Buona domenica a tutte e a tutti, quest’oggi
celebriamo la sesta domenica dopo Pasqua, denominata: “EXAUDI” che tradotta dal
latino significa “Ascoltare, Prestare ascolto, Esaudire” e derivante dal testo
biblico del Salmo 27:7 “O SIGNORE,
ascolta la mia voce quando t'invoco; abbi pietà di me, e rispondimi.”
SALUTO
DI ACCOGLIENZA
“Sorelle e fratelli, siamo alla presenza
di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale ci incontra e ci chiama a
servirlo. La Sua presenza ci guida, la Sua Parola ci libera, il Suo amore ci
illumina.” Amen
ASCOLTO
DELLA PAROLA
PREGHIERA DI ILLUMINAZIONE
“Padre, ti
lodiamo perché nel Tuo amore ci invii lo Spirito per difenderci e guidarci.
Conferma in ciascuno di noi la Tua vocazione. La Parola di Gesù ci conduca
nella via che egli ha percorso per noi: il cammino dell’ubbidienza, dell’amore
fraterno, della testimonianza resa alla verità. Sciogli i legami che ci
vincolano al nostro orgoglio, perché riceviamo la Tua Parola e ubbidiamo al
comandamento dell’amore.” Amen.
TESTO
BIBLICO DELLA MEDITAZIONE
GIOVANNI 7, 1-2 . 37-39
1 Dopo queste cose, Gesù se ne andava per la
Galilea, non volendo fare altrettanto in Giudea perché i Giudei cercavano di
ucciderlo. 2 Or la
festa dei Giudei, detta delle Capanne, era vicina . 37 Nell'ultimo
giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se
qualcuno ha sete, venga a me e beva. 38 Chi crede in me, come ha detto la
Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno». 39 Disse questo
dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in lui; lo
Spirito, infatti, non era ancora stato dato, perché Gesù non era ancora
glorificato.
MEDITAZIONE
Come
prima percezione, verrebbe da chiedersi cosa hanno a che fare i versetti 1 e 2
con i successivi versetti da 37 a 39.
Ebbene, per capire meglio il brano sarà utile capire
che i primi due versetti servono per introdurci nel contesto della festa delle
capanne a cui Gesù partecipò e che ebbe l’epilogo proprio nell’ultimo giorno di
questa festa ed è importante soffermarsi sul versetto 37, il quale, letto così
può lasciarci spiazzati a causa del fatto che, forse questo versetto rischia di
lasciarci un’immagine fine a sé stessa, invece, si riferisce come scritto prima
al tempo della “festa delle Capanne”
(Sukot in ebraico) che abbiamo letto al versetto 2, soffermiamoci quindi un’istante sulla
“festa delle Capanne”; buona parte del
Cap.7 del Vangelo di Giovanni è dedicato alla presenza di Gesù a questa “festa”,
che troviamo scritto dal versetto 10 in avanti, una festa molto sentita e
partecipata dal popolo ebraico,…a motivo che,…questa festa, era una rievocazione storica del tempo in cui
Israele era stato nel deserto abitando in tende, ma era anche la festa
autunnale con la quale si concludeva il ciclo agricolo dell’anno, subito dopo
la raccolta dell’uva e delle olive. Era quindi una festa di gioia e
ringraziamento a Dio. (Pasqua –
Pentecoste – Capanne).
Dobbiamo sapere che, nelle tradizioni
ebraiche, l’acqua aveva un ruolo importante, in quanto era fondamentale per il ciclo agricolo, quindi, durante la festa
si ringraziava Dio anche per la pioggia che aveva prodotto il raccolto e si
pregava per la pioggia nei mesi successivi. Ad esempio, era usanza che un
sacerdote portasse una brocca d’oro con acqua prelevata dalla vasca di Siloe
guidando una processione in cui, la popolazione in festa seguiva cantando e
ballando fino al tempio, dove il sommo sacerdote la versava sull’altare dentro due
vasi d’argento. Questa cerimonia legata all’acqua faceva pensare anche al
futuro spargimento dello Spirito Santo che gli Ebrei si aspettavano alla venuta
del Messia con l’instaurazione del nuovo patto, ed era caratteristico che i
rabbini leggessero e commentassero vari brani con riferimento all’acqua, come Isaia
12:3 “Voi attingerete con gioia l’acqua dalle fonti della salvezza”
oppure Ezechiele 36:25 “v’aspergerò d’acqua pura, e sarete puri”.
Le fonti della salvezza a cui Isaia si
riferiva, l’acqua pura di cui essi sarebbero stati aspersi secondo Ezechiele,
avrebbero trovato il loro adempimento proprio in Gesù e nello Spirito Santo che
Egli avrebbe sparso dopo la sua morte e la sua risurrezione. Egli promise che,
dopo la sua ascensione al Padre, avrebbe donato lo Spirito Santo ai suoi discepoli
e a tutti coloro che in seguito avrebbero confidato in lui per la loro
salvezza. Alla prima Pentecoste dopo la sua risurrezione la promessa si
realizzò.
Ma, ritorniamo allo scenario della
“festa”, al versetto 37, l’evangelista Giovanni
sembra presentarci Gesù salito su qualche sommità, forse, nelle vicinanze
del tempio, da dove poteva vedere tutti i passanti ed attrarre ad alta voce la
loro attenzione su di sé esclamando: “Se
qualcuno ha sete, venga a me e beva.”
Uno scenario eccezionale per
Giovanni!
Infatti, non
ci deve sfuggire come Giovanni inserisca queste parole di Gesù proprio in
questa occasione e ci dia un’indicazione temporale (nell’ultimo giorno, il
giorno più solenne) proprio a sottolineare che il culmine e la
realizzazione di quelle attese di salvezza sono in Gesù, Colui dal quale andare
per essere veramente dissetati. Nel giorno più solenne in cui
si ricorda e si invoca nuovamente la freschezza dell’acqua che disseta,
rinfresca e dona nuove forze, Gesù esclamando “Chi ha sete venga a me e
beva”, attirò l’attenzione su una verità fondamentale: egli era la vera
sorgente d’acqua viva a cui gli Israeliti dovevano abbeverarsi.
Non è la prima né l’ultima volta
che sentiamo parole simili nello stesso vangelo di Giovanni: “chi beve dell'acqua che io gli darò,
non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte
d'acqua che scaturisce in vita eterna” (Giovanni 4:14);
“Io
sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non
avrà mai più sete” (Giovanni 6:35). Ma anche in altri episodi biblici. (Matteo
11:28)
Ora che abbiamo inquadrato meglio
la scena, diciamo la verità: la situazione è quasi imbarazzante!
Come se la gente radunata a questa
festa si chiedesse: “Ma chi è questo?
Cosa vuole?” Tutti stanno
festeggiando e questo si alza e dice a gran voce: “quella salvezza che state chiedendo a Dio…ecco, sono io!”. Pensate
se durante la Festa della Repubblica alla
presenza del capo dello Stato Mattarella qualcuno dicesse: “il vero capo dello Stato sono io!”
Non è per nulla una posizione
semplice, anzi, è molto provocatoria! Eppure…Giovanni, come un regista, lo
mette lì, proprio per comunicare che Gesù è la “fonte” dell’acqua viva, quella
vera. E che per riceverla, per dissetarsi, bisogna accostarsi a lui, bisogna
credere in lui.
Le parole di Gesù, se proprio
vogliamo dirla tutta, non sono solo scioccanti, ma sembrano anche poco chiare.
A prima lettura, forse, ci è venuta in mente una immagine: “Gesù-fontana e tutti a bere”, ma da chi sgorgano effettivamente
questi fiumi? Da Gesù o da chi crede? Fiumi
d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno?
Forse volutamente c’è un po’ di
ambiguità in questa immagine tra la fonte e i fiumi…tra chi genera l’acqua.
Noi ci possiamo certamente
immedesimare negli assetati…ma, secondo le parole di Gesù, siamo anche i
“rubinetti” di quell’acqua, ricordiamoci che dopo Pentecoste la responsabilità
della missione è in mano alla Chiesa, e che i credenti stessi sono coloro dai
quali sgorgano fiumi d’acqua viva. Se siamo chiamati ad accostarci a Lui in
preghiera per essere dissetati, siamo anche chiamati ad accostarci gli uni gli
altri nel servizio reciproco poiché da noi stessi sgorgheranno fiumi di acqua
viva.
Il rapporto Gesù/fonte e credente/fiume
ci chiama ad interrogarci sulla nostra azione missionaria di discepoli e
discepole.
La fonte a cui andare per essere
dissetati è Gesù, ma il fiume sgorga da chi crede. Il credente non è passivo,
non si affida solo con fiducia per bere nell’incontro con Dio, ma viene
trasformato da quella bevuta. Trasformato, possiamo dirlo senza essere
irriverenti, in una specie di idrante!
Perché questa è l’immagine delle parole
di Gesù. Un idrante che non riesce a fermarsi e che offre…“quasi senza poterla controllare”
…acqua a chi incontra, e questa potrebbe
essere una bella domanda da farci: cosa offriamo a chi incontriamo, cosa
offriamo a chi sa che noi, con tutte le nostre difficoltà e i nostri dubbi,
cerchiamo di bere a quella fontana di salvezza? Offriamo dell’acqua stagnante
in tristi bicchieri di plastica oh…qualcosa di più copioso e travolgente?
Allora essere testimoni di ciò che
Gesù fa per noi non è un esercizio solo razionale…la nostra passione…la nostra
capacità di dare nuova vita sono messi in campo! Il getto d’acqua viva che
passa dalle nostre anime deve essere talmente forte, vivo e inarrestabile da
contagiare chi ci sta intorno e farlo diventare un getto d’acqua viva anche lui.
Non so voi, ma io ho la sensazione
che invece spesso noi agiamo come idraulici improvvisati e chiudiamo o
controlliamo quei rubinetti. Ci confondiamo con l’educazione ecologica al
risparmio e vogliamo risparmiare l’acqua, contenere quella fuoriuscita di acqua
viva perché ai nostri occhi sembra una falla da riparare o una perdita d’acqua
esagerata che rischia di sprecarsi, eppure…Gesù usa parole chiare, non parla di
cisterne né di pozzi, che pure possono contenere molta acqua ma parla di acqua
VIVA! Quest’acqua VIVA non è semplice acqua. Non è solo acqua che disseta per qualche
tempo, quindi, questa parola non deve farci pensare sicuramente ad una
pozzanghera, ad uno stagno, ma nemmeno ad un bicchiere d’acqua fresca (graditissimo
quando sei assetato!), anzi deve farci pensare a delle fontane di montagna con
un getto potente, ruscelli che non si esauriscono, fiumi nei quali vivono pesci
e altre creature…a degli idranti!
La promessa non è che diventiamo
delle fontanelle. Il rapporto non è: Gesù è una fontana e noi siamo le
fontanelle, ma...Gesù è una fontana che disseta e noi siamo i fiumi di acqua
viva!
Perciò, devono risuonarci in mente,
per poi metterle in pratica, le stesse parole di Gesù quando dice: “In verità, in verità vi dico che chi
crede in me farà anch'egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori”
(Giovanni 14:12).
Una promessa quindi per chi crede
di non essere all’altezza, per i timidi e le timide, Gesù ci dice: “tu farai cose maggiori di me!”.
Quindi, questo testo forse è anche
un monito alla nostra indolenza…ed alla nostra ritualità. Come la processione
della festa delle capanne viene spiazzata dalle parole provocatorie di Gesù,
anche le nostre abitudini, le nostre ritualità, le cose fatte per inerzia…Gesù
le smuove, le provoca, rimescolando le acque stagnanti e annunciano fiumi d’acqua
viva. Il vero senso di questa
promessa è che, ogni credente in Cristo riceverà abbondantemente tramite lo
Spirito Santo quanto occorre per i suoi bisogni spirituali, e diverrà sorgente
di benedizioni per altri, mediante la sua parola, le sue opere e il suo
esempio, le grazie vivificanti dello Spirito sgorgheranno come acque di vita
per il bene eterno dei suoi simili.
Questa promessa
di Gesù si estende anche a noi. Forse anche noi siamo legati a tradizioni
religiose ma ci manca un vero rapporto con Dio, per questo Gesù ci invita ad
andare a lui per abbeverarci alla vera sorgente, ricevere lo Spirito Santo e
cominciare un cammino del quale non ci pentiremo. Egli non vuole che siamo una
cisterna d’acqua stagnante, ma una sorgente d’acqua viva che ci trasforma. Al
punto che noi stessi, possiamo diventare un idrante incontenibile che annuncia
la luce che rischiara, l’amore che perdona, la vittoria della vita.
Amen
BENEDIZIONE (Hermann Von Bezzel)
“Signore, lasciati trovare da chi Ti
cerca. E a tutti coloro che Ti hanno trovato, dona la grazia di cercarti di
nuovo”
Amen
(Giampaolo Castelletti, domenica 24 maggio 2020. Tutte
le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione
Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima
edizione 1994).
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