Culti
Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9
Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11
21/01/2015
Il costo del discepolato

(Luca 14,26-33)
Meditazione del pastore Jean-Félix Kamba Nzolo
Le parole che Gesù rivolge alla folla che gli andava dietro non sono un
invito a rompere i legami familiari. La famiglia è importante per l’esistenza
stessa di una persona; avere una famiglia è un privilegio. Gesù non ci insegna a trasgredire il
comandamento che ordina di onorare i propri genitori. E’ questione di priorità.
Vuoi seguirmi, vuoi diventare mio discepolo, devi mettermi al primo posto nella
tua vita, vale a dire, prima del tuo lavoro, dei tuoi impegni, della tua
famiglia e prima della tua stessa vita. Il terzo invitato della parabola del
gran convito (Lc14,20) si scusa a motivo della moglie, rappresentando così
tutti quelli che sono impediti a rispondere alla chiamata da uno dei più forti
legami umani.
Mettere Cristo al primo posto non significa in nessun modo disprezzare
gli affetti famigliari ma evangelizzarli, darli un nuovo senso nella grazia di Cristo. Può sembrare fuori
luogo la parola “odiare”, ma nel contesto semitico significa semplicemente
volgersi da un’altra parte, distaccarsi da qualcuno o da qualcosa. Non c’è
dunque nulla di quella emozione che noi sperimentiamo nell’espressione infelice "odiare qualcuno".
Quel che viene richiesto ai discepoli, è che, nell’intreccio di molte realtà in cui tutti noi viviamo, l’esigenza di Cristo e dell’evangelo non solo
deve avere la precedenza, ma, in verità ridefinisce il ruolo di tutte. Questo
comporta inevitabilmente una separazione.
Preferire Cristo alla propria vita, è
accettare la logica dell'amore indiviso per Gesù. Dio è un Dio geloso
che non condivide la sua gloria (l’onore) con gli idoli. L’“io” è nell’uomo
vecchio che non ha incontrato la grazia, il suo idolo che usurpa il posto di
Dio. Invece la condizione del discepolo crea una netta separazione opponendoci
al nostro io.
Come rispondiamo quando qualcuno
ci chiede, cosa fai nella vita? Potremmo rispondere, studio, lavoro, sono in
pensione, mi prendo cura di una persona, ecc.
Tutto questo è bello, ma Paolo dice semplicemente: per me vivere è
Cristo, cioè Cristo è la mia vita. Questo è ciò che viene prima nella sua vita,
tutto il resto viene dopo.
Portare la croce non è ripetere il sacrificio di Cristo, ma scoprire
come la Pasqua di Gesù Cristo è portatrice di senso e come essa ci libera dalle
nostre prove, sofferenze e fallimenti, allo stesso tempo comunica
misteriosamente a questo mondo gemente
nelle doglie del parto, la venuta del regno di Dio.
Che cosa è importante nella mia vita, cosa viene prima? La parola
discepolo in greco significa imparare l'uso e la pratica, indica chi riceve un
insegnamento. Normalmente, un discepolo segue gli insegnamenti di un maestro.
Nel Nuovo Testamento, il discepolo è colui che è sempre in stretto e permanente
rapporto con una persona. I dodici uomini che noi chiamiamo apostoli o
discepoli di Gesù erano in stretta relazione con lui. Egli gli ammaestrava.
Hanno visto quello che il Cristo faceva e hanno ascoltato quello che aveva da
dire e hanno imparato da lui. Essere un discepolo di Cristo significa seguire
le sue orme. Siamo dei veri discepoli quando obbediamo al Cristo, ci leghiamo
alla sua persona. Questo ha un costo alto da pagare in termini di priorità.
Essere un discepolo è un compito enorme, il contrario di riposare sugli allori.
Gesù non intende spaventare la folla né mettere in discussione la
vocazione dell’uomo o della donna che va da lui, ma vuole che chiunque voglia
seguirlo lo faccia con ogni cognizione di causa. Con due esempi (Lc 14,28-32), Gesù
stigmatizza la follia di intraprendere una grande avventura senza prima
calcolarne il costo, ricordando il costo del discepolato: "Chiunque di voi non rinunzia a tutto quello
che ha, non può essere mio discepolo".
In altre parole, ciò non
costa solo un po’, non richiede soltanto l'impiego di alcune delle mie risorse
e dei miei beni, ma tutto. Gesù lo dice chiaramente: se qualcuno non è disposto
a rinunciare a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo.
Se volgiamo essere suoi discepoli dobbiamo essere pronti a rinunciare a
tutto, anche alla nostra stessa vita. In altre parole, non ci sono mezze
misure. Un mezzo discepolo o un
discepolo a metà non esiste nella mente di Gesù. Qui è o tutto o niente. Gesù stesso è l’esempio del dono totale; ha
dato tutto, perfino la propria vita per la salvezza del mondo, dunque se non
siamo anche noi pronti a dare tutto,
anche la nostra vita, non possiamo essere suoi discepoli. Tradotto in termini
di priorità, ciò vuol dire che se non sappiamo mettere Cristo e il suo vangelo al
di sopra di ogni cosa, se non sappiamo cercare prima il regno di Dio e la sua
giustizia (Mt 6,33), non possiamo essere suoi discepoli.
Nel vangelo secondo Giovanni, un discepolo è colui che dimora nelle
parole di Cristo (Gv 8,31); che prova l’amore per il suo prossimo (Giovanni13,35),
e che porta molto frutto (Giovanni
15,8).
Ci dia il Signore la
grazia di essere dei veri discepoli di Gesù Cristo, in parole e azioni.
17/01/2015
06/01/2015
24/12/2014
Natale 2014
Luca 2,(1-14)15-20
Nascita di
Gesù a Betlemme
1 In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero. 2 Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.
4 Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide,5 per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.
6 Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; 7 ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
1 In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero. 2 Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.
4 Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide,5 per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.
6 Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; 7 ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.
8 In
quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nei campi e di notte
facevano la guardia al loro gregge. 9 E un angelo del Signore
si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono
presi da gran timore. 10 L'angelo disse loro: «Non temete,
perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo
avrà: 11 "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un
Salvatore, che è il Cristo, il Signore. 12 E questo vi servirà
di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una
mangiatoia"».
13 E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce!»
15 Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». 16 Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; 17 e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. 18 E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. 20 E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato loro annunciato.
13 E a un tratto vi fu con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
14 «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch'egli gradisce!»
15 Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». 16 Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; 17 e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. 18 E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. 20 E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato loro annunciato.
12/12/2014
27/11/2014
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