domenica 15 marzo 2020, 3ª DEL TEMPO DI PASSIONE – OCULI – (I miei occhi
sono sempre rivolti al Signore – Salmo 25:15)
“Mentre camminavano per la via, qualcuno gli disse: «Io ti seguirò
dovunque andrai». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno delle tane e gli uccelli
del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». Ed egli rispose:
«Permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli disse: «Lascia
che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di
Dio».
Un altro ancora gli disse: «Ti seguirò, Signore, ma
lasciami prima salutare quelli di casa mia». Ma Gesù gli disse: «Nessuno che
abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il
regno di Dio».”
Quel
che Gesù risponde a questi suoi potenziali tre discepoli è a prima vista, quasi
insopportabile. Non abbiamo forse tutti l’umanissimo bisogno di poggiare ogni
tanto il nostro capo da qualche parte? Non abbiamo il diritto di onorare i
nostri morti? Non siamo responsabili nei confronti dei nostri congiunti e degli
amici, sicché non li possiamo piantare in asso senza nemmeno dire loro “addio”?
Io penso che
qui Gesù non risponda a queste legittime questioni, perché abborda un altro
tema, ci pone lui una sola e medesima domanda: come dobbiamo impostare la
nostra relazione con lui e, attraverso lui, con Dio? I “candidati discepoli”
del nostro testo hanno tutti e tre il desiderio di seguire Gesù, di vivere con
lui. Questo è già qualche cosa, e anzi è già molto, ma non è sufficiente. Per
due motivi: anzitutto, perché la loro volontà deve ancora far passare questo
desiderio dalla formulazione alla realizzazione, dalle parole ai fatti; poi
perché la loro intelligenza deve ancora comprendere cosa in realtà significhi
questo sogno di seguire Gesù nel concreto della sua esigenza e della sua
promessa: cosa vuol dire “odiare padre e madre”, e che vuol dire: “ricevere in cambio cento volte
tanto”?
Ed è a
questo livello che le considerazioni e le risposte “dure” di Gesù si lasciano
comprendere: presentate agli aspiranti discepoli, al tempo stesso ben
intenzionati e però anche esitanti, sono, proprio nella loro durezza, dei
segnali d’amore. Se tu mi vuoi “seguire” – dice Gesù al primo dei tre – devi essere in grado di
vivere un’esistenza cristiana adulta, priva di quelle protezioni materne tanto
desiderate ma anche tanto bloccanti; tu – dice invece al secondo – devi mirare
a una vita di fede che sia una rottura pensata e vissuta col passato, con le
tradizioni, con tutto ciò che tuo padre rappresenta; poi al terzo propone una
sequela che sappia dire addio ad ogni nostalgia, e sappia rifiutare un’anima
divisa, per metà volta avanti e metà volta indietro al luogo degli affetti
familiari. E tutto questo, senza benefici immediati. Al contrario per seguirlo
sulla via della croce…
E tuttavia –
è la verità che il testo suggerisce – la strada della croce Gesù l’ha percorsa
nel mondo, dai sentieri polverosi della Galilea fino all’altura del Golgota, ed
è nel mondo che ci chiama a seguirlo. La vita cristiana non passa accanto alla
vita, ma è novità di vita. E Gesù ci ha promesso che, una volta afferrati nella
sequela, potremo ridefinire “da cristiani” tutte le nostre relazioni umane: con
le persone che ci sono care, con il nostro passato e col nostro presente. E lo
faremo nella libertà: non ameremo più i nostri parenti perché “i parenti vanno
amati”. Li ameremo in Cristo, con una nuova freschezza e un nuovo slancio… una
nuova lucidità. Li riavremo di nuovo e li riavremo nuovi, come un dono di Dio.
Se lo
leggiamo bene… se guardiamo a Gesù con l’occhio giusto, questo testo risplende
della medesima gioia di vivere e dello stesso premuroso amore della lode
esultante che Gesù innalzerà a suo Padre quando, dopo essere andati “ad annunziare il regno di
Dio”, i “settanta discepoli” che egli aveva inviato a predicare (tra i quali è bello
pensare ci fossero anche questi nostri tre anonimi amici) ritorneranno a lui
lieti per il successo della loro missione: “Io ti rendo lode, o Padre,
Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e
agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è
piaciuto!” (Luca 10, 21). R.M.
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