Culti
Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9
Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11
23/12/2010
16/12/2010
13/12/2010
Festa prenatalizia della comunità metodista di Omegna
Domenica 19 dicembre 2010
Presso i locali della Chiesa Evangelica Metodista di Omegna - Via Fratelli Di Dio 64.
Per l'occasione il Culto domenicale si terrà alle ore 10 con la recita dei bambini della Scuola domenicale dal titolo:
"Il Natale riciclato"
Seguirà il pranzo comunitario intorno alle ore 12,30. E' richiesta la prenotazione entro giovedì 16 dicembre.
Presso i locali della Chiesa Evangelica Metodista di Omegna - Via Fratelli Di Dio 64.
Per l'occasione il Culto domenicale si terrà alle ore 10 con la recita dei bambini della Scuola domenicale dal titolo:
"Il Natale riciclato"
Seguirà il pranzo comunitario intorno alle ore 12,30. E' richiesta la prenotazione entro giovedì 16 dicembre.
07/12/2010
Bioetica. La moderatora valdese Maria Bonafede interviene sul caso Fazio-Saviano
Quale par condicio è garantita a comunità di fede con un’idea della vita diversa da quella cattolica?
Roma (NEV), 1 dicembre 2010 - La pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, in seguito alla decisione del Consiglio di amministrazione della RAI di garantire la replica di alcune associazioni "per la vita" dopo gli interventi di Mina Welby e Beppino Englaro nella trasmissione di Fazio e Saviano, ha pubblicato il 26 novembre scorso un commento sul sito della Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste), del quale riportiamo un ampio stralcio.
"Quando il tema del 'fine vita', proprio in relazione ai casi Welby e Englaro, era assai più caldo, le reti televisive pubbliche e private hanno offerto a esponenti del mondo cattolico uno spazio pressoché esclusivo per spiegare come e perché quello che la moglie di Piergiorgio e il padre di Eluana chiedevano fosse, al fondo, libertà di omicidio: un atto violento e irresponsabile contrario all’etica naturale e al principio dell’assoluta sacralità della vita umana.
Dov’era, allora, la par condicio per i 'laici che credono', ovvero per coloro che sono mossi da una fede ma respingono l’idea che una chiesa o una religione possano imporre un’etica di stato? Dov’era lo spazio per i cattolici che la pensavano, al fondo, come Mina o Beppino? Quale par condicio è stata garantita alle altre comunità di fede che hanno un’idea della vita diversa da quella della Chiesa cattolica? Chi ha mai visto un pastore o un teologo protestante invitato in un talk show che abbia potuto spiegare che dal suo punto di vista la vita non è soltanto un cuore che batte grazie a una macchina ma è anche una relazione? Che proprio l’amore di Dio per le sue creature dovrebbe risparmiare inutili e artificiali sofferenze? Che proprio la dignità della persona a immagine di Dio impone di rispettare ciò che lei, lucidamente e in libertà, ha chiesto nel caso di una malattia che la costringesse a una vita artificiale?
No, queste testimonianze in televisione non sono arrivate perché quando si parla di bioetica nel nostro sistema della comunicazione c’è spazio solo per i casi umani, qualche anticlericale e per il monsignore di turno. Il dramma è che chi non c’è in televisione non c’è nella società. Ma un dramma ancora più grande è che, esclusione dopo esclusione, censura dopo censura, silenzio dopo silenzio, l’Italia diventa un paese più povero di idee e di libertà".
Roma (NEV), 1 dicembre 2010 - La pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese, in seguito alla decisione del Consiglio di amministrazione della RAI di garantire la replica di alcune associazioni "per la vita" dopo gli interventi di Mina Welby e Beppino Englaro nella trasmissione di Fazio e Saviano, ha pubblicato il 26 novembre scorso un commento sul sito della Chiesa valdese (Unione delle chiese valdesi e metodiste), del quale riportiamo un ampio stralcio.
"Quando il tema del 'fine vita', proprio in relazione ai casi Welby e Englaro, era assai più caldo, le reti televisive pubbliche e private hanno offerto a esponenti del mondo cattolico uno spazio pressoché esclusivo per spiegare come e perché quello che la moglie di Piergiorgio e il padre di Eluana chiedevano fosse, al fondo, libertà di omicidio: un atto violento e irresponsabile contrario all’etica naturale e al principio dell’assoluta sacralità della vita umana.
Dov’era, allora, la par condicio per i 'laici che credono', ovvero per coloro che sono mossi da una fede ma respingono l’idea che una chiesa o una religione possano imporre un’etica di stato? Dov’era lo spazio per i cattolici che la pensavano, al fondo, come Mina o Beppino? Quale par condicio è stata garantita alle altre comunità di fede che hanno un’idea della vita diversa da quella della Chiesa cattolica? Chi ha mai visto un pastore o un teologo protestante invitato in un talk show che abbia potuto spiegare che dal suo punto di vista la vita non è soltanto un cuore che batte grazie a una macchina ma è anche una relazione? Che proprio l’amore di Dio per le sue creature dovrebbe risparmiare inutili e artificiali sofferenze? Che proprio la dignità della persona a immagine di Dio impone di rispettare ciò che lei, lucidamente e in libertà, ha chiesto nel caso di una malattia che la costringesse a una vita artificiale?
No, queste testimonianze in televisione non sono arrivate perché quando si parla di bioetica nel nostro sistema della comunicazione c’è spazio solo per i casi umani, qualche anticlericale e per il monsignore di turno. Il dramma è che chi non c’è in televisione non c’è nella società. Ma un dramma ancora più grande è che, esclusione dopo esclusione, censura dopo censura, silenzio dopo silenzio, l’Italia diventa un paese più povero di idee e di libertà".
Scuola. Il TAR conferma il ricorso FCEI e annulla parte del regolamento sulla valutazione
La sentenza: "Discriminatorio il trattamento riservato ai docenti di attività alternative all'IRC”
Roma (NEV) 1 dicembre 2010 - A seguito del ricorso presentato da diverse associazioni laiche e religiose (la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Tavola valdese, l'Unione delle comunità ebraiche, il CIDI, la Consulta romana della laicità e altre) lo scorso 15 novembre il TAR del Lazio ha giudicato discriminatorio il regolamento di valutazione di cui al DPR n° 122/2009 in base al quale, a differenza dei docenti di religione cattolica che possono partecipare allo scrutinio finale, i docenti di attività alternative possono soltanto fornire preventivamente ai docenti del Consiglio di classe elementi conoscitivi sull'andamento didattico-disciplinare degli studenti. La sentenza ha messo in evidenza il trattamento diverso e quindi discriminatorio riservato ai docenti di attività alternative all'insegnamento della religione cattolica (IRC): "un conto è fornire preventivamente al Consiglio di classe elementi conoscitivi, un conto è presenziare e porsi in posizione dialettica nell'ambito dell'organo consiliare". Il peso del credito formativo a favore degli studenti che si avvalgono dell’IRC era stato riconosciuto da un decreto del ministro Fioroni e confermato successivamente dal ministro Gelmini. Il TAR del Lazio, con sentenza n° 33433 del 14 ottobre 2010, depositata il 15 novembre 2010, ha annullato il comma 2 dell'art. 4 e il comma 3 dell'art. 6 del regolamento sulla valutazione.
Roma (NEV) 1 dicembre 2010 - A seguito del ricorso presentato da diverse associazioni laiche e religiose (la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), la Tavola valdese, l'Unione delle comunità ebraiche, il CIDI, la Consulta romana della laicità e altre) lo scorso 15 novembre il TAR del Lazio ha giudicato discriminatorio il regolamento di valutazione di cui al DPR n° 122/2009 in base al quale, a differenza dei docenti di religione cattolica che possono partecipare allo scrutinio finale, i docenti di attività alternative possono soltanto fornire preventivamente ai docenti del Consiglio di classe elementi conoscitivi sull'andamento didattico-disciplinare degli studenti. La sentenza ha messo in evidenza il trattamento diverso e quindi discriminatorio riservato ai docenti di attività alternative all'insegnamento della religione cattolica (IRC): "un conto è fornire preventivamente al Consiglio di classe elementi conoscitivi, un conto è presenziare e porsi in posizione dialettica nell'ambito dell'organo consiliare". Il peso del credito formativo a favore degli studenti che si avvalgono dell’IRC era stato riconosciuto da un decreto del ministro Fioroni e confermato successivamente dal ministro Gelmini. Il TAR del Lazio, con sentenza n° 33433 del 14 ottobre 2010, depositata il 15 novembre 2010, ha annullato il comma 2 dell'art. 4 e il comma 3 dell'art. 6 del regolamento sulla valutazione.
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