15/10/2009

Appello per la Ottava Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2009

La gioia del raccontarsi la vita

Siamo tutti migranti. Non c’è essere umano che non abbia affrontato per lo meno una volta nella sua vita una migrazione da un luogo ad un altro, con tutte le difficoltà che questo comporta.
La moderna tecnologia ci pone anzi in continuo movimento ed a continuo contatto, sia reale che virtuale, con persone dalle diversissime origini, culture, religioni. La globalizzazione ci pone di fronte, molto più che nel passato, alla necessità della convivenza con persone provenienti dalle più disparate parti del nostro pianeta, l’unico che abbiamo, ognuno con il proprio carico di tradizioni, cultura, religioni, storie da raccontare.
La paura dei migranti, ed in particolare di quelli di religione islamica, che è stata instillata nella coscienza degli italiani da una campagna mediatica martellante e perversa, è quindi del tutto ingiustificata perché ci mette fuori dalla realtà del mondo attuale. Realtà con cui peraltro le moderne società dell’occidente si stanno confrontando, nonostante le ovvie fatiche, in modo positivo. L’islamofobia e l’odio razziale, così come si stanno verificando nel nostro paese, sono infatti uniche nel panorama politico e sociale europeo, dove le politiche di integrazione e di dialogo fra le persone provenienti da paesi diversi sono una pratica costante.
Ed è partendo da tali considerazioni ed in vista della prossima edizione della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2009, che proponiamo a tutte le associazioni, alle riviste culturali, alle comunità religiose cristiane e musulmane che dal 2001 stanno conducendo con noi questa esperienza, anch’essa unica nel panorama europeo, di assumere come slogan della giornata quello de “La gioia del raccontarsi la vita”.
Abbiamo bisogno di riscoprire il valore dell’incontro con gli altri, la capacità di raccontarsi e di scoprire le comuni esperienze di vita e le particolarità culturali, religiose, sociale di ogni persona. Dobbiamo superare la logica dell’homo homini lupus, che vede un pericolo in ogni persona che non appartenga al proprio “clan”, e riscoprire il prendersi cura vicendevolmente gli uni degli altri che è scritta nei libri sacri di cristiani e musulmani.
Possiamo anzi fare della ottava giornata del dialogo cristiano islamico un momento per riscoprire la dimensione del racconto che è riscontrabile in modo chiaro sia nella Bibbia sia nel Corano, libri che sono stati alimentati dallo spirito di Dio, che è passato e continua a passare di bocca in bocca, di cuore in cuore, di generazione in generazione e che solo dopo un lungo processo di trasmissione orale è stato messo su carta.
Sì, spetta ora a noi riscoprire la dimensione del racconto della propria fede. Spetta ora a noi riscoprire la gioia del raccontarci la vita, la propria cultura, le proprie tradizioni, la propria fede, i propri sogni, le proprie speranze di pace e di un mondo migliore!
Con un fraterno augurio di pace, shalom, salaam
Il Comitato organizzatore
Roma, 2 luglio 2009

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