Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 17 marzo, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con relatica Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 17 marzo, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

16/10/2014

Riforma: lasciarsi ri-formare dall'Evangelo

Riflessioni in vista dell'anniversario della Riforma
di Giorgio Tourn
È invalsa da tempo nelle chiese evangeliche l’abitudine di ricordare la data del 31 ottobre 1517, quando Lutero affisse le sue 95 tesi. Aveva l’idea di avviare un dibattito sulle indulgenze e invece cambiò la fisionomia della cristianità europea. Il movimento di opinione da lui scatenato si conosce ormai come la Riforma. In realtà questa espressione (scritta sempre con la maiuscola) nasce molto più tardi, nella storiografia tedesca ottocentesca che vedeva in quel periodo la nascita della sua identità storica. A questa stessa lettura della storia si devono le espressioni: «i Riformatori», ormai abituale per indicare i personaggi di quell’epoca, e quella altrettanto classica di «Controriforma» per indicare le misure prese dal papato per bloccare l’avanzata del movimento luterano.
Gli storici cattolici del XX secolo hanno obiettato che il profondo rinnovamento ad opera del concilio di Trento non era tanto una presa di distanza dalle posizioni evangeliche (anche se aveva sotto alcuni aspetti anche quel carattere) quanto l’attuazione di una vera riforma per cui, storicamente parlando, si deve usare l’espressione «riforma cattolica» più che Controriforma. E di fatto è così per due motivi.
Anzitutto perché la riforma della chiesa era un progetto coltivato da tempo in tutti gli ambienti del cattolicesimo dell’epoca. Alessandro VI aveva già nominato una commissione per questo, i camaldolesi la chiedevano al papa Leone X, la auspicano i cardinali al quinto concilio del Laterano, la prevede Paolo III, formando una apposita commissione con il fior fiore del collegio cardinalizio, e sarà lui che convocherà il concilio nel 1545.
Tutto questo è perfettamente coerente perché la riforma è un programma di lavoro che accompagna la cristianità dal Medioevo, la chiesa cattolica si è sempre riformata, aggiornata, riassestata, ha sempre revisionato le sue posizioni, non ci è forse accaduto di recente di udire un autorevole prelato usare l’espressione sempre reformanda», che appartiene in realtà alla tradizione calvinista?
Parlare di Riforma cattolica è pertinente per un secondo motivo, complementare. Né Lutero né i suoi amici dello schieramento evangelico avevano come progetto la riforma della chiesa, volevano altro, molto altro. Lo dice molto bene una immagine di Lutero: lo Spirito passa nella storia come un temporale d’estate, bisogna saperlo vedere, dopo è troppo tardi e non torna più.
Alla base di questo paradosso sta l’idea che il rinnovamento della chiesa non è opera del popolo credente e tanto meno dei suoi vertici, ma dello Spirito di Cristo, l’Evangelo che riforma la chiesa quando lo si lascia parlare, e quando non lo si ascolta c’è il rischio che sia come il temporale quando è passato, resti a zappare il campo ma non piove più.
Non è certo un caso che, proprio mentre il papa Paolo III affidava a quattro cardinali integerrimi il compito di mettere ordine nella Dataria (l’ufficio finanziario della curia), Lutero traducesse la Bibbia. Egli e i suoi amici però, in Sassonia, a Zurigo, a Ginevra, hanno dato alla comunità dei credenti una nuova forma; non era quella una ri-forma? Certo, ma in gioco non era la «forma», cioè il modo più rispondente per essere chiesa nel mondo, ma il «ri» cioè la richiesta di fedeltà formulata dall’Evangelo.
Come protestanti dovremo forse riflettere su tutto questo il 31 ottobre prossimo, specie in vista del 2017, anniversario di quel 1517.  

E' possibile vedere le puntate di Protestantesimo, dopo la
loro messa in onda, sul sito della RAI all'indirizzo
http://www.protestantesimo.rai.it

07/10/2014

Protestantesimo. Lampedusa: il dramma della migrazione


L'appello per la Tredicesima Giornata del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2014


Le radici comuni: compassione e misericordia 
Praticare l’accoglienza reciproca e la riconciliazione

Musulmani, musulmane, cristiani e cristiane rappresentano oggi oltre la metà della popolazione mondiale. La pace e il dialogo fra queste religioni è dunque fondamentale per la pace mondiale. Bisogna allora puntare su ciò che unisce queste religioni piuttosto che su quello che divide. E ciò che unisce è molto più di ciò che divide a cominciare da ciò che musulmani e cristiani ritengono essere i tratti fondamentali dell'unico Dio da essi invocato. Tratti fondamentali, da cui non si può prescindere, sono la misericordia e la compassione.
Lo ripetono continuamente i musulmani quando leggendo il Corano trovano in apertura di ogni sura l'invocazione ad “Allah, il compassionevole, il misericordioso”.
Lo affermano i cristiani quando leggono e praticano le beatitudini proclamate da Gesù (Mt 5) “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” e “Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”, vivendo nella propria vita le idee proclamate da Gesù su un Dio amorevole e vicino, che si ritrova nel volto di ogni persona che proprio per questo va amata e rispettata senza riserve.
Riusciamo cristiani e musulmani a praticare compassione e misericordia nella nostra vita quotidiana?
  • Nei confronti di chi è portatore di una diversa cultura o di una diversa religione, o ha un colore della pelle diverso dal nostro?
  • Nei confronti dell'ambiente nel quale viviamo?
  • Nelle scelte economiche e nella distribuzione delle risorse a livello nazionale e internazionale?
  • Nel prendere posizione di fronte ai conflitti e alle minacce per la pace ?
Porsi queste domande e riscoprire compassione e misericordianella propria vita di tutti i giorni, aiuterà allora cristiani e musulmani a comprendere di essere fratelli e sorelle, di avere in comune valori profondi, la stessa umanità, lo stesso bisogno di cura e rispetto e la stessa motivazione a costruire un mondo di pace.
La misericordia e la compassione vanno dunque praticate se crediamo che esse siano i tratti fondamentali del Dio da noi invocato.
Su questi temi invitiamo tutte le comunità cristiane e musulmane a ritrovare i propri orizzonti comuni in difesa della dignità umana, da condividere anche con gli appartenenti ad altre tradizioni religiose e con le donne e gli uomini di buona volontà.
Roma, 12 Giugno 2014

I promotori della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

Per l'elenco dei promotori, per le adesioni e le iniziative vedi la pagina:
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