunciare a ogni "atteggiamento pregiudizialmente difensivo" e guardare al progresso scientifico "in una prospettiva laica, in grado di coglierne i limiti e le potenzialità emancipative".
L'auspicio della Commissione è ora quello di poter suscitare una discussione approfondita e serena sui temi elaborati nel documento al prossimo Sinodo delle chiese valdesi e metodiste che si terrà dal 23 al 28 agosto a Torre Pellice (TO). Intanto il documento - scaricabile dal sito www.chiesavaldese.org/pages/attivita/bioetica.php - è stato già mandato per lo studio e la valutazione alle singole chiese.

Scuola. No al credito scolastico per la frequenza della religione cattolica. Ordinanze ministeriali illegittime: lo dice il TAR Lazio

Roma (NEV), 5 agosto 2009 - "Sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico". È quanto si legge nella sentenza n. 78076 del 17 luglio 2009 del Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio, che ha accolto due ricorsi annullando di fatto le Ordinanze ministeriali emanate dall'allora Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, per gli esami di Stato del 2007 e 2008, le quali prevedevano la valutazione, ai fini della determinazione del credito scolastico, della frequenza dell'insegnamento della religione cattolica (IRC).
I ricorsi sono stati avanzati, tra gli altri, dalla Consulta romana per la laicità delle istituzioni e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), insieme a decine di associazioni laiche e a diverse confessioni religiose non cattoliche - tra cui avventisti, battisti, ebrei, luterani, pentecostali, e valdesi -, nonché da due studenti oggi ventenni, che in sede di scrutinio degli esami statali si erano visti discriminati nell'attribuzione del voto finale, perché non avvalentesi dell'IRC.
Viva soddisfazione per la sentenza del TAR è stata espressa dal presidente della FCEI, pastore Domenico Maselli, nonché da Nicola Pantaleo, presidente dell’Associazione “31 Ottobre per una scuola laica e pluralista”, tra i ricorrenti.
"Resta ora da vedere se e come l'attuale ministro Mariastella Gelmini intenderà applicare la disposizione del TAR del Lazio, onorando il principio di laicità dello Stato previsto dalla Costituzione", ha aggiunto Maselli.