16/08/2020

16 Agosto 2020 - 11^ Domenica dopo Pentecoste - 10^ dopo la Trinità

 

Accoglienza

Buongiorno e buona domenica a tutte e a tutti, il versetto che accompagna questa undicesima domenica dopo Pentecoste è preso dal Salmo 33 versetto 12 che dice: “Beata la nazione il cui Dio è il Signore; beato il popolo ch’egli ha scelto per sua eredità.”.

 

Saluto (Preghiera ebraica)

La scrittura e l’amore sono di Colui che vive in eterno. Il governo e la sovranità sono di Colui che vive in eterno. Il consiglio e la forza sono di Colui che vive in eterno. Il giudizio e la benedizione sono di Colui che vive in eterno. Amen.

Lode (Salmo 8)

“O DIO, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra! Tu hai posto la tua maestà nei cieli. Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza, a causa dei tuoi nemici, per ridurre al silenzio l'avversario e il vendicatore. Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l'uomo perché tu lo ricordi? Il figlio dell'uomo perché te ne prenda cura? Eppure tu l'hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l'hai coronato di gloria e d'onore. Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: pecore e buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quel che percorre i sentieri dei mari. O DIO, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome in tutta la terra!”. Amen.

 

Ascolto della parola di dio

Preghiera di illuminazione

Signore eccoci in silenzio davanti a te, per trovare nella lettura e nella

meditazione della tua parola una luce per il nostro cammino. Le nostre

vite sono schiave, nostro malgrado, dei mille impegni di lavoro e

di famiglia, schiave delle convenzioni sociali e delle nostre ambizioni.

Ma noi vogliamo essere capaci di riconoscere ancora chi è il vero

padrone delle nostre vite, vogliamo porci alla lettura della tua Parola

per ricevere una guida sicura. Fa’ che possiamo leggere con attenzione

e che il tuo messaggio provochi in noi un cambiamento reale e

fruttuoso.  Amen.

 

Testo biblico

Matteo 22,  34 – 40

 

34 I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si radunarono; 35 e uno di loro, dottore della legge, gli domandò, per metterlo alla prova: 36 «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» 37 Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il secondo, simile a questo, è: "Ama il tuo prossimo come te stesso". 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».

 

Esposizione del brano biblico

 

Le risposte che diede Gesù a questo dottore della legge potremmo definirle come: “il sogno di Dio per Israele e per tutta l’umanità”, cioè, il suo progetto di una comunità umana in cui sia davvero possibile vivere la libertà di amare lui con amore filiale e di potersi amare gli uni gli altri con amore fraterno, ciascuno libero dal timore dell’altro, così da essere fiduciosi nell’altro affidandosi a lui, perché io so che il mio fratello e la mia sorella non attentano alla mia vita, ai miei sentimenti, ai miei beni, e anzi mi “onorano”, tanto che, hanno per me del riguardo, attenzione, affetto e stima, così come io per loro… e tutto questo nasce dal riconoscimento dell’amore concreto e fattivo di Dio per me e per tutti noi… quel riconoscimento che si fa riconoscenza: “io sono amato e così posso amare gratuitamente e nella libertà… e sono felice di amare e di essere amato nell’amore di Dio…”
Davvero allora vivere i due comandamenti ribaditi da Gesù al dottore della legge che fanno parte delle “dieci parole di Dio”, vuole dire in maniera essenziale “amare”.
E se non fosse già sufficiente il nostro cuore a farcelo intuire, oggi, questo brano, ce l’ha ricordato con chiarezza e con forza molto grandi, colui nel quale il sogno di Dio s’è realizzato… ce l’ha ricordato Gesù.
Ma…lo dobbiamo dire subito…non ce l’ha ricordato solo lui, ma anche quello “scriba” che, nel testo del vangelo di Matteo che abbiamo letto, è un degno rappresentante di Israele, ed abbiamo letto come questo colloquio è nato: lo scriba ha assistito ai dibattiti fra Gesù e coloro che volevano “metterlo alla prova”. Ed è rimasto via via più ammirato dalla tranquilla forza con cui Gesù ha di volta in volta rigettato i tentativi dei suoi avversari di “coglierlo in fallo” e ha smascherato la loro falsità. E quando più nessuno osa fargli domande, gliene fa una lui, è il tipo di domanda che veniva rivolta ad un Rabbi da chi voleva conoscere il cuore, cioè, la quintessenza del suo pensiero e della sua impostazione di fede: “Cosa è per te davvero importante nella legge di Dio?”. È questo, infatti, il senso della richiesta dello scriba a Gesù…“Qual è, nella legge, il gran comandamento?”…questa è la domanda che darà il via al loro dialogo.

E Gesù non gli dà risposte strane… particolari… eccentriche… gli risponde citando la preghiera dello Shema’, quell’”Ascolta, Israele” di Deuteronomio 6 che ogni ebreo devoto ripeteva la mattina e la sera, come la benedizione che apriva e chiudeva la giornata.
E così, innanzi tutto, afferma, in piena concordanza con la sua ebraicità, l’unicità di Dio.
Ed insieme anche afferma che il rapporto con l’unico Signore di Israele è un rapporto d’amore. Un amore totale ed esclusivo. L’abbiamo letto: Gesù ripete allo scriba quello che del resto lo scriba sa già molto bene: che Dio vuole da te che tu lo ami “con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, e con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua”. Si, se vuoi amare il Signore lo devi amare con tutto te stesso: l’amore vero ama una cosa sola… richiede la totalità del cuore e della mente, l’integrità di tutta la persona.

Ma questo amore che Dio esige per sé, così integrale da sembrare che non lasci spazio a nessun altro amore, invece vuole altri amori, e così diventa poi per te impulso, spinta, forza ad amare gli altri.
Ecco perché, come secondo grande comandamento accanto al primo, ed in pratica quasi fuso con lui a formare una sola realtà, Gesù cita allo scriba un altro testo anch’esso molto noto, Levitico 19: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

Qui non si tratta di solo sentimento, né tanto meno di sentimentalismo. Una cosa che è chiara ed evidente, per Israele come per Gesù, è che l’amore per Dio e per il prossimo non può essere soltanto questione di “parole né di lingua”, ma dev’essere concreto, vissuto “con i fatti e nella verità” (cfr. 1 Giovanni 3, 18). Non a caso, nel testo del Levitico, il comandamento dell’amore del prossimo è circondato da una serie di esempi su come amare “coi fatti” chi ci è accanto; valga per tutti la bellissima norma della spigolatura: “Quando mieterete la raccolta della vostra terra, non mieterai fino all’ultimo angolo il tuo campo, e non raccoglierai ciò che resta da spigolare della tua raccolta; nella tua vigna non coglierai i grappoli rimasti, né raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per lo straniero. Io sono il Signore vostro Dio” (Levitico 19, 9-10)

Ma nelle citazioni di Gesù in risposta allo scriba non c’è soltanto l’amore verso Dio e quello verso il prossimo. C’è un terzo tipo di amore, la cui presenza spesso non cogliamo, e che pure è importante. È l’amore verso “se stessi”: “Ama il tuo prossimo”...così...infatti...dice il libro del Levitico…“come te stesso”. Per amare correttamente il mio prossimo, devo prima amare correttamente me stesso.
Dicevo che noi…spesso…non cogliamo la presenza di questo terzo tipo di amore. Forse anche perché una lunga tradizione ecclesiastica ci ha insegnato a non coglierlo…ad esempio, c’è Calvino (e debbo dire che la cosa non sorprende…) che afferma chiaramente che qui non si tratta affatto di una parola che ci invita ad amarci: l’amore di sé non può mai essere giusto o positivo, e soprattutto, “noi ci amiamo sin troppo” per accordare altro spazio all’amore di noi stessi. Ma non solo Calvino. Anche il grande teologo riformato del Novecento Karl Barth sostiene a proposito della norma del Levitico, che “mai Dio penserebbe di soffiare su questo fuoco, che già divampa a sufficienza”.
Forse però è vero che non sta a noi e, pur con tutto il rispetto, nemmeno a Karl Barth, stabilire ciò che Dio “penserebbe” o “non penserebbe”…
Per dire la verità, con tutto il rispetto per questi grandi nomi, a me invece sembra proprio che noi dobbiamo prendere sul serio questa parola che ci chiama ad “amare il prossimo come noi stessi”, non fosse altro perché quest’amore di noi stessi è la condizione ed è il modello necessario e indispensabile dell’amore per gli altri.
Innanzi tutto, è la condizione: se non ti vuoi almeno un po’ di bene, se non ti accetti così come sei fatto, non puoi nemmeno pensare di volere bene e di accettare gli altri…. è una realtà psicologica fondamentale…
E poi, l’amore di noi stessi è anche un modello: noi cioè dobbiamo amare gli altri nel medesimo modo in cui amiamo noi stessi quando sappiamo amarci: dobbiamo cioè essere tolleranti nei loro confronti, trovare tempo per loro, e nutrire per loro interesse e simpatia… desiderare profondamente il bene degli altri come lo desideriamo per noi stessi. Alla fin fine poi, si tratta di vivere la cosiddetta “regola d’oro” del sermone sul monte: “Tutte le cose che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti” (Matteo 7, 12).

Ecco allora: amore di Dio, amore del prossimo, e un giusto amore di sé stessi come condizione e modello dell’amore per gli altri. Questo è il contenuto dei due “grandi comandamenti” che Gesù cita allo scriba rispondendo alla sua domanda su quello che per lui è essenziale nel rapporto con Dio nella vita di fede.
Cosa facciamo noi, sorelle e fratelli?
Seguiamo Gesù o...come probabilmente ha fatto quello scriba...ci limitiamo ad ascoltarlo perché parla bene e ci piace sentirlo, ma poi tutto rimane, appunto, al livello di un gradevole ascolto e, al massimo, di una bella esperienza spirituale, senza però che questo cambi la nostra esistenza?

Sebbene in questi ultimi tempi siamo tutti diventati più modesti riguardo alla nostra centralità su questa terra, e più disposti (a volte anche forse esagerando) a riconoscere i diritti degli animali, dell’ambiente e del resto del creato, è però vero che...almeno in Occidente...siamo sempre di più i grandi referenti di noi stessi… sempre più al centro della nostra stessa attenzione.
Anche noi che ci definiamo e che siamo credenti, non esitiamo ad usare la Bibbia, e sovente Dio stesso, come mezzi per la nostra realizzazione… strumenti per raggiungere quel benessere psichico che desideriamo o per realizzare quei fini morali che, per una varietà di motivi, riteniamo essere buoni.
In questa atmosfera così autoreferenziale, le parole del nostro testo di Matteo 22 sono come uno squillo di tromba, ci esortano ad un’altra visione delle cose: Dio, e assolutamente solo Dio, al primo posto, poi...in lui...noi stessi e il nostro prossimo. In altre parole: l’amore di Dio con tutto noi stessi e l’amore per il prossimo come per noi stessi… la vera vita e la vera fede… tutto consiste in questa verità.

In questa prospettiva, capite bene che la nostra fede non può più essere solo questione di ritagli di tempo e di riti cui prender parte ogni tanto per farmi stare meglio con me stesso… l’evangelo non è la New Age… né io posso più essere il centro del mio vivere.
Questo breve testo, insomma, è una grande sfida lanciata contro i fondamenti stessi della nostra cultura occidentale che, appunto, mette l’essere umano al centro dell’universo.
Una sfida trascinante, non solo perché è stata Gesù a lanciarla: abbiamo visto come, ogni elemento della sfida lanciata o, meglio, “ripresa” da Gesù – fosse in realtà già presente nelle Scritture di Israele… questa sfida è semmai trascinante, perché Gesù l’ha messa in pratica.
In tutto il vangelo di Matteo, Gesù ci è presentato come colui che davvero “ama Dio con tutto se stesso”, e “ama il suo prossimo”...tutti noi...“come se stesso”.
Ma allora, la risposta alla grande domanda: “Che cos’è veramente l’amore?”, va cercata e trovata nella storia di Gesù così come i vangeli la raccontano. Sapendo che è una storia molto dura: è amore che si traduce in atti concreti: e l’amore si fa fragile, si espone… l’amore quand’è vero si fa dono di sé…
Questa sfida ci turba, perché nessuno di noi è all’altezza del criterio d’amore di Israele e di Gesù: “Amare Dio con tutto noi stessi” e “Amare il prossimo come noi stessi” è una visione della vita troppo elevata per noi, alla quale non sappiamo fare fronte. Soprattutto se Gesù e la sua croce fossero un esempio di come dovremmo amare… ci resterebbe solo la rinuncia e la disperazione… Guai a fare della passione un’esigenza morale!
Se però noi vediamo nella croce di Gesù il meraviglioso dono che Dio ci ha fatto… se il senso della storia che va dal Getsemani al Golgota è per noi quello, che è ribadito in 1° Giovanni 4, 7-10 e che il versetto 9 sintetizza così “In questo si è manifestato l’amore di Dio, che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo affinché vivessimo per mezzo di lui”, e a noi sta allora, non imitare colui che è inimitabile, ma credere che Gesù è veramente il nostro salvatore e lodare Dio per questo, allora possiamo sopportare di udire, e anzi le ascoltiamo con gioia, le sue parole sul “grande comandamento”…

E tuttavia la croce, lungi dal cancellare il comandamento dell’amore, lo rafforza, perché...la Bibbia ce lo dice nel Cantico dei cantici: “l’amore chiama amore”.
E come risponderemo… come già rispondiamo a Uno che per amore ha dato per noi la sua vita ?

L’indicazione per la risposta giusta la conosciamo già, Gesù e quello scriba sconosciuto oggi ce l’hanno ricordata una volta di più: “Il Signore, nostro Dio, è l’unico Signore: Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua; e Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c’è nessun altro comandamento maggiore di questi”.
Vedete che stupenda catena d’amore? Dio che ci ha amati al punto da aver messo al mondo ognuno di noi come un suo desiderio e un suo progetto, tiene poi tanto a noi da chiederci di amarlo al di sopra di ogni cosa… e proprio l’esperienza che facciamo d’essere i partner dell’amore di Dio… proprio questo ci dice che noi siamo importanti… che non possiamo in alcun modo disprezzarci né svilirci… che ci dobbiamo amare ed apprezzare… noi stessi e tutti gli altri…
Davvero in Dio che “è amore” (cfr. 1 Giovanni 4,8), tutto è amore.

Oggi è la domenica dove abbiamo avvalorato che, l’amore per Dio e l’amore per il prossimo ci richiede di essere gioiosi.                                                 Alla luce di quanto abbiamo letto, lo possiamo davvero!
Per questa gioia, per il sorriso che ci è stato donato, ringraziamo sempre il Signore.

AMEN

 

 

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Signore, tu che vedi e leggi nei nostri cuori, fa’ che la tua azione possa rivelarsi potente nelle nostre vite e nelle vite di quanti ti presentiamo. Lascia che brilli nella vita di ognuno la luce della tua speranza. Fa’ che ognuno di noi possa vivere nella serenità che giunge dalla consapevolezza del tuo amore. Agisci in questo nostro mondo perché si affermi pienamente la tua volontà e la tua libertà. Te lo chiediamo nel nome di Gesù Cristo che ci ha insegnato a dirti: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

 

INVIO  (Marco 12, 32 – 34)

Maestro, hai detto proprio il vero: c'è soltanto un Dio e nessun altro! E io so che è di gran lunga più importante amarlo con tutto il mio cuore, con tutta la mia mente e con tutta la mia forza, ed amare gli altri come me stesso, piuttosto che offrire ogni sorta di sacrifici sull'altare del tempio!”
Constatando quanto avesse capito quell'uomo, Gesù gli disse: “Tu non sei lontano dal Regno di Dio”.

 

BENEDIZIONE   

Andiamo in pace, figlie e figli di Dio, forti della certezza che Dio ci invia

e che lui stesso cammina davanti a noi. Andiamo per condividere con

altri la gioia e la potenza che ci giunge dalla promessa d’amore che da

Dio abbiamo ricevuto. Amen

 

(Giampaolo Castelletti, domenica 9 agosto 2020. Tutte le citazioni bibliche, salvo il testo biblico di Marco 12, 32-34, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).

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