17/02/2012

Festa evangelica del 17 febbraio

17 febbraio, per la liberta' di tutti


di Maria Bonafede

Il 17 febbraio ricorre l'anniversario delle "patenti" con cui nel 1848 re Carlo Alberto riconobbe i diritti civili ai valdesi del Regno di Sardegna. Di lì a poco un provvedimento analogo giunse anche per gli ebrei ma, negli anni, è la data del 17 febbraio che si è consolidata come giorno in cui celebrare la libertà religiosa. Pensando che il 17 febbraio del 1600 fu suppliziato Giordano Bruno è facile capire perché questa data sia divenuta una "giornata della libertà di coscienza" celebrata da molti laici e da molti credenti che ne riconoscono il valore culturale e politico.

Anni fa fu anche avanzata una proposta di legge tesa a istituire il 17 febbraio come giornata nazionale della libertà religiosa e di coscienza, e sarebbe un segnale certamente importante che questo Parlamento decidesse di approvarla. Questo è ovviamente il nostro auspicio, ma nutriamo più di qualche dubbio che in questa particolare fase politica si trovi spazio per temi così generali. Eppure sarebbe un bel segnale bipartisan sia perché non si vive di solo "spread" sia perché basta scorrere la cronaca internazionale di queste settimane per verificare come il tema della libertà religiosa e di coscienza sia tutt'altro che superato.

Gli attentati contro le comunità cristiane della. Nigeria, la difficile convivenza religiosa in molti paesi nordafricani compresi quelli della "primavera araba", le tensioni politico religiose in India sono solo alcuni esempi. Ma problemi grandi come case sorgono anche nel cuore dell'Europa: l'involuzione antidemocratica in Ungheria, ad esempio, finisce per ledere gravemente la libertà delle confessioni di fede di minoranza, e per noi evangelici italiani non è di alcuna rassicurazione il fatto che invece i "riformati" mantengano i diritti acquisiti nel tempo.

Il 17 febbraio, infatti, noi valdesi non celebriamo la "nostra" libertà ma vogliamo richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema generale della libertà di credere, di non credere e di credere "diversamente" rispetto alle forme codificate dalle varie tradizioni religiose. Lo facciamo laicamente, convinti di dover richiamare l'attenzione su un tema fondamentale di ogni "patto civile". Lo facciamo pensando alla lunga storia della nostra emancipazione, certo, ma anche ai diritti dei "nuovi italiani" che non hanno cittadinanza, ai problemi di tante comunità di fede prive di un riconoscimento ed anzi guardate con diffidenza e sospetto. Lo facciamo, insomma, nello spirito della Costituzione di un paese laico e pluralista. Più laico e più pluralista di come viene generalmente raffigurato.

10 febbraio 2012

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