Il versetto abbinato a questa ottava domenica dopo
Pentecoste è preso dalla lettera dell’apostolo Paolo con questa frase: “Così, dunque, non siete più né stranieri né ospiti; ma
siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio”. (Efesini 2:19)
Saluto (Paul Ricoeur)
“Il significato di un testo può
essere dato pienamente soltanto se viene attualizzato dal vissuto dei lettori
che se ne appropriano (…) La conoscenza biblica, infatti, non deve fermarsi al
linguaggio, ma cercare di raggiungere la realtà di cui parla il testo.
Il linguaggio biblico è un linguaggio simbolico, che fa pensare, un
linguaggio di cui non si cessa mai di scoprire le ricchezze del significato”.
[Tratto da : “La
logica di Gesù”, Qiqajon, Magnano (Bi), 2009]
Lode
Ci
raccogliamo in preghiera: Dio d’amore eterno, quando i nostri passi nella vita
sono incerti, quando la strada che dobbiamo percorrere non è chiara, guidaci Tu
lungo il sentiero. Quando la vita ci gioca dei brutti scherzi, quando le cose
ci appaiono cupe, donaci la forza. Quando siamo circondati da troppe cose,
quando vogliamo fare sempre di più per trovare soddisfazione, guida i nostri
cuori a Te. Quando abbiamo perso la nostra speranza e siamo sempre più pieni di
dolore, portaci nelle tue braccia. Amen!
Ascolto della parola di dio
Preghiera di illuminazione di
Alessandro Esposito
Anche oggi,
Padre, vogliamo sederci accanto a Te, per ascoltare quella Parola che Tu stesso
hai voluto che fosse intrisa di umanità, come noi, come Te. Rendi permeabili i
nostri cuori ed elastiche le nostre menti, per evitare che gli interrogativi
che ci rivolgi diventino presunzione di certezza. Insegnaci che le Scritture
sono la testimonianza viva ed inesauribile di quel dialogo tra Te e noi che
rende la fede il luogo dell’incontro e del cambiamento, della ricerca sempre in
atto, del cammino mai concluso. Amen
Testo biblico
Salmo 137
1 Là,
presso i fiumi di Babilonia,
sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.
2 Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.
3 Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati,
dei canti di gioia
quelli che ci opprimevano, dicendo:
«Cantateci canzoni di Sion!»
4 Come potremmo cantare i canti del SIGNORE
in terra straniera?
5 Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6 resti la mia lingua attaccata al palato,
se io non mi ricordo di te,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
7 Ricòrdati, SIGNORE, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme
dicevano: «Spianatela, spianatela,
fin dalle fondamenta!»
8 Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta,
beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto!
9 Beato chi afferrerà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!
sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.
2 Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.
3 Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati,
dei canti di gioia
quelli che ci opprimevano, dicendo:
«Cantateci canzoni di Sion!»
4 Come potremmo cantare i canti del SIGNORE
in terra straniera?
5 Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6 resti la mia lingua attaccata al palato,
se io non mi ricordo di te,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
7 Ricòrdati, SIGNORE, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme
dicevano: «Spianatela, spianatela,
fin dalle fondamenta!»
8 Figlia di Babilonia, che devi essere distrutta,
beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto!
9 Beato chi afferrerà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!
Predicazione
Il Salmo 137 è un Salmo poco affrontato, soprattutto perché a detta
di tanti vi sono “le parole più scandalose di tutta la Bibbia”, in effetti…il
finale può lasciarci senza fiato, la causa di tutto ciò è che negli ultimi due
versetti si parla della tremenda maledizione per Edom e per Babilonia con
queste frasi: “Come tu hai fatto ai nostri piccoli, altri sfracellino sulle
rupi i tuoi bambini” (per la giustizia biblica del taglione). Parole raccapriccianti,
tanto più che sono “mascherate” da beatitudine…detto
ciò… non dimentichiamocelo mai…questo Salmo è…e resta…“Parola della
Bibbia”, più di ogni altra cosa è una composizione poetica tra le più
drammatiche che siano state mai scritte, quindi…a tal proposito…come possiamo
allora reagire e cosa possiamo pensare del Salmo 137?…
Ebbene, ho trovato due tipi di reazione su
questo Salmo che voglio condividere con voi.
C’è la reazione di chi, soprattutto nelle file
delle chiese che si attengono per così dire al significato più
ovvio ed esterno delle parole della Scrittura, le quali, provano
a difendere la Bibbia dall’accusa di ospitare un testo che si chiude così
ferocemente, ed iniziano domandandosi se è proprio così impossibile o immorale
cercare di comprendere lo stato d’animo di chi invoca giustizia, e continuano
dicendo: “Dovremmo forse pretendere da queste persone un atteggiamento “severo”
solo perché appartenenti al popolo di Dio? O possiamo invece comprendere che il
loro dolore è così grande da arrivare al desiderio di vedere abbattersi su chi
ne è stato la causa…lo stesso male causato a loro? Certo, la richiesta del Salmo
non è condivisibile, ma dovremmo anche considerare seriamente qual era la
situazione da cui è nata. E poi è importante anche ricordare che il pensiero
del giudaismo dell’epoca, radicato nella Legge di Mosè, era governato dal
principio dell’ “occhio per occhio, dente per dente, vita per vita”. Lo
sfogo di quest’uomo va allora letto tenendo conto del suo ambiente culturale,
che pretendeva una retribuzione uguale al danno patito: questo, e solo questo,
avrebbe rappresentato l’applicazione completa della giustizia”.
Se si possono accettare…o…non si possono
accettare…questi versetti, ciascuno è libero di decidere in piena libertà.
E poi ci sono quelli come Enrico
Peyretti, un intellettuale impegnato nel movimento per la pace e per la non
violenza, che
è stato anche presidente centrale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana
(FUCI) dal 1959 al 1961, il quale, non riuscendo ad accettare che
le tante pagine della Bibbia che definisce “grondanti di violenza” possano
essere considerate anche alla lontana “parola di Dio”, ha deciso –
appoggiato da diversi “valenti monaci, teologi e filosofi” – di
riformulare il canone biblico. “Più – dice – leggo i libri della conquista,
delle guerre, e più li detesto, li rifiuto. Il peggio è che la Bibbia mi
presenta questi orrori non come fatti umani, ma come azioni di Dio, quando
invece sono delle bestemmie”. Così, Enrico Peyretti ha deciso di rigettare
gran parte dell’Antico Testamento: via il patriarca Abramo, che impugnò le armi
anche lui, via Mosè, via Davide; perché – spiega: “Se leggerò ancora certi
libri biblici di teologia guerriera, finirò per disprezzare l’ebraismo che li
ha prodotti e trasmessi, e questo non lo voglio; Terrò cari i libri della
sapienza e dell’amore universale. Gli altri li chiuderò”.
Fra le varie adesioni che Peyretti ha
ricevuto, una in particolare riguarda il nostro Salmo: una studiosa, d’intesa
con un prete, gli ha infatti scritto: “Quando nello splendido Salmo 137 leggo
i versetti finali mi viene da vomitare e urlo: no!”. Un “no” certo
comprensibile…
Ma veramente allora bisognerebbe eliminare
dalla Bibbia tutte le parti che emanano violenza, ed in particolare…sopprimere
gli ultimi versetti, che la studiosa di cui abbiamo parlato adesso,
definisce “lo splendido Salmo 137”?
Del resto, c’è già chi l’ha fatto: dopo
il Concilio Vaticano II la chiesa cattolico-romana ha
eliminato, nel libro della Liturgia delle ore che scandisce la
preghiera quotidiana del suo clero, gli ultimi due versetti del Salmo 137 e
parecchi altri versetti “troppo forti” da altri salmi.
Vi è poi, anche la reazione di un noto Pastore,
nonché teologo, il professor Paolo Ricca, il quale, in un suo
articolo di qualche tempo fa, ha svolto e scritto una bella…articolata…riflessione…sul Salmo
137, partendo proprio dalla soppressione della sua parte finale nel
testo “ufficiale” di preghiera della chiesa cattolica.
Ve ne riassumo alcuni parti con le quali sono
pienamente d’accordo.
Ricca inizia affermando che la
parte finale del Salmo 137 è probabilmente la parola più scandalosa di tutta la
Bibbia; la definisce “orribile, inammissibile e letteralmente irripetibile”. E
aggiunge: “Non è solo lontana dalla nostra sensibilità, è lontana dall’Evangelo, ed
è anche, nella sua violenza disperata e omicida, lontana da Dio stesso. Ma,
anche se quella frase non possiamo e non vogliamo neppure ripeterla, non la
dobbiamo per nessun motivo cancellare”, dicendo anche che…questo vale anche per
tante altre pagine “violente” della Bibbia, dalla Genesi fino all’Apocalisse,
Paolo Ricca quindi si domanda: “Ma perché i versetti 7 e 8 del Salmo
137 (e tutti i passi analoghi) non devono essere cancellati? Per
alcune ragioni”. E ne indica tre.
La prima è che: versetti come questi ci ricordano
con un’evidenza inconfutabile che la Bibbia è stata scritta da uomini, e non da
angeli, né da Dio. Essa quindi porta, insieme al suo messaggio divino, anche il
peso della nostra umanità, citando il titolo di un libro del filosofo Nietzsche, la
Bibbia è “umana, troppo umana”, con le sue ingenuità, le sue
contraddizioni, le sue discutibili ricostruzioni storiche, i suoi spropositi
scientifici, il suo modo così fisico di parlare di Dio descrivendocelo con
tanto di braccia, mani, dita, volto, occhi, cuore, e così via; e come un Dio
che parla, si commuove, si adira e si pente; anche se sa bene – come dice
in Giobbe 9:32 – che “Dio non è un uomo come me”. Ma
perché allora…la Bibbia è così umana? Perché “umano, troppo umano” è
il Dio della Bibbia, che ha voluto legare il suo destino all’uomo tanto da
farsi egli stesso un essere umano, un rabbi di provincia,
cresciuto alla periferia della terra promessa in un villaggio semipagano, dal
quale si pensava che non potesse venire “qualcosa di buono” (cfr. Giovanni
1:46). Sì, umano fino in fondo è il Dio di Gesù il Cristo, che non
soltanto è diventato un uomo come noi, ma – come cantavano i primi cristiani in
uno dei loro inni: ”Ha preso forma di servo, e s’è fatto obbediente
fino alla morte, e la morte di croce” (cfr. Filippesi 2:7),
cioè s’è calato giù…giù…fino all’ultimo gradino dell’umanità. Per questo, Dio è
così umano nella Sua Parola, la Bibbia, la quale parla e testimonia di lui, dove
vi è un’“overdose” di umanità.
Ma proprio perché la Bibbia è realmente umana,
è bene che anche gli aspetti negativi dell’umanità siano presenti in essa e non
vengano rimossi. Ricca osserva che noi chiamiamo la Scrittura
“Sacra”, e facciamo bene perché lo è, ma non dobbiamo dimenticare che la Bibbia
è anche profana, come lo siamo noi, perché l’hanno scritta persone come noi, certo…sono
state scelte istruite e ispirate da Dio, certo con una fede incomparabilmente
superiore alla nostra, ma pur sempre uomini e donne come noi, radicalmente
umani, terrestri e fallibili come noi.
Per tornare al nostro salmo, i suoi versetti
finali documentano in modo inequivocabile proprio questo: che la Bibbia è anche
un documento umano, legato ad una storia, con tutto il peso che la storia
comporta. L’umanità della Bibbia è il vaso d’argilla nel quale Dio ha posto e
nascosto il tesoro dell’Evangelo.
C’è poi per Ricca una seconda
ragione per non cancellare quei versetti.
Essi documentano dove può portare un amore
sviscerato, com’era comprensibilmente quello dell’ebreo deportato a Babilonia
per Gerusalemme, la “città di Dio” (cfr. Salmo 87:3), ormai
rasa al suolo, e per il tempio, nel quale Dio doveva “dimorare in
perpetuo” (cfr. 1° Re 8:13) ed invece ridotto in
macerie: un amore talmente smisurato da tramutarsi in odio altrettanto smisurato
per Babilonia la Devastatrice, che non soltanto aveva tolto agli ebrei la
libertà, ma aveva distrutto le cose più preziose e più sacre che avevano: “Gerusalemme
ed il suo tempio”.
Un amore che diventa “odio perfetto”, talmente
perfetto da diventare omicida. Così possono essere o diventare i nostri amori: “trasformarsi
in amori che producono odio”. Nel caso dell’autore del Salmo 137,
oltre al dolore per la patria perduta, c’è il rancore verso il nemico che, dopo
avergli tolto le cose più preziose, si prende gioco di lui chiedendogli di cantare “le
canzoni di Sion”. Tutto questo è molto umano: l’amore ferito e calpestato,
il dolore, lo scherno, l’odio perfetto, il desiderio di vendetta. Quei due
versetti sono, purtroppo, il nostro ritratto segreto, il volto che non osiamo
far vedere a nessuno.
Siamo stati capaci (e lo siamo ancora) di
sbattere i bambini contro la roccia. Ricca ricorda che l’hanno
fatto i soldati dei Savoia ai bambini valdesi durante le persecuzioni; l’hanno
fatto innumerevoli altri uomini alle donne incinte, sventrandole e uccidendo
con loro anche il frutto del loro grembo; l’hanno fatto i nazisti mandando
innumerevoli bambini ebrei nelle camere a gas. Insomma, quello che gli ebrei
avrebbero voluto fare, ma probabilmente non hanno mai fatto (sbattere contro la
roccia i bambini babilonesi), l’abbiamo fatto noi, in tante occasioni. Insomma,
non scandalizziamoci troppo per quel terribile versetto: siamo più terribili
noi, con i nostri amori che producono odio.
C’è infine un terzo motivo – dice Ricca –
per non cancellare quei versetti: ci fanno toccare con mano la novità di Gesù,
che ci chiede di amare i nostri nemici e di pregare per quelli che ci
perseguitano (cfr. Matteo 5:44). Ci fanno cioè apprezzare più che
mai, per contrasto, la novità dell’Evangelo, che del resto è presente
già nell’Antico Testamento: “Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da
mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere…”. È una parola
di Proverbi 25:21, citata dall’apostolo Paolo in Romani
12:20.
Fin qui Paolo Ricca mi sembra sia
tanto apprezzabile, ma alla luce però di quanto sta accadendo a Gaza e in
Israele, che è la ripetizione di quanto è già accaduto tante volte, vorrei
rifarmi ancora al secondo motivo di cui parlava Ricca, dicendo che davvero
quell’immagine tremenda dei bambini massacrati dai guerrieri è la “nostra
immagine”, e un’immagine di terribile attualità. Non dimentichiamo che questa
guerra è iniziata con quattro giovanissime vittime (quasi i “bambini” del
salmo): i tre studenti ebrei sequestrati e sgozzati, e il ragazzo palestinese
bruciato vivo per vendetta. E poi i tanti bambini e bambine vittime dei
bombardamenti, forse anche perché usati come scudi umani…
Tutto questo è inaccettabile! Eppure c’è, e
dobbiamo farci i conti. La presenza, nel Salmo 137 di quei
terribili versetti finali ci ricorda proprio questo, che dobbiamo fare i conti
con la nostra violenza che, da un certo punto in poi, non controlliamo più.
Forse possiamo anche dire così: Dio, accettando quei versetti nella Bibbia e
accettando così anche di essere accusato di essere un Dio violento o che
comunque accetta la violenza, ci impedisce di chiudere gli occhi davanti alla
violenza, che da Caino e da Lamech –
ricordate il suo cantico: “Ho ucciso un ragazzo per una scalfittura” (cfr. Genesi
4:23)? – continua ad essere la nostra realtà.
La Bibbia non censura niente, ed è bene così,
anzi ci obbliga a guardarci in faccia per quello che siamo, a
riflettere sul nostro vederci riflessi in questo specchio dell’umanità. E così
ci aiuta a stare in guardia, con gli occhi spalancati, contro la belva che sta
dentro di noi.
Non siamo buoni come sovente ci illudiamo di
essere. Dio lo sa bene. E ci aiuta a evitare le illusioni.
In questa prospettiva, i versetti finali del
Salmo 137, proprio per lo sgomento ed il senso d’orrore
che suscitano in noi, possono aprire il cuore a una preghiera di confessione di
peccato e di pentimento, di cui tutti abbiamo un gran bisogno, ricordiamoci che
pregare…è disarmare il cuore…è placare e vincere anche i più infernali furori,
liberandoci dalle beatitudini nere della vendetta e della morte che invoca
altra morte. Pregando allora con la voce disperata del salmista, facciamoci
voce di tutti i disperati, di tutte le vittime della violenza…della guerra, di
tutte le vittime del mediterraneo, di tutte le vittime da qualunque parte siano
e preghiamo sentendoci uniti a Gesù (all’ebreo Gesù, all’uomo Gesù) sulla
croce, per gemere con lui ogni gemito del mondo.
“Nelle tue mani, Cristo,
affidiamo,
questo grido di oppressi e uccisi,
perché tu dalla croce converta
ogni gemito in canto d’amore,
e per te venga il Regno del Padre”.
questo grido di oppressi e uccisi,
perché tu dalla croce converta
ogni gemito in canto d’amore,
e per te venga il Regno del Padre”.
(David Maria Turoldo)
Amen
Preghiera di Intercessione
Padre, tu sei colui che ha a cuore i tormenti umani e tu solo puoi
porvi rimedio.
Abbi misericordia di coloro che sono malati nel corpo e nello spirito,
di
coloro che soffrono smarriti e tormentati, per responsabilità propria o
per responsabilità altrui.
Abbi misericordia di coloro che non hanno amici né soccorso umano, di
coloro che nelle loro giornate non trovano ascolto e né gesti di
solidarietà: da te solo viene l’aiuto.
Abbi misericordia dei prigionieri, degli sradicati, dei violentati; tu
hai la sola cosa che può veramente aiutarli: la verità della tua Parola e
l’azione silenziosa del tuo Spirito.
Grazie, Signore, perché non abbandoni la tua creazione, non abbandoni
la tua chiesa. Serviti di noi, perché il tuo evangelo sia predicato, il
tuo regno testimoniato e di dire con lieta e fiduciosa semplicità: Non apparteniamo
a noi stessi, ma al Signore, al Padre di Gesù il Cristo e per questo ti diciamo
tutti insieme: “Padre nostro che sei nei
cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua
volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici
i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E
non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la
potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen
BENEDIZIONE
(2 Corinzi 13:13)
“La grazia del Signore
Gesù Cristo e l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti
voi”. Amen
(Giampaolo Castelletti, domenica 26 luglio 2020. Tutte le
citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione
Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione
1994).
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