La voce unanime degli evangelici.
“L'Italia non è uno stato etico, non ha una religione ufficiale legittimata ad imporre valori e norme universali” – ribadisce Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, in un editoriale pubblicato oggi sul quotidiano Liberazione. Per noi valdesi e metodisti “la vita è un dono e una grazia di Dio, che si vive nella relazione con il prossimo e con il Signore che ci ha creati. Ma la vita biologica – un cuore che pulsa in un corpo spento e mantenuto vitale solo con degli artifici – è un'altra cosa. Insomma da credenti – conclude la moderatora - sentiamo il pericolo di un'idolatria biologica che finisce per essere strettamente apparentata all'accanimento terapeutico”.
Sul tema è intervenuto anche l'Unione italiana delle chiese cristiane avventistedel 7° giorno (UICCA) ribadendo “che la libertà del vangelo impone il rispetto della coscienza di uomini e donne che, credenti e non credenti, affrontano le tragedie della vita”, ricorda che tutte le confessioni religiose si devono astenere “dall'ingerirsi nelle decisioni prese dai diversi poteri di uno Stato laico come quello italiano e che in materia di coscienza e di fede nessuno può imporre con la coercizione convinzioni ispirate a qualsiasi credo”.
Guardando al futuro e quindi al dibattito sul testamento biologico, è intervenuto anche il Centro Studi di etica e bioetica collegato con l'Istituto di formazione evangelica e documentazione (IFED) di Padova che, in altre occasioni sui temi etici aveva espresso posizioni diverse da quelle delle denominazioni evangeliche raccolte nella Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI): in un comunicato l'IFED denuncia la “cieca biolatria cattolica che considera la vita un assoluto astratto” e l'“egolatria laica che piega tutto all'autodeterminazione degli individui. Solo un'etica in grado di collegare le norme morali alle situazioni particolari e alle legittime convinzioni personali – conclude – può trovare un punto di equilibrio virtuoso di fronte alle scelte gravose che le sfide di bioetica presentano. In questa prospettiva “invita il Parlamento a non intervenire in maniera emotiva, affrettata e segnata da agende politiche esterne”, ed auspica “una discussione aperta a tutte le componenti della società, compresa quella evangelica”.
NEV-11 febbraio 2009
Mi piace rilevare una convergenza sulla questione tra chiese federate e una componente informata,seppur minoritaria, dell'area evangelicale e che vorrei estesa anche ad altre tematiche bioetiche.
RispondiEliminamatteo
Una giusta constatazione(quella di Matteo).Convergere su questioni etiche difficili è sempre un problema anche tra le chiese evangeliche dovuto spesso alle chiusure spesse volte dettate da uno spirito settario di chiusura e non di confronto evangelico.
RispondiEliminaJ. Félix