Culti

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9

Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11

09/09/2013

Tavola rotonda: femminici, violenze, stalking

Venerdì 27 settembre 2013-ore 21.00 
presso Biblioteca civica di Omegna, Via XI Settembre,9

Promossa dal Centro Evangelico  d’Incontro - Chiesa Evangelica Metodista di Omegna,
con il patrocinio del Comune di Omegna e la collaborazione con l'Unione Donne in Italia (U.D.I.) di Omegna.

Interverranno:

- Maria Adelaide Mellano, sindaca di Omegna;
- Francesca Cozzi, direttrice Istituto Ecclesiastico Evangelico Metodista di Intra.
- Marzia Schinetti, autrice e vittima;
-Silvia Miguidi, referente di Rette antiviolenza della Cooperativa La Bitta- Sportello Donna di Domodossola.
-Dott. Cristiano D’Attino, commissariato di Polizia di Omegna.
Modererà l'incontro Monica Cupia, psicologa della Cooperativa La Bitta-sportello Donna - Servizio antiviolenza di Domodossola.

06/09/2013

Culti di settembre e ottobre

DATA
INTRA Ore 11.00
OMEGNA Ore 9.15
Domenica 01 sett.
Past. Nzolo
Past. Nzolo
Domenica 08 sett.
Past. Nzolo
Past. Nzolo
Domenica 15 sett.
Past. Nzolo
Past. Nzolo
Domenica 22 sett.
Past. Nzolo
Francesca Cozzi – Culto spec. sinodo
Domenica 29 sett.
Francesca Cozzi- Culto spec. sinodo
Assemblea di Chiesa
Domenica 06 ott.
Ore 9.30 Assemblea di Chiesa
A cura del Circuito
Domenica 13 ott.
Culto 150 anni della comunità

Domenica 20 ott.
Armand Daloué
Past. Nzolo
Domenica 27 ott.
Past. G. Anziani
Past. Nzolo
NOVEMBRE
INTRA ore 9.15
 OMEGNA ore 11.00
Domenica 03 nov.
Past. Nzolo
Past. Nzolo
Domenica 10 nov.
Past. Nzolo
Past.Nzolo

Incontri ecumenici di preghiera per la pace

OMEGNA
ore 19.00: In cammino per la pace, da piazza F.M. Beltrami verso il lago: marcia per la pace con interventi e segni di pace.  Tra gli interventi: il Sindaco di Omegna, il delegato delle Parrocchie, il Pastore della Chiesa Evangelica Metodista, un rappresentante della Comunità Musulmana.

VERBANIA
Ore 21.00 presso la Chiesa parrocchiale di Madonna di Campagna

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La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) accoglie l'invito di papa Francesco alla preghiera per la pace
Aquilante: "La pace riguarda tutti i cristiani, indipendentemente dalla loro confessione"

Roma (NEV), 4 settembre 2013 - “La pace è una questione che riguarda tutti i cristiani, indipendentemente dalla confessione a cui appartengono. Per questo accogliamo con profonda consapevolezza cristiana l'invito di papa Francesco per una giornata di preghiera per la pace”.
Così si è espresso, in un comunicato stampa lanciato ieri, il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), riguardo alle parole del pontefice che, durante l'Angelus di domenica scorsa, invitava alla preghiera per la pace in Siria anche “i fratelli cristiani non cattolici, nel modo che riterranno più opportuno”. “La nostra riflessione e azione sulla pace – ha proseguito Aquilante – è nel solco di quella tracciata dagli organismi ecumenici internazionali, quali il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), che da tempo premono per una soluzione negoziale del conflitto siriano”.
Entrando nel merito della questione, la pastora Maria Bonafede, responsabile delle relazioni ecumeniche della FCEI, ha richiamato un recentissimo atto del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi approvato venerdì 30 agosto - due giorni prima dell'annuncio di Francesco -, che “condanna fermamente ogni intervento armato da parte di altre nazioni” come metodo per risolvere i conflitti in corso. “Un testo che - precisa Bonafede -, vuole esprimere solidarietà alle chiese cristiane e ai popoli mediorientali vittime di conflitti armati e che richiama i leader religiosi all'impegno per la pace, la fratellanza e la libertà religiosa”.
E' di oggi un comunicato stampa dell'Unione delle chiese libere e della Chiesa apostolica della Campania. "Di fronte alla minaccia di una nuova guerra i cristiani sono chiamati a far sentire la loro voce - si legge nel comunicato -. La pace è una questione che riguarda tutti i cristiani. Siamo chiamati ad essere operatori di pace e in questa profonda consapevolezza accogliamo l’invito del cardinale Sepe, che fa eco all’appello di  papa Francesco per una giornata di preghiera e di pace, a partecipare ad un incontro ecumenico di preghiera sabato 7 settembre alle 19 nel Duomo di Napoli". 

21/08/2013


Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese: "La nostra è una chiesa povera"

Intervista a cura di Gaëlle Courtens

Roma (NEV), 14 agosto 2013 - A Torre Pellice (TO), nelle "valli valdesi", si apre domenica 25 agosto il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (vedi notizia seguente). In prossimità di questo appuntamento abbiamo chiesto al pastore Eugenio Bernardini, eletto l'anno scorso alla carica di moderatore della Tavola valdese (organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi), di indicarci i principali temi di cui si troverà a discutere quello che è il massimo organo decisionale della più antica chiesa protestante al mondo.



Pastore Bernardini, quali sono i temi, le preoccupazioni e le speranze che caratterizzeranno il Sinodo di quest'anno? 
Chiaramente il Sinodo è sovrano e deciderà via via quali priorità dare alla discussione in aula. Tuttavia, si può prevedere che quest'anno particolare attenzione verrà data ai temi soprattutto interni alle nostre chiese. Il ché significa affrontare una situazione di crisi economica che sta andando avanti da tempo e colpisce tutte le famiglie di questo paese, da Nord a Sud, e quindi anche le nostre chiese che non usufruiscono di finanziamenti pubblici, ma che si autofinanziano per quel che riguarda le attività di culto.
Naturalmente ogni anno il nostro Sinodo dedica una parte dei suoi lavori ad esaminare questioni che riguardano la società. Da questo punto di vista non mi stupirei se si parlasse di questioni etiche e bioetiche, delle famiglie "al plurale" e del loro riconoscimento, della violenza contro le donne e del femminicidio. Probabilmente si affronterà anche il tema dell'omofobia, un fenomeno che da tanti anni cerchiamo di contrastare anche con un'azione interna, teologica, culturale. Basti pensare alla scelta, votata nel 2010 dal Sinodo, della legittimità delle benedizioni delle coppie omosessuali.
In questo momento di profonda crisi non mancherà il tema, drammatico, del progressivo smantellamento dello Stato sociale. Voglio solo ricordare in Piemonte l'impegno delle chiese per il mantenimento del servizio sanitario pubblico e quindi anche degli ospedali valdesi che, nella zona del pinerolese, è stato anche occasione di impegno ecumenico con la diocesi. Abbiamo di fronte tempi ancora molto difficili e noi cerchiamo di affrontarli sviluppando la nostra azione di solidarietà verso il prossimo in modo molto concreto, ma anche attraverso la responsabilità sociale che le nostre chiese hanno sempre dimostrato per la salvaguardia dei diritti e naturalmente dei doveri, anche in quest'epoca di crisi sociale ed economica.

Il dialogo ecumenico sarà un tema?
Certamente. Inteso come dialogo con tutte le chiese cristiane a cominciare dalle relazioni con il vasto mondo delle chiese evangeliche con cui abbiamo dialoghi molto aperti e approfonditi. E poi abbiamo relazioni anche con i rappresentanti delle altre religioni. Naturalmente c'è anche il dialogo con il cattolicesimo a cui il nuovo papa sta dando delle sferzate di cambiamento, sia sul piano del linguaggio, sia su quello delle immagini, molto importanti.
Al Sinodo avremo, dopo tanti anni, una significativa presenza della Conferenza episcopale italiana (CEI): all'apertura avremo infatti mons. Mansueto Bianchi, presidente della Commissione CEI per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso. Chissà che non sia un primo risultato dell'aria nuova che papa Francesco sta portando a livello centrale.

Quest'anno la Tavola valdese si troverà a gestire 37 milioni di euro dei fondi dell'otto per mille (OPM), una cifra pressoché triplicata rispetto agli anni precedenti, incassata grazie all'accesso anche alle quote non espresse. Cosa significa per voi questo balzo in termini di gestione e di responsabilità nei confronti dei contribuenti? Se ne parlerà al Sinodo?
Sì, credo che il Sinodo lo affronterà in termini molto approfonditi, perché quest'anno, per la prima volta, abbiamo da amministrare le risorse che provengono dalle scelte non espresse e che rappresentano ben il 60% dei fondi dell'OPM. In termini di responsabilità significa fare ancora più attenzione perché i contribuenti sappiano come vengono utilizzati i loro soldi, che per il 50% restituiamo alla società italiana, sostenendo progetti culturali, educativi, sociali, sanitari... l'altra metà dei fondi OPM è destinata a progetti all'estero a sostegno dei grandi temi della giustizia, della pace, della fame. Molti progetti andranno a sostenere la vita dei rifugiati nei campi profughi, in particolare in Siria, e quella delle persone in situazioni di emergenza, che sono tantissime nel mondo. Stiamo anche aumentando i progetti di aiuto nei territori palestinesi. Ci impegniamo a restituire le risorse che vengono dalle tasse degli italiani in modo più a-confessionale possibile.

Il fatto che ci si sia avvicinati a questi numeri davvero eccezionali per una piccola chiesa com'è quella dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi, porterà a fare una riflessione generale sul meccanismo dell'otto per mille?
Più che una chiesa piccola, sottolineerei che siamo una chiesa povera, perché abbiamo scelto di vivere con le risorse che ci vengono fornite dai nostri membri di chiesa, simpatizzanti e amici. Per noi è una scelta di responsabilità e libertà che manteniamo da quando siamo nati otto secoli fa.
Comprendiamo che qualcuno incominci a chiedersi se il meccanismo dell'OPM non possa essere modificato. Una rivisitazione della normativa che veda, per esempio, una riduzione dall'otto al sette o sei per mille, o l'abolizione della ripartizione delle quote non espresse, noi la comprenderemmo e la sosterremmo. Anzi, dopo tanti anni, una rivisitazione della materia tutta sembrerebbe più che giustificata. Senza dimenticare che chi usufruisce dell'OPM è già privilegiato rispetto ad altre confessioni religiose, perché tutelato da un'Intesa con lo Stato. Da quest'anno, questa platea è sicuramente più plurale, ma ancora lontana dalla reale situazione di pluralismo religioso presente in Italia.

E sul fronte della trasparenza dell'utilizzo dei fondi? La normativa vigente non prevede l'obbligo di rendere pubbliche le rendicontazioni.
Noi riteniamo che quello di rendere conto in modo trasparente, preciso, tracciabile l'utilizzo dei soldi pubblici dovrebbe valere per tutti. Per quanto ci riguarda lo facciamo dal primo centesimo che entra all'ultimo che esce, e chiunque può verificarlo sul nostro sito internet. Ogni anno nel mese di luglio tutte le confessioni sono tenute a fare una relazione dettagliata dell'utilizzo dell'OPM al Ministero dell'Interno, relazione che noi mettiamo a disposizione degli italiani.

Alla luce della crisi che attraversa il nostro tempo, come definirebbe oggi, in questa Italia, la vostra missione?
Il mestiere delle chiese è quello di portare a chiunque la speranza di Gesù Cristo che significa la fiducia che un mondo nuovo è possibile, con delle persone rinnovate che sappiano cambiare anche la società. Noi lo facciamo attraverso l'aiuto concreto alle persone, senza tuttavia dimenticare quelle che sono le responsabilità della società e delle istituzioni verso le fasce più deboli e deprivate del nostro paese.

Quale speranza?
La speranza è che la classe politica italiana abbia la capacità di dare delle risposte efficaci in un momento straordinario. Noi siamo preoccupati, perché continua ad esserci prevalentemente troppa attenzione agli interessi di parte, quando invece andrebbero, appunto, messi da parte. Vorremmo più lungimiranza e senso di responsabilità.

25/07/2013

Omofobia e diritti

di Massimo Aprile

Roma, (NEV), 24 luglio 2013 - Proponiamo in anteprima il testo della rubrica “Finestra aperta”, a cura del pastore Massimo Aprile, che andrà in onda a conclusione della trasmissione radiofonica di Radiouno RAI “Culto evangelico” domenica 28 luglio alle 7.35.

L’Italia è da anni in attesa di una legge contro l’omofobia e la transfobia. Tanti sono infatti coloro che hanno patito e patiscono discriminazioni a causa del proprio orientamento sessuale, e tanti sono i parenti e gli amici delle vittime della violenza a cui l’omofobia sovente si accompagna. Mentre questa nota viene registrata non è ancora chiaro quale sarà l’esito parlamentare del disegno di legge “Scalfarotto - Leone”, dal nome dei primi firmatari. Alcuni infatti propongono una moratoria sulle questioni etiche in nome delle più urgenti questioni economiche e comunque pare che siano già stati presentati moltissimi emendamenti.
La proposta di legge così com’è ora tende essenzialmente ad estendere alla questione della identità sessuale della vittima quanto già previsto dalla legge Mancino in materia di discriminazione razziale, etnica, nazionale o religiosa. Uno dei timori principali di chi si dice contrario a questa proposta di legge, è che essa possa costituire una limitazione e addirittura un ostacolo alla libertà di opinione di chi pensa che l’omosessualità sia un peccato o una perversione. Personalmente, avendo letto il disegno di legge, mi sono convinto che questa preoccupazione sia infondata. Al contrario, penso che sanzionare comportamenti vessatori e discriminatori, che spesso hanno favorito, se non determinato, ad esempio casi di suicidio di giovani adolescenti, sia necessità inderogabile.
Alcuni come accennavo, sostengono che la controversa questione dovrebbe essere rimandata, in nome di ciò che è più urgente e che riguarda il rilancio della crescita economica. Qui, a mio avviso, si evidenzia uno spartiacque. Da una parte, quelli che ritengono che per qualche accidente, riconducibile alla congiuntura internazionale, il nostro Paese stia attraversando una crisi economica epocale che va contrastata, mettendo da parte ogni altra cosa, soprattutto se divisiva della pubblica opinione. Dall’altra parte, quelli, tra cui ci sono anch’io, che credono che la crisi del nostro Paese sia al tempo stesso, oltre che economica, anche culturale. Non si tratta, perciò, di mettere una toppa qui e là, ma di contribuire alla ricostruzione di un tessuto sociale che in questo ultimo ventennio è stato fortemente logorato.
I diritti delle persone, dei lavoratori, come delle minoranze religiose, etniche, di orientamento sessuale, sono aspetti non secondari per uscire dalla crisi. Senza questa rigenerazione che passa per il rispetto dei diritti umani e civili di tutti continuerà quella disaffezione verso la politica, vista come un ambito di discussioni astratte, o peggio, legata, prevalentemente a interessi particolari.
Le chiese cristiane dibattono da molto tempo sul fatto che la pratica omosessuale debba considerarsi o no peccato, ed é prevedibile che la discussione continui anche a lungo. Quello che però ci aspettiamo è che i cristiani tutti sappiano difendere il diritto della persona anche quando non si condivide la sua prassi, se questo non lede la libertà di altri. La legge sulla omofobia, in questo senso, è comunque un traguardo di civiltà.