21/07/2020

19 LUGLIO 2020 SETTIMA DOMENICA DOPO PENTECOSTE

SALUTO

Buongiorno a tutte e a tutti, domenica 19 Luglio 202, si è celebrata la settima domenica dopo Pentecoste, la quale era caratterizzata da questo versetto: “Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!”. (Isaia 43:1)

Proclamazione della grazia di Dio
Care sorelle, fratelli, amiche e amici vogliate ricevere il saluto, la grazia e la pace che ci sono date da Dio, nostro Padre, e dal Signore Gesù il Cristo. Amen.

Lode
Signore nostro, ci raccogliamo anche questa mattina col bagaglio delle nostre esperienze, non tutte positive. Nel nostro cuore, insieme a tanti altri sentimenti, ci sono ansie, preoccupazioni, paure.  Noi veniamo a te perché Tu sei vicino a noi, apri i nostri cuori perché riconosciamo la tua presenza, Se possiamo avvicinarci a te, non è perché siamo buoni, ma perché tu sei il Dio misericordioso, che ci aiuti a guardare non alle nostre ansie e paure, ma ai tuoi doni, a cominciare dal privilegio di poterci raccogliere nella presenza Tua e di Tuo Figlio il Cristo, nostro Signore benedetto in ogni tempo che ci ama e ci rinnova. Amen.

Ascolto della parola di dio
Preghiera di illuminazione
Sì, Dio nostro, siamo qui gioiosi alla tua presenza: non siamo soli, siamo tuoi, ci vuoi con te. Non siamo soli davanti al male e al nonsenso ed alla morte, non siamo soli davanti all’incertezza della vita, davanti ai nostri fallimenti e alle nostre colpe, non siamo soli davanti agli altri, non siamo soli con noi stessi. Siamo tuoi: ti siamo costati e ti costiamo cari, ti siamo cari infinitamente, come sconfinato è il tuo amore. Lo abbiamo pur visto nella vita appassionata e nella passione d’amore di Gesù. Il più solo fra noi è così amato da te. Dal profondo del cuore, con tutta la fiducia e la gratitudine di cui siamo capaci, in questo momento ti diciamo esultanti: Siamo tuoi! Sono tuo! Fa’ che possiamo continuare a dirlo, e a viverlo, nei giorni che vengono: sia questa la nostra lode viva e attiva, oggi e domani e finché ci dai vita. Amen.

Testo biblico

Romani 6:1-11   “Morire con Cristo per rinascere in Cristo”

1 Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? 2 No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?
3 O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. 5 Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua. 6 Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; 7 infatti colui che è morto è libero dal peccato. 8 Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con lui, 9 sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio. 11 Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù.


PREDICAZIONE
Paolo invita i suoi interlocutori a guardare nel concreto della loro esistenza, all’evento anch’esso concreto che ha segnato l’inizio della loro comunione di vita con Gesù. Noi, perché anche noi siamo nel novero degli interlocutori dell’Apostolo, siamo tutti quanti rimandati al giorno e all’ora del nostro battesimo: “…ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita”.
    Forse condizionati dal fatto che, per secoli…nelle nostre chiese…siamo stati abituati a presentare al battesimo i nostri figli quasi appena nati e quindi leghiamo normalmente, appunto, alla nascita, all’esistenza umana questo segno della vita cristiana. Così per noi il battesimo è quasi solo un inizio; il rito e la proclamazione dell’inizio di una nuova vita che speriamo e preghiamo sarà vissuta nella fede.
   Paolo invece ci dice che il battesimo, prima ancora di essere un inizio e proprio per poter essere un inizio, è anzitutto una fine, è la fine, cioè la morte da cui deve sgorgare un’esistenza completamente nuova, di tutta un’esistenza invecchiata e superata, è per questo che Paolo può dire a sé stesso e ai suoi fratelli ai quali si rivolge, queste parole altrimenti senza senso: “Siamo morti”.
   Sì, nel giorno del nostro battesimo noi “siamo morti con Cristo”; più precisamente, “siamo stati crocifissi con lui”. Perché solo così, solo dopo essere “stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua”, saremo uniti “anche in una risurrezione simile alla sua”, saremo cioè sottratti al dominio del peccato e vivremo con lui nella gloria di Dio.
   Ma come può Paolo proclamare tutto questo? E noi, come sappiamo noi, sempre alle prese con le nostre debolezze e le nostre infedeltà e col male che sentiamo forte in noi…sì, come sappiamo “che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato” e così “non serviamo più al peccato”, perché “colui che è morto, è libero dal peccato”?
   Prima della pagina di oggi, Paolo, in un linguaggio insuperabile per bellezza e profondità, ha presentato la Croce di Gesù come la manifestazione per eccellenza dell’amore di Dio: “Mentre noi eravamo ancora immersi nella nostra debolezza” – così a scritto in Romani 5:6 – “Cristo, al tempo stabilito, è morto per gli empi”. La storia di Gesù, e al vertice di questa storia la sua morte, è stata fin dall’inizio orientata verso destinatari ben precisi : non è venuto a vivere e a morire per i giusti, ma per i deboli, per i peccatori, per gli empi e le persone ribelli, ed è per questo motivo allora che la storia di Gesù ci riguarda: è la storia che si è svolta per noi, e per questo è anche direttamente la nostra storia.
   Ed il momento del battesimo è importante, perché annuncia e applica “ufficialmente” a me stesso e a tutte e tutti noi questa storia, quello che il Cristo ha fatto per tutte e tutti noi.
   Quando cioè tutte e tutti noi riceviamo il battesimo, nelle parole che ci vengono dette e nel segno dell’immersione nell’acqua, la storia di Gesù ci viene presentata dal ministero della Chiesa come una storia destinata a tutte e tutti noi, e noi confessiamo la nostra fede in colui che ha vissuto quella storia per tutte e tutti noi. Dichiariamo cioè di riconoscere che quegli eventi di duemila anni fa non sono per noi qualche cosa di remoto nelle brume del tempo e nella vastità dello spazio, ma che la storia di Gesù di Nazareth è la nostra storia, perché noi, in quella storia, ci ritroviamo implicati, afferrati, perdonati e salvati: “Siamo morti con lui” e “vivremo con lui, che, risuscitato dai morti, non muore più”. E come “il suo vivere” anche il nostro sarà “un vivere a Dio”. Amen

PREGHIERA DI INTERCESSIONE
Dio nostro, prima di separarci, ti preghiamo per coloro che, fra noi, stentano a riconoscere i tuoi benefici, i segni del tuo amore: per quelli che sono e si sentono più soli; per quelli che non trovano un lavoro, o che ne hanno trovato e devono svolgerne uno nel quale non si sentono contenti e interessati; per i malati, e per le famiglie che sono in ansia per i loro malati.  Rafforza in noi, Padre nostro, il senso saldo e profondo che siamo tuoi, la tua Parola ce lo ridica sempre, il tuo Spirito ci guidi e ci aiuti a viverlo. E fa’ che, di fronte a coloro con i quali viviamo, a casa, sul posto di lavoro o nel tempo libero, possiamo sempre pensare: questa donna, quest’uomo, queste persone sono tuoi; forse non lo sanno, come anch’io tante volte non lo so, o lo dimentico, ma sono tuoi, e valgono il prezzo immenso del tuo amore, valgono la vita di Gesù Cristo. Per coloro che ancora non lo sanno, che ignorano la loro vera identità, ti chiediamo che giungano a riconoscerla: che qualcuno la dica loro da parte tua e con la forza profonda del tuo Spirito. E quando capiterà a noi di essere quel qualcuno, ci sia dato di esserti testimoni e di dire con lieta e fiduciosa semplicità: Non apparteniamo a noi stessi, ma al Signore, al Padre di Gesù Cristo. Per questo ti diciamo tutti insieme: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

BENEDIZIONE  (1Pietro 5, 10 - 11)
“Il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli”. Amen.
(Giampaolo Castelletti, domenica 19 luglio 2020. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).

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