Culti
Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Nel Tempio di Omegna, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 9; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 9
Intra - C.so Mameli 19
Nel Tempio di Intra, il Culto si tiene tutte le domeniche alle ore 11; Mercoledì 25 Dicembre, Natale, il Culto si terrà alle ore 11
23/01/2016
Chiesa Evangelica Metodista - Comunità di Verbania e Omegna: Preghiera per la settimana di preghiera per l'unit...
Chiesa Evangelica Metodista - Comunità di Verbania e Omegna: Preghiera per la settimana di preghiera per l'unit...: Preghiamo: Dio nostro e Padre nostro, nelle tue mani è la nostra vita e il tempo che sta dav...
Preghiera per la settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani del 18-25 Gennaio 2016
Preghiamo:
Dio nostro e Padre nostro,
nelle tue mani è la nostra vita e il tempo che sta davanti a noi: donaci di saperlo
usare per la tua lode, per il servizio dei fratelli, delle sorelle e di tutte
le creature.
Ti preghiamo per la tua Chiesa, disseminata
nel Mondo, perché annunci a tutti il Tuo Regno che viene, senza farsi
intimidire dalle minacce né comperare dai privilegi.
Ti
preghiamo per chi sciupa la sua vita distruggendosi o dissipandola. Per coloro
il cui tempo scorre estenuante, nella malattia, nella solitudine, nella
prigionia, nella disperazione; per coloro che sono tentati di porre fine ai
loro giorni.
Ti preghiamo per coloro che hanno
responsabilità di governo, perché le esercitino consapevoli che tutte le
creature sono Tue, e che di esse Tu ci chiederai conto. Per tutto il Mondo,
perché accolga l’annuncio che il tempo ha una direzione e uno scopo, e non
ripeta ciecamente gli errori dei tempi passati.
Ti preghiamo per chi ci è nemico, per chi
bestemmia il tempo preparando il male anziché il bene, la guerra e la miseria
anziché la pace e la solidarietà.
Ti
preghiamo per tutte le vittime della violenza umana: per le donne e le bambine
che finiscono nel traffico della prostituzione; per le bambine e i bambini che
vengono costretti a lavorare in condizioni di schiavitù e che non hanno più la
forza di sorridere a causa della malvagità dell’uomo, affinchè ritornino a sorridere e vivere da bambini.
Ti preghiamo per tutte le persone che sono
costrette dalla miseria, dalla Guerra o dalla persecuzione a lasciare il loro
paese, dona la tua gioia, affinchè, dopo aver sperimentato l’odio e la
violenza, possano conoscere la lealtà del Tuo amore, anche attraverso la nostra
solidarietà.
Ti
preghiamo, fa che non ci rassegnamo di fronte a tutta la violenza e l’ingiustizia,
permetti che il nostro agire possa portare alle vittime un soccorso che sia
segno luminoso della Tua guarigione e della Tua riconciliazione.
Ti preghiamo, fa che la nostra preghiera
non sia soltanto per gli uomini e le donne di buona volontà, bensì anche per
quelli di cattiva volontà, quando essi verranno in giudizio, fa che I frutti da
noi prodotti siano il loro perdono.
Ti preghiamo, aiutaci ad essere fermi nel
pensiero e nell’azione come Tuo figlio Gesù, nostro modello, fai di noi dei testimoni
d’amore, di attenzione, di perdono e di giustizia.
Tutto questo te lo chiediamo nel nome
di Gesù, Redentore nostro.
AMEN
Giampaolo Castelletti
20/01/2016
Sermone sul testo biblico di 2° Corinzi 4:3-10
Riflettere questo testo della 2^ lettera di Paolo
ai Corinzi, dopo le feste ci consente di riflettere sul fulcro della
predicazione e mettere maggiormente in risalto la caratteristica principale
dell’Evangelo, anche noi siamo chiamati a predicare questo unico vangelo di
Gesù Cristo, nostro Signore.
3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono
sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le
menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo,
che è l'immagine di Dio. 5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale
Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; 6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è
quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza
della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
7 Ma noi abbiamo
questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a
Dio e non a noi. 8 Noi siamo
tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non
disperati; 9 perseguitati, ma
non abbandonati; atterrati ma non uccisi; 10 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche
la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
I VV.3 e 4 sono molto significativi e dicono: “3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono
sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio
di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del
vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.”, Paolo con
questa affermazione vuol far capire a tutti una situazione che si è creata alla
sua epoca ma che è attuale ancora oggi ed è questa: “La parola di Dio, da alcuni è vista molto
chiaramente mentre da altri è vista in modo confuso, o addirittura…è
invisibile.
Questa considerazione, fa si che molti uomini e
donne mettono in discussione la Parola di Dio sul presupposto che sia
interpretabile in modi diversi, possiamo invece affermare che la Parola di Dio
si offre a tutti noi, accettando anche di non essere riconosciuta, oppure di
essere fraintesa.
Tuttavia, chi consapevolmente e apertamente
dichiara di credere in Dio, non la rifiuta ( ) non la ignora e tanto più la fraintende.
L’insegnamento dell’Evangelo e…la testimonianza che
la chiesa ne ha dato nei secoli non dividono l’Evangelo tra uomini/donne
istruiti e uomini/donne ignoranti, le Scritture non ci vengono offerte secondo
il nostro livello di conoscenza biblica o di presenza alle attività della
nostra chiesa, la Scrittura viene offerta a tutti senza che ci sia un percorso
iniziatico, per questo il nostro Signore ha fatto nascere nella chiesa i doni
necessari a non improvvisare, la Scrittura non è improvvisazione, per poterla
fare nostra e metterla in pratica in ogni momento della nostra giornata bisogna
studiarla con attenzione, consapevolezza e responsabilità,.
L’Evangelo è rivelazione
o messaggio di Dio in Gesù Cristo, Gesù…immagine di Dio ( ) è rivelazione di Dio. Chi
riconosce Gesù Cristo può conoscere Dio stesso.
La velatura dell’Evangelo esiste quindi solo per coloro che non vogliono
vedere la luce che risplende in Gesù, a questo proposito Paolo mette in risalto gli
increduli che si abbandonano alle divinità di questo mondo, cioè ad un Satana
che prende le vesti degli idoli umani e materiali che ci vogliono distrarre dal
Signore.
Ma c’è responsabilità umana?
Oppure possiamo addossare a Dio la colpa di farci
degli idoli?
È chiaro che la seconda domanda è provocatoria,
visto che la nostra conoscenza “del bene e del male”, cioè, la nostra capacità
di valutare, ha un peso in tutto questo ( ) e si chiama: “responsabilità”.
Perché l’Evangelo risplenda, occorrono dei
testimoni che lo vivano, ma prima ancora dei cristiani che abbiano ben chiaro
quello che predicano, “la Chiesa
evangelizza solo se vive l’Evangelo” (Prof. F.Ferrario.).
Il nostro rischio è quello di non predicare Gesù
Cristo perché se non rimaniamo vigili ed attenti è molto più facile che
predichiamo noi stessi, cioè un vangelo secondo me o secondo te, ma non secondo
Gesù Cristo.
Come accorgerci di questo?
In realtà la riposta è apparentemente semplice: “predico me stesso nel momento in cui mi
metto al centro del mondo”.
La scoperta
dell’”io” al centro del mondo è molto più difficile da individuare, qui le
insidie di Satana non mancano. Dei campanelli d’allarme possono essere del
tipo: “gli altri si devono adeguare a me, solo io conosco la perfetta dottrina”
“Predico cosa bisogna fare ma io non lo faccio”
è ovvio che i
campanelli d’allarme possono essere molti e molti altri, ma il denominatore
comune è questo: ho perso di vista
quel Gesù Cristo che sono chiamato a predicare, ad annunciare ed a testimoniare.
Sappiamo bene che Dio stesso ci ha donato la
capacità di parlare, ragionare, capire, inventare, studiare, ma quello che
difficilmente comprendiamo è il nostro senso del limite, quel limite che può
provocare errori irreparabili, soprattutto, quando non si mette in pratica la
Parola di Dio e questo può causare: “ uccisione di uomini e donne per cause
imputabili a guerre chiamate sante ma che non lo sono, contaminazione della
terra che sovente causano disastri ambientali, migliaia e migliaia di morti tra
animali, uomini e donne, tutto questo, il più delle volte tutto questo lascia
uomini/donne indifesi e senza risposte di fronte a sciagure come quella che vi
sto per raccontare:
“La settimana prima di Natale, su Rai3 hanno
trasmesso un Film che parlava dello Tsunami del 26 Dicembre 2004 in Thailandia.
Un Film molto toccante, parlava di una famiglia che si è trovata coinvolta in
questo cataclisma la cui scossa principale, la
più lunga mai registrata, è durata 8 minuti, la quale, ha
scatenato delle grandi onde anomale che
hanno colpito sotto forma di immensi tsunami (con
un run-up massimo
di 27 metri) le coste dell'Oceano Indiano. Il numero totale di vittime accertate, causate da
questa serie di cataclismi è stato di circa 400.000 tra uomini/donne e bambini, ma decine di migliaia di
uomini/donne e bambini sono ancora dati per dispersi, mentre tra i tre ed i cinque milioni sarebbero gli sfollati. Oltre alle popolazioni
residenti, vi sono state tra le vittime molti turisti stranieri che si
trovavano in quelle zone nel pieno delle vacanze di Natale. Ad esempio, è
notevole il fatto che questo singolo evento abbia causato quasi lo stesso
numero di vittime di nazionalità svedese (543, delle quali 542 nella sola
località thailandese di Khao Lak) di quante
non ne avesse causate l'intera Seconda Guerra Mondiale (circa 600);
quello che è successo ci ha mostrato quanto poco tempo basta, per
cambiare la nostra vita, ma questo è un fatto straordinario, a volte basta una parola ad incrinare i nostri
deboli spiriti, altre volte basta un semplice virus, per non parlare di altro,
soprattutto oggi che si vive il mito dell’onnipotenza umana, gli scienziati cercano il segreto
dell’immortalità, il nostro compito di cristiani è porre attenzione ad essere
apostoli di Gesù e non del diavolo, perché come cristiani sappiamo che solo
coloro che fanno la volontà del Signore avranno vita eterna e non saranno di
certo gli scienziati a darcela; quindi dobbiamo aver paura di sentirci come
dei vasi di terracotta e come tali possiamo cadere e andare in frantumi. Paolo,
quando fa riferimento a questo recipiente delicato, ci fa comprendere quanto è
fragile il nostro vaso, non solo è debole esternamente, ma lo è anche
internamente, in quanto è pieno delle nostre instabilità nelle relazioni umane,
di solidarietà e di speranze.
Paolo
mette in risalto tutta questa fragilità quando riferisce a se stesso la
descrizione del recipiente delicato e di poco prezzo proprio per mettere in
risalto, attraverso la sua infermità e le prove che aveva dovuto affrontare,
quanto è potente l’azione di Dio che usa consapevolmente degli strumenti per
manifestare la propria potenza nei tempi, tra gli uomini e le donne.
La
certezza di Paolo, ci aiuta a scoprirci degni di una salvezza e di un riscatto
che ci è offerto perché non solo scopriamo che Dio ci ha accolto nelle nostre
limitazioni di fragili creature ma, fatto ancora più sorprendente, possiamo
essere ricomposti nei nostri cocci per svolgere di nuovo la funzione di
contenitore.
Tribolati, perplessi, perseguitati sono verbi che descrivono gli urti ai quali siamo
sottoposti e che mettono a serio repentaglio l’integrità del nostro vaso. Un
vaso che si può rompere.
Sappiamo che nessun vaso è in condizioni di
ripararsi da solo, ma accade anche il miracolo per cui un vaso ormai
inservibile diventi nuovamente idoneo a contenere anche un tesoro prezioso
grazie al Signore, il quale ci fa scoprire che “non siamo ridotti all’estremo”, “non siamo disperati”, “non siamo abbandonati” e “non siamo uccisi” perché il rapporto tra noi e il
vasaio non si esaurisce solo nel momento in cui dalle sue mani emerge il nostro
vaso, ma questo rapporto, si mantiene costante durante tutta la nostra vita.
Sino
a quando il vaso è ripieno di noi stessi contiene solo le nostre
contraddizioni, ma quando la nostra vita si apre a Cristo riceviamo un grande
insegnamento che ci fa scoprire la necessità di essere umili, che ci fa rendere
conto della fragilità della nostra argilla.
La
conoscenza di Cristo è il tesoro che rende prezioso il nostro vaso, ma Cristo deve diventare il nostro contenuto!
La nostra fragilità ci fa conoscere fallimenti di
ogni genere, accompagnati da mille domande laceranti che possiamo affrontare e
superare solo perché abbiamo conosciuto Cristo e, attraverso di lui, sappiamo
che Dio non ci abbandona alla disperazione ed alla morte spirituale.
Come
ogni contenitore si impregna con quello che viene inserito dentro di esso, così
il credente lo è con la conoscenza di Cristo. Mi attrae l’idea che ciascuno di
noi sia come quegli antichi recipienti di terracotta che non erano
perfettamente impermeabili al proprio interno e che quindi si impregnavano
dell'olio o del vino che contenevano e non potevano essere più utilizzati per
nessun altro liquido. Così, mi piace
pensare che il nostro contenitore sia riempito della conoscenza di Cristo, il
quale abbia riempito il nostro cuore, le nostre menti e ci renda dedicati
solamente a Lui.
Le conseguenze di quello che abbiamo ricevuto da
Dio si vedono prima di tutto nella chiesa, dove l’apostolo Paolo ci insegna che
la sua missione e la nostra missione è un servizio in contrapposizione a quei
nemici di Cristo che predicano solo se stessi e cercano di usare la comunità a
proprio vantaggio.
L’insistenza di Paolo sulla luce di Cristo e su ciò
che siamo chiamati a predicare e testimoniare ha uno scopo molto semplice:
ricordarci di essere sinceri ed onesti, consapevoli che gli avversari del
Signore sono coloro che operano nell’ambiguità: noi dobbiamo solo predicare
Gesù Cristo come “luce del mondo” e nostro unico Signore e salvatore.
Non dimentichiamo che a tutti noi è affidato questo
unico evangelo in Cristo Gesù.
Che il Signore ci
accompagni nel nostro cammino in questo nuovo anno, donandoci il senso di
poterlo vivere secondo la sua indicazione. Rimaniamo dunque servitori,
portatori, messaggeri del Vangelo in Cristo e servitori dei nostri fratelli,
anche di quelli che ancora non hanno conosciuto: Cristo Gesù, Colui che è la
gloria e l’immagine di Dio.
AMEN
G. Castelletti
24/12/2015
Natale 2015
Domani
è Natale.
Amo
il mio Natale, Non è fatto di abbuffate, di troppi regali e di
troppe luci colorate. Perché non amo il superfluo, la confusione, gli Auguri
che non vengono dal cuore. Nelle mie confezioni regalo preferisco metterci
emozioni, sorrisi sinceri, pensieri positivi, tepore e serenità familiare,
solidarietà non esibita. A Natale ci sono regali da scartare, sorprese da
donare. Ciò che dà valore, non lo si trova sotto l'albero. Quello che conta
davvero non ha prezzo, né etichetta, non ha marchio né bollino. Ciò che dona
davvero la felicità non sono i regali, ma i gesti semplici e sinceri come
questi:
Al tuo nemico, perdono.
Al tuo avversario, tolleranza.
A un amico, il tuo cuore.
A un cliente, il servizio.
A tutti, la carità.
A ogni bambino, un buon esempio.
A te stesso, rispetto.
Al tuo nemico, perdono.
Al tuo avversario, tolleranza.
A un amico, il tuo cuore.
A un cliente, il servizio.
A tutti, la carità.
A ogni bambino, un buon esempio.
A te stesso, rispetto.
Giampy Castelletti
14/11/2015
Antisemitismo. Le chiese evangeliche di Milano sull'aggressione contro Nathan Graff

Le chiese evangeliche di Milano intervengono sull'aggressione contro Nathan Graff, esprimendo la loro fraterna e completa vicinanza alla comunità ebraica di Milano e d'Italia:
«La bestiale "giustizia dei coltelli" ci chiama tutti alla difesa di quei valori di libertà di religione e di pensiero che stanno a fondamento di una pacifica convivenza fra i popoli, le religioni, le culture»
Roma, 13 novembre 2015 (NEV-CS61) – In seguito all'accoltellamento di Nathan Graff, ebreo ortodosso, occorso ieri sera a Milano, le chiese evangeliche del capoluogo ambrosiano hanno diffuso una nota per esprimere la loro solidarietà ai presidenti della comunità ebraica di Milano e al rabbino capo Alfonso Arbib. Di seguito il testo integrale:
«Venire accoltellati, oltretutto da dietro, alla schiena, per il semplice fatto che con gli abiti si testimonia la propria fede; passeggiare pacificamente per Milano ed essere aggrediti per la mera, ma visibile appartenenza al mondo ebraico... La bestiale "giustizia dei coltelli" che tende a dilagare in Medio Oriente e in Europa, ci chiama tutti alla solidarietà e alla difesa di quei valori di libertà di religione e di pensiero che stanno a fondamento di una pacifica convivenza fra i popoli, le religioni, le culture.
Le chiese evangeliche di Milano - valdese, metodista, battista, luterana, anglicana, avventista, - esprimono la loro fraterna e completa vicinanza alla comunità ebraica di Milano e d'Italia, nel momento del dolore e del pericolo.
Fermamente convinte che la testimonianza della cultura, della spiritualità, della fede e della presenza ebraica nel nostro Paese sia fondamentale e irrinunciabile per costruire assieme un cammino di pace e di giustizia, le chiese evangeliche di Milano assicurano il loro pieno impegno affinché la possibilità di vivere ed annunciare la propria fede sia garantita a ogni comunità e a ogni individuo, a partire dai fratelli ebrei».
Laura Pausini. La sorpresa di scoprirci simili
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08/11/2015
“Gioiscano e si rallegrino in te quelli che ti cercano”
“Gioiscano e si rallegrino in te quelli che ti cercano” (Salmo 40:16)
La storia dell’uomo è stata da sempre contrassegnata da un
susseguirsi di ricerche e scoperte. Se non ci fosse stata la molla della
curiosità e della sete di conoscenza, non avremmo mai registrato alcun
progresso né miglioramento in nessun campo della nostra esistenza.
Probabilmente nessuno di noi ha mai fatto parte di una squadra di ricercatori,
però tutti noi possiamo indirizzare il nostrpegno in campo spirituale alla
ricerca di Dio e della Sua comunione.
Chi fa
ricerca, spesso ottiene dei risultati inaspettati, talvolta quasi per caso, ma
nutre sempre la speranza di poter fare una scoperta utile per l’umanità. Chi ricerca Dio, invece, non nutre solo una
vaga speranza, bensì possiede una certezza. Il nostro sforzo non sarà mai
inutile, ma otterrà come risultato una gioia profonda e stabile e un senso di
benessere interiore anche nei momenti di buio e difficoltà.
La base di questa
gioia è la fiducia che il Padre celeste ci ama e dirige ogni cosa verso il
bene.
G.C.
01/11/2015
"La regola per eccellenza"
“Tutte le
cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro;
perché questa è la legge e i profeti.”
(Matteo 7:12)
Il versetto
che meditiamo, assomiglia a un detto mondano assai conosciuto: “Non fare agli
altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Eppure fra i due c’è una differenza fondamentale: il 1° è l’espressione
della saggezza divina, è dettato dall’amore e ha come scopo il bene degli
altri; il 2°, invece, è frutto della
saggezza umana, dettato dall’egoismo e ha come fine la protezione di se stessi.
Mentre il 2° si pratica per istinto, il 1° deve essere imparato con
l’aiuto di Dio; solo così si può essere gentili con persone scortesi, aiutare
chi ha bisogno senza guadagnarci nulla, sopportare il male e l’ingiustizia
senza minacciare o ripagare il torto subito. Signore insegnami la
Tua saggezza e dammi la forza e il coraggio di metterla in pratica.
G.C.
22/10/2015
“Voi siete il sale della terra"
“Voi siete il
sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è
più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi
siete la luce del mondo” (Matteo 5,13-14)
La chiesa, comunità di credenti in
Cristo è, secondo il Vangelo di Matteo, sale della terra e luce del mondo. Ogni
seguace di Cristo è chiamato personalmente a essere sale e luce, ma il plurale “Voi”
rinvia a una dimensione comunitaria. La comunità nel suo insieme è chiamata a
adempiere la sua missione collettiva di servire come sale e luce per il mondo.
Tale compito non può essere realizzato da individui indipendenti: dobbiamo
lavorare insieme. Ma prima dobbiamo chiederci che senso hanno le parole di
Gesù.
Se guardiamo indietro nel tempo,
alla storia bimillenaria del cristianesimo ci rendiamo conto che, non sempre i
cristiani sono stati sale della terra e luce del mondo.
Molte situazioni negative
smentiscono queste “qualità” (guerre, crociate, divisioni, discriminazioni, ecc.).
Le parole di Gesù sono da intendere
non come descrizione di una condizione “Voi siete”, ma di una funzione: <<
Voi dovete essere sale per dare sapore alla vita del mondo intero, dovete
essere luce per illuminare le tenebre dell’odio, dell’egoismo; dovete essere
come una città su un monte, come una lampada ben visibile>>. Essere visibili
non significa mettersi in mostra, cercare a tutti i costi la visibilità; il
desiderio di essere visti è fin troppo umano, accarezza l’amor proprio, la sete
di vanità. La motivazione per cui siamo chiamati a essere visibili deriva dalla
vivida consapevolezza della grandezza di Dio. Le opere da noi compiute devono
essere percepite nel mondo profano come illustrazioni dell’amore di Dio.
L’agire dei credenti deve
funzionare nel mondo profano come testimonianza dell’amore di Dio, Padre che
non discrimina i suoi figli e che deve essere lodato con atti di generosità
verso i poveri e di clemenza verso i nemici, che non con le sole preghiere. Si
tratta, in definitiva, di coniugare insieme la salvezza per grazia mediante la
fede e le opere, senza le quali la fede è morta.
Essere sale e luce è, dunque, una vocazione,
una chiamata a cui dobbiamo rispondere con la vita di ogni giorno, sia come
singoli credenti sia come comunità.
Non si è chiesa perché si risponde
a certi requisiti, come disporre di locali propri per il culto e le attività o
di un certo numero di ministeri ecc.. Si è chiesa quando si vive la vocazione
di essere sale e luce.
E, per ultimo, la chiesa è sale e
luce, soltanto quando proclama autenticamente che Gesù Cristo è il Signore.
Quando manifesta la vita di Cristo nella sua propria. La chiesa non è la luce
stessa, ma soltanto la finestra attraverso cui la si può vedere. Noi siamo luce
nella fedeltà a Cristo, vera luce del mondo. Gesù rivolge queste parole a quelli
che chiama “beati” cioè coloro che, con il loro modo di vivere contrastano la
mentalità del mondo, lottando per un mondo più giusto, più umano e più
fraterno. Sono loro il sale della terra e luce del mondo in quanto fanno trasparire
nella loro vita, la giustizia e la misericordia di Dio. Ogni chiesa, così come
ogni credente, che si conformi così completamente al mondo profano circostante
da dimenticare la sua vocazione si rende inutile; il suo sale diventa insipido
e privo di interesse.
Past. J-F. Kamba Nzolo
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