24 DOMENICA DOPO PENTECOSTE
TERZULTIMA DOMENICA DELL’ANNO LITURGICO
Saluto
Sorelle e fratelli, il Signore si avvicina a noi con la Sua Parola e
con il Suo Spirito. ci dia il Signore occhi per vedere, orecchie per udire e la
bocca per proclamare la Sua presenza in mezzo a tutte e tutti noi.
Lettura di accompagnamento (Matteo 5: 9)
“Beati quelli che si adoperano per la pace, perché
saranno chiamati figli di Dio.”
Secondo le beatitudini del Sermone
sul monte, la vera felicità la si può trovare solo in uno stretto rapporto con
Dio. La vera beatitudine viene qui proclamata proprio a coloro che in questa
vita hanno un ruolo modesto, anzi…marginale.
Il fondamento della loro beatitudine
rimane la loro eredità certa, che non può venir loro sottratta nemmeno attraverso
la morte.
Invocazione
Signore, noi veniamo a Te
con gioia, piccoli e grandi, e vogliamo pregare e cantare le Tue lodi insieme. Veniamo
alla Tua scuola, alla scuola della Tua parola. La nostra vita è spesso povera
di gioia e di canti; riempila Tu con la Tua grazia e il Tuo Spirito, e noi proclameremo
che siamo il gregge di cui Ti prendi cura, il popolo che Tu difendi e proteggi.
Fa’ che restiamo sempre con Te, per Gesù, il Cristo, nostro Signore.
Amen.
Signore, nella gran parte del nostro pianeta, anche il pane e l’acqua sono minacciati. Fame e sete suonano irreali per noi che siamo gente sazia. Anche rispetto alla Tua parola, Signore, ci comportiamo come individui già pienamente soddisfatti, che conoscono la Bibbia e Ti invocano da quando erano bambini. Il nostro rapporto con Te ci appare quasi scontato, eppure, appena ci accostiamo alla Tua parola, ci accorgiamo di non averla capita appieno. Essa è come un libro chiuso che deve essere di nuovo aperto; fa’ che la Tua Parola sia di nuovo cercata e amata e che sia trovata da ognuno di noi, perché la fame di Te sia davvero saziata. Tu che hai distribuito sulla terra beni e ricchezze con grande abbondanza per tutte le creature, perdonaci per aver diviso così male i Tuoi doni. Fa’ che, ricolmi della Tua grazia e del Tuo amore, abbiamo di nuovo fame e sete di giustizia, e capacità di operare perché la terra sia fonte di nutrimento per tutti. Per Gesù il Cristo, nostro Signore. Amen
“Dio non ci ha destinati a ira,
ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù il Cristo.”
Sorelle e fratelli, il Signore dona la sua salvezza a tutti noi che lo invochiamo con fiducia. Fortificati dal suo perdono, viviamo nella gioia della sua presenza e nella sua pace che crea rapporti fraterni. Amen.
2 Cronache 6: 19
“Tuttavia, SIGNORE, Dio mio, abbi
riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, ascoltando il grido
e la preghiera che il tuo servo ti rivolge.”
Salmo 50: 15 “…..poi invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai”.
Marco 11: 24 (traduzione
dall’ebraico)
“Ascoltatemi!
Potete pregare per qualsiasi cosa e, se avrete fede, la otterrete di sicuro!”
Testo biblico della predicazione
Giacomo 5 , 13 – 16
C’è
tra di voi qualcuno che soffre? Preghi.
C’è
qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni.
C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi
preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore: la preghiera della fede
salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati,
gli saranno perdonati.
Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli
uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande
efficacia.
Esposizione
del brano biblico
La lettera di Giacomo, di cui oggi abbiamo letto solo pochi
versetti, fu scritta per incoraggiare i credenti di origine ebraica che, all’epoca,
subivano varie prove e persecuzioni e che perciò ne mettevano a dura prova la loro
fede, queste parole servivano per esortare, incoraggiare e istruire i credenti
sugli aspetti pratici della fede, ma soprattutto, Giacomo, pone enfasi sulla
pazienza, sulla preghiera e sul sostegno che deve esserci fra i credenti, affinché
rinnovino la loro fede in Cristo, ma fa capire altresì che in qualsiasi
circostanza, nel bene e nel male, dobbiamo guardare a Dio e onorarlo attraverso
l’adorazione e la preghiera, soprattutto quando affrontiamo dei problemi, delle
necessità o delle afflizioni, poiché la Parola di Dio ci invita a cercare la
forza in lui per mezzo della preghiera, di sicuro qualcuno di noi, nell’ascoltare
queste poche righe del capitolo 5 e i
versetti che vanno dal 13 al 16, si sarà forse fatto una strana impressione, in
quanto possiamo ben dire che queste parole, le sentiamo vicine, come se fossero
parole nostre, ma insieme anche lontane…ed estranee, ma in queste poche righe
potremmo ben dire che c’è qui una fede che è anche la nostra fede, però, una
fede così, indubbiamente come ce la mostra Giacomo, noi non l’abbiamo quasi mai
vissuta, guardiamo per esempio a queste parole: “C’è tra di voi
qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni”, nel
senso che: “Hai avuto un insuccesso personale (questo è il significato
preciso del verbo greco qui tradotto con “soffrire”) e ti senti
un fallito? Prega…e vedrai che Dio ti ascolterà e ti darà la forza che ti serve
per uscire dalla tua infelicità”…“o al contrario ti senti di buon umore…stai
bene di salute e sei sereno d’animo? Allora…canta a Dio, innalza la tua lode
perché questo momento di benessere è un grande dono della sua bontà!”.
Ma per far questo…per poterlo
supplicare nel dolore e lodarlo cantando nella gioia…bisogna che Dio…sia per noi…
il nostro Signore…solo allora lo sentiremo presente e presenteremo noi stessi a
Lui, come presenteremo sempre a Lui ogni caso ed ogni avvenimento che coinvolga
il nostro corpo e la nostra vita, come ogni necessità spirituale e materiale…perché
sappiamo di essere sotto la sua costante e paterna protezione.
Sì. Solo allora faremo nostre le parole consolanti e gioiose che
troveremo nei salmi, perché le sentiamo nostre…e che dicono: “Invocami
nel giorno della sventura, e io ti salverò” (Salmo 50,15) e deve
essere altresì nostra la promessa e l’esclamazione: “Io salmeggerò a
te, senza tacere. Signore, mio Dio, ti celebrerò per sempre” (Salmo
30,12).
E questo è ancora poco, perché
se poi andiamo avanti a rileggere…il testo si fa ancora più forte: “C’è
qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della comunità”…
E anche in questo, ce una
grande differenza con la chiesa di Giacomo: “Il malato chiami gli anziani
della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore”.
Gli “anziani della chiesa” (che tra parentesi, non
sono dei carismatici dotati del dono della guarigione, che pure erano presenti
nelle comunità, ma sono i ministri della chiesa locale) vanno chiamati dal
malato perché preghino per lui…debbono intercedere in suo favore presso Dio…e
non si tratta di dire lunghe formule, ma di andare all’essenziale…attraverso di
loro…è la comunità che, un po’ come Giacobbe nel passo della Genesi, in
modo commovente quasi lotta con Dio in favore di un suo membro.
E ancora, quasi per dare consistenza a questa lotta, la preghiera va accompagnata da un gesto particolare: mentre gli anziani pregano sul malato, debbono “ungerlo d’olio nel nome del Signore”.
Come mai questa unzione?
Giacomo non
inventa qualche cosa di nuovo… Marco…nel suo vangelo…riferisce…che i Dodici
mandati da Gesù lungo le strade della Galilea, “scacciavano molti
demoni e ungevano con olio molti infermi e li guarivano” (cfr. Marco 6,13).
Questo avveniva…perché nell’Israele dell’epoca di Gesù…l’olio, che
nella vita di tutti i giorni era sovente usato come farmaco, era anche
diventato il simbolo dell’arrivo…del tempo della salvezza. Così leggiamo nel
profeta Isaia: “Il Signore darà agli afflitti in Sion…olio di gioia
invece di dolore” (cfr. Isaia 61,3); e in un’apocalisse ebraica del
primo secolo…si parla di due alberi presenti in paradiso: l’albero della vita e
l’albero dell’olio, che…cosparso sulla pelle dei giusti li rende splendenti e
così li glorifica.
In questa prospettiva, sia i discepoli inviati da Gesù che gli anziani
della chiesa di Giacomo “ungono d’olio” i malati come segno dell’irruzione
della signoria salvifica e gloriosa di Dio nel mondo, nella persona e negli
atti di Gesù.
Ma qual è la conseguenza di questa preghiera e
del gesto simbolico che l’accompagna?
Con una sicurezza per tutti noi sconcertante…Giacomo aggiunge: “La
preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà”. Vedete?
Senza nemmeno un “forse”…senza un “se” e senza un “ma”. Se si prega e si ha
fede, quella preghiera non resterà inascoltata: “il Signore” interverrà
e “salverà il malato”.
Naturalmente, lui, “il Signore”,” salverà e
ristabilirà”. E questo dev’essere chiaro dall’inizio: gli
anziani della comunità compiono la loro opera di risanamento sul malato, non
grazie alla loro forza o a una loro particolare convinzione, ma nella forza
del “nome del Signore”: è lui e soltanto lui che agisce e fa…attraverso
i ministri della chiesa.
Ma poiché Dio, quando agisce, non lo fa mai in
maniera parziale od incompleta, anche qui il “ristabilimento” del
malato non si ferma al suo corpo, non riguarda soltanto la sua salute
fisica: “Se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati”.
Anche qui, come per l’“unzione d’olio”, alla preghiera
s’accompagna un gesto esterno: “Confessate dunque i vostri peccati
gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti”.
Quando una persona è malata, il suo male si mostra all’esterno: tu
lo vedi, lo cogli, lo puoi diagnosticare…così è per il peccato: deve venire
fuori… essere confessato ai fratelli di fede…così essi sapranno per cosa
precisamente è necessario che preghino…e nella preghiera comune ognuno già avrà
modo di sperimentare il sollievo del perdono che, certamente è opera del
Signore…solo lui ce lo può dare…ma passa attraverso l’intercessione…il sorriso
e l’abbraccio del fratello che ti ascolta e ti dice: “Puoi star tranquillo: Dio
ti ha perdonato!”.
Ecco allora che, questo breve ma intenso testo
dell’epistola di Giacomo, che ci assicura che…davvero “la
preghiera della fede” sale a Dio ed intercede per tutta la persona
per cui è detta, ci deve far capire che, è grazie alla preghiera, che tutta la
persona è restituita ad un giusto rapporto con la vita e col Signore della vita:
“la guarigione esterna diventa il segno dell’avvenuta guarigione interna.”
Ma tutto questo è grazie a Dio e a tutta la
chiesa…in questa comunità fraterna in cui puoi condividere la vita…le gioie e
le sofferenze della vita…in cui…e anche questo è molto bello…non c’è un
fratello innalzato sopra agli altri come se uno fosse il debole e l’altro il
più forte, uno il colpevole e l’altro il giudice…per il motivo che il tutto
deve essere fatto nella preghiera comune degli uni per gli altri, cioè,
preghiera che si fa intercessione, si fa esaudimento e sale fino a Dio, così
che diventa salvezza.
Sì…davvero…ed è la conclusione del nostro testo d’oggi: “la
preghiera del giusto ha una grande efficacia”.
Permettetemi di parlarvi con un po’ di libertà.
Abbiamo capito che…la nostra preghiera deve
essere una preghiera che invece di condannare…aiuti segretamente l’altro a migliorare,
a crescere, a cambiare…se preghiamo per una sorella,
per un fratello…e questo non nello slancio di un momento, ma con perseveranza…non
possiamo più parlare male di lei o di lui, o avere un atteggiamento duro,
insensibile, indifferente. Perfino il nostro modo di guardarla o guardarlo, di
darle o dargli la mano, di salutarla o salutarlo, si trasforma…se noi preghiamo
per lei…o se preghiamo per lui.
Ebbene, una comunità è autentica ed è viva solo quando sa
diventare una comunità di preghiera.
Fratelli e sorelle, aiutiamoci l’un l’altro,
pregando l’uno per l’altro.
Se preghiamo soltanto per noi, perché le nostre cose vadano bene,
dobbiamo ancora imparare a pregare.
Quindi…portiamo in preghiera i pesi gli uni degli altri, come
Cristo porta i nostri peccati e i nostri pesi intercedendo per noi davanti al
Padre!
Nelle nostre comunità vi sono delle persone che hanno dei pesi sul
cuore… ce ne accorgiamo e preghiamo per loro? Vi sono delle persone che sono
sole…le circondiamo con la nostra preghiera? Perché poi…alla fine…se ci
chiediamo cosa sia mai una chiesa cristiana, ci accorgiamo che possiamo dare tante
varie risposte…ma una risposta che non diamo spesso…forse è questa: “una
chiesa cristiana è una comunità di donne e uomini che hanno imparato a pregare
gli uni per gli altri, e hanno scoperto nella preghiera il segreto per superare
le divisioni umane e creare invece una nuova, a volte paradossale, meravigliosa
comunione”.
Sì…!!! davvero, ricordiamolo sempre quello che oggi Giacomo ci ha insegnato: “La preghiera dei giusti…cioè dei credenti giustificati per la pura grazia di Dio ha una grande efficacia”.
Preghiera di intercessione
“Ora lo stesso Signore
nostro Gesù il Cristo e Dio nostro Padre che ci ha amati e ci ha dato per la sua
grazia una consolazione eterna e una buona speranza, consoli i nostri cuori e ci
confermi in ogni opera buona e in ogni buona parola.” Amen
(Giampaolo
Castelletti, domenica 7 Novembre 2021. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla
versione Nuova Riveduta a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione
1994, tranne Marco 11:24 tradotta dell’ebraico).
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