Culti
Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9
Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11
17/12/2013
11/12/2013
"NOEL" - Concerto di Natale in occasione dei centocinquant'anni della Chiesa Metodista di Verbania Intra
DOMENICA 15 DICEMBRE 2013, ORE 16.00
c/o Tempio Evangelico Metodista di Verbania Intra - C.so Mamelli 19
In occasione del Centocinquantenario della Chiesa Evangelica Metodista di Verbania Intra (1863-2013)
Ingresso libero
"NOEL" CANTI DI GIOIA DAL
MEDIOEVO.
CORO LA PIANA - VERBANIA
AL CLAVICEMBALO LISA
LOMAZZI
VOCE RECITANTE LAURA
CRISTOFARI
DIRETTORE M° FAUSTO FENICE
In collaborazione con l´Associazione Dante Alighieri di Verbania
PRESENTAZIONE CONCERTO
“NOEL – CANTI DI GIOIA DAL
MEDIOEVO”
Questi canti
sulla Natività risalgono al tardo Medioevo e sono originari di un’area
geografica in cui si parlava francese: molti studiosi ritengono che siano nati
nell’antico ducato di Savoia e da lì si siano diffusi in Francia.
Il loro tratto
distintivo è la presenza dell’espressione noel,
che ha vari significati: oltre ad indicare il giorno della nascita di Gesù,
serve a designare il Messia stesso (Emanuel),
ma più spesso un’esclamazione di gioia, una sorta di “evviva”. I testi, dalla
versificazione semplice ma molto varia, venivano cantati per lo più si arie
popolari “leggere” nelle famiglie, per strada, alla corte.
Quanto al
contenuto, i noels raccontano gli
avvenimenti ben noti relativi alla Natività del Cristo, con un’attenzione
particolare per la gioia dei pastori.
Il noel ha avuto un successo duraturo fino
al XIX secolo, subendo varie trasformazioni. Quelli eseguiti dal coro,
trascritti ed elaborati da Fausto Fenice, sono tra i più antichi: tutti sono
stati composti prima del 1535; uno solo può essere attribuito ad un autore
particolare: Jehan Tisserand, primo noeliste
conosciuto, originario di Bourg-en-Bresse, scrisse nella seconda metà del
Quattrocento il noel che inizia con
le parole A la venue de Noel, mentre
tutti gli altri sono anonimi.
I due canti
latini che aprono la raccolta sono inni cantati durante la liturgia del Natale.
NOËL – CANTI DI GIOIA DAL
MEDIOEVO
PROGRAMMA
BENIGNO CREATORE
DEGLI ASTRI
CONDITOR ALME
SYDERUM
E’ NATO TRA NOI UN
BAMBINO
PUER NOBIS
NASCITUR
A NATALE CON LA
VENUTA DEL MESSIA
A LA VENUE DE
NOËL
IL MESSIA, IL
MESSIA E’ VENUTO
NOËL, NOËL EST
VENU
ADAMO PADRE DI NOI
TUTTI
ADAM NOSTRE PERE
GLORIA ALLA
FANCIULLINA
NOËL A LA
PUCELLETE
COSA SI DICE IN
SIRIA
QUE DICT ON EN
SIRYE
RALLEGRIAMOCI
RESJOUYSSONS
EVVIVA! EVVIVA!
EVVIVA! CANTIAMO
NOËL! NOËL! NOËL
CHANTONS
EVVIVA PER AMORE
DI MARIA
NOËL POUR
L’AMOUR DE MARIE
02/12/2013
30/11/2013
Meditazioni per l’avvento – 1 dicembre 2013
Scritto da opcemi il 29 novembre nel articoli
L’ospitalità
“Non dimenticate l’ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.”
(Ebrei 13: 2)
(Ebrei 13: 2)
Nella cultura albanese l’ospite è quasi “sacro”: gli viene servito il pasto migliore, offerta la sedia migliore, chi lo ospita si impegna a proteggerlo contro ogni minaccia. Il vero significato di ospitalità è: amare lo straniero. Si può sperimentare la vera ospitalità quando ci si sente accolti con tutte le nostre gioie e pene.
Siamo ospiti sulla terra; persone che vengono e partono. In questo senso è Dio che ci ospita. Ci accoglie; ci manda altre persone che ci amano e che noi amiamo a nostra volta. Ci ascolta quando ci sentiamo schiacciati da un peso. Ci accompagna nel nostro viaggio. Dio è un buon ospite e, con il suo esempio, Gesù vuole insegnarci come, a nostra volta, possiamo essere ospitali nelle nostre società.
Siamo soggetti a cambiamenti, allo stesso modo cambiano anche le nostre relazioni. Possiamo diventare, a nostra volta, estranei per alcuni; altri possono cambiare nel corso della loro vita, agendo in modo diverso da come erano abituati.
Non è necessario essere completamente in accordo per incontrare l’altro con rispetto e stima.
Il modo in cui incontriamo gli stranieri, le persone che sono diverse da noi, le persone che ci interrogano con i loro dubbi, ha molto che fare con la nostra fede.
Siamo ospiti sulla terra; persone che vengono e partono. In questo senso è Dio che ci ospita. Ci accoglie; ci manda altre persone che ci amano e che noi amiamo a nostra volta. Ci ascolta quando ci sentiamo schiacciati da un peso. Ci accompagna nel nostro viaggio. Dio è un buon ospite e, con il suo esempio, Gesù vuole insegnarci come, a nostra volta, possiamo essere ospitali nelle nostre società.
Siamo soggetti a cambiamenti, allo stesso modo cambiano anche le nostre relazioni. Possiamo diventare, a nostra volta, estranei per alcuni; altri possono cambiare nel corso della loro vita, agendo in modo diverso da come erano abituati.
Non è necessario essere completamente in accordo per incontrare l’altro con rispetto e stima.
Il modo in cui incontriamo gli stranieri, le persone che sono diverse da noi, le persone che ci interrogano con i loro dubbi, ha molto che fare con la nostra fede.
Una chiesa ospitale apre le sue porte ed è composta di fratelli e sorelle che si aprono alle persone e al mondo.
Preghiera: Ti ringraziamo Signore, perchè ci accogli con le nostre gioie e le nostre pene. Grazie per coloro che ci apprezzano per ciò che siamo. Aiutaci a nostra volta ad accogliere e rispettare coloro che sono diversi da noi. Accresci la nostra sensibilità verso gli stranieri intorno a noi e concedici di superare con l’amore ogni ostacolo ad un autentico incontro. Amen.
(Rigel Kasmollari, Albania)
21/11/2013
16/11/2013
14/11/2013
Messaggio della X Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC)
Aderisci al pellegrinaggio verso
la giustizia e la pace
Il nostro Dio è bontà e misericordia:
ci verrà incontro dall'alto,
come luce che sorge.
Splenderà nelle tenebre
per chi vive all'ombra della morte
e guiderà i nostri passi sulla via della pace. (Luca 1, 78-79)
Care sorelle e cari fratelli, vi
salutiamo nel nome di Cristo.
1. Ci siamo riuniti nella
Repubblica di Corea per la 10a Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese
(30 ottobre – 8 novembre 2013). Provenendo da 345 chiese membro della comunione
e da organizzazioni appartenenti al movimento ecumenico, ci siamo uniti in
preghiera, abbiamo condiviso vicende delle nostre comunità locali e abbiamo
appreso con commozione forti messaggi di lotta e speranza. Ringraziamo per le
molte dichiarazioni di impegno rilasciate. Il nostro pellegrinaggio comune ha
sviluppato il tema “Dio della vita guidaci alla giustizia e alla pace”.
2. Nella città di Busan, abbiamo
camminato insieme lungo una strada di trasformazione: preghiamo che, mentre
veniamo noi stessi trasformati, Dio faccia di noi strumenti di pace. Molti di
noi hanno visitato altre parti della Corea dove abbiamo constatato le ferite
aperte di una società dilaniata da conflitti e divisioni. Quant'è necessaria la
giustizia per la pace; la riconciliazione per la guarigione; nonché il
cambiamento del cuore perché il mondo sia completamente risanato! Abbiamo
tratto incoraggiamento dalle chiese attive ed impegnate che abbiamo incontrato;
il loro lavoro porta frutti abbondanti.
3. Condividiamo la nostra
esperienza nella ricerca di unità in Corea come segno di speranza nel mondo.
Questo non è l’unico paese in cui i popoli sono divisi, nella povertà e nella
ricchezza, nella felicità e nella violenza, nel benessere e nella guerra. Non
ci è consentito chiudere gli occhi di fronte a queste dure realtà o esimerci
dal collaborare all’opera trasformatrice di Dio. In quanto comunione il
Consiglio ecumenico delle chiese conferma la solidarietà con la popolazione e
con le chiese della penisola coreana e con tutti coloro che lottano per la
giustizia e per la pace.
4. Dio nostro creatore è la
sorgente di ogni vita. Nell’amore di Gesù Cristo e per la misericordia dello
Spirito Santo noi, come comunione dei figli di Dio, operiamo insieme in vista
del compimento del Regno. Chiedendo la grazia a Dio siamo chiamati, nella
nostra diversità, ad essere giusti amministratori della Creazione di Dio.
Questa è la visione del Nuovo Cielo e della Nuova Terra dove Cristo compirà “tutto
in tutti”( Efesini 1, 23).
5. Viviamo in un tempo di crisi
globale. Dobbiamo affrontare sfide economiche, ecologiche, socio-politiche e
spirituali. Nell’oscurità e nell’ombra della morte, nella sofferenza e nella
persecuzione, quanto è prezioso il dono di speranza del Signore Risorto! Con la
fiamma dello Spirito nei nostri cuori, preghiamo Cristo di illuminare il mondo:
che la sua luce orienti l’intera nostra vita verso la cura dell’intera
creazione ed affermi che tutte le persone sono create ad immagine di Dio.
Ascoltando le voci che spesso ci giungono dagli emarginati, proponiamoci di
condividere gli insegnamenti di speranza e di perseveranza. Impegniamoci
nuovamente ad operare per la liberazione e ad agire in modo solidale. Possa la
Parola di Dio illuminarci e guidarci sul nostro cammino.
6. Vogliamo muoverci insieme.
Spronati dalle esperienze vissute a Busan, sproniamo a nostra volta tutte le
persone di buona volontà ad impegnarsi con i propri doni ricevuti da Dio a
compiere azioni trasformatrici.
Questa Assemblea vi invita ad
unirvi a noi nel pellegrinaggio.
Possano le chiese essere comunità
di guarigione e compassione e possa la Buona Novella essere seminata da noi in
modo che la giustizia cresca e la profonda pace di Dio abbracci il mondo.
Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni
tempo. (Salmo 106,3)
Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace!
12/11/2013
Centocinquantenario della Chiesa Evangelica Metodista di Verbania-Intra
SABATO 23 novembre 2013, ore17.00
c/o Chiesa Evangelica Metodista-Sala Pestalozzi
CONFERENZA
Il Metodismo nell’Italia contemporanea. Cultura e politica di una minoranza tra Ottocento e Novecento.
Interviene il prof. Paolo Naso, docente di Scienza Politica e coordinatore del master in Religioni e Mediazione Culturale presso l’Università La Sapienza di Roma.
“… ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi” (Luca 17,21) .
Meditazione del Patore Jean-Félix Kamba Nzolo
Dalla Lettera circolare delle Comunità evangeliche Metodiste di Verbania e Omegna di novembre 2013
Dalla Lettera circolare delle Comunità evangeliche Metodiste di Verbania e Omegna di novembre 2013

attendevano il regno di Dio che avrebbe ristabilito una volta per tutte la giustizia e la pace.
Di fronte alle ingiustizie, alle guerre e alle violenze che dominano il nostro mondo, anche noi, credo, avremmo posto la stessa domanda a Gesù, se fosse vissuto oggi. E Gesù ci avrebbe risposto alla stessa maniera: << Il regno di Dio è in mezzo a voi>>.
Una risposta deludente questa ? Come intendere le parole di Gesù? A seconda delle traduzioni <>, i vangeli sono concordi nell’affermare che in Gesù il regno di Dio ha fatto irruzione in questo mondo. Gesù incarna il regno di Dio. In lui e attraverso il suo ministero, non solo Dio ha visitato il suo popolo, ma è il regno stesso all’opera.
E’ questo regno che uno dei dieci lebbrosi guariti riconosce in Gesù: <>> (vv.15-16). Mentre gli altri nove continuano il loro cammino per comparire davanti ai sacerdoti i quali avrebbero convalidato la loro guarigione con la conseguente riammissione in comunità, il lebbroso straniero, invece, torna indietro, non soltanto per ringraziare ma perché vede nella sua guarigione la presenza di Dio.
Non c’è dubbio che, nel primo momento, tutti e dieci hanno creduto alla parola di Gesù mettendosi in cammino, senza essere ancora guariti. Ma solo uno di loro decide di intraprende un cammino solitario per raggiungere Gesù e integrare la comunità dei discepoli. E’ importante notare che, alla domanda sul quando arriverà il regno di Dio, Gesù risponde con come: il regno non viene in modo osservabile; << è in mezzo a voi>>. In altre parole, il regno di Dio è accessibile a tutti e sperimentabile nell’ordinarietà della vita come qualcosa da vivere con tutto il proprio essere.
Il regno di Dio, certo, non si è ancora stabilito definitivamente su questa terra, ma viviamo della promessa che Gesù a stabilito questo regno in noi e tra di noi. In questo tempo intermedio tra il già e il non ancora, a noi è richiesto di consolidare il regno già presente cioè la presenza di Cristo in noi. Siamo chiamati a un lavoro interiore, di approfondimento per la nostra crescita spirituale.
Siamo ugualmente chiamati a un lavoro di testimonianza rivolto verso l’esterno, verso gli altri. La nostra responsabilità nei confronti degli altri e del mondo è di fare in modo che ogni nostro atto sia compatibile con la giustizia del regno di Dio. L’attesa del regno di Dio è inseparabile dall’amore del prossimo. Credere nel regno venturo significa vivere il presente con coscienza, impegnarci in vista del futuro, di un futuro che motiva il presente.
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