Numerosi in tutto il mondo gli eventi dedicati a questo testo classico del cristianesimo
Roma (NEV), 30 gennaio 2013 - Il 2013 segna il 450° anniversario di un testo che può a buon diritto essere annoverato non solo tra i classici del protestantesimo ma dell'intera cristianità. Era infatti il gennaio del 1563 quando venne dato alle stampe il Catechismo di Heidelberg, un piccolo libro che in 129 domande e risposte ha dato forma alla fede di moltissime generazioni di evangelici riformati (i protestanti che hanno seguito la riforma di Calvino e Zwingli) in tutto il mondo. Il suo nome deriva dalla città tedesca, sede di un’importante Università nell’ambito della quale il Catechismo venne composto.
Dall’Europa all’America agli altri continenti, l’anniversario verrà celebrato con mostre, convegni, concerti e concorsi musicali, pubblicazioni e viaggi nei luoghi storici. In particolare la città di Heidelberg sta preparando una mostra dal titolo “Il potere della fede” che si terrà dal 12 maggio al 15 settembre prossimi in contemporanea nel castello e nel museo cittadino, oltreché nella città olandese di Apeldoorn. Per quel che riguarda la Germania, su iniziativa del Reformierter Bund e della piattaforma olandese Refo500, è stato creato un apposito sito che riporta notizie e date dei moltissimi eventi in programma (www.heidelberger-katechismus.net).
Commissionato dal principe elettore Federico III con l’intento di istruire le giovani generazioni e di offrire un sicuro riferimento per la predicazione, il Catechismo si diffuse rapidamente oltre i confini tedeschi, prima in Olanda, poi nel resto d’Europa e oltre, divenendo per calvinisti e presbiteriani ciò che il Piccolo catechismo di Lutero fu per i luterani. In Italia ne è stata recentemente pubblicata una nuova traduzione, commentata dal teologo valdese Paolo Ricca (“La fede cristiana evangelica. Un commento al catechismo di Heidelberg”, ed. Claudiana, pagg. 384, euro 19). “Il secolo XVI – scrive nell’introduzione Ricca – potrebbe essere chiamato il ‘secolo dei catechismi’. Un impulso … dato dalla Riforma protestante, che è stata una grande opera di alfabetizzazione cristiana di base attraverso una predicazione tornata a essere biblica”. Come tutti gli altri catechismi, anche quello di Heidelberg non era solo un compendio di teologia, ma si proponeva di educare alla pietà e di tradurre la dottrina in pratica di vita vissuta. Per questo veniva – e viene tutt’ora, in moltissime chiese riformate – letto e commentato durante il culto domenicale.
A scriverne il testo fu un gruppo di teologi fra i quali emergeva Zaccaria Ursinus. Quest’ultimo era stato allievo del riformatore luterano Filippo Melantone, per poi abbracciare il protestantesimo riformato di Calvino, Bullinger e, soprattutto, Pier Martire Vermigli. Queste diverse influenze – fatta salva la chiara impronta riformata del documento su questioni quali la forma della reale presenza di Cristo nella Cena del Signore - sono riscontrabili nel Catechismo, tanto da poterlo definire un testo “ecumenico”, seppur ristretto all’ambito evangelico.
Il classico catechismo riformato del 1563
Domande e risposte per l'insegnamento della dottrina riformata
Una sintesi felice di fede, dottrina e pietà
"Una riproduzione geniale della sostanza dell'intera Riforma"
Commissionato nella seconda metà del Cinquecento da Federico III del Palatinato, il Catechismo di Heidelberg è un classico della fede riformata, di cui offre uno dei compendi meglio riusciti.
Illustrando con rara chiarezza che cos’è il cristianesimo, il suo rigoroso discorso teologico è tuttavia animato - cosa assai rara in un catechismo - da un afflato di viva pietà.
Ritraducendolo in toto e commentandone con ampiezza ciascuno dei 129 articoli, il teologo Paolo Ricca ne fa concretamente il proprio "testamento spirituale".
Il libro è acquistabile direttamente sul sito wwww.claudiana.it
http://www.claudiana.it/php/mostrascheda.php?nscheda=9788870166682
31/01/2013
26/01/2013
Calendario delle attività del Gruppo Ecumenico Donne di Verbania dal 15 gennaio al 15 marzo 2013
- Sabato26 gennaio alle ore 14.00 si terrà presso il Centro Evangelico Riformato di Lugano (Svizzera),V. Landriani 10, il consueto incontro informativo di preparazione alla GMP; Fra Martino Dotta, francescano, parlerà dell’ accoglienza nei confronti degli stranieri/e della Svizzera Italiana.
- Lunedi 4 febbraio alle ore 14.00 si terrà a Bellinzona (Svizzera), presso il Centro Evangelico Riformato, lo studio biblico. Chi è interessato a partecipare può comunicarlo a Gigi o Ileana della Chiesa Evangelica Metodista.
- Mercoledi 13 febbraio ore 15.00 presso la Chiesa parrocchiale di Renco continuano gli incontri sul tema:” la Bibbia e gli animali”.
- Mercoledi 27 febbraio ore 15 00 presso la sala Pestalozzi, preparazione della liturgia della Giornata Mondiale di Preghiera delle donne, che quest’anno si terrà presso la nostra chiesa.
- Venerdi 1 marzo ore 21.00 Giornata Mondiale Di Preghiera presso la chiesa Evangelica Metodista di Intra.
- Martedì 6 marzo partecipazione alla lezione del Corso di Letteratura: "Il mondo degli animali, rappresentazioni letterarie e narrazioni simboliche" con il lavoro svolto durante i nostri incontri sugli Animali e la Bibbia.
22/01/2013
14/01/2013
INCONTRO
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
18 –25 Gennaio 2013
Venerdì 18 gennaio, ore 21
Centro pastorale S. Francesco di Verbania Pallanza
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI 18-25 gennaio 2013
PRESENTAZIONE
Quel che il Signore esige da noi
(cfr. Michea 6, 6-8)
Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a riflettere sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea: “Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è
bene quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 6-8).
Il libro del profeta Michea esorta il popolo a camminare in pellegrinaggio: “Saliamo sulla montagna del Signore, ed Egli ci insegnerà quel che dobbiamo fare e noi impareremo come comportarci” (4, 2). Di grande rilievo, dunque, è la sua chiamata: “camminare in questo pellegrinaggio, a condividere nella giustizia e nella pace, ove troviamo la vera salvezza”.
È verità indiscutibile che la giustizia e la pace - ricorda il profeta Michea -,costituiscono una forte e salda alleanza fra Dio e l’umanità, attraverso cui si crea una società costruita sulla dignità, sull’uguaglianza, sulla fraternità e sul reciproco “svuotamento” (kenosis) delle passioni.
È poi incontestabile che la vera fede in Dio è inseparabile dalla santità personale, come anche dalla ricerca della giustizia sociale.
Al tempo della predicazione del profeta Michea il popolo di Dio doveva affrontare l’oppressione e l’ingiustizia di coloro che intendevano negare la dignità e i diritti dei poveri.
Lo sfruttamento dei poveri era - ed è - un fatto reale: “Voi divorate il mio popolo. Lo spellate, gli rompete le ossa”, dice il profeta (3, 3). In modo simile, oggi, il sistema delle caste, con il razzismo e il nazionalismo, pone severe sfide alla pace dei popoli, e in tanti paesi; altre caste, con diversi nomi, negano l’importanza del dialogo e della conversazione, la libertà nel parlare e nell’ascoltare. A motivo di questo sistema delle caste, i Dalits, nella cultura indiana, “sono socialmente emarginati, politicamente sotto-rappresentati, sfruttati economicamente e soggiogati culturalmente”.
Noi, come seguaci del “Dio della vita e della pace”, del “Sole della giustizia”, secondo l’Innologia dell’Oriente Ortodosso, dobbiamo camminare nel sentiero della giustizia, della misericordia e dell’umiltà, realtà e tema di eccellente significato e di attualità che saranno sviluppati con dinamismo dalla X Assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, in programma nel 2013 a Busan, nella Corea del Sud.
“Dio della vita, guidaci verso la giustizia e la pace” è il tema dell’Assemblea, e risuonerà come un forte appello a tutti i popoli a camminare insieme, comunitariamente, nel sentiero della giustizia che conduce alla vita e alla salvezza.
Dunque, la nostra salvezza dalla schiavitù e dall’umiliazione quotidiana più che semplicemente con riti solo formali, sacrifici e offerte (Mic 6, 7), richiede da noi il “praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 8).
Con chiarezza il profeta Michea mette in evidenza, da una parte, il rigetto dei rituali e dei sacrifici impoveriti dalla mancanza del senso della misericordia, dell’umiltà e della giustizia, e dall’altra dimostra l’aspettativa di Dio che la giustizia debba essere al cuore della nostra religione e dei nostri riti. È la volontà di Dio, il suo desiderio di procedere nel sentiero della giustizia e della pace, facendo quel che Dio esige da noi.
Giovanni Paolo II ha affermato che “qualsiasi espressione di pregiudizio, basata sulle caste, in relazione ai cristiani, è una contro-testimonianza dell’autentica solidarietà umana, una minaccia alla genuina spiritualità e un serio ostacolo alla missione di evangelizzazione della Chiesa”. Mentre il Papa Benedetto XVI proclama così: “Anche se nel mondo il male sembra sempre prevalere sul bene”, a vincere alla fine è “l’amore e non l’odio”, perché “più forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, e nonostante tutte le cose che ci fanno dubitare sull’esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene”, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I ha dichiarato con fermezza: “Promuoviamo l’universalità della carità al posto dell’odio e dell’ipocrisia, promuoviamo l’universalità della comunione e della collaborazione al posto dell’antagonismo”. In modo simile si sono pronunciati anche gli altri Capi delle diverse chiese e confessioni cristiane.
La celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un vero e forte segno di amore e di speranza, di aiuto spirituale e morale, e l’unità dei cristiani sarà un dono dello Spirito Santo. Camminare umilmente con Dio significa anzitutto camminare nella radicalità della Fede, come il nostro padre Abramo, camminare in solidarietà con coloro che lottano per la giustizia e la pace, e condividere la sofferenza di tutti, attraverso l’attenzione, la cura e il sostegno verso i bisognosi, i poveri e gli emarginati. Infatti, camminare con Dio significa camminare oltre le barriere, oltre l’odio, il razzismo e il nazionalismo che dividono e danneggiano i membri della Chiesa di Cristo.
San Paolo afferma: “Con il battesimo, infatti siete stati uniti a Cristo e siete stati rivestiti di Lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere Ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo, tutti voi siete diventati un solo uomo” (Gal 3, 28).
Ogni uomo è “icona di Dio”, secondo la dottrina dei Santi Padri Greci della Cappadocia, e, conseguentemente, incontrandolo nella strada, incontriamo Cristo, e, servendolo, serviamo lui, che “infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).
Amore e giustizia si incontrano e conducono alla salvezza, hanno la stessa origine e conducono alla vita eterna.
Il monaco Efrem di Siro, grande asceta dell’Oriente Ortodosso ed eccellente scrittore di preghiere mistiche, sottolinea: “Se amerai la pace trapasserai il grande mare della vita con serenità. Se amerai la giustizia troverai la vita eterna”, prospettiva che ci fa comprendere che la pace e l’unità sono piene solo se si fondano nella giustizia: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5, 6).
Chiesa Cattolica
✠ Mansueto Bianchi
Vescovo di Pistoia
Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Massimo Aquilante
Presidente
Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta
ed Esarcato per l’Europa Meridionale
✠ Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta
ed Esarca per l’Europa Meridionale
Schema della celebrazione
C= CELEBRANTE
L= LETTORE
T= TUTTI
I. INTRODUZIONE
Preludio
Al ritmo dei tamburi Dalit, o al suono di una musica appropriata.
Il celebrante indirizza parole di benvenuto all’assemblea.
Chiamata alla preghiera
C: Il Signore ha detto: “Se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a
loro” (Mt 18, 20).
Nel silenzio rendiamoci consapevoli della presenza del Dio Trinità in mezzo a noi.
Pausa di silenzio
Invocazione
Dove la mente è senza paura e si cammina a testa alta,
dove la conoscenza è libera,
dove il mondo non è stato ridotto in frammenti
da strette mura domestiche,
dove le parole scaturiscono dal profondo della verità,
dove instancabile lotta tende le braccia verso la perfezione,
dove il chiaro flusso della ragione non si è perso
nell’arida sabbia del deserto delle abitudini senza vita,
dove la mente viene condotta da te
verso orizzonti sempre più ampi di pensiero e di azione,
verso quel cielo di libertà,
Padre mio, che il mio Paese si risvegli!
(Rabindranath Tagore)
Bhajan
Si esegue un canto devozionale, seduti o in ginocchio, oppure un altro inno o canto appropriato.
Saranam Tu sei il nostro rifugio
Divya jyotiye, saranam Luce divina, Tu sei il nostro rifugio
Shanthi dathane, saranam Datore di pace, Tu sei il nostro rifugio
Karuna murthiye, saranam Signore di misericordia, Tu sei il nostro rifugio
Saranam, saranam. Tu sei il nostro rifugio.
II. LODE E RENDIMENTO DI GRAZIE
Il celebrante invita i presenti a prendersi per mano per formare una catena umana di unità e di solidarietà mentre vengono recitate le seguenti preghiere.
C: Ti lodiamo, Dio caro, per averci creato nella nostra diversità. Per il dono delle nostre molte culture e lingue, per le diverse espressioni della fede, dei costumi, delle tradizioni e delle etnie, noi ti ringraziamo! Ti ringraziamo per le molte tradizioni ecclesiali che hanno mantenuto le nostre comunità attive e forti anche in luoghi dove sono una minoranza.
Insegnaci a celebrare le nostre diverse identità e tradizioni, così da formare legami di
amicizia e comunione che ci conducano ad una maggiore unità.
T: Come è bello che i fratelli vivano insieme.
C: Ti lodiamo, Signore Gesù Cristo, per averci riconciliato con Dio e con gli altri mediante la tua Morte e Resurrezione e per averci insegnato a rispettare la dignità e il valore di ogni essere umano. Ti ringraziamo di irrompere nella nostra vita di ogni giorno, e di chiamarci a vivere la solidarietà con coloro la cui dignità è spezzata da strutture politiche, sociali ed economiche. Insegnaci a celebrare il messaggio di speranza che in te possiamo superare tutto il male del mondo.
T: Come è bello che i fratelli vivano insieme.
C: Ti lodiamo, o Spirito Santo, per il dono del reciproco affidamento e della solidarietà che è stata la nostra eredità come popoli e chiese. Insegnaci a valorizzare i legami di unità di cui godiamo mentre ricerchiamo la tua continua presenza in mezzo a noi. Sii la nostra ispirazione nel cammino verso l’unità piena e visibile tra di noi e con tutti i popoli e i movimenti impegnati nella lotta per la vita.
T: Come è bello che i fratelli vivano insieme.
III. CONFESSIONE DI PECCATO E CERTEZZA DEL PERDONO
C: Sappiamo che in Cristo noi siamo già uno. Nonostante ciò, la nostra umana debolezza ha
fatto sì che non sempre abbiamo testimoniato questa realtà. Confessiamo ora il nostro
peccato di disunione e cerchiamo la guarigione dal Signore.
Pausa di silenzio
T: In umiltà veniamo ai tuoi piedi, o caro Gesù, mentre ricordiamo il nostro peccato e la
disunione di cui siamo stati responsabili. Confessiamo che ancora manteniamo le
antiche barriere di casta, classe, etnia, potere e di tutte le realtà che tengono i cristiani
separati. Ti chiediamo perdono per aver spesso utilizzato la nostra storia e il nostro
passato come chiese per discriminarci gli uni gli altri, ferendo l’unità a cui Cristo ci ha
chiamato. Perdona la nostra mancanza di unità e aiutaci a continuare nella ricerca
dell’unità, nel nome prezioso del tuo Figlio Gesù.
Supplica
T: Vieni ora, Gesù, in mezzo a noi e guarisci la nostra disunione. Guidaci sui sentieri della
giustizia affinché tutti possiamo trovare vita.
Vieni ora, Gesù, in mezzo a noi e insegnaci ad ascoltare il grido di coloro che sono
confinati ai margini.
Vieni ora, Gesù, in mezzo a noi e ispiraci a lavorare insieme con tutti coloro che lottano
per la liberazione per costruire l’unità del tuo corpo lacerato. Amen.
Certezza del perdono
C: Se confessiamo i nostri peccati, colui che è fedele e giusto perdonerà i nostri peccati e ci
purificherà dalla nostra ingiustizia (cfr. 1 Gv 1, 9).
Il celebrante invita l’assemblea a condividere la certezza del perdono andando l’uno verso l’altro, e
scambiandosi un segno di pace. Il gesto può essere accompagnato dal suono della musica.
IV. LITURGIA DELLA PAROLA E TESTIMONIANZA DI FEDE
Lettura dal Libro di Michea (Mic 6, 6-8)
“Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli offriremo
in sacrificio vitelli, di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo
in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati?
In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio.”
Una testimonianza di fede Quando vennero a cercare Sarah Digal, lei non c’era. Era fuggita con cinque figli e la suocera a carico, verso la sicurezza della giungla, a un chilometro di distanza. Perciò essi diedero alle
fiamme tutto quello che lei aveva lasciato: una immagine incorniciata di Gesù, una Bibbia in Oriya,
gli utensili nella cucina, alcuni vestiti, biancheria e delle stuoie. Quando Sarah tornò indietro, in
punta di piedi, pensando di essere al sicuro, la casa era bruciata. Rimanevano solo tizzoni ardenti,
cenere e fumo. I vicini vennero per piangere con lei. Sarah diede un’occhiata intorno, rimase in
piedi dritta, si rincalzò sulla testa il suo sari con decisione. Cominciò a pregare: “Signore, perdona i
nostri peccati. Gesù Tu sei l’unico. Salvaci dalla nostra disgrazia. Liberaci, Signore!”. Le parole
profluivano tumultuosamente, i figli di Sarah lentamente si unirono a lei. Ella piangeva mentre
chiedeva al Signore di essere liberata. Alcuni suoi vicini e altri astanti si unirono a lei. È un
semplice legame di compassione umana e un forte memento che nulla può separare una donna dal
suo Dio. “Io morirò. Ma non smetterò di essere cristiana!” disse Sarah in lacrime. Una fedele e
coraggiosa donna Dalit cristiana!
Eventuali testimonianze di fede
C: Meditiamo in silenzio su queste testimonianze di fede e di coraggio. Mentre lodiamo la fede
della nostra sorella Sarah, lasciamoci trascinare nel nostro cammino di fede.
Pausa di silenzio
Salmo 86, 11-16
Insegnami, Signore, la via da seguire:
voglio esserti sempre fedele.
Fammi avere questo solo desiderio:
rispettare la tua volontà.
Signore, mio Dio, ti loderò
con tutto il cuore,
sempre dirò che il tuo nome è glorioso.
Grande è il tuo affetto per me:
mi hai salvato dall’abisso della morte.
O Dio, mi assale gente senza scrupoli,
una banda di prepotenti vuole la mia morte.
Di te non gli importa niente!
Ma tu, Signore, Dio clemente
e pieno d’amore,
sei paziente, fedele, pronto al perdono;
abbi pietà di me e guardami.
Io sono il tuo servo: dammi la tua forza.
Tu sei il mio Signore: salvami.
Lettura dalla Lettera ai Galati (Gal 3, 26-28)
Voi tutti siete figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo, perché credete in lui. Con il battesimo infatti siete stati uniti a Cristo, e siete stati rivestiti di lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere Ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo tutti voi siete diventati un sol uomo.
Si può cantare un’acclamazione al vangelo Lettura dal Vangelo di Luca (Lc 24, 13-35)
Quello stesso giorno due discepoli stavano andando verso Emmaus, un villaggio lontano circa undici chilometri di Gerusalemme. Lungo la via parlavano tra loro di quel che era accaduto in Gerusalemme in quei giorni. Mentre parlavano e discutevano, Gesù si avvicinò e si mise a camminare con loro. Essi però non lo riconobbero perché i loro occhi erano come accecati. Gesù domandò loro: “Di che cosa state discutendo tra voi mentre camminate?” Essi allora si fermarono, tristi. Uno di loro, un certo Clèopa, disse a Gesù: “Sei tu l’unico a Gerusalemme a non sapere quel che è successo in questi ultimi giorni?”. Gesù domandò: “Che cosa?”. Quelli risposero: “Il caso di Gesù, il Nazareno! Era un profeta potente davanti a Dio e agli uomini, sia per quel che faceva sia per quel che diceva. Ma i capi dei sacerdoti e il popolo l’hanno condannato a morte e l’hanno fatto crocefiggere. Noi speravamo che fosse lui a liberare il popolo d’Israele! Ma siamo già al terzo giorno da quando sono accaduti questi fatti. Una cosa però ci ha sconvolto: alcune donne del nostro
gruppo sono andate di buon mattino al sepolcro di Gesù, ma non hanno trovato il suo corpo. Allora
sono tornate indietro e ci hanno detto di avere avuto una visione. Alcuni angeli le hanno assicurate
che Gesù è vivo. Poi sono andati al sepolcro altri del nostro gruppo e hanno trovato tutto come
avevano detto le donne, ma lui, Gesù, non l’hanno visto”.
Allora Gesù disse: “Voi capite poco davvero; come siete lenti a credere quel che i profeti hanno scritto! Il Messia non doveva forse soffrire queste cose prima di entrare nella sua gloria?”. Quindi Gesù spiegò ai due discepoli i passi della Bibbia che lo riguardavano. Cominciò dai libri di Mosè fino agli scritti di tutti i profeti. Intanto arrivarono al villaggio dove erano diretti, e Gesù fece finta di continuare il viaggio. Ma quei due discepoli lo trattennero dicendo: “Resta con noi perché il sole ormai tramonta”. Perciò Gesù entrò nel villaggio per rimanere con loro. Poi si mise a tavola con loro, prese il pane e pronunziò la preghiera di benedizione; lo spezzò e cominciò a distribuirlo. In quel momento gli occhi dei due discepoli si aprirono e riconobbero Gesù, ma lui sparì dalla loro vista. Si dissero l’un l’altro: “Non ci sentivamo come un fuoco nel cuore, quando egli lungo la via ci parlava e ci spiegava la Bibbia?”. Quindi si alzarono e ritornarono subito a Gerusalemme. Là, trovarono gli undici discepoli riuniti con i loro compagni. Questi dicevano: “Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone”. A loro volta i due discepoli raccontavano quel che era loro accaduto lungo il cammino, e dicevano che lo avevano riconosciuto mentre spezzava il pane.
Si può cantare un inno appropriato
Omelia / Meditazione
Professione di fede
Si suggerisce la professione di fede con il “Simbolo degli Apostoli”
T: Io credo in Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra;
e in Gesù Cristo,
suo unico Figlio, nostro Signore,
il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine,
patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocefisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo,
siede alla destra di Dio Padre onnipotente;
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione di santi,
la remissione dei peccati,
la resurrezione della carne,
la vita eterna. Amen.
V. PREGHIERE D’INTERCESSIONE
C: Camminando in dialogo, riconosciamo tutti gli sforzi del Movimento ecumenico verso la
realizzazione dell’unità voluta da Cristo per la Chiesa.
T: Manda il tuo Spirito per rafforzare la nostra risolutezza e rendere più profondo il
nostro conversare per portare a compimento in noi la preghiera di Gesù.
C: Camminando come corpo di Cristo, ma divisi, siamo dolorosamente consapevoli di non
essere ancora capaci di unirci per spezzare il pane insieme. Affrettiamo il giorno in cui
possiamo realizzare la pienezza della comunione alla mensa del Signore.
T: Infondi nel nostro cuore il desiderio di superare tutto ciò che ci divide cosicché
possiamo vedere l’unico Cristo seppur ancora divisi.
C: Camminando verso la libertà, ricordiamoci, insieme alla comunità Dalit, delle altre persone
che affrontano simili discriminazioni, e possa l’unità delle chiese essere un segno di
speranza nelle situazioni di ingiustizia.
T: Rafforza l’impegno delle nostre chiese a creare spazi nelle nostre società e nelle nostre
comunità per consentire loro una vita nella dignità e nella libertà. Fa’ che noi possiamo
essere trasformati dai loro doni e dalla loro presenza.
C: Camminando come figli della terra, ci rendiamo conto che siamo pellegrini in questo
splendido dono della creazione elargitoci. Rispettiamo la terra come tua creazione e
sensibilizziamoci alla sua tutela.
T: Fa’ che il tuo Spirito rinnovi la creazione e rendici attenti alla sofferenza delle persone
senza terra che sono spesso portatori di tradizioni di prudente cura della terra e delle
sue risorse.
C: Camminando come amici di Gesù, accompagniamo le comunità emarginate in tutto il
mondo con cui Gesù ha scelto di identificarsi nel superamento di secoli di vergogna e alla
ricerca della libertà e della dignità. Accogliamo nell’amicizia gli amici di Cristo, come i
cristiani Dalit, che sono spesso perseguitati per aver scelto Cristo e rigettato le caste.
T: Accresci e rendi più profonda la nostra comunione e la nostra amicizia con te e fra di
noi, per restare sinceramente fedeli alla tua chiamata.
C: Camminando oltre le barriere, costruiamo comunità di unità ed uguaglianza.
T: Donaci il coraggio di superare le culture e le strutture che ci impediscono di
riconoscere vicendevolmente la presenza di Dio.
C: Camminando in solidarietà con persone come Sarah e altre vittime di discriminazione ed
ingiustizia, scrolliamoci di dosso la nostra apatia.
T: Avvolgici con il tuo amore, mentre affermiamo l’immagine di Dio in ciascuna persona
che incontriamo. Rendici capaci di operare la giustizia spezzando le strutture sociali di
ingiustizia.
C: Camminando e celebrando insieme, ci accorgiamo che l’unità che condividiamo nelle nostre
comunità è una profonda testimonianza al vangelo di fede e di speranza. Mentre celebriamo
quell’unità, rallegriamoci anche della nostra ricca diversità che riflette la nostra vita nella
Trinità.
T: Possiamo celebrare la meravigliosa diversità nella vita umana, nata dalle battaglie per
la dignità e la sopravvivenza in mezzo all’oppressione, e leggervi un segno della tua
costante fedeltà verso il tuo popolo.
C: Eleviamo tutte le nostre preghiere nel nome di Cristo.
Padre Nostro.
Il Padre Nostro può essere recitato ciascuno nella propria lingua
T: Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo Regno,
sia fatta la tua volontà
come in cielo anche in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non indurci in tentazione
ma liberaci dal Male.
Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.
Amen.
VI. BENEDIZIONE FINALE
C: O Dio Trinità che ci nutri, fatti presente a noi per ricordarci il disegno che Tu hai per
ciascuno di noi e per le nostre chiese.
T: Amen.
C: O Dio Trinità che ci rafforzi, cammina innanzi a noi, per guidarci lungo il cammino verso
l’unità.
T: Amen.
C: O Dio Trinità che ci sostieni, chiamaci all’abbondanza di vita, tutti noi che invochiamo Dio
insieme.
T: Amen.
C: Andate nel mondo per portare guarigione ed essere guariti.
T: Rendiamo grazie a Dio.
Canto finale
Come segno di unità si suggerisce di condividere una mensa conviviale.
09/01/2013
Osare il protestantesimo
La religione occupa un posto
importante nella vita degli italiani. Secondo il 46° Rapporto Censis (2012), il
63,8% degli italiani è cattolico, l’1,8% è di un’altra religione e il 15,6% è
comunque convinto che ci sia qualcosa o qualcuno nell’aldilà. Il 21,5%
considera la tradizione religiosa un fattore di comunanza; il 35,5%, di fronte
alla richiesta se c’è qualcosa in cui crede, risponde “in Dio”. Inoltre, il
51,3% degli italiani dichiara che la domenica partecipa a attività religiose,
l’8% di aver militato o di militare tuttora in associazioni di ispirazione
religiosa. In base al Rapporto Eurispes del 2010 il numero dei credenti,
rispetto a precedenti rilevazioni, è diminuito sensibilmente, sebbene in
maggioranza gli italiani si dichiarino religiosi. Tra questi, tuttavia, occorre
distinguere tra praticanti (24,4%) e non praticanti (52,1%). Più bassa la
percentuale di quanti si definiscono agnostici (10,7%) e di chi si ritiene ateo
(7,8%).
Pur non essendoci censimenti
precisi, studi recenti stimano in 700.000 le persone che in Italia possono
essere definite “protestanti”. I più numerosi, 550.000, sono i pentecostali,
mentre le persone che fanno riferimento esplicito alla chiese della Riforma del
XVI secolo sono stimate in 70.000. In ambito cristiano gli Ortodossi sono
1.300.000. Inoltre vi sono molte altre confessioni religiose. Gli islamici sono
1.200.000; i Testimoni di Geova sono 300.000. E ancora: i Buddisti sono
180.000, gli Induisti 115.000, gli Ebrei 30.000. Non c’è dubbio che, grazie
all’immigrazione, l’Italia sta diventando un paese plurale in fatto di
religione. Anche se la religione dominante e che determina i modi e le forme
della regolazione dei rapporti tra lo Stato e le religioni è quella
cristiano-cattolica. Nonostante le Intese con le religioni minoritarie,
continuiamo a vivere in un regime di tipo concordatario, non pluralista.
In questo contesto domandiamoci
quale sia il ruolo e il significato dell’informazione religiosa di questo
settimanale che compie in questi giorni vent’anni. Un titolo, Riforma, un po’
ambizioso, è vero, che si richiama al movimento che, nel XVI secolo, ha
rivoluzionato la storia della chiesa cristiana, dando origine al “cristianesimo
evangelico”. Un cristianesimo “protestante”, che nella Dieta di Spira (1529)
denunciava (pro-testava) l’accordo tra l’Imperatore e la Chiesa, in base ai
princìpi del “Solus Christus, Sola Gratia, Sola Fide, Sola Scriptura”, come
sono testimoniati negli Evangeli. La funzione del nostro settimanale, credo,
rimane quello di “osare” una informazione che punti alla “conversione e
rigenerazione” delle chiese e del paese. Un paese che, come dicevano Piero
Gobetti e Giuseppe Gangale sulla rivista Conscientia (1924-1929, il periodo di
crisi che precedette il fascismo), non ha vissuto l’esperienza della
“rivoluzione protestante”. Ma il nostro settimanale contiene anche L’eco delle
valli valdesi che si stampa dal 1848, nell’”intérêt de la famille vaudoise”.
Una “famiglia” e un territorio che, anch’essi, hanno bisogno di “rigenerazione”
protestante.