PREDICAZIONE DEL PASTORE MARCO GISOLA TENUTA DOMENICA 31 LUGLIO
8^ DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Intra (con Omegna) – Luino, 31 agosto 2022
Giovanni 6,1-15
1 Dopo queste cose Gesù se ne andò all'altra riva del mare di
Galilea, cioè il mare di Tiberiade. 2 Una gran folla lo seguiva,
perché vedeva i segni miracolosi che egli faceva sugli infermi. 3 Ma
Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Or
la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina. 5 Gesù dunque, alzati
gli occhi e vedendo che una gran folla veniva verso di lui, disse a Filippo:
«Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?» 6
Diceva così per metterlo alla prova; perché sapeva bene quello che stava per
fare. 7 Filippo gli rispose: «Duecento denari di pani non bastano
perché ciascuno ne riceva un pezzetto». 8 Uno dei suoi discepoli,
Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse: 9 «C'è qui un ragazzo
che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cosa sono per così tanta gente?» 10
Gesù disse: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. La gente dunque si
sedette, ed erano circa cinquemila uomini. 11 Gesù quindi prese i
pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece
dei pesci, quanti ne vollero. 12 Quando furono saziati, disse ai
suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda». 13
Essi quindi li raccolsero, e riempirono dodici ceste con i pezzi dei cinque
pani d'orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato.14 La
gente dunque, avendo visto il segno miracoloso che Gesù aveva fatto, disse:
«Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo». 15 Gesù,
quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di
nuovo sul monte, da solo.
“Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da
mangiare?”. Questa è la domanda centrale del racconto della moltiplicazione dei
pani secondo Giovanni. Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da
mangiare? Questa domanda qui la pone Gesù, non i discepoli, come accade per
esempio nel vangelo di Marco. In Marco sono i discepoli, dopo che Gesù li ha
invitati a nutrire la folla, che, stupiti, chiedono a Gesù come possano fare a
sfamare tutta quella gente, e se debbano andare loro stessi a comprare del pane
per duecento denari – che ovviamente non hanno.
Qui è diverso, qui è Gesù che pone la domanda e
provoca i suoi discepoli. La domanda-chiave è “dove”, dove si trova il pane.
Letteralmente in greco è “da dove”: da dove viene il pane? Per comprendere
questo brano, dobbiamo tenere presente che nel vangelo di Giovanni il materiale
e lo spirituale si intrecciano sempre. Anzi spesso in questo vangelo – che come
sapete è molto diverso dagli altri tre – si verificano degli equivoci: Gesù
parla di questioni spirituali usando immagini materiali, che puntualmente i
suoi interlocutori non capiscono o equivocano. Ed è così è anche qui, materiale
e spirituale si intrecciano. “Da dove viene il pane” significa anche: da dove
viene il bene, la salvezza, la vita per tutta l’umanità.
In tutto questo capitolo che si apre con la
moltiplicazione dei pani c’è questo intreccio: il pane è quello che Gesù dà da
mangiare alla folla, ma è anche egli stesso, e infatti più avanti dirà: “io
sono il pane della vita”. In Giovanni Gesù non soltanto dà il pane alla
gente che ha fame, ma è il pane per chi è affamato di salvezza, di
giustizia, di senso, di speranza. Quindi la risposta di Gesù al “dove”
compreremo il pane, o al “da dove” viene il pane, è: Gesù dà il pane da
mangiare, ma non solo: Gesù è anche il pane della vita.
Solo che a differenza del pane fatto di farina, che
bisogna comprare, il pane della vita non si compra, è gratis, è grazia. È per
affermare questo che Gesù compie il miracolo. Gesù dà, dona gratuitamente il
pane da mangiare per sfamare la folla, certo, ma anche per dare più forza
all’affermazione che verrà più avanti: io sono il pane della vita. Il miracolo
materiale in Giovanni non è solo finalizzato a nutrire il corpo. Al centro del
racconto c’è il dono, ma c’è soprattutto il donatore; questo racconto è
annuncio di chi è Gesù: Gesù, il donatore del pane, è lui stesso il pane della
vita. C’è il pane che toglie la fame, che Gesù dà, e il pane che toglie la
paura, il peccato, che toglie il muro che abbiamo costruito tra noi e Dio, il
pane che Gesù è.
Tra le varie differenze con i racconti dello stesso
miracolo che troviamo nei sinottici, avrete forse notato che in questo racconto
non ci sono alcuni dettagli che troviamo negli altri racconti degli altri
vangeli: non è detto che la folla stava ascoltando Gesù da tanto tempo, che era
quasi buio e che la folla era affamata. Nei sinottici Gesù sfama una folla
stanca e affamata, qui sfama una folla che non è detto che abbia fame. Non
sfama la folla che lo sta ascoltando da ore, sfama “una gran folla [che] veniva
verso di lui”. La folla che viene a cercare Gesù.
Perché cerca Gesù?: “Una gran folla lo seguiva, perché
vedeva i segni miracolosi che egli faceva sugli infermi”. La folla cerca
miracoli. Gesù guariva gli infermi; e chi è che – se è infermo – non vorrebbe
essere guarito? Per questo una gran folla accorre e cerca Gesù. Cerca
guarigione. Gesù non dà soltanto guarigione, ma le dà anche il pane. Prima le
dà il pane di farina e poi le annuncia che lui - che dona il pane da mangiare -
è il pane di vita.
Il pane di farina sfama la folla per quel giorno, col
pane di farina chi ne mangia arriva fino all’indomani, quando dovrà di nuovo
andarlo a comprare. Con il pane di vita che è Gesù invece si arriva fino alla
fine dei propri giorni, e oltre, e non si deve comprare mai, perché è sempre
gratis, è sempre grazia. Ma intanto le dà il pane di farina, compie un
miracolo. Anche se non ci viene detto esplicitamente che era affamata, la gente
doveva pur mangiare anche quel giorno. E Gesù dà pane alla folla.
Il miracolo – come
sapete – non è raccontato, è raccontato soltanto il risultato e ce ne
accorgiamo solo alla fine. Non viene detto che Gesù moltiplica il pane – e in
questo senso il titolo “moltiplicazione dei pani” è impreciso – viene detto che
Gesù prende i pani, rende grazie, cioè prega e ringrazia Dio per il dono del
pane, e li distribuisce alla gente seduta; e che lo stesso fa con i pesci.
Gesù distribuisce il pane, che nelle sue mani
non finisce. Quel pane, quel giorno, nelle mani di Gesù non finisce, perché
quel giorno nelle mani di Gesù il pane di farina è segno del pane di vita e
dunque non finisce, ce n’è per tutti e ce n’è in abbondanza. Avrete anche
notato questa altra differenza rispetto agli altri racconti dello stesso
episodio: è Gesù che distribuisce il pane, non i discepoli.
Nei racconti degli altri vangeli Gesù prende il pane,
ringrazia, lo spezza e lo dà ai discepoli che lo distribuiscono alla folla. Qui
fa tutto Gesù. Non è il caso di chiederci come abbia fatto da solo a
distribuire il pane a cinquemila persone o quanto tempo ci abbia messo.
Dobbiamo cogliere il senso del messaggio: Gesù dà il pane perché è
il pane, dona il pane come donerà se stesso. Senza intermediari.
Per Giovanni questo è un racconto che ha Cristo al
centro, unico protagonista, perché Giovanni vuol dirci chi è Gesù e che cosa
fa. È pane di vita che dona pane per lo stomaco, e dona pane per lo stomaco
perché è il pane di vita. Gesù fa ciò che è, è dono che dona. E del pane di
farina ne avanza, ne avanzano dodici ceste. Un numero simbolico, il numero
delle tribù di Israele, che vuol dire che Gesù nutre tutto il popolo, nutre
tutti. Mangiano tutti a sazietà e ne avanzano dodici ceste. Ciò significa che
del pane – che rappresenta il pane di vita – ce n’è anche per chi non è lì, ce
n’è anche per chi non c’è. Una
bellissima immagine per la predicazione dell’evangelo: l’evangelo viene
predicato, ovviamente, a chi lo ascolta, ma viene predicato anche per
chi non c’è, anche per chi non lo ascolta.
Qual è la reazione della folla davanti a questo
miracolo? La folla mangia, si sazia, è contenta, capisce che Gesù non è uno qualunque,
anzi afferma che «Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo», cioè il
messia. Sì, è vero, è il messia. La folla ha capito!
No, non ha capito, ha capito solo in parte, ha capito
quello che voleva capire e cioè che Gesù è il messia perché guarisce gli
ammalati e dona pane gratuitamente a tutti! Se qualcuno oggi potesse promettere
queste cose nella campagna elettorale in corso – pane e salute! - sai quanti
voti prenderebbe! E infatti la folla vuole farlo re! Gesù guarisce gli ammalati
e sfama gli affamati quindi è il re ideale. Gesù sa che “stavano per venire a
rapirlo per farlo re” e si ritira di nuovo sul monte, da solo. Dopo la folla la
solitudine. La solitudine del figlio di Dio, incompreso, non compreso fino in
fondo.
Alla folla, o alla maggioranza di essi, interessa il
pane per lo stomaco, non il pane di vita. Interessa mangiare oggi, il resto non
conta. Gesù dona il pane perché è il pane della vita. Alla maggioranza
interessa solo la prima parte, solo il pane di farina. Che ovviamente è un
diritto ed è uno scandalo che gran parte della popolazione mondiale non ce
l’abbia ogni giorno. E infatti Gesù non dà il pane solo a chi crede, lo dà a
tutti!
Ma Gesù è venuto a donare di più, infinitamente di
più. È venuto a donare se stesso, il pane della vita, cioè il pane della
speranza, della giustizia, della pace, del perdono e della riconciliazione con
Dio. È la fame di queste cose che l’incontro con Gesù ci fa venire.
E dove compreremo tutte queste cose? Non c’è da
comprarle, perché sono già qui, nel pane di vita, che è venuto lui a noi senza
che lo cercassimo per metterci questa fame e donarci questo pane.
Che è gratuito, è grazia, è dono. Ed è abbondante, ne
avanza, e ce n’è anche per chi non c’è, per chi non l’ha ancora incontrato e
scoperto.
Che il Signore continui a donarci questa fame e questo
pane che nutre, che dà gioia, che dà speranza.
E che avanza, perché il pane della vita non ha fine e
vuole sfamarci ogni giorno della nostra vita.
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