Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 21 aprile, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 21 aprile, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

01/11/2020

21ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 

Accoglienza

Buongiorno e buona domenica a tutte e a tutti, il versetto che accompagna questa ventunesima domenica dopo Pentecoste è preso dal Profeta Michea il quale ci dice: “O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il SIGNORE, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?”. (Michea 6:8)


Saluto

Pace a voi da Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, che rinnova di giorno in giorno le sue promesse e fa scendere la sua benedizione su ciascuno di noi. Amen.

 

Lode

Signore Dio nostro, ti ringraziamo perché possiamo stare insieme per invocarti e per ascoltare la tua parola di vita.

Vieni ora tu stesso in mezzo noi. Risvegliaci. Dacci la tua luce. Sii tu

il nostro maestro e il nostro consolatore. Parla tu con ciascuno di noi

in modo tale che ognuno oda e riconosca ciò che tu gli vuoi dire.

Concedi a noi, e a coloro che in tutti gli altri luoghi si riuniscono oggi

come tua comunità, conoscenza e speranza, una chiara testimonianza

e un cuore lieto. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

 

Ascolto della parola di dio

Preghiera di illuminazione

Signore, tu hai trasformato in forza le cose deboli e disprezzate.

Il nostro mondo corre dietro a un attivismo sfrenato, insensibile e brutale, ma tu ci porti alla tua parola, che ci dona le basi per un ordine giusto.

Sì, questa è la nostra forza, Signore: la tua parola è certezza;

questa è la nostra guida: con la tua parola sappiamo dove andare;

questa è la nostra salvezza: la tua parola viene a noi e agisce,

crea tutto nuovo, dona senso alla nostra vita.

Signore, dacci un cuore nuovo, affinché ascoltiamo la tua parola con vero desiderio di ricevere ciò che promette e la volontà di praticare ciò che ordina.

Nel nome di Gesù il Cristo. Amen.

 

Testo biblico

Luca 5 , 12 – 16

Un giorno, in un certo villaggio che Gesù stava visitando c'era un uomo lebbroso da molti anni. Quando il poveretto vide Gesù, si gettò ai suoi piedi, supplicandolo perché lo guarisse. «Signore», disse, «se soltanto lo vuoi, tu puoi purificarmi!»
Gesù lo toccò, dicendo: «Certo che lo voglio. Sii guarito!» E la lebbra sparì. Allora Gesù gli ordinò di allontanarsi subito, senza dir niente a nessuno e di andare a farsi vedere dal sacerdote giudeo. Poi aggiunse: «Offri il sacrificio richiesto dalla legge di Mosè per i lebbrosi che sono guariti. Ciò proverà a tutti che ora stai bene». A questo punto, la notizia del suo dono si sparse a grande velocità e moltissime persone venivano per sentirlo predicare e per essere guariti dalle malattie. E Gesù si ritirava in luoghi deserti per pregare.

 

Esposizione del brano biblico

 

Sappiamo dai testi biblici, che Gesù…dopo essere stato battezzato da Giovanni, inizia a predicare, a guarire gli ammalati e i posseduti dai demoni, dando così loro un dono, già qui in terra, della gioia e della consolazione che caratterizzano il regno che è venuto a proclamare, e nel brano che abbiamo appena letto, troviamo appunto un uomo che era lebbroso ormai da molti anni, il quale, veduto Gesù, si gettò ai suoi piedi e supplicandolo perché lo guarisse gli disse: «Signore», «se soltanto lo vuoi, tu puoi purificarmi!».

 

Questo lebbroso…potremmo ben dire che è una persona particolare, sicuramente un uomo preparato e intelligente. Innanzitutto conosce molto bene la propria condizione. Sa che la lebbra che lo affligge non è solo una malattia, ma è qualcosa, anzi molto di più: è una “impurità”. Per questo, come abbiamo ascoltato, non chiede a Gesù che semplicemente lo guarisca. No…con molta precisione gli domanda di “purificarlo”.

   Ma che cosa significa che la lebbra è un’impurità e non solo una malattia?

 Già lo si può intuire dal libro del Levitico che è parte del cosiddetto “Codice di purità”, il quale occupa cinque capitoli di quel libro, ma questo particolare sulla malattia della lebbra lo possiamo trovare cfr. Le 14, 1-32 ove è menzionato come ci si deve comportare quando si ha la lebbra.

Questo Codice nasce dal fatto che per Israele e quindi per la Bibbia nel mondo c’è “l’impurità”. In particolare…è questo è tipico della mentalità ebraica, che tiene molto all’ordine e alla chiara divisione delle cose…che c’è impurità ogni volta che delle cose che dovrebbero restare separate, vengono invece mescolate fra loro; e anche ogni volta che c’è un disordine, un’anomalia nel normale andamento delle cose.

E se diventi impuro per il cibo, o per qualche altro motivo (e ce ne sono tanti), questo non resta senza gravi conseguenze: la persona colpita dall’impurità è tagliata via dalle relazioni con gli altri esseri umani e da ogni pratica religiosa, e il compito del “Codice di purità” era appunto quello di diagnosticare la presenza o meno dell’impurità e stabilire per l’interessato e per tutti gli altri cosa da quel momento è necessario fare: quali misure di restrizione prendere, e se poi lo stato di impurità finisce, a quali rituali far ricorso per attestare appunto quella fine.

Come dicevo…i campi dell’esistenza in cui l’impurità può presentarsi sono molti e diversi, il Codice…per esempio tratta persino dell’impurità delle donne dopo il parto e di quelle legate all’ambito sessuale, dove c’è sempre una mescolanza di sangue e altri elementi. Ma in particolare, per ben due capitoli, tratta della “lebbra”, di questo morbo che, per il modo in cui si manifesta, cambiandoti il colore della pelle e deformandoti arti e lineamenti, è un disfacimento del corpo che inizia quando tu sei ancora vivo, e così mescola la sfera della vita e quella della morte, e questo rende quanto mai impuri gli ammalati di lebbra.

Ma non solo diventava impura la persona nelle quale apparivano i sintomi della lebbra; questo male era così spaventoso che chiunque toccasse un lebbroso, anche senza subirne alcuna conseguenza, si ritrovava impuro e, almeno fino alla sera del giorno del contatto, doveva anche lui restare separato dagli altri.

Proprio per questo, per evitare ogni rischio di contagio, il Codice di purità, stabilisce che “il lebbroso porterà le vesti strappate e il capo scoperto… se ne starà solo… abiterà fuori del campo (o della città o del villaggio) … e (per impedire alle persone di avvicinarsi troppo a lui) griderà: Impuro! Impuro!” (cfr. Levitico 13, 45-46)

  

Ma torniamo al nostro “lebbroso” “particolare, preparato e intelligente”.

Anzitutto è “preparato” perché, come abbiamo visto, conosce bene il male da cui è afflitto: sa che la lebbra è una impurità, anzi l’impurità delle impurità, e chiede allora a Gesù che lo purifichi.

Ma è anche “particolare”, questo lebbroso, perché nel nostro racconto fa qualcosa di particolare: si avvicina a Gesù ben di più di quanto non sarebbe consentito, e nemmeno si cura di prendere le precauzioni che il Codice gli impone: non grida: “Impuro! Impuro!” per farlo allontanare…in questo modo allora, si accolla anche il peccato di chi, impuro, si comporta come se invece non lo fosse, ma nella sua “disinvoltura” nei confronti di quella che è e resta la lettera della Legge divina, quest’uomo è pienamente consapevole di ciò che sta facendo, al punto che formula la sua preghiera a Gesù in un modo veramente speciale: in tutto il Nuovo Testamento, è questo il solo miracolo in cui la richiesta di colui che lo chiede è preceduta da un “Se vuoi”: “Se vuoi, tu puoi purificarmi!”.

Il lebbroso sa bene che, avendo osato trasgredire la Legge ed essendoglisi avvicinato solo a “un tiro di braccio”, fa correre a Gesù il rischio di diventare impuro anche lui. Così…ed è la prova che davvero è una persona “intelligente” e sensibile, gli lascia la libertà di scegliere: se Gesù accoglierà la sua richiesta, sarà perché l’avrà voluto… perché l’avrà deciso…e se diventerà anche lui impuro, non sarà per caso, ma, appunto, per una scelta consapevole.

Davanti a quest’uomo che ha messo in gioco tutto  e ha infranto anche la Legge per affidarsi a lui, Gesù…ci ha detto Luca“…..Stesa la mano, lo toccò, dicendo: «Lo voglio, sii purificato»”. Non so se vi rendete conto della portata di quello che qui accade: se quel lebbroso ha trasgredito il Codice di purità, Gesù fa esattamente la stessa cosa: “ha voluto” toccarlo, e così anche lui ha deliberatamente trasgredito la Legge di Dio. Adesso è impuro anche lui, insomma, noi siamo qui al cospetto di un Gesù disubbidiente, e questo…certamente è strano…è quasi qualche cosa che fa scandalo…e però…anche “disubbidiente, Gesù resta Gesù; la sua parola attua ciò che dice. Ha detto: “Sii purificato” e “subito” la purificazione si produce: “la lebbra sparì da lui”. È strano, quel verbo “sparì”. È come se la lebbra qui sia personificata e dotata di una propria volontà.

 Ma è molto meno strano di quanto non sembri a prima vista. Non è forse vero che quando noi o i nostri cari siamo colpiti da una grave malattia, quella malattia si personifica? Non la sentiamo come qualcosa che in fondo è naturale, che può anche capitare… è un vero e proprio nemico che ci ha aggrediti in maniera vigliacca e con la sua violenza bruta ci strazia ingiustamente.

 È da questa brutalità, da un vero e proprio carceriere e carnefice, che Gesù libera quell’uomo “particolare, preparato e intelligente”…

Ma ora che la lebbra è stata vinta ed “sparita”… adesso che il lebbroso “è stato purificato” e può guardarsi con uno sguardo nuovo, è necessario che anche gli altri lo guardino a loro volta con uno sguardo nuovo, e accettino di reintegrarlo in mezzo a loro.

Ecco perché Gesù comanda al lebbroso: “Ma va’…mostrati al sacerdote e offri per la tua purificazione ciò che Mosè ha prescritto”. Proprio le prescrizioni del Codice di purità che prima il lebbroso e poi lui hanno prima violato, rappresentano adesso per quell’uomo la via sicura per la reintegrazione: deve far constatare a un sacerdote la sparizione dei sintomi che lo rendevano impuro.

A questo punto…credo…noi possiamo comprendere il perché della disubbidienza di Gesù. Possiamo superare, se l’abbiamo mai provato, il nostro scandalo…

La trasgressione di Gesù non era diretta contro la Legge in sé, ma contro ciò che le sue interpretazioni e le conseguenti applicazioni possono avere di alienante e crudele per gli esseri umani. Il fine di questo miracolo, non a caso “di purificazione” è…l’abbiamo appena visto…permettere la reintegrazione del lebbroso nella comunità, quando la stessa legge che Gesù ha trasgredito diventa lo strumento di questa reintegrazione, indicando la procedura necessaria per reintrodurre l’uomo nella normalità, Gesù non ha alcun problema a comandare all’ex lebbroso di fare quello che la Legge prescrive, perché in quel momento la Legge è in funzione della sua rinascita ad una vita piena, serve all’accoglienza di chi fino a un momento prima era un escluso.

Ma c’è ancora qualcos’altro da dire…per ora però…è bene, ed anzi…è urgente, che l’ex lebbroso si allontani da lui e vada a presentarsi al sacerdote, senza far sapere ad anima viva da chi e come e stato purificato: “Gli disse: – Guarda di non dire nulla a nessuno”, e anche questo fatto non è senza conseguenze, adesso tutti sanno che Gesù “l’ha toccato” mentre ancora era impuro, e che perciò è rimasto “contagiato” dalla sua impurità, così, si verifica qualcosa di davvero paradossale: il purificato adesso è puro e può tornare a vivere in mezzo all’altra gente, mentre il suo purificatore ora è lui impuro e così, ci dice Luca: “Ma egli si ritirava nei luoghi deserti e pregava”, si…Gesù non poteva più entrare apertamente in città, ma se ne stata fuori in luoghi deserti”. Deve “starsene fuori” almeno fino a sera, perché è impuro!

La “predicazione” del lebbroso purificato, di quell’uomo che…abbiamo detto…è una persona “particolare, preparata e intelligente”, ha aiutato la gente a capire che con Gesù e grazie a lui, la vecchia distinzione “puro e impuro” adesso è superata. E così…è la conclusione del nostro passo d’oggi dice: “Però la fama di lui si spandeva sempre più; e grandi folle si radunavano per udirlo ed essere guarite dalle loro infermità”, dall’ “impuro” Gesù…

 Noi siamo pronti a prendere dei rischi come quello che il Gesù ha qui preso su di sé? Ricordate la preghiera del lebbroso: Se vuoi, tu puoi purificarmi!”? E ricordate la sua risposta: Lo voglio, sii purificato”? Noi, fratelli e sorelle “vogliamo o no” ascoltare l’appello, spesso silenzioso…eppure ugualmente lacerante, delle persone che si trovano “ai margini” a motivo della loro salute, della loro non-produttività, della loro dipendenza?

Là dove questo “volere” si gioca su due fronti. C’è infatti un fronte esterno: le chiese debbono saper interpellare con una forza profetica il mondo in cui vivono, nel nome di una visione dell’umanità che rifiuti come anti-umani, e perciò anti-cristiani, i criteri di esclusione oggi in voga. Questo anche a costo di essere a nostra volta esclusi e dichiarati in qualche modo “impuri” alla luce dei valori dominanti della nostra società. Ma l’ha fatto Gesù…figuriamoci se non possiamo, e dobbiamo, correre anche noi questo rischio.

E però non basta soltanto essere profetici. C’è anche un fronte interno, e lì dobbiamo volere darci i mezzi per permettere alle persone marginalizzate di partecipare pienamente alla vita sociale e spirituale delle nostre comunità. I nostri locali sono facilmente accessibili per persone ad autonomia ridotta (e qui, benedetto il togliere la barriera architettonica dell’entrata della nostra Chiesa, che davvero speriamo arrivi presto…), e le aiutiamo a poter prender parte ai nostri culti e alle nostre attività? Offriamo aiuto e sostegno alle famiglie delle persone ammalate oppure anziane, in modo tale da consentire loro di tirare un po’ il fiato e trovare nuove forze per andare avanti nel loro impegno?

 

Sì, “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Vedete? Dipende da noi…

AMEN

 

 

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Dio nostro, agisci in noi e trasformaci. Le nostre mani rimangono

prive di forza se tu non ci sostieni; le nostre azioni, i nostri progetti e

i nostri intenti si perdono nel vuoto senza la tua presenza.

Ti preghiamo: usa le nostre mani, le nostre gambe e le nostre bocche

per essere accanto a quanti soffrono la solitudine, il dolore del lutto,

l’angoscia dell’ingiustizia.

Usaci per portare conforto ai malati e alle persone sole, a coloro che

non sanno più quale strada intraprendere, quali scelte fare.

Usaci per ridare coraggio agli sconfitti e speranza ai delusi, per portare

il tuo amore a quanti non sanno più trovare la via della riconciliazione.

Usaci, Signore nostro, perché possiamo essere gli uni per gli altri

messaggeri del tuo amore. Accogli la nostra preghiera nel nome di Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Insieme ti preghiamo, come egli ci ha insegnato:

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

 

 

BENEDIZIONE   

Il Dio della pace vi renda perfetti in ogni bene,

affinché facciate la sua volontà,

e operi in voi ciò che è gradito davanti a lui, per mezzo di Gesù Cristo;

a lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

(Ebrei 13, 20a.21)

(Giampaolo Castelletti, domenica 25 ottobre 2020.                                                 Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994.Tranne il brano di Luca 5, 12-16).