Culti
Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9
Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11
27/04/2015
24/04/2015
Segni
dei Tempi RSI
La1
settimanale
evangelico di
informazione
sabato 25 aprile
2015, RSI La1, 12.00
ca.
lunedì 27 aprile
2015, RSI La1, 23.15
ca.
un programma a cura
di Paolo
Tognina
Genocidio
degli armeni. Il testimone
svizzero
Una storia di
generosità, coraggio e
umanità
un
film di Paolo
Tognina
Nella
primavera di cent'anni fa, l'impero ottomano lanciò una vasta operazione di
eliminazione della popolazione armena presente sul suo territorio. Lo svizzero
Jakob Künzler, infermiere e chirurgo a Urfa, in Turchia, fu testimone del primo
genocidio del 20. secolo e con la moglie Elisabeth curò e mise in salvo migliaia
di uomini, donne e
bambini.
Con
gli storici Rolf Hosfeld e Hans-Lukas Kieser, il giornalista Emanuel La Roche,
il pastore di Hundwil - villaggio natale di Jakob Künzler - Paul Bernhard
Rothen
per rivederci
online
Paolo
Tognina
23/04/2015
Genocidio armeno. Il Consiglio FCEI per il riconoscimento da parte della Turchia
Il 24 aprile una delegazione KEK a Erevan per il centenario del
genocidio
Roma (NEV), 22 aprile 2015 - "In occasione del Centenario del
genocidio armeno che ricorre il prossimo 24 aprile, la Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (FCEI) accoglie con convinzione l'appello del Consiglio
mondiale evangelico armeno ad unirsi nella preghiera affinché la Turchia
riconosca il genocidio come fatto storico". Così si è espresso con un'apposita
delibera il Consiglio della FCEI, riunito lo scorso 20 aprile a Roma. Con queste
parole ha aderito alla richiesta del pastore Joël Mikaélian, presidente del
Consiglio mondiale evangelico armeno (CMEA), nonché presidente dell’Unione delle
chiese evangeliche armene di Francia, a pregare per il riconoscimento da parte
della Turchia del genocidio armeno costato tra il 1915 e il 1918 la vita a 1,5
milioni di persone. Il pastore Mikaélian ha anche ricordato come l'Armenia sia
stato il primo paese ad adottare già nel 301 il cristianesimo come religione di
Stato.
Numerose altre chiese evangeliche hanno risposto all'appello del
pastore armeno, prima fra tutte la Federazione protestante di Francia (FPF), che
ha invitato le proprie chiese membro a dedicare nei culti del 26 aprile uno
speciale momento di preghiera alla ricorrenza. Anche le chiese protestanti
svizzere ricorderanno il genocidio armeno durante i culti di domenica prossima.
A questo proposito la Federazione delle chiese evangeliche in Svizzera (FCES) ha
predisposto un'apposita liturgia che ricorda come nel 1915 molti dei
sopravvissuti trovarono rifugio proprio in Svizzera.
Anche gli organismi ecumenici ed evangelici di tutto il mondo si
preparano a ricordare il genocidio armeno: in particolare, il 24 aprile il
vescovo Christopher Hill e il pastore Guy Liagre, rispettivamente presidente e
segretario generale della Conferenza delle chiese europee (KEK), saranno in
Armenia dove ricorderanno l'eccidio insieme ad esponenti ecclesiastici, delle
istituzioni e della società civile. Solo la verità dei fatti storici e il
dialogo sincero possono condurre al perdono e alla guarigione delle memorie e il
genocidio del popolo armeno è oggi una ferita nel cuore dell'Europa che chiede
di essere sanata: questo il senso della visita in Armenia, come ha spiegato in
un'intervista all'agenzia SIR il pastore Liagre, sottolineando come serva ancora
la voce profetica delle chiese. A breve è inoltre prevista una conferenza
internazionale per il riconoscimento del genocidio armeno organizzata dal
Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).
Tra le numerose iniziative in ricordo del Centenario del genocidio
armeno, la FCEI ha copromosso recentemente a Roma una settimana di incontri e
dibattiti dal titolo: "Armenia: metamorfosi fra memoria e identità".
Dove sono tuo fratello e tua sorella?
di Paolo Naso, coordinatore Commissione studi Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
Ognuno ha la sua da dire per giustificare la sua innocenza e
scaricarsi da ogni colpa. Ma i corpi di Abele sono lì di fronte ai nostri occhi,
e sono tanti, ricorrenti, perfino prevedibili. E allora, chi lo ha ucciso?
La domanda risuona anche a Lampedusa e a Scicli (RG) dove opera
Mediterranean Hope (MH), il progetto promosso ormai da un anno dalla Federazione
delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Ed è una domanda lacerante e
dolorosa, anche per chi in queste ore sta facendo tutto quello che può per
accogliere, sostenere, curare persone ferite e provate. E tra queste persone ci
siamo anche noi che da qualche mese, con una newsletter, proviamo a raccontare
la nostra esperienza di MH.
Non ci rassegniamo ad esser dalla parte di Caino, noi che ci
identifichiamo con Abele e con le vittime. Ma intanto, al di là della nostra
intenzione e della nostra volontà, siamo parte di quel mondo che non vuole
trovare una soluzione a questo problema drammatico. Non vuole. Da mesi, come MH,
avanziamo una proposta e siamo pronti a dare il nostro contributo attivo e
diretto: l’idea - accolta da ampi settori del mondo delle associazioni, delle
comunità di fede e di alcuni settori politici - è quella di aprire dei corridoi
che consentano ai profughi di ottenere una protezione umanitaria presso le
ambasciate europee e quindi di viaggiare in condizioni di sicurezza. Se
condivisa a livello europeo, sarebbe un’operazione assai meno onerosa di Mare
Nostrum o di Triton; ripartendo i profughi tra vari paesi europei, i numeri
sarebbero assolutamente sostenibili e gestibili. Parliamo infatti di decine di
migliaia di persone per ogni paese, niente di più. Infine, si sottrarrebbero
risorse finanziare ai trafficanti e alle centrali politiche o affaristiche che
li controllano.
Tutto questo è tanto più sostenibile quanto più sarà l’Europa a
farsi carico di una nuova fase dell’azione umanitaria di soccorso dei profughi.
Da sola l’Italia non può farcela, come non ce la possono fare i paesi più
esposti agli approdi fortunosi dei profughi.
Ce la può fare quell’Unione che deve ritrovare la sua coscienza e
la sua anima più profonda che non è solo stabilità finanziaria e
burocratizzazione legislativa. L’Europa è nata nel sogno della pace e della
libertà. Ma questi valori non finiscono a Lampedusa.
Mare Nostrum ha molti partner, in Europa e negli USA. Ci
rivolgiamo a loro per lavorare insieme per liberarci dall’ombra di Caino della
nostra impotenza.
Serve una parola d’ordine comune e condivisa. La nostra è
“corridoi umanitari”. (Mediterranean Hope/nev-notizie evangeliche
17/2015)
08/04/2015
30/03/2015
Celebrazioni della Settimana santa 2015
OMEGNA - Via F.lli Di Dio 64
VERBANIA - C.so Mameli 19
Preghiera della Chiesa riformata di Scozia
Salvatore del mondo,
che cosa hai fatto per meritarti questo?
E che cosa abbiamo fatto noi, per meritare te?
Appeso insieme a malfattori,
insultato e coperto di sputi, tu attendi la morte
e ci cerchi, noi, che ti abbiamo crocifisso con i nostri peccati.
Mediante il mistero della sofferenza immeritata,
tu rechi il mistero più profondo dell'immeritato amore.
Perdonaci, perché non sappiamo quello che abbiamo fatto;
Apri i nostri occhi affinché possiamo vedere quanto facciamo ora,
mentre tu, mediante il legno e i chiodi,
infrangi la nostra malvagità e ci trasformi con la tua grazia.
Amen.
- giovedì 02 aprile 2015: Culto di Giovedì santo-ore 21.
- domenica 04 aprile: Culto di Pasqua-ore 9.15
VERBANIA - C.so Mameli 19
- venerdì 03 aprile 2015: Culto Venerdì santo-ore 21.00
- domenica 04 aprile 2015: Culto di Pasqua-ore 11.00
Preghiera della Chiesa riformata di Scozia
Salvatore del mondo,
che cosa hai fatto per meritarti questo?
E che cosa abbiamo fatto noi, per meritare te?
Appeso insieme a malfattori,
insultato e coperto di sputi, tu attendi la morte
e ci cerchi, noi, che ti abbiamo crocifisso con i nostri peccati.
Mediante il mistero della sofferenza immeritata,
tu rechi il mistero più profondo dell'immeritato amore.
Perdonaci, perché non sappiamo quello che abbiamo fatto;
Apri i nostri occhi affinché possiamo vedere quanto facciamo ora,
mentre tu, mediante il legno e i chiodi,
infrangi la nostra malvagità e ci trasformi con la tua grazia.
Amen.
Domenica delle Palme
di Giorgio Tourn
«Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Marco 11,9)
Nella tradizione cristiana la settimana santa si apre con la domenica delle palme, così detta perché gli evangelisti narrano che fra i pellegrini si notavano delle persone che avevano in mano dei rami di palma che agitavano in segno di gioia, di festa.
Dove stavano andando? Si trattava di ebrei che salivano a Gerusalemme in pellegrinaggio per partecipare alle cerimonie nel tempio, dove si svolgevano ancora i sacrifici prescritti dalla Legge (il tempio sarà distrutto una quarantina d’anni più tardi dai romani), ma soprattutto per celebravi la Pasqua. Era , ed è tuttora, una delle grandi feste della religione ebraica che ricorda l’uscita dall’Egitto del popolo di Israele al tempo di Mosè; non era una cerimonia pubblica ma famigliare, si celebrava in casa presieduta dal padre di famiglia, ma vivere quella festa pasquale a Gerusalemme assumeva significato particolare. Analogamente si può dire che trascorrere i giorni della settimana santa a Roma, per un cattolico al giorno d’oggi, pur non aggiungendo niente alla fede, è certo esperienza significativa.
Gesù ed un gruppo dei suoi discepoli sale dunque a Gerusalemme insieme a molti altri pellegrini per questa circostanza, si trattiene nella città fino al giovedì, quando verrà arrestato per essere crocifisso il giorno seguente.
L’episodio delle palme si colloca proprio durante questa marcia del pellegrini verso la città santa. Non va dimenticato che tutto ciò che riguarda la vita, le parole, i miracoli di Gesù, e cioè gli avvenimenti che accompagnano la sua esistenza, è narrato dagli evangelisti molto tempo dopo la sua morte e la sua risurrezione. Sono ricordi rivissuti alla luce di quello che è accaduto successivamente; quel giorno i discepoli non conoscevano quello che noi conosciamo, neppure sappiamo cosa pensassero, probabilmente che Gesù sarebbe stato accolto dai sacerdoti e avrebbe ricevuto una investitura ufficiale come maestro della legge, profeta.
Secondo la tradizione il corteo dei pellegrini canta dei salmi, ed esprime la sua lode appunto agitando rami di palme, simbolo della gloria, della lode. Le parole «Benedetto colui che viene nel nome del Signore», come «Osanna nei luoghi altissimi» sono appunto parole di questi salmi, che cantano tutti, anche i discepoli. Sono parole che annunziano la venuta del Cristo, del salvatore atteso messaggero del regno di Dio ma nessuno sa che è presente nel corteo, che Gesù è Colui che viene nel nome del Dio. Neppure i discepoli sono pienamente consapevoli di questo fatto, e solo a posteriori, dopo la risurrezione, ricordando quella giornata si rendono conto che si erano cantate le lodi di Gesù.
L’episodio letto oggi ha un messaggio molto chiaro: Gesù è il Salvatore che realizza le profezie; ma allora non era così, cantando i salmi antichi la gente pensava di esprimere la sua fede tradizionale, non era consapevole del fatto che gli stava rendendo omaggio.
Chissà quante volte nella vita abbiamo anche noi camminato accanto a Dio, o meglio con Dio accanto a noi (perché letto nell’ottica cristiana Gesù è la presenza di Dio) e non ce ne siamo accorti e abbiamo parlato di lui senza esserne consapevoli. Il credente è quello che sa riconoscere la presenza di Dio nella vita ma Dio non è presente solo per i credenti.
(Tratto dal sito ufficiale della Chiesa Valdese)
25/03/2015
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