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17/04/2011

La Palme

di Giorgio Tourn

«Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Marco 11,9)

Nella tradizione cristiana la settimana santa si apre con la domenica delle palme, così detta perché gli evangelisti narrano che fra i pellegrini si notavano delle persone che avevano in mano dei rami di palma che agitavano in segno di gioia, di festa.

Dove stavano andando? Si trattava di ebrei che salivano a Gerusalemme in pellegrinaggio per partecipare alle cerimonie nel tempio, dove si svolgevano ancora i sacrifici prescritti dalla Legge (il tempio sarà distrutto una quarantina d’anni più tardi dai romani), ma soprattutto per celebravi la Pasqua. Era , ed è tuttora, una delle grandi feste della religione ebraica che ricorda l’uscita dall’Egitto del popolo di Israele al tempo di Mosè; non era una cerimonia pubblica ma famigliare, si celebrava in casa presieduta dal padre di famiglia, ma vivere quella festa pasquale a Gerusalemme assumeva significato particolare. Analogamente si può dire che trascorrere i giorni della settimana santa a Roma, per un cattolico al giorno d’oggi, pur non aggiungendo niente alla fede, è certo esperienza significativa.

Gesù ed un gruppo dei suoi discepoli sale dunque a Gerusalemme insieme a molti altri pellegrini per questa circostanza, si trattiene nella città fino al giovedì, quando verrà arrestato per essere crocifisso il giorno seguente.
L’episodio delle palme si colloca proprio durante questa marcia del pellegrini verso la città santa. Non va dimenticato che tutto ciò che riguarda la vita, le parole, i miracoli di Gesù, e cioè gli avvenimenti che accompagnano la sua esistenza, è narrato dagli evangelisti molto tempo dopo la sua morte e la sua risurrezione. Sono ricordi rivissuti alla luce di quello che è accaduto successivamente; quel giorno i discepoli non conoscevano quello che noi conosciamo, neppure sappiamo cosa pensassero, probabilmente che Gesù sarebbe stato accolto dai sacerdoti e avrebbe ricevuto una investitura ufficiale come maestro della legge, profeta.

Secondo la tradizione il corteo dei pellegrini canta dei salmi, ed esprime la sua lode appunto agitando rami di palme, simbolo della gloria, della lode. Le parole «Benedetto colui che viene nel nome del Signore», come «Osanna nei luoghi altissimi» sono appunto parole di questi salmi, che cantano tutti, anche i discepoli. Sono parole che annunziano la venuta del Cristo, del salvatore atteso messaggero del regno di Dio ma nessuno sa che è presente nel corteo, che Gesù è Colui che viene nel nome del Dio. Neppure i discepoli sono pienamente consapevoli di questo fatto, e solo a posteriori, dopo la risurrezione, ricordando quella giornata si rendono conto che si erano cantate le lodi di Gesù.
L’episodio letto oggi ha un messaggio molto chiaro: Gesù è il Salvatore che realizza le profezie; ma allora non era così, cantando i salmi antichi la gente pensava di esprimere la sua fede tradizionale, non era consapevole del fatto che gli stava rendendo omaggio.

Chissà quante volte nella vita abbiamo anche noi camminato accanto a Dio, o meglio con Dio accanto a noi (perché letto nell’ottica cristiana Gesù è la presenza di Dio) e non ce ne siamo accorti e abbiamo parlato di lui senza esserne consapevoli. Il credente è quello che sa riconoscere la presenza di Dio nella vita ma Dio non è presente solo per i credenti.

(Tratto dal sito ufficiale della Chiesa Valdese)

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