Culti
Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9
Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11
14/09/2012
05/09/2012
69. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Alla Biennale un "Premio per la promozione del dialogo interreligioso"
Alla 69. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (29 agosto - 8 settembre) per il secondo anno consecutivo verrà assegnato il "Premio per la promozione del dialogo interreligioso" conferito da una giuria internazionale nominata da INTERFILM, ombrello europeo delle associazioni cinematografiche protestanti. La giuria - unica nel suo genere in Italia - ha lo scopo di collegare chiese e cinema, culture e religioni, e sarà composta da tre membri: Pina Grosso, da lunghi anni impegnata nell'ambito della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) sul fronte dell'accoglienza di rifugiati e migranti; la pastora Petra Bahr, referente per gli affari culturali del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (EKD); e il teologo svizzero Serge Molla, pastore della chiesa riformata del Canton Vaud (presidente). "Il Premio vuole richiamare l'attenzione su film che rafforzano la mutua comprensione, il rispetto e la pace tra popoli di differenti provenienze, storie e fedi", spiega Gianna Urizio dell'Associazione protestante cinema "Roberto Sbaffi" e regista della rubrica televisiva "Protestantesimo" di RAIDUE, tra le ideatrici del Premio.
Com'è consuetudine, anche quest'anno la "Roberto Sbaffi", insieme a INTERFILM e alla Fondazione Ente dello Spettacolo, propone a margine della Mostra di Venezia un evento-dibattito: il 3 settembre organizza un incontro per rendere omaggio a Theo Angelopoulos, regista di spicco del “nouveau cinéma” greco, morto tragicamente a gennaio lasciando incompiute le riprese dell'ultimo film della sua trilogia "L'altro mare" (The other Sea), dedicato alla crisi finanziaria e all'indebitamento della Grecia e dell'Europa. Parteciperà all'incontro Walter Ruggle, direttore della Trigon-Film Foundation, amico personale di Angelopoulos e distributore dei suoi film in Svizzera.
L'organizzazione INTERFILM è stata fondata nel 1955 da numerose associazioni cinematografiche protestanti in Europa e attualmente comprende membri protestanti, ortodossi e anglicani, ma anche ebrei. INTERFILM, in collaborazione con il suo partner cattolico SIGNIS, organizza giurie ecumeniche nei più importanti festival cinematografici quali Cannes, Montreal, Mosca, Lipsia, Berlino, Locarno. Ad oggi non è stato possibile istituirne una anche a Venezia (www.inter-film.org).
Da Notizie Evangeliche (NEV), 22 agosto 2012
Il rinnovamento del Patto nella liturgia evangelica metodista

di Luca Baratto
La lettera di questa domenica, inviataci da un’ascoltatrice romana, si riferisce a una particolare celebrazione, tipica della tradizione protestante. «Ho sentito parlare – recita la lettera – di una particolare liturgia chiamata Culto di rinnovamento del patto che, se ho capito bene, si celebra soprattutto nelle chiese evangeliche metodiste. Potreste spiegarmi di che cosa si tratta e in che cosa consiste?».
Mi fa piacere rispondere a questa domanda perché mi dà modo di smentire, almeno in parte, l’idea secondo la quale il protestantesimo non dà particolare importanza alle proprie liturgie, avendole ridotte a un’essenzialità che fa del culto una mera cornice della predicazione. Non è così. Esistono delle celebrazioni nate proprio in seno al protestantesimo che riflettono una capacità creativa anche nell’ambito del culto. Il Culto di rinnovamento del patto ne è un esempio.
Esso nasce in Inghilterra per iniziativa di John Wesley, il fondatore del metodismo. Si tratta di un culto che ha profonde radici bibliche. Si richiama infatti all’idea di Patto, una parola che può essere tradotta anche con alleanza o semplicemente con impegno, e che nelle Scritture descrive il legame che unisce Dio agli essere umani.
Il Dio del Patto è quello che si impegna ad accompagnare gli esseri umani nelle loro vicende, a farli partecipi delle sue promesse, ma è anche il Dio che dona la Torah, la legge, affinché il suo popolo possa vivere nella libertà e nella fedeltà. Il Dio del patto è anche il Dio di Gesù, che in Cristo rinnova le sue promesse e estende i suoi doni di salvezza all’umanità intera. Il Culto di rinnovamento del patto rimanda a tutto ciò ed esprime la necessità che alle promesse e ai doni di Dio gli esseri umani rispondano rinnovando la propria fedeltà al Signore, donandogli l’interezza della loro esistenza.
La preghiera che John Wesley formulò per questo culto recita così: «Signore, io non appartengo più a me stesso, ma a te. Impegnami in ciò che vuoi, ponimi a fianco di chi vuoi; che io possa essere utilizzato o messo in disparte, innalzato oppure abbassato; fà che io sia riempito, fa che io sia svuotato; che abbia tutto o che non abbia nulla. Liberamente e di pieno cuore metto tutto a tua disposizione...».
Il Culto di rinnovamento del Patto si celebra solitamente all’inizio di ogni nuovo anno o nelle occasioni più importanti e significative della vita di una comunità: per ricordare a tutti i credenti che credere in Dio significa anche e soprattutto appartenergli nell’interezza del nostro essere.
03/09/2012
Sinodo delle Chiese Metodiste e Valdesi - 2012
Si è svolta nei giorni dal 26 al 31 agosto a Torre Pellice (TO) la sessione europea del sinodo metodista e valdese. Nell'ordinamento delle Chiese riformate, il sinodo è l'assemblea a cui spettano tutte le decisioni di carattere teologico, pastorale, disciplinare delle chiese stesse.
GLI ATTORI DEL SINODO
i Deputati
costituiscono, insieme ai pastori, l'ossatura del Sinodo. La maggior parte di essi è eletta dalle singole chiese locali, in proporzione alla grandezza della chiesa. Le chiese più grandi eleggono due deputati, quelle più piccole a rotazione un deputato ogni due o quattro anni. Ci sono poi i quattro deputati eletti dalle assemblee regionali (i Distretti) e quelli eletti dai Circuiti metodisti.
i Pastori
i pastori hanno particolari responsabilità nella chiesa riguardo alla predicazione della parola di Dio, all'insegnamento biblico, all'amministrazione dei sacramenti. Partecipano perciò di diritto al Sinodo, anche se, a rotazione, non tutti hanno diritto di voto (e quindi di decisione). Infatti il numero di pastori con diritto di voto non può mai superare il 50% dei membri del Sinodo, cioè la maggioranza assoluta.
i Diaconi
sono i rappresentanti di coloro che svolgono a tempo pieno nella chiesa funzioni assistenziali o amministrative.
il Seggio
all'inizio della sua riunione il Sinodo elegge un Presidente, un Vice-presidente, un Segretario e due Assessori. Essi formano il Seggio, che ha il compito di gestire le sedute: organizzare l'ordine dei lavori, dare e togliere la parola, dirigere insomma il buon andamento della riunione.
la Tavola Valdese
al termine dei propri lavori il Sinodo elegge la Tavola Valdese, presieduta da un Moderatore. La Tavola ha il compito di mettere in pratica le decisioni sinodali, di rappresentare le chiese fino al Sinodo successivo, di curare gli interessi comuni delle chiese locali. La Tavola deve presentare una relazione della propria attività che sarà esaminata dal prossimo Sinodo. I membri della Tavola in carica, sette, sono componenti di diritto del Sinodo.
le Commissioni Amministrative
Oltre alla Tavola Valdese il Sinodo elegge alcune altre Commissioni Amministrative che sono incaricate di gestire gli Istituti e le Opere di carità (Diaconia), la Facoltà Valdese di Teologia, l'Opera per le chiese metodiste.
Anche i membri di queste Commissioni Amministrative sono componenti di diritto del Sinodo.
le Commissioni d'Esame
composte da quattro membri, hanno il compito di esaminare in dettaglio la relazione preparata dalla Tavola Valdese e dalle altre Commissioni Amministrative, e riportare le proprie considerazioni al Sinodo. La contro-relazione delle Commissioni d'Esame è la traccia principale, il filo conduttore del programma di discussione e confronto per il Sinodo.
senza diritto di voto
partecipano al Sinodo, senza diritto di voto, oltre ai pastori esclusi dal turno di rotazione, anche i componenti delle commissioni di studio, i rappresentanti delle organizzazioni femminili, giovanili, dei predicatori locali, delle chiese battista italiana e metodista britannica.
gli Ospiti
un gran numero di ospiti, in rappresentanza di chiese e organismi ecclesiastici italiani e soprattutto stranieri, partecipano al Sinodo in qualità di invitati, a testimonianza degli stretti legami che la Chiesa Valdese intrattiene con molte chiese sorelle in Italia e nel mondo.
09/07/2012
29/06/2012
Beckwith e la preparazione dei valdesi al Risorgimento italiano

Beckwith, "il Benefattore dei valdesi" .
La fondazione di scuole e l'impegno per l'istruzione.
L'impegno per l'edilizia ecclesiastica e i nuovi templi di Torre Pellice e Torino.
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Persa una gamba nella battaglia di Waterloo, il giovane colonnello inglese John Charles Beckwith abbandonò la carriera militare e si dedicò agli studi, in particolari quelli storici, scoprendo, attraverso le pagine di viaggio nelle Valli valdesi di W.S. Gilly, la vicenda dell'antica chiesa riformata del Piemonte, che divenne la sua ragione di vita.
Amato, anche se non sempre assecondato, "benefattore dei valdesi", Beckwith si dedicò senza sosta a fondare scuole e diffondere l'istruzione nelle Valli, a costruire i templi di Torre Pellice e Torino nonché a spingere la classe dirigente valdese a passare dal francese all'italiano, preparandola a immettersi nell'onda del Risorgimento.
Prezzo €14,90
Acquistabile sul sito: http://www.claudiana.it/
http://www.claudiana.it/php/mostrascheda.php?nscheda=9788870169010
21/06/2012
Israele, due pesi e due misure
Di Desmond Tutu
È passato già un quarto di secolo da quando andavo di paese in paese nelle zone rurali degli Usa esortando gli statunitensi, specialmente gli studenti, ad esercitare pressioni a favore del boicottaggio in Sudafrica. Oggi, purtroppo, è il momento di intraprendere un’azione simile per obbligare Israele a porre fine alla sua lunga occupazione del territorio palestinese e ad estendere l’uguaglianza di diritti ai cittadini palestinesi vittime di circa 35 leggi discriminatorie.
Sono arrivato a questa conclusione in maniera lenta e penosa. Sono consapevole del fatto che molti nostri fratelli e sorelle ebrei, il cui contributo è stato tanto decisivo nella lotta contro l’apartheid sudafricano, non sono ancora disposti a guardare in faccia il regime di apartheid stabilito da Israele e dal suo attuale governo. Sono enormemente preoccupato che il fatto di porre tale questione possa creare malessere ad alcuni rappresentanti della comunità ebraica con cui ho lavorato strettamente ed efficacemente per decenni. Ma non posso ignorare la sofferenza palestinese a cui ho assistito, né le voci dei coraggiosi ebrei preoccupati dalla deriva discriminatoria di Israele.
Negli ultimi giorni, circa 1.200 rabbini statunitensi hanno firmato una lettera – programmata in maniera che coincidesse con le risoluzioni della Chiesa Metodista Unita e della Chiesa Presbiteriana (Usa) – per chiedere ai cristiani di non «unirsi alla campagna di disinvestimenti selettivi nei confronti di certe compagnie i cui prodotti sono utilizzati da Israele». Sostengono che una «prospettiva unilaterale» relativa al disinvestimento, anche quello selettivo di compagnie che si avvantaggiano dell’occupazione, come nella risoluzione di metodisti e presbiteriani, «pregiudichi la relazione tra ebrei e cristiani costruita lungo decenni».
Per quanto siano senza dubbio benintenzionati, credo che i rabbini e altre persone che si oppongono al disinvestimento commettano purtroppo un errore. La mia voce si alzerà sempre in appoggio dei legami tra cristiani ed ebrei e contro l’antisemitismo, detestato e temuto da ogni persona sensibile. Ma questa non può essere una scusa per non fare nulla e restarsene ai margini mentre i governi israeliani che si succedono continuano a colonizzare la Cisgiordania e a promuovere leggi razziste.
Ricordo bene le parole del reverendo Martin Luther King Jr. nella sua Lettera dal carcere di Birmingham, nella quale confessa ai suoi «fratelli cristiani ed ebrei» di sentirsi «profondamente defraudato dai bianchi moderati… che rispettano molto più l’ordine che la giustizia; che preferiscono la pace negativa che presuppone assenza di tensioni alla pace positiva che implica la presenza della giustizia; che dicono costantemente “sono d’accordo con te riguardo agli obiettivi che persegui ma non posso trovarmi d’accordo con i tuoi metodi di azione diretta”; che credono, in maniera paternalista, di poter stabilire il calendario per la libertà umana degli altri…».
Le parole di King descrivono con precisione la ristrettezza di vedute di 1.200 rabbini che non si stanno unendo ai coraggiosi palestinesi, ebrei e internazionalisti nelle comunità isolate della Cisgiordania per protestare pacificamente contro il furto della terra palestinese operato da Israele al fine di costruire insediamenti illegali e il muro di separazione. Non possiamo permetterci di nascondere la testa sotto la sabbia mentre un’incessante attività colonialista annulla la possibilità della soluzione dei due Stati.
Se non riusciamo a realizzare questo in un futuro prossimo, arriverà il giorno in cui i palestinesi smetteranno di lottare per la creazione di uno Stato proprio separato e rivendicheranno il loro diritto a votare per il governo in Israele, in un unico Stato che garantisca la democrazia. Israele ritiene inaccettabile tale opzione e, tuttavia, sta facendo di tutto perché si realizzi.
Molti sudafricani neri si sono recati nella Cisgiordania occupata e hanno provato orrore di fronte alle strade costruite solo per i coloni ebrei e su cui i palestinesi non possono mettere piede e di fronte alle colonie per ebrei edificate sulla terra palestinese in violazione del diritto internazionale.
Molti sudafricani neri e altre persone di tutto il mondo hanno letto il rapporto 2010 di Human Rights Watch che «descrive il sistema di leggi, norme e servizi di “due pesi e due misure” con cui opera Israele per le due popolazioni in zone della Cisgiordania sotto il suo esclusivo controllo, offrendo servizi preferenziali, sviluppo e benefici per i coloni ebrei e imponendo invece le più dure condizioni ai palestinesi». Questo, secondo la mia opinione, si chiama apartheid. Ed è indifendibile. E abbiamo un bisogno disperato che altri si uniscano ai coraggiosi rabbini di Jewish Voice for Peace per parlare in maniera chiara della dominazione di Israele sui palestinesi in corso ormai da tanti decenni.
Queste sono le parole più dure che abbia mai scritto. Ma rivestono un’importanza vitale. Israele non solo sta danneggiando i palestinesi, ma si sta anche facendo del male. Può essere che a questi 1.200 rabbini non piaccia sentire quello che ho da dire, cioè che è arrivata l’ora che si tolgano la benda dagli occhi e prendano chiaramente coscienza del fatto che Israele sta diventando uno Stato di apartheid, come lo era il Sudafrica, negando l’uguaglianza di diritti ai palestinesi, e che non si tratta di un pericolo futuro, come hanno indicato i tre ex primi ministri Ehud Barak, Ehud Olmert e David Ben Gurion, ma di una realtà di oggi. Questa dura realtà sofferta da milioni di palestinesi richiede persone e organizzazioni di coscienza che boicottino compagnie – come, per esempio, Caterpillar, Motorola Solutions e Hewlett Packard – che traggono vantaggio dall’occupazione e dalla sottomissione dei palestinesi.
Tale azione porta con sé un’enorme differenza rispetto all’apartheid sudafricano, perché può creare un futuro di giustizia e di uguaglianza tanto per i palestinesi quanto per gli ebrei in Terra Santa.
Tratto da http://www.adistaonline.it/
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