09/01/2013

Osare il protestantesimo


La religione occupa un posto importante nella vita degli italiani. Secondo il 46° Rapporto Censis (2012), il 63,8% degli italiani è cattolico, l’1,8% è di un’altra religione e il 15,6% è comunque convinto che ci sia qualcosa o qualcuno nell’aldilà. Il 21,5% considera la tradizione religiosa un fattore di comunanza; il 35,5%, di fronte alla richiesta se c’è qualcosa in cui crede, risponde “in Dio”. Inoltre, il 51,3% degli italiani dichiara che la domenica partecipa a attività religiose, l’8% di aver militato o di militare tuttora in associazioni di ispirazione religiosa. In base al Rapporto Eurispes del 2010 il numero dei credenti, rispetto a precedenti rilevazioni, è diminuito sensibilmente, sebbene in maggioranza gli italiani si dichiarino religiosi. Tra questi, tuttavia, occorre distinguere tra praticanti (24,4%) e non praticanti (52,1%). Più bassa la percentuale di quanti si definiscono agnostici (10,7%) e di chi si ritiene ateo (7,8%).
Pur non essendoci censimenti precisi, studi recenti stimano in 700.000 le persone che in Italia possono essere definite “protestanti”. I più numerosi, 550.000, sono i pentecostali, mentre le persone che fanno riferimento esplicito alla chiese della Riforma del XVI secolo sono stimate in 70.000. In ambito cristiano gli Ortodossi sono 1.300.000. Inoltre vi sono molte altre confessioni religiose. Gli islamici sono 1.200.000; i Testimoni di Geova sono 300.000. E ancora: i Buddisti sono 180.000, gli Induisti 115.000, gli Ebrei 30.000. Non c’è dubbio che, grazie all’immigrazione, l’Italia sta diventando un paese plurale in fatto di religione. Anche se la religione dominante e che determina i modi e le forme della regolazione dei rapporti tra lo Stato e le religioni è quella cristiano-cattolica. Nonostante le Intese con le religioni minoritarie, continuiamo a vivere in un regime di tipo concordatario, non pluralista.
In questo contesto domandiamoci quale sia il ruolo e il significato dell’informazione religiosa di questo settimanale che compie in questi giorni vent’anni. Un titolo, Riforma, un po’ ambizioso, è vero, che si richiama al movimento che, nel XVI secolo, ha rivoluzionato la storia della chiesa cristiana, dando origine al “cristianesimo evangelico”. Un cristianesimo “protestante”, che nella Dieta di Spira (1529) denunciava (pro-testava) l’accordo tra l’Imperatore e la Chiesa, in base ai princìpi del “Solus Christus, Sola Gratia, Sola Fide, Sola Scriptura”, come sono testimoniati negli Evangeli. La funzione del nostro settimanale, credo, rimane quello di “osare” una informazione che punti alla “conversione e rigenerazione” delle chiese e del paese. Un paese che, come dicevano Piero Gobetti e Giuseppe Gangale sulla rivista Conscientia (1924-1929, il periodo di crisi che precedette il fascismo), non ha vissuto l’esperienza della “rivoluzione protestante”. Ma il nostro settimanale contiene anche L’eco delle valli valdesi che si stampa dal 1848, nell’”intérêt de la famille vaudoise”. Una “famiglia” e un territorio che, anch’essi, hanno bisogno di “rigenerazione” protestante.

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