Adesso tutto questo non c’è più. Adesso
c’è una fede da vivere nella libertà. Ma non è facile vivere nella libertà.
Prima avevi una strada da percorrere, e una strada ti guida, ti dice dove andare...
Adesso puoi volare come l’aquila, ma il cielo è grande e non ci sono strade,
devi trovare tu la direzione giusta.
In questa situazione, il nostro autore
cerca di incoraggiare i suoi interlocutori, invitandoli a riflettere su come
Gesù sia un “sommo sacerdote”, al tempo stesso in piena continuità
coi sommi sacerdoti di Israele, ma anche infinitamente superiore a loro. Vale
allora la pena di affidare a lui con piena fiducia sé stessi, i propri cari, il
mondo intero.
Sì, Gesù è adesso e per sempre il solo
vero “sommo sacerdote”. Lo è davvero, perché – come anche gli
altri – non ha scelto lui di esserlo, non ha “preso da sé
quell’onore”, ma è stato “chiamato a quell’onore” da
Dio. Ma Gesù è anche un “sommo sacerdote” incomparabilmente
superiore a tutti quelli che l’hanno preceduto, perché diversamente da loro non
ha offerto la sua espiazione a Dio uccidendo un animale nel cortile del tempio,
ma ha offerto sé stesso una volta per tutte: ha offerto la sua vita morendo
sulla croce, versando il proprio sangue. E quello stesso Dio che l’ha chiamato
a questo e l’ha donato a noi, lo ha poi risuscitato. E Gesù è “passato
attraverso i cieli”, e lì continua a esercitare la sua mediazione, continua
ad intercedere per noi…
Questo, nella “fragilità” che
un sommo sacerdote deve avere. Come dice la chiusa del nostro testo: “Nei
giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e
suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la
sua pietà. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; e,
reso perfetto, divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza
eterna, essendo da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec”.
AMEN
Ruggero Marchetti
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