14/07/2014

Onora il Padre, non il padrino

di Luca Baratto, curatore della rubrica radiofonica RAI “Culto Evangelico”

Ogni persona di fede diffida dalla religione. Diffida da quella ritualità formale, da quella pietà codificata, da quelle cerimonie collettive nelle cui pieghe i poteri di questo mondo fingendo di onorare Dio, trovano invece il modo di onorare se stessi e ingabbiare la dirompente buona notizia di Gesù. E' da questo è punto di vista – da quello della critica alla religione che parte dalla fede – che un protestante ascolta le parole di papa Francesco che scomunica i mafiosi e dei vescovi cattolici che propongono una moratoria sui padrini nei battesimi delle proprie diocesi ad alta densità mafiosa.
Naturalmente un protestante non può dare dei consigli su come si dovrebbe svolgere una processione. Un protestante, anzi, potrebbe obbiettare che da un suo punto di vista, una processione è un modo “sbagliato” di onorare Dio. Ma qui siamo di fronte a ben altro rischio: non l'onorare Dio in modo sbagliato, ma addirittura inchinarsi davanti ad un altro dio, totalmente diverso da quello di Gesù Cristo. Il rischio è quello di apostasia e rispetto a questo pericolo ogni cristiano, indipendentemente dalla chiesa a cui appartiene, deve sentirsi interpellato e unire la sua voce a quella dei suoi fratelli e delle sue sorelle.
C'è stato un tempo in cui il silenzio sulla mafia era assordante. Grande fu il silenzio che accompagnò nel 1963 a Palermo la strage di Caciulli, rotto solo dalla piccola chiesa valdese del capoluogo siciliano e dal suo pastore Pietro Valdo Panascia, che fecero affiggere sulle vie cittadine un manifesto che ricordava il comandamento “non uccidere”. Una parola profetica che pesò sulle coscienze di chi non aveva alzato la propria voce. Nella consapevolezza che il silenzio è ciò che prima di tutto fa prosperare le mafie, le chiese metodiste e valdesi del sud Italia hanno da qualche anno istituito una Giornata della legalità, quest'anno estesa a livello nazionale a tutte le chiese locali da Aosta a Pachino.

Le mafie – qualunque nome e localizzazione geografica abbiano – sono un problema di tutta Italia e di tutti gli italiani. I cristiani non possono su questo tema non avere una sola voce, offrire un'unica testimonianza. Ogni ritualità religiosa non può allontanarsi dallo spirito della fonte che l'ha originata. Ogni rito cristiano sia una festa di accoglienza, di inclusione, di guarigione e riconciliazione, dia vita a una comunità come quella di Gesù, che sa onorare gli ultimi. Questo il concetto affermato in modo chiaro da Francesco, ed è anche quello che può dire, con la stessa autorità, ogni pastore, ogni pastora, ogni sacerdote e ogni credente che la domenica sale sul pulpito per aprire la Parola di Dio. (nev-notizie evangeliche, 28/2014)