Romani 13 , 1 – 8
Ogni persona stia sottomessa alle autorità
superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono,
sono stabilite da Dio. Perciò chi resiste all’autorità si oppone all’ordine di
Dio; quelli che vi si oppongono si attireranno addosso una condanna; infatti i
magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive.
Tu, non vuoi temere l’autorità? Fa’ il
bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro di Dio per
il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano;
infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il
male. Perciò è necessario stare sottomessi, non soltanto per timore della punizione,
ma anche per motivo di coscienza.
È anche per questa ragione che voi pagate
le imposte, perché essi, che sono costantemente dediti a questa funzione, sono
ministri di Dio. Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è
dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l’onore a
chi l’onore
Non abbiate altro debito con nessuno, se
non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la
legge.
All’inizio
dell’epistola ai Romani…Paolo saluta i suoi interlocutori come fa
in tutte le sue lettere…annuncia che sono loro donate “la grazia e
la pace”.
Penso che noi possiamo domandarci, in
tutta buona fede: dove si situa la grazia nella pagina, peraltro molto nota,
che oggi abbiamo letto?
Già la prima affermazione è imbarazzante: “Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori”.
È imbarazzante per il tono…molto chiaro,
troppo chiaro…un tono che non ammette discussioni…A pensarci, sembra quasi che
l’Apostolo abbia messo nel suo discorso più incertezze e sfumature
quando spiegava la giustificazione per fede, che non qui, quando impone come
regola assoluta di “stare sottomessi alle autorità”…fare
questo è bene, non farlo, opporsi alle autorità, è male! Ma è davvero sempre
così?
E l’imbarazzo cresce se pensiamo a quali erano le autorità a cui, secondo Paolo, “ogni persona deve stare sottomessa”! Sono i principi, i governatori, i magistrati dell’Impero Romano, che con la forza delle loro legioni avevano ridotto il mondo ad un dominio da sfruttare e che, nell’esercizio di questo dominio, pur senza esserne stato l’inventore, aveva diffuso dalla Britannia alla Nubia e dall’Iberia al Caucaso la pratica della crocifissione, applicata di preferenza agli schiavi disobbedienti o rivoltosi…applicata anche allo stesso Gesù.
Cosa hanno potuto fare di una pagina così i nostri antenati valdesi quando uno Stato dai pieni poteri scatenava contro di loro la persecuzione? O accettare in uno spirito di obbedienza rassegnata la morte e le catene scaraventate loro addosso dalle “autorità superiori”, magari condendo il tutto con un “condimento dalla Prima epistola di Pietro”, dove è scritto: “Se soffrite perché avete agito bene e lo sopportate pazientemente, questa è una grazia davanti a Dio” (1 Pt 2,20)…hanno fatto così i Valdesi di Calabria e sono stati tutti massacrati o costretti alla sconfessione; …oppure arrampicarsi sugli specchi per trovare di fronte a quanto Paolo afferma con tanta sicurezza, la scappatoia che consentisse loro di difendersi in buona coscienza, e provare a salvare la loro vita, i loro cari, le loro cose, così come hanno fatto, nel medesimo anno delle stragi di Calabria i Valdesi delle Valli, quando si sono francamente inventati che in realtà chi aveva mandato le soldataglie armate contro di loro non era stato proprio il Duca di Savoia loro legittimo signore, ma il Papa che non era il loro legittimo signore…e così…hanno preso le armi in mano ed hanno imposto ad Emanuele Filiberto il cosiddetto “Trattato di Cavour” che garantiva la loro sopravvivenza.
In breve…c’è quasi da rimpiangere il buon
vecchio Antico Testamento!
Perché lì almeno, i profeti non avevano
problemi a denunciare nel nome della giustizia di Dio i re…i sacerdoti…i ricchi
e i potenti come fecero Amos e Michea…e c’è da domandarsi, anche con una
punta di malizia…che sorte avrebbe riservato a quei profeti il Paolo della
pagina di oggi, che ha affermato in maniera molto chiara che “chi
resiste all’autorità si oppone all’ordine voluto da Dio”?…
Allora, veramente, cosa fare davanti a questa pagina? Forse solo una cosa: riprenderla in mano e provare a rileggerla.
“Non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono, sono stabilite da Dio”. Ecco un primo piccolo barlume di luce: le autorità sono stabilite da Dio, dipendono da lui…è un limite importante al potere assoluto, perché questo vuol dire che le autorità riconosciute come tali nel mondo, non sono mai…esse stesse…“Dio”. Se pensiamo poi…a come certi augusti imperatori romani avessero la tendenza a considerarsi dei veri e propri dèi e rivendicassero per sé un sacerdozio apposito ed un culto obbligatorio per tutti i loro sudditi…qui c’è davvero qualche cosa a cui pensare…
Ma c’è ancora dell’altro, evocando proprio le parole che abbiamo ricordato prima: “chi resiste all’autorità si oppone all’ordine voluto da Dio”?…
C’è un “ordine di Dio”? E di fatto qual è? Qui si pone un problema…
E poi però, ecco un’altra parola che ci va per traverso: “chi resiste all’autorità si oppone all’ordine voluto da Dio e si attirerà addosso una condanna”…
Quanti eretici…quanti uomini e donne sono
stati condannati prendendo spunto da questa piccola frase e da altre simili a
questa…Anche il piccolo bagliore che avevamo visto prima…qui sembra spegnersi…
In sostanza…siamo ancora “nella pancia del tunnel”…dobbiamo quindi continuare a rimanere all’interno del testo…e leggerlo un po’ come a tastoni…
“I magistrati non sono da temere
per le opere buone, ma per le cattive”…non li devi temere se fai il
bene, ma se fai il male.
Se solo fosse vero! Sarebbe una bellezza!
Ma…qualche volta capita?… È capitato mai?…Non è che qui l’Apostolo è
diventato un povero idealista che vede il mondo come dovrebbe essere e non come
invece è?
Ma ecco poi l’altra frase: “Non
vuoi temere l’autorità? Fa’ il bene e avrai la sua approvazione, perché il
magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene”.
Oh, ci siamo! Eccolo finalmente “l’ordine
voluto da Dio”…l’autorità che t’incoraggia al bene! Ed ecco allora
perché “stare sottomessi”, non è soltanto
qualcosa che devi fare “per timore della punizione”, ma
anche per un “motivo di coscienza”! Si tratta di
aderire al programma e all’ordine di Dio, che è “fare il bene”.
Ancora uno sguardo ai profeti. È scritto
in Isaia 1, 16-17:“Smettete di fare il male imparate a fare il
bene”. È il punto attorno a cui ruotano le critiche del profeta
alle autorità del suo tempo. Ed è anche…come abbiamo ascoltato…il punto su
cui Paolo fonda il suo appello alla
sottomissione alle autorità…viste appunto come lo strumento necessario per fare
il bene…
In questo modo…allora…evidenziando la loro ragion d’essere nel progetto di Dio…l’Apostolo ricorda davvero alle autorità anche il loro limite. Quello che conta non è che le autorità facciano la loro volontà qualunque sia, ma che esse facciano sì…che le persone facciano il bene e non il male. Per questo forse…Paolo ha rivolto un richiamo alla sottomissione alle autorità così netto e perentorio…come abbiamo detto senza sfumature: “State sottomessi alle autorità”…senza se e senza ma, perché non è possibile opporre un contro-potere a coloro il cui incarico è promuovere il bene.
Paolo allora, non è un povero idealista…è come al solito estremamente concreto. Ed è per noi singolarmente attuale, e anzi ci interpella.
Non perché la sua situazione rassomiglia
alla nostra…non siamo più ai tempi dell’Impero Romano…ma perché il punto di
riferimento che ci dà in questa pagina può dare luce alla nostra ricerca,
sovente affannosa, di punti di riferimento per “fare il bene”, per
vivere bene come credenti e come cittadini.
Perché questa è la sfida che dobbiamo affrontare.
La prima cosa che oggi noi impariamo è che
non ci è consentito…e Paolo ce lo ricorda proprio col suo chiarissimo “ogni
persona stia sottomessa alle autorità superiori”, crederci
come cristiani al di sopra o al di fuori dei poteri politici e civili come
fanno i Testimoni di Geova, ma anche di non pochi esponenti di
chiese evangelicali dicendo: “Gesù è la sola autorità, l’evangelo è l’unica
legge, lo Spirito Santo è la sola guida, e poco importano le pretese delle autorità
di questo mondo corrotto e decaduto, che sta ormai per scomparire”…questa
non è la posizione dell’Apostolo…e non può essere la
nostra…
Ma ci sono anche almeno altri tre aspetti della nostra attualità, su cui le venerabili parole di Romani 13 gettano una luce che è la benvenuta.
C’è di ben peggio della sottomissione alle autorità. C’è il potere di qualcuno che si è eretto in autorità al posto delle autorità istituite. Faccio un esempio: come si leggono i nostri versetti in tantissimi luoghi nel Sud, nel centro e nel Nord del nostro paese in cui dominano le mafie? A Roma e a Milano ormai interi quartieri sono controllati dalla ‘ndrangheta…
Nei giorni di campagna elettorale sono
riemersi, in un modo in cui forse non dovevano riemergere, i nomi di Falcone e Borsellino…Chi
erano costoro, e con loro tanti altri magistrati, giudici, ufficiali dei
carabinieri e semplici agenti di polizia che sono caduti sotto i colpi della
mafia, se non delle “autorità stabilite da Dio” per “fare
il bene”, per lottare contro quel cancro criminale?
Non sottomettersi al potere mafioso e
invece sottomettersi a quello dei magistrati, è ancora oggi in molte situazioni
fare un atto di coraggio altrettanto grande di quello di chi, in un’altra epoca
come Bonhoeffer si è opposto ad autorità inique.
Qui allora, la fermezza
dell’apostolo Paolo nella “sottomissione alle autorità
stabilite da Dio” che di primo acchito ce l’aveva fatto criticare,
si rivela un monito chiaro e forte a stare dalla parte di chi “fa il
bene”.
E ancora, sempre a partire da Romani 13, un terzo e ultimo flash sulla nostra attualità. Avete fatto caso a quel che viene detto quasi alla fine del testo? “Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa”…
Di questi tempi…è dura! Ma è sempre stata
dura…soprattutto in Italia dove c’è l’abitudine, da parte dei burocrati…di
trattare i cittadini come sudditi.
Capite allora che non è davvero facile
accettare quest’invito dell’Apostolo? Anche perché se poi io so che
i miei soldi finiscono nelle tasche dei tanti “Onorevoli” di
turno perché ci si paghino Suv o ostriche… in fin dei conti è proprio dura!…
E però, nonostante tutto, se vogliamo costruire uno Stato in cui pagare le imposte significhi sostenere le autorità incaricate di promuovere il bene di tutti, e che questo bene si chiami poi in concreto…
“ricerca scientifica…scuola pubblica…sanità…solidarietà
verso i più deboli”…allora ha ragione Paolo…le
imposte vanno pagate…è una “questione di coscienza”…
Per tornare al nostro primo punto sulle
mafie…bisogna pagare l’imposta e non pagare
il pizzo! So che è difficile…ma è meglio pagare l’imposta…perché
così si costruisce uno Stato in cui nessuno debba più pagare il pizzo! È
l’apostolo Paolo “versione cittadino di oggi”.
Vedete allora come valgono anche per noi queste parole sulla “sottomissione alle autorità stabilite” che non erano ieri e non sono certo oggi, le parole di un rivoluzionario, ma piuttosto, allora come adesso…sono per noi…un kit di sopravvivenza quotidiana e responsabile.
In conclusione…decisamente…vale la pena
anche oggi continuare a leggere Romani 13.
AMEN