17/02/2009

XVII Febbraio - Festa dei Valdesi

E' da sempre presente nella società umana l'abitudine di segnare il tempo con scansioni precise, date significative: l'inizio dell'anno, festività religiose e in tempi moderni ricordo di avvenimenti del passato che hanno segnato l'identità nazionale, da noi il XX settembre, il 25 aprile, il 2 giugno.
Di recente si è introdotto nei nostri passi una nuova categoria di date significative: i giorni della memoria. Momenti che dovrebbero costituire punti fermi nella presa di coscienza della nostra identità collettiva perché fissano avvenimenti che hanno segnato le generazioni passate, di cui è essenziale mantenere il ricordo.
Mentre le feste nazionali del passato rinnovavano ricordi di vittorie o di gloria (sia pur glorie effimere come tutto ciò che è umano) i giorni della memoria rievocano sofferenze, dolore. Forse perché il nostro secolo è stato segnato da tragedie immani e ha assistito ad un salto di qualità nel male di tipo quantitativo e qualitativo? O perché inconsciamente reagisce all'immagine falsa e irreale del benessere che il consumismo diffonde attorno a noi? Tutti belli, giovani, ricchi, sportivi, aitanti e sorridenti figli però dell'Olocausto e delle foibe?
Anche la nostra piccola comunità evangelica ha elaborato nel corso degli ultimi anni il suo giorno della memoria: la giornata della libertà. A metà febbraio, non a caso, perché la data viene da lontano, ha un secolo e mezzo di vita. Il 17 febbraio, giorno a cui si fa riferimento, ricorda le Lettere Patenti con cui Carlo Alberto, nel 1848, poneva fine a secoli di discriminazione riconoscendo ai suoi sudditi valdesi i diritti civili e politici. Un editto di tolleranza che concedeva libertà molto limitata, per quanto concerne infatti quella religiosa "nulla era innovato" e restavano perciò in vigore tutte le restrizioni dell'età controriformista.
Quella che è stata per decenni la festa dei valdesi è diventata, a ragione, la giornata degli evangelici per due motivi.
Anzitutto per ricordare un problema, quello della libertà, in questo caso religiosa, di coscienza, il fatto che la espressione della religione deve essere libera in una società moderna e il potere civile, lo Stato, non ha alcuna competenza in questo campo e tanto meno ha da privilegiarne una. La libertà religiosa non è l'appendice delle libertà civili ma la matrice, prima c'è la coscienza religiosa poi viene la politica, l'economia, il lavoro e il pensiero.
In secondo luogo per ricordare che la tolleranza è una concessione del Potere, la libertà è una conquista della coscienza. Lo Stato può concedere spazi controllati ma il vivere da uomini liberi, non solo di dire e fare liberamente ma di essere liberi è il risultato di una lunga battaglia. Gli uomini infatti, ed anche quelli che hanno responsabilità nella gestione della comunità civile, dello Stato, troppo spesso portati a identificare la libertà con il proprio interesse sono, per natura, restii a riconoscere la libertà altrui. La liberà religiosa nel nostro paese è stata una lunga conquista che dalle Lettere Patenti del 1848 è giunta sino alla Costituzione del dopo guerra e permane impegno attuale.Un giorno della memoria positivo dunque, quello degli evangelici, che ricorda fatti lontani ma proiettati sul presente, impegni costruttivi, battaglie vinte, pagine ricche di umanità. Memoria non tanto di se sessi quanto di ideali, di conquiste, come il Vangelo.

(Da: http://www.chiesavaldese.org/ )

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