30/11/2013

Meditazioni per l’avvento – 1 dicembre 2013

Scritto da  il 29 novembre nel articoli 
 L’ospitalità
Non dimenticate l’ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.
(Ebrei 13: 2)
Nella cultura albanese l’ospite è quasi “sacro”: gli viene servito il pasto migliore, offerta la sedia migliore, chi lo ospita si impegna a proteggerlo contro ogni minaccia. Il vero significato di ospitalità è: amare lo straniero. Si può sperimentare la vera ospitalità quando ci si sente accolti con tutte le nostre gioie e pene.
Siamo ospiti sulla terra; persone che vengono e partono. In questo senso è Dio che ci ospita. Ci accoglie; ci manda altre persone che ci amano e che noi amiamo a nostra volta. Ci ascolta quando ci sentiamo schiacciati da un peso. Ci accompagna nel nostro viaggio. Dio è un buon ospite e, con il suo esempio, Gesù vuole insegnarci come, a nostra volta, possiamo essere ospitali nelle nostre società.
Siamo soggetti a cambiamenti, allo stesso modo cambiano anche le nostre relazioni. Possiamo diventare, a nostra volta, estranei per alcuni; altri possono cambiare nel corso della loro vita, agendo in modo diverso da come erano abituati.
Non è necessario essere completamente in accordo per incontrare l’altro con rispetto e stima.
Il modo in cui incontriamo gli stranieri, le persone che sono diverse da noi, le persone che ci interrogano con i loro dubbi, ha molto che fare con la nostra fede.
Una chiesa ospitale apre le sue porte ed è composta di fratelli e sorelle che si aprono alle persone e al mondo.
Preghiera: Ti ringraziamo Signore, perchè ci accogli con le nostre gioie e le nostre pene. Grazie per coloro che ci apprezzano per ciò che siamo. Aiutaci a nostra volta ad accogliere e rispettare coloro che sono diversi da noi. Accresci la nostra sensibilità verso gli stranieri intorno a noi e concedici di superare con l’amore ogni ostacolo ad un autentico incontro. Amen.
(Rigel Kasmollari, Albania)

14/11/2013

Messaggio della X Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC)

Aderisci al pellegrinaggio verso la giustizia e la pace

Il nostro Dio è bontà e misericordia:
ci verrà incontro dall'alto,
come luce che sorge.
Splenderà nelle tenebre
per chi vive all'ombra della morte
e guiderà i nostri passi sulla via della pace. (Luca 1, 78-79)

Care sorelle e cari fratelli, vi salutiamo nel nome di Cristo.

1. Ci siamo riuniti nella Repubblica di Corea per la 10a Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (30 ottobre – 8 novembre 2013). Provenendo da 345 chiese membro della comunione e da organizzazioni appartenenti al movimento ecumenico, ci siamo uniti in preghiera, abbiamo condiviso vicende delle nostre comunità locali e abbiamo appreso con commozione forti messaggi di lotta e speranza. Ringraziamo per le molte dichiarazioni di impegno rilasciate. Il nostro pellegrinaggio comune ha sviluppato il tema “Dio della vita guidaci alla giustizia e alla pace”.

2. Nella città di Busan, abbiamo camminato insieme lungo una strada di trasformazione: preghiamo che, mentre veniamo noi stessi trasformati, Dio faccia di noi strumenti di pace. Molti di noi hanno visitato altre parti della Corea dove abbiamo constatato le ferite aperte di una società dilaniata da conflitti e divisioni. Quant'è necessaria la giustizia per la pace; la riconciliazione per la guarigione; nonché il cambiamento del cuore perché il mondo sia completamente risanato! Abbiamo tratto incoraggiamento dalle chiese attive ed impegnate che abbiamo incontrato; il loro lavoro porta frutti abbondanti.

3. Condividiamo la nostra esperienza nella ricerca di unità in Corea come segno di speranza nel mondo. Questo non è l’unico paese in cui i popoli sono divisi, nella povertà e nella ricchezza, nella felicità e nella violenza, nel benessere e nella guerra. Non ci è consentito chiudere gli occhi di fronte a queste dure realtà o esimerci dal collaborare all’opera trasformatrice di Dio. In quanto comunione il Consiglio ecumenico delle chiese conferma la solidarietà con la popolazione e con le chiese della penisola coreana e con tutti coloro che lottano per la giustizia e per la pace.

4. Dio nostro creatore è la sorgente di ogni vita. Nell’amore di Gesù Cristo e per la misericordia dello Spirito Santo noi, come comunione dei figli di Dio, operiamo insieme in vista del compimento del Regno. Chiedendo la grazia a Dio siamo chiamati, nella nostra diversità, ad essere giusti amministratori della Creazione di Dio. Questa è la visione del Nuovo Cielo e della Nuova Terra dove Cristo compirà “tutto in tutti”( Efesini 1, 23).

5. Viviamo in un tempo di crisi globale. Dobbiamo affrontare sfide economiche, ecologiche, socio-politiche e spirituali. Nell’oscurità e nell’ombra della morte, nella sofferenza e nella persecuzione, quanto è prezioso il dono di speranza del Signore Risorto! Con la fiamma dello Spirito nei nostri cuori, preghiamo Cristo di illuminare il mondo: che la sua luce orienti l’intera nostra vita verso la cura dell’intera creazione ed affermi che tutte le persone sono create ad immagine di Dio. Ascoltando le voci che spesso ci giungono dagli emarginati, proponiamoci di condividere gli insegnamenti di speranza e di perseveranza. Impegniamoci nuovamente ad operare per la liberazione e ad agire in modo solidale. Possa la Parola di Dio illuminarci e guidarci sul nostro cammino.

6. Vogliamo muoverci insieme. Spronati dalle esperienze vissute a Busan, sproniamo a nostra volta tutte le persone di buona volontà ad impegnarsi con i propri doni ricevuti da Dio a compiere azioni trasformatrici.

Questa Assemblea vi invita ad unirvi a noi nel pellegrinaggio.
Possano le chiese essere comunità di guarigione e compassione e possa la Buona Novella essere seminata da noi in modo che la giustizia cresca e la profonda pace di Dio abbracci il mondo.
Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni tempo. (Salmo 106,3)


Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace! 

12/11/2013

Centocinquantenario della Chiesa Evangelica Metodista di Verbania-Intra

SABATO 23 novembre 2013, ore17.00 
c/o Chiesa Evangelica Metodista-Sala Pestalozzi

CONFERENZA


Il Metodismo nell’Italia contemporanea. Cultura e politica di una minoranza tra Ottocento e Novecento.   


Interviene il prof. Paolo Naso, docente di Scienza Politica e  coordinatore del master in Religioni e Mediazione  Culturale  presso l’Università La Sapienza di Roma.


“… ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi” (Luca 17,21) .

Meditazione  del Patore Jean-Félix Kamba Nzolo
Dalla Lettera circolare delle Comunità evangeliche Metodiste di Verbania e Omegna di novembre 2013

 Il versetto scelto dal lezionario "Un giorno, una parola" per il mese di novembre, è la risposta di Gesù alla domanda dei  farisei, i quali vogliono sapere quando verrà il regno di Dio. Non si tratta di una trappola, almeno in questo caso, ma di una domanda sincera. I farisei
attendevano il regno di Dio che avrebbe ristabilito una volta per tutte la giustizia e la pace.
     Di fronte alle ingiustizie, alle guerre e alle violenze che dominano il nostro mondo, anche noi, credo, avremmo posto la stessa domanda a Gesù, se fosse vissuto oggi. E Gesù ci avrebbe risposto alla stessa maniera: << Il regno di Dio è in mezzo a voi>>.
     Una risposta deludente questa ?  Come intendere le parole di Gesù?  A seconda delle traduzioni <>, i  vangeli sono concordi nell’affermare che in Gesù  il regno di Dio ha fatto irruzione in questo mondo. Gesù incarna il regno di Dio. In lui  e attraverso il suo ministero, non solo Dio ha visitato il suo popolo, ma è il regno stesso all’opera.
     E’ questo regno che uno dei dieci lebbrosi guariti riconosce in Gesù: <>> (vv.15-16). Mentre gli altri nove continuano il loro cammino per comparire davanti ai sacerdoti i quali avrebbero convalidato la loro guarigione con la conseguente riammissione in comunità, il lebbroso straniero, invece, torna indietro, non soltanto per ringraziare ma perché vede nella sua guarigione la  presenza di Dio. 
Non c’è dubbio che, nel primo momento, tutti e dieci hanno creduto alla parola di Gesù mettendosi in cammino, senza essere ancora guariti. Ma solo uno di loro decide di intraprende un cammino solitario per raggiungere Gesù  e integrare la comunità dei discepoli.  E’ importante notare che, alla domanda sul quando arriverà il regno di Dio, Gesù risponde con come: il regno non viene in modo osservabile; << è in mezzo a voi>>. In altre parole, il regno di Dio è accessibile a tutti e sperimentabile nell’ordinarietà  della vita come qualcosa da vivere con tutto il proprio essere.
     Il regno di Dio, certo, non si è ancora stabilito definitivamente su questa terra, ma  viviamo della promessa che Gesù a stabilito questo regno in noi e tra di noi. In questo tempo intermedio tra il già e il non ancora, a noi è richiesto di consolidare il regno già presente cioè la presenza di Cristo in noi. Siamo  chiamati a un lavoro interiore, di approfondimento per la nostra crescita spirituale.
      Siamo ugualmente chiamati a un lavoro di testimonianza rivolto verso l’esterno, verso gli altri.  La nostra responsabilità  nei confronti degli altri e del mondo è di fare in modo che ogni nostro atto sia compatibile con la giustizia del regno di Dio. L’attesa del regno di Dio è inseparabile dall’amore del prossimoCredere nel regno venturo significa vivere il presente con coscienza, impegnarci in vista del futuro, di un futuro che motiva il presente.

04/11/2013

Non di solo pane: Intervista del pastore Jean-Félix Kamba Nzolo

1 novembre 2013 - Non di solo pane puntata 620 Ospite di don Renato in questa puntata di "Non di solo pane" il Pastore Jean-Felix Kamba Nzolo della Chiesa Evangelica Metodista di Omegna e Verbania. Una riflessione a tutto campo sul dialogo interreligioso, sul modo di ricordare i defunti e una riflessione sul senso della vita e della morte alla luce del Vangelo. Un riferimento finale anche alla grande assemblea ecumenica in corso in questi giorni a Busan, Corea del Sud.