Accoglienza
Buongiorno e buona domenica a
tutte e a tutti, il versetto che accompagna questa ventunesima domenica dopo
Pentecoste è preso dal Profeta Michea il quale ci dice: “O uomo, egli ti ha fatto
conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il SIGNORE, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?”. (Michea
6:8)
Saluto
Pace a voi da Dio Padre,
Figlio e Spirito Santo, che rinnova di giorno in giorno le sue promesse e fa
scendere la sua benedizione su ciascuno di noi. Amen.
Lode
Signore Dio nostro, ti
ringraziamo perché possiamo stare insieme per invocarti e per ascoltare la tua
parola di vita.
Vieni ora tu stesso in
mezzo noi. Risvegliaci. Dacci la tua luce. Sii tu
il nostro maestro e il
nostro consolatore. Parla tu con ciascuno di noi
in modo tale che
ognuno oda e riconosca ciò che tu gli vuoi dire.
Concedi a noi, e a
coloro che in tutti gli altri luoghi si riuniscono oggi
come tua comunità,
conoscenza e speranza, una chiara testimonianza
e un cuore
lieto. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
Ascolto della parola di dio
Preghiera di illuminazione
Signore, tu hai
trasformato in forza le cose deboli e disprezzate.
Il nostro mondo corre
dietro a un attivismo sfrenato, insensibile e brutale, ma tu ci porti alla tua
parola, che ci dona le basi per un ordine giusto.
Sì, questa è la nostra
forza, Signore: la tua parola è certezza;
questa è la nostra
guida: con la tua parola sappiamo dove andare;
questa è la nostra salvezza:
la tua parola viene a noi e agisce,
crea tutto nuovo, dona
senso alla nostra vita.
Signore, dacci un
cuore nuovo, affinché ascoltiamo la tua parola con vero desiderio di ricevere
ciò che promette e la volontà di praticare ciò che ordina.
Nel nome di Gesù
il Cristo. Amen.
Testo biblico
Luca 5 , 12 – 16
Un giorno, in un certo villaggio che Gesù stava
visitando c'era un uomo lebbroso da molti anni. Quando il poveretto vide Gesù,
si gettò ai suoi piedi, supplicandolo perché lo guarisse. «Signore», disse, «se soltanto lo vuoi, tu puoi purificarmi!»
Gesù lo toccò, dicendo: «Certo che lo voglio.
Sii guarito!» E la lebbra sparì. Allora Gesù gli ordinò di allontanarsi
subito, senza dir niente a nessuno e di andare a farsi vedere dal sacerdote
giudeo. Poi aggiunse: «Offri il sacrificio richiesto dalla legge di Mosè per i
lebbrosi che sono guariti. Ciò proverà a tutti che ora stai bene». A
questo punto, la notizia del suo dono si sparse a grande velocità e moltissime persone
venivano per sentirlo predicare e per essere guariti dalle malattie. E Gesù si
ritirava in luoghi deserti per pregare.
Esposizione del brano
biblico
Sappiamo dai testi biblici, che Gesù…dopo essere stato battezzato da
Giovanni, inizia a predicare, a guarire gli ammalati e i posseduti dai demoni, dando
così loro un dono, già qui in terra, della gioia e della consolazione che
caratterizzano il regno che è venuto a proclamare, e nel brano che abbiamo
appena letto, troviamo appunto un uomo che era lebbroso ormai da molti anni, il quale, veduto Gesù,
si gettò ai suoi piedi e supplicandolo perché lo guarisse gli disse: «Signore»,
«se soltanto lo vuoi, tu puoi purificarmi!».
Questo lebbroso…potremmo ben dire che è una persona particolare,
sicuramente un uomo preparato e intelligente. Innanzitutto conosce molto bene
la propria condizione. Sa che la lebbra che lo affligge non è solo una
malattia, ma è qualcosa, anzi molto di più: è una “impurità”. Per
questo, come abbiamo ascoltato, non chiede a Gesù che semplicemente lo
guarisca. No…con molta precisione gli domanda di “purificarlo”.
Ma che
cosa significa che la lebbra è un’impurità e non solo una malattia?
Già lo si può intuire dal libro del Levitico che
è parte del cosiddetto “Codice di purità”, il quale occupa
cinque capitoli di quel libro, ma questo particolare sulla malattia della
lebbra lo possiamo trovare cfr. Le 14, 1-32 ove è menzionato come ci si deve
comportare quando si ha la lebbra.
Questo Codice nasce dal fatto che per Israele e
quindi per la Bibbia nel mondo c’è “l’impurità”. In particolare…è
questo è tipico della mentalità ebraica, che tiene molto all’ordine e alla
chiara divisione delle cose…che c’è impurità ogni volta che delle cose che dovrebbero
restare separate, vengono invece mescolate fra loro; e anche ogni volta che c’è
un disordine, un’anomalia nel normale andamento delle cose.
E se diventi impuro per il cibo, o per qualche altro motivo (e ce
ne sono tanti), questo non resta senza gravi conseguenze: la persona colpita
dall’impurità è tagliata via dalle relazioni con gli altri esseri umani e da ogni
pratica religiosa, e il compito del “Codice di purità” era
appunto quello di diagnosticare la presenza o meno dell’impurità e stabilire
per l’interessato e per tutti gli altri cosa da quel momento è necessario fare:
quali misure di restrizione prendere, e se poi lo stato di impurità finisce, a
quali rituali far ricorso per attestare appunto quella fine.
Come dicevo…i campi dell’esistenza in cui l’impurità può
presentarsi sono molti e diversi, il Codice…per esempio tratta
persino dell’impurità delle donne dopo il parto e di quelle legate all’ambito
sessuale, dove c’è sempre una mescolanza di sangue e altri elementi. Ma in
particolare, per ben due capitoli, tratta della “lebbra”, di questo
morbo che, per il modo in cui si manifesta, cambiandoti il colore della pelle e
deformandoti arti e lineamenti, è un disfacimento del corpo che inizia quando
tu sei ancora vivo, e così mescola la sfera della vita e quella della morte, e
questo rende quanto mai impuri gli ammalati di lebbra.
Ma non solo diventava impura la persona nelle quale apparivano i
sintomi della lebbra; questo male era così spaventoso che chiunque toccasse un
lebbroso, anche senza subirne alcuna conseguenza, si ritrovava impuro e, almeno
fino alla sera del giorno del contatto, doveva anche lui restare separato dagli
altri.
Proprio per questo, per evitare ogni rischio di contagio, il Codice
di purità, stabilisce che “il lebbroso porterà le vesti strappate e
il capo scoperto… se ne starà solo… abiterà fuori del campo (o della
città o del villaggio) … e (per impedire alle persone di
avvicinarsi troppo a lui) griderà: Impuro! Impuro!” (cfr. Levitico 13,
45-46)
Ma torniamo al nostro “lebbroso” “particolare,
preparato e intelligente”.
Anzitutto è “preparato” perché, come abbiamo visto, conosce bene il
male da cui è afflitto: sa che la lebbra è una impurità, anzi l’impurità delle
impurità, e chiede allora a Gesù che lo purifichi.
Ma è anche “particolare”, questo lebbroso, perché nel nostro
racconto fa qualcosa di particolare: si avvicina a Gesù ben di più di quanto
non sarebbe consentito, e nemmeno si cura di prendere le precauzioni che
il Codice gli impone: non grida: “Impuro!
Impuro!” per farlo allontanare…in questo modo allora, si accolla anche
il peccato di chi, impuro, si comporta come se invece non lo fosse, ma nella
sua “disinvoltura” nei confronti di quella che è e resta la lettera della Legge
divina, quest’uomo è pienamente consapevole di ciò che sta facendo, al punto
che formula la sua preghiera a Gesù in un modo veramente speciale: in tutto il Nuovo
Testamento, è questo il solo miracolo in cui la richiesta di colui che lo
chiede è preceduta da un “Se vuoi”: “Se vuoi, tu puoi purificarmi!”.
Il lebbroso sa bene che, avendo osato trasgredire la Legge ed
essendoglisi avvicinato solo a “un tiro di braccio”, fa correre a Gesù il
rischio di diventare impuro anche lui. Così…ed è la prova che davvero è una
persona “intelligente” e sensibile, gli lascia la libertà di scegliere: se Gesù
accoglierà la sua richiesta, sarà perché l’avrà voluto… perché l’avrà deciso…e
se diventerà anche lui impuro, non sarà per caso, ma, appunto, per una scelta
consapevole.
Davanti a quest’uomo che ha messo in gioco tutto e ha infranto anche la Legge per affidarsi a
lui, Gesù…ci ha detto Luca: “…..Stesa la mano, lo toccò, dicendo:
«Lo voglio, sii purificato»”. Non so se vi rendete conto della portata
di quello che qui accade: se quel lebbroso ha trasgredito il Codice di
purità, Gesù fa esattamente la stessa cosa: “ha voluto” toccarlo,
e così anche lui ha deliberatamente trasgredito la Legge di Dio. Adesso è
impuro anche lui, insomma, noi siamo qui al cospetto di un Gesù disubbidiente,
e questo…certamente è strano…è quasi qualche cosa che fa scandalo…e però…anche
“disubbidiente, Gesù resta Gesù; la sua parola attua ciò che dice. Ha detto: “Sii
purificato” e “subito” la purificazione si
produce: “la lebbra sparì da lui”. È strano, quel verbo “sparì”.
È come se la lebbra qui sia personificata e dotata di una propria volontà.
Ma è molto meno strano di quanto non sembri a
prima vista. Non è forse vero che quando noi o i nostri cari siamo colpiti da
una grave malattia, quella malattia si personifica? Non la sentiamo come
qualcosa che in fondo è naturale, che può anche capitare… è un vero e proprio
nemico che ci ha aggrediti in maniera vigliacca e con la sua violenza bruta ci
strazia ingiustamente.
È da questa brutalità, da un vero e proprio
carceriere e carnefice, che Gesù libera quell’uomo “particolare, preparato e
intelligente”…
Ma ora che la lebbra è stata vinta ed “sparita”… adesso
che il lebbroso “è stato purificato” e può guardarsi con uno
sguardo nuovo, è necessario che anche gli altri lo guardino a loro volta con
uno sguardo nuovo, e accettino di reintegrarlo in mezzo a loro.
Ecco perché Gesù comanda al lebbroso: “Ma va’…mostrati al
sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha prescritto”. Proprio
le prescrizioni del Codice di purità che prima il lebbroso e
poi lui hanno prima violato, rappresentano adesso per quell’uomo la via sicura
per la reintegrazione: deve far constatare a un sacerdote la sparizione dei
sintomi che lo rendevano impuro.
A questo punto…credo…noi possiamo comprendere il perché della
disubbidienza di Gesù. Possiamo superare, se l’abbiamo mai provato, il nostro
scandalo…
La trasgressione di Gesù non era diretta contro la Legge in sé, ma
contro ciò che le sue interpretazioni e le conseguenti applicazioni possono
avere di alienante e crudele per gli esseri umani. Il fine di questo miracolo,
non a caso “di purificazione” è…l’abbiamo appena visto…permettere
la reintegrazione del lebbroso nella comunità, quando la stessa legge che Gesù
ha trasgredito diventa lo strumento di questa reintegrazione, indicando la
procedura necessaria per reintrodurre l’uomo nella normalità, Gesù non ha alcun
problema a comandare all’ex lebbroso di fare quello che la Legge prescrive, perché
in quel momento la Legge è in funzione della sua rinascita ad una vita piena,
serve all’accoglienza di chi fino a un momento prima era un escluso.
Ma c’è ancora qualcos’altro da dire…per ora però…è bene, ed anzi…è
urgente, che l’ex lebbroso si allontani da lui e vada a presentarsi al sacerdote,
senza far sapere ad anima viva da chi e come e stato purificato: “Gli
disse: – Guarda di non dire nulla a nessuno”, e anche questo fatto non è
senza conseguenze, adesso tutti sanno che Gesù “l’ha toccato” mentre
ancora era impuro, e che perciò è rimasto “contagiato” dalla sua impurità, così,
si verifica qualcosa di davvero paradossale: il purificato adesso è puro e può
tornare a vivere in mezzo all’altra gente, mentre il suo purificatore ora è lui
impuro e così, ci dice Luca: “Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e
pregava”, si…Gesù non poteva più entrare apertamente in città, ma se ne stata
fuori in luoghi deserti”. Deve “starsene fuori” almeno
fino a sera, perché è impuro!
La “predicazione” del lebbroso purificato, di
quell’uomo che…abbiamo detto…è una persona “particolare, preparata e
intelligente”, ha aiutato la gente a capire che con Gesù e grazie a lui, la
vecchia distinzione “puro e impuro” adesso è superata. E così…è
la conclusione del nostro passo d’oggi dice: “Però la fama di lui si
spandeva sempre più; e grandi folle si radunavano per udirlo ed essere guarite
dalle loro infermità”, dall’ “impuro” Gesù…
Noi siamo pronti a prendere dei rischi come
quello che il Gesù ha qui preso su di sé? Ricordate la preghiera del lebbroso: “Se
vuoi, tu puoi purificarmi!”? E ricordate la sua risposta: “Lo
voglio, sii purificato”? Noi, fratelli e sorelle “vogliamo
o no” ascoltare l’appello, spesso silenzioso…eppure ugualmente
lacerante, delle persone che si trovano “ai margini” a motivo della loro
salute, della loro non-produttività, della loro dipendenza?
Là dove questo “volere” si gioca su due fronti.
C’è infatti un fronte esterno: le chiese debbono saper interpellare con una
forza profetica il mondo in cui vivono, nel nome di una visione dell’umanità
che rifiuti come anti-umani, e perciò anti-cristiani, i criteri di esclusione oggi
in voga. Questo anche a costo di essere a nostra volta esclusi e dichiarati in
qualche modo “impuri” alla luce dei valori dominanti della nostra società. Ma
l’ha fatto Gesù…figuriamoci se non possiamo, e dobbiamo, correre anche noi questo
rischio.
E però non basta soltanto essere profetici. C’è anche un fronte
interno, e lì dobbiamo volere darci i mezzi per permettere alle persone
marginalizzate di partecipare pienamente alla vita sociale e spirituale delle nostre
comunità. I nostri locali sono facilmente accessibili per persone ad autonomia
ridotta (e qui, benedetto il togliere la barriera architettonica dell’entrata
della nostra Chiesa, che davvero speriamo arrivi presto…), e le aiutiamo a
poter prender parte ai nostri culti e alle nostre attività? Offriamo aiuto e sostegno
alle famiglie delle persone ammalate oppure anziane, in modo tale da consentire
loro di tirare un po’ il fiato e trovare nuove forze per andare avanti nel loro
impegno?
Sì, “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Vedete? Dipende
da noi…
AMEN
PREGHIERA DI INTERCESSIONE
Dio nostro, agisci in
noi e trasformaci. Le nostre mani rimangono
prive di forza se tu
non ci sostieni; le nostre azioni, i nostri progetti e
i nostri intenti si
perdono nel vuoto senza la tua presenza.
Ti preghiamo: usa le
nostre mani, le nostre gambe e le nostre bocche
per essere accanto a
quanti soffrono la solitudine, il dolore del lutto,
l’angoscia dell’ingiustizia.
Usaci per portare
conforto ai malati e alle persone sole, a coloro che
non sanno più quale strada
intraprendere, quali scelte fare.
Usaci per ridare
coraggio agli sconfitti e speranza ai delusi, per portare
il tuo amore a quanti
non sanno più trovare la via della riconciliazione.
Usaci, Signore nostro,
perché possiamo essere gli uni per gli altri
messaggeri del tuo
amore. Accogli la
nostra preghiera nel nome di Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta.
Insieme ti preghiamo, come egli ci ha insegnato:
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi
li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma
liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli
dei secoli.” Amen
BENEDIZIONE
Il Dio della pace vi renda perfetti in ogni bene,
affinché facciate la sua volontà,
e operi in voi ciò che è gradito davanti a lui, per
mezzo di Gesù Cristo;
a lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
(Ebrei 13, 20a.21)
(Giampaolo Castelletti, domenica 25 ottobre 2020. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994.Tranne il brano di Luca 5, 12-16).