Accoglienza
Buongiorno a tutte e tutti voi, il
versetto che ha accompagnato la ventesima domenica dopo Pentecoste è stato preso
dal libro del profeta Geremia, il quale invocando il Signore dice: “Guariscimi Signore e sarò
guarito; salvami, e sarò salvo; poiché tu sei la mia lode”. (Geremia
17: 14)
Saluto (Christian de Chergé, martire)
Se mi capitasse un giorno – e potrebbe
essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora
tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia
Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a
questo paese. […] Potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del
Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam così come li vede Lui.
Lode
Dio nostro, fonte
della nostra vita, come un albero si nutre dell’acqua
noi abbiamo bisogno
della tua parola per vivere.
Le nostre radici sono
la tua grazia e il nostro fogliame è il tuo amore.
Come un albero ha
bisogno del vento per essere mosso, noi abbiamo bisogno del tuo Spirito.
Nutrici con la tua
parola, Signore, rialzaci tramite il tuo perdono e rafforzaci con la tua
benedizione affinché possiamo portare frutto
e diventare un rifugio
per chi lo cerca.
Nel nome di Gesù il Cristo.
Amen
Ascolto della parola di dio
Preghiera di illuminazione
Signore, ti
chiediamo di mandare su di noi il tuo Spirito perché ci aiuti ad accostarci
alla tua parola svegli, attenti, presenti a noi stessi, con tutto il nostro essere
proteso all’ascolto, disposto e desideroso di ricevere una parola nuova,
inattesa, che ci apra la possibilità di cambiare. Signore, ti chiediamo di
mandare su di noi il tuo Spirito perché, come un vento leggero, soffi tra le
parole che ascoltiamo e le lasci vibrare nei nostri cuori e nelle nostre menti,
così che vive e attuali ci rivelino la tua volontà. Signore, noi ascoltiamo, tu
parla. Amen.
Testo biblico
Giacomo 5 , 13 – 16
C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi.
C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni.
C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi
preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore: la preghiera della
fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei
peccati, gli saranno perdonati.
Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli
uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande
efficacia.
Esposizione del brano
biblico
La lettera di Giacomo, di cui oggi abbiamo letto solo pochi versetti,
fu scritta per incoraggiare i credenti di origine ebraica che, all’epoca,
subivano persecuzioni e che perciò ne metteva a dura prova la loro fede, queste
parole servivano per esortare, incoraggiare e istruire i credenti sugli aspetti
pratici della fede, ma soprattutto, Giacomo, pone enfasi sulla preghiera e sul
sostegno che deve esserci fra i credenti, affinché rinnovino la loro fede in
Cristo, ma fa capire altresì che in qualsiasi circostanza, nel bene e nel male,
dobbiamo guardare a Dio e onorarlo attraverso l’adorazione e la preghiera, soprattutto
quando affrontiamo dei problemi, delle necessità o delle afflizioni, poiché la
Parola di Dio ci invita a cercare la forza in lui per mezzo della preghiera, di
sicuro qualcuno di noi, nell’ascoltare queste poche righe del capitolo 5 e i versetti che vanno dal 13
al 16, si sarà forse fatto una strana impressione, in quanto possiamo ben dire
che queste parole, le sentiamo vicine come se fossero parole nostre, in quanto…in
queste poche righe potremmo senz’altro dire che c’è qui una fede che è anche la
nostra fede, però, una fede così, indubbiamente come ce la mostra Giacomo, noi
non l’abbiamo quasi mai vissuta, guardiamo per esempio a queste parole: “C’è
tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli
inni”, nel senso che: “Hai avuto un insuccesso personale (questo
è il significato preciso del verbo greco qui tradotto con “soffrire”) e
ti senti un fallito? Prega…e vedrai che Dio ti ascolterà e ti darà la forza che
ti serve per uscire dalla tua infelicità”…“o al contrario ti senti di buon
umore…stai bene di salute e sei sereno d’animo? Allora…canta a Dio, innalza la
tua lode perché questo momento di benessere è un grande dono della sua bontà!”.
Ma per far questo…per poterlo supplicare nel
dolore e lodarlo cantando nella gioia…bisogna che Dio…sia per noi…davvero Dio,
che sia davvero il nostro Signore, solo allora lo sentiremo presente e
presenteremo noi stessi a Lui, come presenteremo sempre a Lui ogni caso ed ogni
avvenimento che coinvolga il nostro corpo e la nostra vita, perché sappiamo di
essere sotto la sua costante e paterna protezione.
Sì. Solo allora faremo nostre le parole consolanti e gioiose che
troveremo nei salmi, perché le sentiamo nostre…perché è nostra la promessa che
dice: “Invocami nel giorno della sventura, e io ti salverò” (Salmo
50,15); e deve essere altresì nostra l’esclamazione: “Io
salmeggerò a te, senza tacere. Signore, mio Dio, ti celebrerò per sempre”
(Salmo 30,12).
Sorelle e fratelli, chi di noi prega Dio nel dolore e lo canta nella gioia…col fervore di Giacomo…e…con il pieno abbandono di chi ha la convinzione che Dio ascolta davvero e vuole e può esaudire le nostre richieste?
Diciamocelo chiaramente, questa fede di cui parla Giacomo, ci fa
capire che oltre a pregare Dio quando siamo nel bisogno, dobbiamo pregarlo anche quando le cose ci vanno bene.
E questo è ancora poco, perché se poi andiamo avanti a rileggere
il testo, il senso di estraneità che stiamo ora avvertendo si fa ancora più
forte: “C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della comunità”…e
anche in queste parole ce una grande differenza con la chiesa del tempo
di Giacomo: “Il malato chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino
per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore”.
Gli “anziani della chiesa”, che…tra parentesi…non sono
dei carismatici dotati del dono della guarigione, che pure erano presenti nelle
comunità, ma sono i ministri della chiesa locale che vanno chiamati dal malato
perché preghino per lui…cioè…costoro…debbono intercedere in suo favore presso
Dio…e non si tratta di dire lunghe formule, ma di andare all’essenziale:
attraverso di loro è la comunità che, un po’ come Giacobbe nel
passo della Genesi, in modo commovente quasi lotta con Dio in
favore di un suo membro.
E ancora, quasi per dare consistenza a questa lotta, la preghiera
va accompagnata da un gesto particolare: mentre gli anziani pregano sul malato,
debbono “ungerlo d’olio nel nome del Signore”.
Come mai questa unzione?
Giacomo non inventa qualche cosa di nuovo: nel
suo vangelo, Marco riferisce che i Dodici mandati da Gesù lungo le strade della
Galilea, “scacciavano molti demoni e ungevano con olio molti infermi e
li guarivano” (cfr. Marco 6,13).
Questo avveniva, perché nell’Israele dell’epoca di Gesù, l’olio,
che nella vita di tutti i giorni era sovente usato come farmaco, era anche
diventato il simbolo dell’avvento del tempo della salvezza. Così leggiamo nel
profeta Isaia: “Il Signore darà agli afflitti in Sion…olio di gioia
invece di dolore” (cfr. Isaia 61,3); e in un’apocalisse ebraica del
primo secolo si parla di due alberi presenti in paradiso: l’albero della vita e
l’albero dell’olio, che cosparso sulla pelle dei giusti li rende splendenti e
così li glorifica.
In questa prospettiva, sia i discepoli inviati da Gesù che gli
anziani della chiesa di Giacomo “ungono d’olio” i malati come
segno dell’irruzione della signoria salvifica e gloriosa di Dio nel mondo,
nella persona e negli atti di Gesù.
Ma qual è la conseguenza di questa preghiera e del gesto simbolico
che l’accompagna?
E qui davvero ci sentiamo più estraniati che mai. Con una sicurezza
per noi tutti…sconcertante…Giacomo aggiunge: “La preghiera
della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà”.
Vedete? Senza nemmeno un “forse”… senza un “se” e senza un “ma”.
Se si prega e si ha fede nel Signore, quella preghiera non resterà
inascoltata: “il Signore” interverrà e “salverà il
malato”.
Naturalmente, lui, “il Signore”,” salverà e
ristabilirà”. E questo dev’essere chiaro dall’inizio: gli anziani
della comunità compiono la loro opera di risanamento sul malato, non grazie
alla loro forza o a una loro particolare convinzione, ma nella forza del “nome
del Signore”: è lui e soltanto lui che agisce attraverso i ministri
della chiesa.
Ma poiché Dio, quando agisce, non lo fa mai in maniera parziale od
incompleta, anche qui il “ristabilimento” del malato non si
ferma al suo corpo, non riguarda soltanto la sua salute fisica: “Se
egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati”.
Anche qui, come per l’“unzione d’olio”, alla preghiera
s’accompagna un gesto esterno: “Confessate dunque i vostri peccati gli
uni agli altri e pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti”.
Quando una persona è malata, il suo male si mostra all’esterno: tu
lo vedi, lo cogli, lo puoi diagnosticare…così è per il peccato: deve venire
fuori… essere confessato ai fratelli di fede…così essi sapranno per cosa
precisamente è necessario che preghino…e nella preghiera comune ognuno già avrà
modo di sperimentare il sollievo del perdono che, certo è del Signore…solo lui
ce lo può dare…eppure passa (e questo è molto bello, ed è un peccato che noi
l’abbiamo perso) attraverso l’intercessione, il sorriso, l’abbraccio del
fratello che ti ascolta e ti dice: “Puoi star tranquillo: Dio ti ha perdonato!”.
Ecco allora che, questo breve ma intenso testo dell’epistola di
Giacomo, che ci assicura che davvero “la preghiera della
fede” sale a Dio ed intercede per tutta la persona per cui è detta, ci
deve far capire che, è grazie alla preghiera, che tutta la persona è restituita
ad un giusto rapporto con la vita e col Signore della vita: la guarigione esterna
diventa il segno dell’avvenuta guarigione interna.
Ma tutto questo è grazie a Dio e a tutta la chiesa, in questa
comunità fraterna in cui puoi condividere la vita, le gioie e le sofferenze
della vita… in cui…e anche questo è molto bello…non c’è un fratello innalzato
sopra agli altri come se uno fosse il debole e l’altro il più forte, uno il colpevole
e l’altro il giudice, per il motivo che il tutto deve essere fatto nella
preghiera comune degli uni per gli altri, cioè, preghiera che si fa intercessione,
si fa esaudimento e sale fino a Dio, così che diventa salvezza.
Sì, davvero…ed è la conclusione del nostro testo d’oggi: “la
preghiera del giusto ha una grande efficacia”.
La nostra chiesa, sorelle e fratelli, somiglia
almeno un po’ alla chiesa di Giacomo, che prega, canta,
intercede…che è comunità di vita, sofferenze e gioie?
Permettetemi di parlarvi con un po’ di libertà.
Nel senso che, la nostra
preghiera deve essere una preghiera che aiuti segretamente l’altro a migliorare,
a crescere, a cambiare…
Se preghi per una sorella, per un fratello…e questo non nello
slancio di un momento, ma con perseveranza…non puoi più parlare male di lui o
di lei, o avere un atteggiamento duro, insensibile, indifferente. Perfino il tuo
modo di guardarla o guardarlo, di darle o dargli la mano, di salutarla o
salutarlo, si trasforma, se tu preghi per lei…se tu preghi per lui.
Insomma, una comunità è autentica ed è viva solo quando sa diventare
una comunità di preghiera.
Fratelli e sorelle, aiutiamoci l’un l’altro, pregando l’uno per
l’altro.
Se preghiamo soltanto per noi, perché le nostre cose vadano bene,
allora dovremmo rivedere il nostro modo di pregare.
Portiamo in preghiera i pesi gli uni degli altri, come Cristo
porta i nostri peccati e i nostri pesi intercedendo per noi davanti al Padre!
Se sappiamo che nelle comunità vi sono delle persone che hanno dei
pesi sul cuore, come ci dice Giacomo, dobbiamo pregare per loro.
Se vi sono delle persone che sono sole, oltre che farle visita,
dobbiamo circondarle con la nostra preghiera.
Perché poi, alla fine, se ci chiediamo cosa
sia mai una chiesa cristiana, ci accorgiamo che possiamo dare tante varie
risposte, ma una risposta che dobbiamo dare è questa: “una chiesa cristiana è
una comunità di donne e uomini che hanno imparato a pregare gli uni per gli
altri, e hanno scoperto nella preghiera il segreto per superare le divisioni
umane e creare invece una nuova, a volte paradossale, meravigliosa comunione”.
Sì…!!!
davvero, ricordiamolo sempre quello che oggi Giacomo ci ha insegnato: “La
preghiera dei giusti (dei credenti giustificati per la pura grazia di
Dio) ha una grande efficacia”. AMEN
PREGHIERA DI INTERCESSIONE
Signore, ti vogliamo pregare
per tutte le persone che oggi non possono partecipare ad un culto comunitario.
Pensiamo agli anziani e ai malati che non riescono a venire in chiesa. Signore,
sii particolarmente vicino a queste sorelle e a questi fratelli. Noi ci
impegniamo perché sentano la presenza della comunità. Pensiamo anche a quelle
persone, a quelle intere comunità cristiane a cui viene impedito di riunirsi
per il culto. Sappiamo che si incontrano in segreto anche a costo della vita.
Signore, fa sentire a queste chiese sorelle la tua presenza, in modo che si
sentano sempre parte della Chiesa universale. Dà a noi la capacità di essere
solidali con loro. In ultimo, ti preghiamo per chi non osa decidersi a
confessare la propria fede in te; per chi pensa a te ogni giorno ma non sente
il bisogno di una comunità; per chi è membro di chiesa ma se ne sta ai margini.
Signore, sii con loro, e sii con noi quando incontriamo questi fratelli e
queste sorelle. Ci impegniamo a parlare con loro di te, della loro e della
nostra ricerca, e a fare in modo che la comunità diventi uno spazio nel quale
la loro ricerca possa svolgersi in modo più efficace. Signore, pensando a tutte
queste sorelle e fratelli, per tutti loro e con tutte loro, noi ti preghiamo
come Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei
cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà
in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i
nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non
esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la
potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen
INVIO
“Confessate dunque i vostri
peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate
guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia”. (Giacomo 5: 16)
BENEDIZIONE
Il Dio
della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro,
lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del
Signore nostro Gesù il Cristo. (1 Tessalonicesi 5,23)
Amen
(Giampaolo
Castelletti, domenica 18 ottobre 2020. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla
versione Nuova Riveduta a
cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).
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