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17/05/2020

Domenica 17 Maggio - quinta dopo Pasqua


Care amiche, amici, sorelle e fratelli, quest’oggi celebriamo la quinta domenica dopo Pasqua, denominata: “Rogate” che tradotta dal latino significa “Pregate” e derivante dal testo biblico del Salmo 66:20 “Benedetto sia Dio, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua grazia.”,
SALUTO
“Benedetto sia il Signore, rendiamo grazie a Dio. A noi sia data la pace e l’amore con la fede da parte di Dio nostro padre e del Signore nostro, Gesù Cristo. Amen

ASCOLTO DELLA PAROLA
Signore Dio Padre, la tua parola è una lampada al nostro piede, una luce sul nostro sentiero. Noi ti diamo lode e ti ringraziamo, perché oggi ancora ci doni la parola che illumina e salva. A te, che non ti riveli ai savi e agli intelligenti, ma ai piccoli fanciulli, chiediamo che le nostre parole umane non oscurino la tua parola, ma essa sola resti nella nostra bocca e nel nostro cuore, operi in noi e ci trasformi, ci dia la
forza di testimoniare il tuo amore ai vicini e ai lontani. Te lo chiediamo
nel nome di Gesù, la parola che si è fatta carne. Amen.

TESTO PER LA MEDITAZIONE
Giovanni 20, 19 – 23

La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato.
I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi».
Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti».

MEDITAZIONE
Un giorno, guardando una trasmissione televisiva che si chiama “Geo & Geo”, ho avuto modo di vedere varie chiese sparse per la Francia, ebbene, mi colpì molto una vetrata di una chiesa medievale francese, dove vi si raffiguravano due grandi figure…da una parte il Signore glorioso uscito dal sepolcro e dall’altra Sansone…che…secondo un racconto del libro biblico dei Giudici 16,1-3, sale in cima ad un monte portando su di sé le grandi porte della città che aveva scardinato dopo che i Filistei le avevano serrate per imprigionarlo all’interno della città di Gaza, nella quale si era recato (questo è meglio dirlo sottovoce) per “entrare da una prostituta”.
Comunque sia, il significato di quell’accostamento era molto chiaro: come Sansone ha frantumato le porte della nemica città filistea, così Gesù, uscendo dal sepolcro, ha frantumato le porte del potere della morte.
In questa apparizione ai suoi discepoli nel vangelo di Giovanni, Gesù risorto…deve abbattere altre porte, che non sono le “porte chiuse del luogo dove si trovavano i discepoli”… come abbiamo letto, quelle le ha già sovranamente superate. No, le porte che Gesù adesso deve abbattere…sono le barriere più dure della pietra che serrano l’animo dei discepoli.
Sì, Cristo deve abbattere gli sbarramenti della paura che ha afferrato i discepoli in un modo così forte che non hanno nemmeno osato credere alla testimonianza di Maria Maddalena, che era corsa da loro e aveva detto loro di aver visto il Signore risorto; e anche dopo che “Simone e il discepolo che Gesù amava” sono corsi alla tomba e l’hanno trovata vuota proprio come Maria aveva detto e sono tornati indietro a riferirlo, se ne stanno ben chiusi “per timore dei Giudei” …chi ha catturato e messo a morte Gesù, potrebbe benissimo, ora…prendersela anche con loro…
Ma poi, c’è anche, a serrare il loro cuore, “la paura della paura”. I discepoli sono pienamente coscienti di essere stati dei vigliacchi… ricordano benissimo il panico che li ha colti nel momento della cattura di Gesù, quando sono scappati a gambe levate, e l’hanno abbandonato. E adesso, appunto, c’è in loro la paura che provano per aver avuto paura: una “paura al quadrato” che non avrebbero mai pensato di provare e che li fa star male: la paura di fronte all’eventualità di incontrare Gesù… È così: se faticano a credere che il Signore è risorto è anche perché quasi preferirebbero che non fosse così: “Se Gesù è vivo, non potrà non rimproverarci, non rinfacciarci il nostro abbandono… E cosa ci dirà? E che volto farà? E, soprattutto…come ci punirà? …  No, forse è davvero meglio non incontrarlo più” …
Questa è la paura…il rimorso e la cattiva coscienza dei suoi discepoli: questi…sono i veri e duri ostacoli, cioè le solide porte sbarrate che Gesù deve infrangere.
E le infrange. Ma le infrange senza fare uso della forza… potremmo dire… con la potenza della sua misericordia proprio verso coloro che, nell’affidare a Maria Maddalena l’evangelo della sua risurrezione, ha per la prima volta chiamato i suoi “fratelli”.
Così…quando alla sera della Pasqua… “viene e si presenta” …non fa quello che essi giustamente temevano…non li rimprovera…non minaccia…non dà alcuna punizione, invece…dice loro: “Pace a voi”. e “detto questo, mostrò loro le mani e il costato”.
Se uniamo insieme le parole e il gesto di Gesù, noi capiamo quello che ha voluto dire a quel gruppetto angosciato: “Non abbiate paura! É vero: voi mi avete abbandonato. Sono rimasto solo, ho subito il processo, la condanna, e sono morto tutto solo sulla croce. Guardate: ecco nelle mie mani il segno dei chiodi…ecco quei buchi nella carne che non avete ancora visto mai, perché non c’eravate accanto al mio patibolo. Guardateli bene, ma non per ricordare in che brutta maniera mi avete abbandonato: adesso questi segni che porto nella carne sono segni di trionfo, di vittoria! Ricordate quando dissi: «Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo; e io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”» (Giovanni 12, 31-32). Con la mia croce ho giudicato il mondo ed ho sconfitto il male una volta per tutte. E da lì… “innalzato da terra”, ho cominciato ad “attirare a me” tutti quelli che in me hanno creduto…credono e crederanno. Eh…primi fra tutti… voglio attirare voi…voi che per primi avete creduto in me…voi…che nonostante le vostre paure, siete ancora i miei discepoli…i miei amici e…di più…ora siete i miei “fratelli” …
E il fatto che io sia qui davanti a voi… questa è la vostra pace. È la vittoria sulle vostre paure e sui vostri rimorsi. Sì…davvero e per sempre «Pace a voi!». Il passato è passato… conta solo il presente…conta solo il futuro…il vostro futuro…che poi è il mio futuro…perché voi siete miei…e “come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” …
In questo modo e con queste parole, il Signore Risorto…trasforma i suoi discepoli in “apostoli”. Saranno i suoi inviati per annunciare al mondo l’evangelo, la notizia gioiosa che il male è vinto e la morte è sconfitta, ed inizia un mondo nuovo…il mondo di Gesù.
Ma saranno capaci quegli uomini che…(non dimentichiamolo)…sono ancora dentro la casa in cui li ha serrati la paura, di uscirne fuori e di affrontare il mondo?
Sì!!  Lo potranno fare…perché Gesù…diversamente da quello che hanno fatto loro…non li abbandonerà, rimarrà assieme a loro e… di più!!… sarà dentro di loro.
Siamo al momento decisivo del racconto: “Soffiò su di loro” e disse: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti”.
Vi ricordate…nel libro della Genesi?  Dio che soffia nell’uomo da lui appena plasmato “un alito vitale”, “e l’uomo” – dice il testo – “divenne un’anima vivente”? (cfr. Genesi 2:7)  Qui è in azione la stessa potenza creatrice.
Come il Dio della vita ha dato col suo soffio…vita all’uomo…così Gesù…risorto a vita nuova…dà…col suo soffio…vita nuova ai suoi; dà loro quel coraggio che non hanno; mette sulle loro labbra una parola che da sé non potrebbero mai dire; li rende portatori di quel perdono che hanno appena ricevuto, testimoni e strumenti della grazia…
Il nostro testo di oggi ci ha fatto contemplare Gesù che “soffia” sui discepoli il suo Spirito. E nella lettera dell’apostolo Paolo ai Romani 12, 9-18, Paolo ci parla della vita cristiana e vi è lì un’espressione che si riaggancia a quel soffio del Signore della sera di Pasqua: è l’invito ad essere “ferventi nello Spirito”, che si può anche tradurre “lasciate soffiare lo Spirito”.
Questo è importante…perché ci dice che lo Spirito del Signore…non opera soltanto in un contesto religioso, né soltanto per operare miracoli e prodigi, ma opera anche nella vita di ogni giorno.
Non c’è nulla di più concreto e di più quotidiano di quella pagina dell’apostolo Paolo: essere “gioiosi nella speranza”, “perseveranti nella preghiera”, attenti ai bisogni degli altri, esercitare l’accoglienza, non lasciarsi afferrare dal gusto della grandiosità… Cosa c’è di più semplice e concreto di questa serie di atteggiamenti con cui Paolo descrive la vita di coloro che “lasciano soffiare lo Spirito”?
Certo, lo sappiamo anche troppo bene: chi fra tutte/tutti noi può vantarsi di rispettare questo programma pure così semplice?
Però…vivere l’amore come credenti…non è questione di rispettare un programma, vuol dire invece, “lasciare soffiare lo Spirito”, che ci rende migliori di quanto siamo…ci consente e ci ha consentito in tutti questi anni di essere tutto sommato… “gioiosi nella speranza”, “perseveranti nella preghiera”, attenti ai bisogni degli altri, accoglienti con chi ha bisogno di accoglienza…
Poi certo…si può sempre far di meglio… ma a questo ci pensa lui, lo Spirito che soffia dove vuole e come vuole…
Ma adesso…sulle ali del soffio dello Spirito, pensiamo anche al futuro.
Nella pagina dell’apostolo Paolo…possiamo trovare…un’altra sua parola che può valere per tutte/tutti noi che dice: “Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo a vicenda”… considerando che…al posto di “onore” potremmo anche dire: “rispetto”.
Questo “onore” o “rispetto” non vuol dire “buona educazione”. Ci si può anche mandare a quel paese conservando il rispetto per l’altro, perché il rispetto è essenzialmente quello sguardo…che…posato sull’altro…coglie la sua importanza…edireila sua grandezza, che l’altro neanche immagina di avere e gli dà il tempo e il modo di manifestarla.
Sì…“rispettare”…vuol dire: “lasciare all’altro il tempo di crescere (e di crescere…non si finisce mai), accettandolo intanto per quello che è…anche coi suoi difetti”. Per questo…si può anche litigare…non perché “L’amore non è bello se non è litigarello” - che è una brutta frase fatta -  ma perché spesso…proprio la lite…se chiaramente è tra due persone che fondamentalmente si rispettano… segnala all’altro che si è creato uno squilibrio che va riequilibrato…una distanza che bisogna colmare.
Non che vi auguri di litigare, beninteso… voglio solo ricordare a voi…a me stesso…e a tutti che…è poi vero…che sovente i momenti di confronto chiaro ed esplicito fanno crescere…perché se ti parlo, vuol dire che, nei tuoi confronti, nutro un certo rispetto e se ti parlo anche a voce un po’ troppo alta…è perché ti considero in grado di ascoltarmi… se non ti parlassi, se facessi finta di niente…vorrebbe dire che non ti considererei… ma credo proprio che…noi…questo pericolo di “far finta di niente” non lo abbiamo mai corso e non lo correremo nel futuro…
Siamo dei caratteri forti…e se…siamo ancora qui…è perché abbiamo saputo confrontarci quando occorreva sempre in maniera costruttiva…sempre accettando e rispettando l’altro…e questo…è l’amore CRISTIANO…quello vero… non quello romantico…che alla fine regge poco… basta che non ci sia la luna piena…e l’incanto sfuma via…
Però c’è anche bisogno di un pizzico di romanticismo…ed è per questo che finisco con una poesia (penso che finire così è romantico…). È una poesia di Virginia Satir (francese), che tocca proprio la nozione evangelica del “rispetto”…e dell’“onore da rendersi a vicenda”:
“Io voglio amarti senza avvinghiarmi a te,
voglio apprezzarti senza giudicarti,
raggiungerti senza invaderti,
invitarti senza insistere troppo,
criticarti senza biasimarti,
aiutarti senza sminuirti.
Se tu mi vuoi concedere la medesima cosa,
allora noi potremo veramente incontrarci sempre e sempre di nuovo
e arricchirci l’un l’altro”.

Che il Signore continui a far soffiare il suo Spirito concreto e quotidiano sul nostro voler continuare ad amarci e che lo lasci soffiare su tutte e tutti noi. Amen

BENEDIZIONE
“Il Dio della pazienza e della consolazione ci conceda di vivere gli uni accanto agli altri in buona armonia, affinché unanimi e con una sola bocca noi rendiamo gloria a Dio, Padre di Gesù Cristo.”    
Amen

(Giampaolo Castelletti, domenica 17 maggio 2020. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).

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