16/03/2009

Siamo operatori della salute, non siamo spie!

Cara cittadina, caro cittadino,
in parlamento è in discussione una modifica di legge che, se approvata, permetterà agli operatori sanitari di segnalare, cioè di denunciare, una persona straniera senza permesso di soggiorno (il ‘clandestino’) che in caso di problemi di salute chiede di essere curata. Su questa proposta si è fatta molta demagogia e confusione, perché:

Dicono che i medici e gli altri operatori sanitari devono collaborare con le forze di polizia nel perseguire il reato di clandestinità, che sarà introdotto nel ‘pacchetto sicurezza’.
NON È VERO: il compito di medici, infermieri e altri operatori sanitari non è quello di perseguire i reati, ma quello di curare le persone, a prescindere da chi sono, per la tutela incondizionata della loro salute. L’art. 32 della nostra costituzione riconosce infatti la salute come “un diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività”.
Questo è il motivo per cui in Italia curiamo anche i detenuti, compresi quelli che si sono macchiati di reati gravi.

Dicono che solo attraverso la denuncia la popolazione sarà protetta dal rischio di contagio di malattie infettive.
NON È VERO, perché la possibilità di strutture sanitarie; la possibilità di fare diagnosi e di curare ogni persona è invece il modo migliore per proteggere la salute di tutti. Inoltre la notifica della malattia infettiva alle autorità sanitarie è già prevista come obbligatoria dalla legge attuale.
Dicono che fino ad ora i medici e gli altri operatori sanitari hanno protetto i clandestini anche quando vi era il sospetto che fossero coinvolti in reati, comportandosi in modo diverso che con gli italiani.
NON È VERO, perché tutti i medici, e tutti gli operatori della sanità, sono obbligati a fare il “referto”, cioè una segnalazione scritta all’Autorità Giudiziaria, tutte le volte che si trovino ad assistere o curare una persona – italiana o straniera, regolare o irregolare – che sia vittima di un reato “perseguibile d’ufficio”, per il quale – cioè – la Magistratura debba intervenire senza aspettare la querela della vittima. Ciò è tanto vero che i medici sono obbligati a fare il referto ogni qualvolta vi siano elementi che facciano sospettare la presenza di una aggressione, anche se la vittima nega di essere stata oggetto di violenza.

Dicono che l’assistenza sanitaria ai clandestini comporti degli alti costi di assistenza per lo stato italiano.
NON È VERO, perché i dati disponibili, elaborati anche dal ministero della salute, dimostrano che la popolazione immigrata, anche quella clandestina, è giovane e in generale sana; i costi sono sempre più alti quando non si dà la possibilità di curarsi in tempo e si è costretti a richiedere assistenza in condizioni di urgenza (l’ambulatorio di medicina generale costa meno del ricovero in pronto soccorso) .
Come operatori della salute, non ci presteremo a questa distorsione della realtà e dei nostri compiti, che confligge con l’art. 32 della costituzione, tradisce il nostro codice deontologico e travisa completamente il nostro ruolo sociale.

La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (Art. 32 della Costituzione Italiana)


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