di Massimo
Aprile
Roma, (NEV), 24
luglio 2013 - Proponiamo in anteprima il testo della rubrica “Finestra
aperta”, a cura del pastore Massimo Aprile, che andrà in onda a conclusione
della trasmissione radiofonica di Radiouno RAI “Culto evangelico” domenica 28
luglio alle 7.35.
L’Italia è da
anni in attesa di una legge contro l’omofobia e la transfobia. Tanti sono
infatti coloro che hanno patito e patiscono discriminazioni a causa del proprio
orientamento sessuale, e tanti sono i parenti e gli amici delle vittime della
violenza a cui l’omofobia sovente si accompagna. Mentre questa nota viene
registrata non è ancora chiaro quale sarà l’esito parlamentare del disegno di
legge “Scalfarotto - Leone”, dal nome dei primi firmatari. Alcuni infatti
propongono una moratoria sulle questioni etiche in nome delle più urgenti
questioni economiche e comunque pare che siano già stati presentati moltissimi
emendamenti.
La proposta di
legge così com’è ora tende essenzialmente ad estendere alla questione della
identità sessuale della vittima quanto già previsto dalla legge Mancino in
materia di discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa. Uno dei
timori principali di chi si dice contrario a questa proposta di legge, è che
essa possa costituire una limitazione e addirittura un ostacolo alla libertà di
opinione di chi pensa che l’omosessualità sia un peccato o una perversione.
Personalmente, avendo letto il disegno di legge, mi sono convinto che questa
preoccupazione sia infondata. Al contrario, penso che sanzionare comportamenti
vessatori e discriminatori, che spesso hanno favorito, se non determinato, ad
esempio casi di suicidio di giovani adolescenti, sia necessità inderogabile.
Alcuni come
accennavo, sostengono che la controversa questione dovrebbe essere rimandata,
in nome di ciò che è più urgente e che riguarda il rilancio della crescita
economica. Qui, a mio avviso, si evidenzia uno spartiacque. Da una parte,
quelli che ritengono che per qualche accidente, riconducibile alla congiuntura
internazionale, il nostro Paese stia attraversando una crisi economica epocale
che va contrastata, mettendo da parte ogni altra cosa, soprattutto se divisiva
della pubblica opinione. Dall’altra parte, quelli, tra cui ci sono anch’io, che
credono che la crisi del nostro Paese sia al tempo stesso, oltre che economica,
anche culturale. Non si tratta, perciò, di mettere una toppa qui e là, ma di
contribuire alla ricostruzione di un tessuto sociale che in questo ultimo
ventennio è stato fortemente logorato.
I diritti delle
persone, dei lavoratori, come delle minoranze religiose, etniche, di
orientamento sessuale, sono aspetti non secondari per uscire dalla crisi. Senza
questa rigenerazione che passa per il rispetto dei diritti umani e civili di
tutti continuerà quella disaffezione verso la politica, vista come un ambito di
discussioni astratte, o peggio, legata, prevalentemente a interessi
particolari.
Le chiese
cristiane dibattono da molto tempo sul fatto che la pratica omosessuale debba
considerarsi o no peccato, ed é prevedibile che la discussione continui anche a
lungo. Quello che però ci aspettiamo è che i cristiani tutti sappiano difendere
il diritto della persona anche quando non si condivide la sua prassi, se questo
non lede la libertà di altri. La legge sulla omofobia, in questo senso, è
comunque un traguardo di civiltà.