24/06/2011

Campagna per i diritti di cittadinanza e il diritto di voto per le persone di origine straniera


Il manifesto a cui aderire

Le persone di origine straniera che vivono in Italia sono oggi circa 5 milioni (stima Dossier Caritas Italiana Fondazione Migrantes al 1° gennaio 2010), pari all’8 % della popolazione totale. Di questi un quinto circa sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze. Nati in gran parte in questo Paese, solo al compimento della maggiore età si vedono riconosciuto il diritto a chiederne la cittadinanza. Il luogo di provenienza dei loro genitori è lontano, spesso non ci sono mai stati. A loro, alle loro famiglie, vengono per lo più frapposte soltanto barriere. Limitazioni insormontabili e ingiustificate, che danno luogo a disuguaglianze, ingiustizie e persecuzioni.

L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento. Ma nei confronti di milioni di stranieri questo principio è disatteso.

Noi, uomini e donne che considerano l’uguaglianza valore fondante di ogni democrazia e la decisione di persone di origine straniera di diventare cittadini/e italiani/e una scelta da apprezzare e valorizzare, siamo convinti che la battaglia per il riconoscimento dei diritti di ogni individuo sia decisiva per il futuro del nostro Paese.

Tutti e tutte dobbiamo assumercene la responsabilità e operare perché l’Italia sia più aperta, accogliente e civile.

Per questo ci impegniamo a:

1. Promuovere in ogni ambito l’uguaglianza tra persone di origine straniera e italiana.

2. Agire a tutti i livelli affinché gli ostacoli che impediscono la piena uguaglianza tra italiani e stranieri vengano rimossi, determinando le condizioni per la sua concreta realizzazione.

3. Promuovere la partecipazione e il protagonismo dei migranti in tutti gli ambiti sociali, lavorativi e culturali. Siamo infatti convinti che esercizio della cittadinanza significhi innanzitutto possibilità di partecipare alla vita e alle scelte della comunità di cui si fa parte.

4. Avviare un percorso che porti alla presentazione in Parlamento di due proposte di legge di iniziativa popolare:

- una proposta di legge che riformi la normativa sulla cittadinanza, aggiornando i concetti di nazione e nazionalità sulla base del senso di appartenenza ad una comunità determinato da percorsi condivisi di studio, di lavoro e di vita.

- una proposta di legge che riconosca ai migranti il diritto di voto nelle consultazioni elettorali locali, quale strumento più alto di responsabilità sociale e politica.

A sostegno di quanto proposto, ricordiamo che la Convenzione europea sulla Nazionalità del 1997 già chiedeva agli Stati di facilitare l’acquisizione della cittadinanza per “le persone nate sul territorio e ivi domiciliate legalmente ed abitualmente”.

Sentiamo l’urgenza di riportare il tema della cittadinanza all’attenzione dell’opinione pubblica ed al centro del dibattito politico; per farlo, intendiamo impegnarci con una raccolta di firme e l’organizzazione di eventi e iniziative capaci di sollecitare organizzazioni e singoli a dar vita ad un movimento trasversale e unitario sul tema del diritto di cittadinanza.

Facciamo appello alle Istituzioni, alle forze politiche e sociali, al mondo del lavoro e della cultura, a tutte le persone che vivono in Italia, affinché ognuno svolga il ruolo che gli compete per costruire un futuro di convivenza, giustizia e uguaglianza in cui a ogni individuo che nasca e viva nel nostro Paese sia consentito di essere a tutti gli effetti cittadino/a italiano/a.

Comitato promotore

ACLI
ARCI
ASGI – ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI GIURIDICI SULL’IMMIGRAZIONE
CARITAS ITALIANA
CENTRO ASTALLI
CGIL
CNCA - COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE COMUNITÀ D’ACCOGLIENZA
COMITATO 1° MARZO
COORDINAMENTO NAZIONALE DEGLI ENTI LOCALI PER LA PACE E I DIRITTI UMANI
EMMAUS ITALIA
FCEI - FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
FONDAZIONE MIGRANTES
IL RAZZISMO È UNA BRUTTA STORIA
LIBERA
LUNARIA
RETE G2 – SECONDE GENERAZIONI
SEI UGL
TAVOLA DELLA PACE
TERRA DEL FUOCO
CARLO FELTRINELLI, editore
GRAZIANO DELRIO, sindaco Reggio Emilia (presidente)
Prime adesioni
REGIONE EMILIA ROMAGNA
REGIONE LIGURIA
REGIONE PUGLIA
REGIONE TOSCANA

Info:
www.litaliasonoanchio.it , info@litaliasonoanchio.it
tel. +39 348 655 4161

16/06/2011

Acqua dono di Dio: rende fertile il giardino che coltiviamo e il pianeta che abitiamo

di Letizia Tomassone


Il risultato dei referendum ha mostrato che la società italiana oggi è percorsa da un desiderio forte di prendere parte attiva alle decisioni che riguardano l’ambiente e l’uso dei beni comuni. Si è levata una nuova volontà di cittadinanza attiva che da tempo non si vedeva. Alcuni la attribuiscono alla presenza di giovani donne e uomini che riprendono la parola in questa società italiana piuttosto degradata e nel mezzo di una forte crisi economica.

Da anni le chiese evangeliche, grazie anche agli stimoli del mondo ecumenico internazionale, sono state attente ai temi della giustizia ambientale e della sostenibilità. Per la Federazione delle chiese evangeliche in Italia e per le nostre chiese si è trattato quindi di applicare alla situazione nazionale dei processi che riguardano la protezione e la condivisione delle risorse naturali e dei beni comuni in tutto il mondo.

L’acqua è stata per noi al centro dell’attenzione. L’acqua di cui è fatta la nostra vita, l’acqua dono di Dio, l’acqua che rende fertile il giardino che coltiviamo e il pianeta su cui abitiamo.
In molte parti del mondo l’accesso all’acqua è reso difficile per i più poveri e il suo accaparramento diventa motivo di conflitti violenti.

In Italia la situazione è grave da altri punti di vista: il degrado degli acquedotti pubblici, l’abuso delle tasse che gravano sulle fasce sociali più deboli. La tendenza alla privatizzazione dell’acqua in Italia si inserisce comunque in questa tentazione mondiale di una cultura di appropriazione di beni che vengono offerti a tutti dalla natura e vengono trasformati in merci, per la cupidigia dei mercati.

I risultati dei due referendum sull’acqua mostrano che la nostra società non è d’accordo con questo processo di fare di tutto una merce. Proprio una delle norme abrogate dal referendum era quella che garantiva una quota fissa di guadagno alle società private incaricate della riscossione, senza vincolarle a fare investimenti sulle strutture che portano l’acqua.

In questo momento come chiese possiamo quindi dirci soddisfatte di esser state pronte con le nostre elaborazioni sulla salvaguardia del creato, quando la società ha dovuto affrontare dei temi così importanti come i beni comuni e il nucleare.
Il recente incontro ecumenico internazionale di Kingston ha posto al centro dell’attenzione delle chiese i temi interconnessi della giustizia in vista della pace e della giustizia ambientale come risorsa di pace. Le chiese hanno quindi oggi una certa sintonia con molta parte della società civile, e hanno gli strumenti teologici ed ecumenici per intervenire. Questo dovrebbe essere sempre uno dei modi in cui le chiese mettono la loro spiritualità a servizio del mondo, “perché tutti abbiano vita in pienezza”. Di fronte alle emergenze sociali e ambientali le chiese possono essere espressioni della pace di Dio, scintille della sua luce più ampia, come dice il documento finale di Kingston. (nev-notizie evangeliche 24/11)