Buongiorno e buona
domenica a tutte e a tutti, il versetto che accompagna questa dodicesima domenica
dopo Pentecoste è preso dalla prima lettera di Pietro, lettera la quale è
carica di speranza, viva e gioiosa come dice il versetto stesso: “Dio resiste
ai superbi ma dà grazia agli umili”.
(1 Pietro 5:5b)
Saluto (M.A. OUAKNIN)
“Ogni grande testo va al di là di sé stesso, il suo
poter-dire oltrepassa il suo voler-dire: arrestarsi davanti a ciò che dice il
testo significa solo sfiorare la dimensione trascendente che lo impregna e lo
esalta. Ogni grande testo è il luogo di una creazione particolare, di un
pensiero originale che suscita qualcosa che prima non c’era” [Tratto da: “La lettura infinita. Introduzione
alla meditazione ebraica”, Ecig, Genova, 1988, Pag. 83].
Lode (Salmo 138:1a.2b-8 )
“Io ti celebrerò con tutto il mio
cuore, e celebrerò il tuo nome per la tua bontà e per la tua fedeltà; poiché tu
hai reso grande la tua parola oltre ogni fama. Nel giorno che ho gridato a te,
tu mi hai risposto, mi hai accresciuto la forza nell’anima mia. Tutti i re
della terra ti celebreranno, SIGNORE,
quando avranno udito
le parole della tua bocca, e canteranno le vie del SIGNORE, perché grande è la
gloria del SIGNORE.
Sì, eccelso è il SIGNORE,
eppure ha riguardo per gli umili, e da lontano conosce il superbo. Se cammino
in mezzo alle difficoltà, tu mi ridai la vita;
tu stendi la mano
contro l’ira dei miei nemici e la tua destra mi salva.
Il SIGNORE compirà in
mio favore l’opera sua; la tua bontà, SIGNORE, dura per sempre; non abbandonare
le opere delle tue mani. Amen.
Ascolto della parola di dio
Preghiera di illuminazione
Signore, facci gustare
la gioia della tua parola fonte di vita, la quale dovrebbe fare dei nostri
cuori uno spazio più sensibile e aperto verso l’accoglienza dell’altro, dacci
di cantare la tua gloria, non soltanto con le labbra, ma con tutto il nostro
essere. Sia questo il primo frutto della tua parola, della lieta notizia del
tuo amore generoso ed esigente, che ha preso il volto, la voce, le mani di
Gesù. Amen.
Testo
biblico
Luca 8:26-39
26 Approdarono
così sull'altra riva del lago, nel paese dei Geraseni,
di fronte alla Galilea. 27 Mentre Gesù
scendeva dalla barca, un uomo della città gli si
fece incontro. Il poveretto era da molto tempo posseduto dai demòni. Nudo e
senza tetto viveva fra le tombe in un cimitero. 28 Non appena vide
Gesù cominciò ad urlare, poi cadde in terra ai suoi piedi, gridando: «Che cosa vuoi da me, Gesù, figlio del Dio Altissimo? Ti prego,
non tormentarmi!» 29 Il demonio parlava così, perché Gesù gli
aveva già ordinato di uscire da quell'uomo. Questo demonio aveva un tale
controllo su di lui, che, perfino quando l'uomo veniva
incatenato, egli riusciva sempre a rompere le catene e poi scappava via nel
deserto, in balìa della potenza del diavolo. 30 «Come ti chiami?»
gli chiese Gesù. «Legione», rispose, perché l'uomo era posseduto da migliaia di
loro. 31 E cominciarono a scongiurarlo di non mandarli nell'abisso. 32 Un branco di porci stava pascolando sul pendio del monte
vicino. I demoni allora lo pregarono di farli entrare in quegli animali. Gesù acconsentì. 33 Così essi, lasciato
l'uomo, entrarono nei porci e immediatamente l'intero
branco rotolò dalla montagna, precipitando nel lago sottostante, dove tutti
affogarono. 34 Quando i guardiani dei porci videro ciò che era
accaduto, corsero a raccontarlo dappertutto, nella città
vicina e per le campagne. 35 Ben presto molte
persone vennero per vedere coi propri occhi che cos'era successo. Quando giunsero vicino a Gesù, videro l'uomo, poco prima
indemoniato, seduto tranquillamente ai suoi piedi, completamente sano e
rivestito di tutto punto. E tutti furono presi da gran paura. 36 Allora
i testimoni dell'accaduto raccontarono agli altri come l'indemoniato era stato
guarito. 37 E tutti gli abitanti della regione
pregarono Gesù di andarsene e di lasciarli in pace, perché un vero terrore si
era impossessato di loro. Perciò Gesù risalì in barca e partì,
attraversando di nuovo il lago per raggiungere l'altra riva. 38 L'uomo che era stato liberato dai demòni lo aveva pregato
di prenderlo con sé, ma Gesù non aveva voluto. 39 «Torna dai tuoi»,
gli aveva detto, «e racconta loro il prodigio
meraviglioso che Dio ha fatto per te».
Così l'uomo era andato per la città, raccontando a tutti
ciò che aveva fatto per lui Gesù.
Esposizione del brano
biblico
Nei versetti antecedenti a questo brano, Gesù è in barca coi
discepoli e durante la traversata, una tempesta di vento agitò le acque, tanto
che, i discepoli, per paura di affondare, chiedono l’aiuto di Gesù che stava
dormendo sul guanciale a poppa della barca in balia di onde altissime, Gesù
svegliatosi sgridò il vento e i flutti cosicchè tutto si calmò e la barca poté
proseguire il suo navigare fino alla riva dove vi era il paese di Geraseni,
paese considerato impuro dagli ebrei e questo versetto: “Approdarono così sull'altra riva del lago, nel paese dei
Geraseni, di fronte alla Galilea” da l’inizio alla
nostra meditazione di oggi.
Ma…“Mentre Gesù scendeva dalla barca” si
scatena una nuova tempesta, forse anche peggiore della prima: “un uomo della città gli si fece incontro. Il
poveretto era da molto tempo posseduto dai demòni. Nudo e senza tetto viveva
fra le tombe in un cimitero”. Un
uomo che è davvero non più un uomo, ma una vera “bufera” fatta
di carne: “perfino quando l'uomo veniva incatenato, egli
riusciva sempre a rompere le catene e poi scappava via nel deserto, in balìa
della potenza del diavolo”
Un essere umano che non è neanche più pienamente “umano”, perché
non è più lui che si possiede, decide cosa fare e dove andare, ma è “posseduto
da uno spirito immondo” che lo ha ridotto così…Luca in effetti lo
descrive quasi come se fosse una belva, infatti, frantuma le catene, e uno così
sappiamo che non si può domare.
E subisce un duplice tormento: quello dello spirito maligno che ha
fatto in lui la sua dimora, e quella degli uomini che, impauriti e resi
anch’essi feroci dalla sua ferocia, cercano di incatenarlo…
Quel povero uomo-belva va incontro a Gesù…ma stavolta l’uomo-belva
non attacca: da leone si fa volpe. Gioca la carta dell’umiltà e
del rispetto più totali, arriva addirittura ad umiliarsi ai piedi di Gesù,
giocando anche un’altra carta…quella per lui decisiva: sa bene chi è Gesù, e
cerca di ingraziarselo, dicendogli: “Che cosa vuoi da me, Gesù, figlio del Dio
Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!”. Ma Gesù ha capito molto bene con chi ha a che
fare, e soprattutto vuole dividere una volta per sempre quella tragica unione,
formata dalla mescolanza fra un uomo e uno spirito maligno, così, comanda “allo
spirito immondo di uscire da quell’uomo” perché Gesù ha pietà di lui e vuole
liberarlo dal suo lungo tormento… E lo spirito, usando ancora una volta il
corpo e la bocca del suo posseduto, cerca addirittura di servirsi del nome di
Dio per bloccare l’azione di Gesù: “Figlio del Dio
Altissimo? Ti prego, non tormentarmi”…possiamo dire che Gesù è alle prese con un avversario
dalle mille e mille facce…
Ma Gesù neanche fa caso a questo “Figlio
del Dio Altissimo” invocato invano, così come non l’ha
spaventato l’incontro con l’uomo-belva, né l’ha impressionato il fatto che
conosce chi è, tanto che, Gesù parla allo spirito, che ormai in questo
confronto ha preso definitivamente il sopravvento sulla sua povera vittima, e
gli chiede il suo nome…in maniera che manifesti la propria identità. Ed ecco la
risposta impressionante e al tempo stesso non priva di ironia verso quei romani
che dominavano tutto e tutti, sia Israele e la Decapoli: “Legione”.
“Legione” è l’ultima furbizia del demonio, per il motivo che, una
legione romana…infatti…era composta da seimila fanti e centoventi cavalieri. Ed
era la massima forza militare del mondo antico, perché questa “entità
multipla”, dai più di seimila volti e corpi umani, sapeva agire e muoversi come
fosse un solo uomo. Così, lo spirito immondo, presentandosi anche lui come
multiplo ed unico, e con un’aurea di invincibilità, pensa di impressionare
Gesù. Ma ancora una volta, il diavolo dimostra di “saper fare le
pentole e non i coperchi”, perché…proprio volendo mascherarsi con la
sua “astuta” risposta, in realtà manifesta la sua vera natura, il suo potere
malefico…
Gesù non fa una mossa, e a questo punto lo spirito capisce di aver
perso la partita ed organizza la sua ritirata. Negozia col vincitore la sua
resa. Vuole restare dove sinora ha imperversato, spaventando, ferendo,
impressionando tutte e tutti, e se deve lasciare la sua dimora umana, ha bisogno
di altri corpi nei paraggi.
E trova dove chiedere di andare: “Un branco di porci stava pascolando sul pendio del monte vicino”, ed
ecco che ora entrano in gioco i maiali, e questo non fa altro che accrescere il
senso di confusione e di disgusto che già domina quella storia. Non sapessimo
che siamo in territorio straniero, per un ebreo in una terra impura, lo capiremo
adesso: in Israele “grandi branchi di porci” non ne trovavi
davvero! È scritto nella legge di Mosè: “anche il porco, che ha
l’unghia spartita ma non rumina, lo considererete impuro. Non mangerete la loro
carne e non toccherete i loro corpi morti” (Deuteronomio 14, 8). Ecco
allora che lo spirito immondo vuole andare in un animale anch’esso immondo…
La richiesta di “Legione” è pericolosa: Gesù non
può consentire che egli, o meglio, “loro”, perché ormai qui domina il plurale…non
può consentire che migliaia di demoni se ne vadano errando nel corpo dei maiali
finché non trovino un altro pover’uomo o un’altra povera donna, di cui prenderne
il possesso. Gesù, però, dà retta alla loro domanda degli spiriti
impuri e: “acconsentì”.
(non a caso all’inizio parlavamo di “tempesta”…)
Gesù, lo permette perché sa bene quello che accadrà: l’agitazione
tempestosa dei demoni della Legione si trasferisce infatti nei corpi e nelle
gambe di quei poveri maiali: “entrarono nei porci e immediatamente l'intero branco rotolò dalla
montagna, precipitando nel lago sottostante, dove tutti affogarono.”… Lo
spirito immondo che voleva “prendersi gioco” di Gesù, alla
fine “è stato giocato”, lui: ha dovuto lasciare “quel
paese” a cui teneva, per le profondità del lago…
Ma la storia non finisce con quei poveri maiali e quei poveri
spiriti nel lago. Il clima di agitazione che caratterizza questa pagina,
facendone la ripresa in terra ferma della tempesta placata da Gesù durante la
traversata del lago, non s’arresta, e anzi riprende con coloro che custodivano
i maiali che, sbigottiti e certo anche preoccupati per l’enorme perdita
economica subita, sono fuggiti via e si sono precipitati a portare la notizia
dell’accaduto “nella città vicina e per le campagne”…e “Ben presto molte persone vennero per vedere coi propri occhi che
cos'era successo” certo tra loro di sicuro vi
erano i proprietari dei maiali perduti, dei curiosi, forse anche dei parenti
dell’ex posseduto e…“Quando giunsero vicino a Gesù, videro l'uomo, poco prima indemoniato,
seduto tranquillamente ai suoi piedi, completamente sano e rivestito di tutto
punto. E tutti furono presi da gran paura.”
Avete visto quanto movimento?… e in mezzo a tutto questo
movimento, due punti fermi: Gesù e accanto a lui “l’indemoniato” che
non è più indemoniato ma è calmo e sta seduto perfettamente in sé…
E però né la sua vista né quella di Gesù bastano a placare questo
clima tempestoso; in quella gente accorsa sulla riva del lago, il sentimento
dominante è la paura…vennero…videro…e s’impaurirono, nemmeno il racconto
di quello che è successo da parte di chi ha visto l’accaduto vale a placare la
loro paura. Perché colui che a loro fa paura, ed è una paura ancora più grande
di quella che faceva l’uomo-belva, è ancora lì, tra loro. Finché non se ne andrà…la
paura resterà.
Così pregarono “Gesù di andarsene e di
lasciarli in pace, perché un vero terrore si era impossessato di loro”. La
loro in fondo…è la medesima richiesta del demonio Legione: “Che c’è fra
noi è te, uomo dai poteri spaventosi? Ti scongiuriamo, nel nome del tuo Dio:
non tormentarci!”.
Sì, Gesù fa loro paura! L’indemoniato adesso non c’è più, è un
uomo calmo e a posto, ma quello straniero così scomodo, capace di provocare
simili sconquassi e anche simili danni come duemila maiali distrutti… può essere
anche peggio dell’indemoniato: con quali catene lo si potrà legare? Meglio che
se ne vada, che torni al suo paese…
E Gesù se ne va. Colui che ha combattuto e sconfitto la “legione”, non
si oppone alla loro richiesta e si avvia a salire sulla barca per tornarsene
indietro, “all’altra riva”, la riva di Israele. E tutti tirano un
sospiro di sollievo.
O meglio, quasi tutti, solo uno si muove, si avvicina a Gesù, gli
rivolge anche lui una richiesta: “L'uomo che era stato
liberato dai demòni lo aveva pregato di prenderlo con sé, ma Gesù non aveva
voluto”.
Questa volta però…la preghiera…la sola di tutte quelle di questo
racconto che noi possiamo condividere…non è accolta. O meglio, è indirizzata da
Gesù verso altre strade, quelle che d’ora in poi, l’ex posseduto dovrà percorrere,
le strade di “casa sua” raccontando
ai “suoi” e
a tutti “il prodigio meraviglioso che Dio ha fatto per lui”. Sì,
questo adesso sarà il compito dell’uomo che è ritornato pienamente uomo, perché
quando Gesù vede che qualcuno prende sul serio l’incontro con lui, allora gli
comunica la sua esigenza che gli trasforma la vita e le dà un senso: d’ora in
poi dovrà essere un suo apostolo, il primo apostolo in territorio pagano ben
prima di Paolo.
Ma così…anche questo va detto…Gesù riesce ad aggirare la richiesta
dei pagani impauriti di lasciare la loro terra: certo, egli risale sulla barca
e lascia la Decapoli, ma non la lascia completamente vuota della sua presenza:
le lascia il suo inviato, la cui testimonianza non susciterà più paura, ed invece
susciterà meraviglia: “Così l'uomo era andato per la città, raccontando
a tutti ciò che aveva fatto per lui Gesù.”. Ancora agitazione, ancora una
tempesta che ti scuote dalle tue sicurezze, ma stavolta spalanca un orizzonte
nuovo e inatteso…ti fa stupire e ti fa anche pensare che la tua vita può essere
diversa…che c’è Qualcuno che te la può cambiare…
È così anche per noi…sorelle e fratelli?
O invece noi, diversamente dai discepoli in barca, dal posseduto e
dal demonio “legione”, dai cittadini e dai contadini della
Decapoli, abbiamo appreso l’arte dell’indifferenza davanti al Signore?
Molti di noi ascoltano quasi da una vita…nella Bibbia e nel Culto,
l’annuncio del Regno di Dio…delle “grandi cose che Gesù ha fatto per
noi”. Lo stesso annuncio proclamato dall’“uomo che era stato
indemoniato”, che suscitava “in tutti meraviglia”…chi di noi si
meraviglia più oggigiorno.
Chi tra di noi vive l’esperienza che ogni volta che, l’evangelo è
predicato, è posto davanti alla decisione inevitabile di prenderlo sul serio?
Dove sono fra noi i cristiani tranquilli e pacifici che vedono incrinarsi la
loro “buona coscienza” e si rendono conto che forse col Signore la buona
coscienza non serve poi a molto e che invece servono il ravvedimento e
l’ubbidienza? Dove sono i peccatori turbati e insieme illuminati e consolati
dall’annuncio dell’infinita misericordia del Dio di Gesù il Cristo?
Da noi tutto è tranquillo…tutto scontato…troppo tranquillo e
troppo scontato! Da quanto tempo abbiamo dimenticato che l’incontro con Gesù è
sempre un rischio, perché vi è sempre il rischio di essere sconvolti, terremotati
nel nostro quieto vivere che della fede e della partecipazione alla vita della
chiesa ne abbiamo fatto un’abitudine che ci dà tranquillità e ci fa sentire a
posto?
Non dobbiamo e non possiamo confondere l’ascoltare l’evangelo,
l’esserne messi sottosopra, con il semplice tendere l’orecchio che non impegna,
non si concretizza mai nella decisione vera della fede che ti cambia la vita,
come l’ha cambiata ai discepoli e all’uomo posseduto dallo spirito immondo…né
dobbiamo confondere l’impatto devastante dell’incontro con Gesù con un
entusiasmo momentaneo, con un’emozione, magari con un apprezzamento verso il
contenuto e la forma del sermone…e nemmeno lo dobbiamo confondere con quel vago
senso di benessere, di appagamento spirituale che alle volte proviamo andando
in chiesa, senza saper farlo uscire da una certa incertezza…che poi non basta
neanche semplicemente venire in chiesa.
Vi può essere una presenza fisica che non corrisponde a una
presenza esistenziale; vi possono essere persone per le quali venire al Culto
ogni domenica o non venirci per anni…non cambia poi molto…perché vengono…vengono…e
nulla si muove…nulla si agita in loro…Lutero una volta ha
detto: “Quando viene la Parola di Dio, ogni volta che è predicata, essa
vuole mutare e rinnovare il mondo…contro questa febbre non giova nessun
farmaco, questa guerra è del nostro Signore Iddio che l’ha destata”.
Dov’è allora…la nostra febbre? Dove sono i nostri occhi
luccicanti? Dove sono in noi, allora, quel timore e quella domanda come quella
dei discepoli: “Chi è dunque costui? …” (cfr. Lu 8:25b), che ci
fanno dimenticare tutto…chi ha predicato e come ha predicato…se il Culto era ben
curato oppure no…se è durato troppo o troppo poco…se pioveva o c’era il sole…perché
noi al Culto abbiamo incontrato lui e solo lui, Gesù, e abbiamo udito la sua
parola, e la sua presenza ci ha sconvolto?…
Proviamo a immaginare di incontrare oggigiorno l’ex indemoniato
del racconto di oggi. Cosa ci direbbe della sua esperienza?
Forse questo: “Il demonio, “Legione”, mi aveva
afferrato coi suoi artigli, e tutti mi chiamavano «la bestia». La mia vita
non era più una vita, ma un’infinita sofferenza. I miei compaesani e i miei
stessi parenti mi legavano con le catene, ma quelli non erano un problema: li
spezzavo… Il problema erano i legami ben più forti con cui mi possedeva e
devastava lo spirito immondo…e così sono stato esiliato fra le tombe: un
reietto, separato da tutti…Ma io stesso volevo stare solo…ero proprio una belva
solitaria, solo monti e sepolcri…una specie di zombi, pericoloso per tutti, micidiale
per me stesso…poi…poi è arrivato lui…su quella barca…l’ho incontrato, ed allora
ho sentito la paura di “Legione”, ho udito il comando che gli
ha dato: “spirito immondo”, esci “da quell’uomo”… Era
da tanto che nessuno mi chiamava più: “uomo”… e “Legione” se
ne è dovuto andare via, e così ho ritrovato me stesso, e l’ho visto entrare nei
maiali e precipitare nel lago…e ho visto anche i guardiani correre via impauriti.
E poi è arrivata gente…tanta gente da ogni dove, con le facce sconvolte e
preoccupate…ed io stavo lì, seduto, ritornato dal mondo dei morti, sorridente e
tranquillo, ma non mi hanno nemmeno quasi visto. Pensavano ai maiali, al grande
danno che avevano subito, e hanno chiesto a Gesù di andare via…e Gesù è
risalito sulla barca. Sono corso da lui, perché desideravo andare via con lui…rimanere
con lui…ma Gesù ha rifiutato…e ho capito che dovevo ubbidire, fare la sua
volontà…e così sono diventato un profeta, il profeta del “Figlio del Dio
altissimo”, a casa mia, fra i miei…perché io credo in lui…sì, io credo e
dico: “Grazie Signore!”.
Anche per noi c’è ogni volta una barca che arriva…Gesù che scende
e viene fino a noi…ci incontra e ci parla…
Che cosa ho fatto io…che cosa hai fatto tu…che cosa ne facciamo
dell’incontro con lui?
AMEN
PREGHIERA DI INTERCESSIONE
Dio nostro e Padre nostro, in Cristo ci accetti e ci doni pienezza di esistenza. Ti preghiamo per chi non si accetta: per chi ha coscienza della propria miseria, ma non della tua pazienza generosa e del tuo amore. Ti preghiamo per coloro, giovani, adulti o anziani, che avvertono forse in modo angoscioso il non senso dell’esistenza, e non hanno ancora trovato in te…senso e speranza della vita, per loro e per il mondo. Ti preghiamo per tutte e tutti noi, perché non facciamo un uso distorto della tua grazia e non ripieghiamo su una visione troppo placida e pigra della vita, ma ci sia dato di ritrovare sempre in te il senso primo e ultimo, lieto e forte, della nostra esistenza quotidiana. Te lo chiediamo, con fiducia filiale, nel nome del Signore Gesù, che ci ha insegnato a dirti: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen
INVIO (Luca 8: 39a)
“Torna dai tuoi e
racconta loro il prodigio meraviglioso che Dio ha fatto per te”.
BENEDIZIONE (Galati 1, 3 – 5)
Dio Padre e il Signore nostro, Gesù Cristo, vi diano pace e grazia. Gesù
Cristo è morto per i nostri peccati, proprio come aveva programmato Dio, nostro
Padre, e ci ha strappati da questo mondo corrotto in cui viviamo. Sia gloria a
Dio per sempre.
Amen
(Giampaolo Castelletti, domenica 23 agosto 2020. Tutte le
citazioni bibliche, salvo il testo biblico di Luca 8, 26-39 e Galati 1, 3-5,
sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica
di Ginevra, prima edizione 1994).
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