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Domenica 21 aprile, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

31/12/2022

PREDICAZIONE SUL TESTO BIBLICO DI MATTEO 2, 13 - 23 TENUTA NEL TEMPIO DI OMEGNA IL 25 DICEMBRE 2022

 

Matteo  2 ,  13 - 23 

       

Dopo che (i magi) furono partiti, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e restaci finché io non te lo dico, perché Erode sta cercando il bambino per farlo morire”. Egli dunque si alzò, prese di notte il bambino e sua madre e si ritirò in Egitto. Là rimase fino alla morte di Erode, affinché si adempisse quello che fu detto dal Signore per mezzo del profeta: “Fuori dall’Egitto chiamai mio figlio”.   

   Allora Erode, vedendosi beffato dai magi, si adirò moltissimo e mandò a uccidere tutti i maschi che erano in Betlemme e in tutto il suo territorio dall’età di due anni in giù, secondo il tempo del quale si era esattamente informato dai magi. Allora si adempì quello che era stato detto per bocca del profeta Geremia: “Un grido si è udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più”.

   Dopo la morte di Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto, e gli disse: “Alzati, prendi il bambino e sua madre, e va’ nel paese d’Israele, perché sono morti coloro che cercavano di uccidere il bambino”. Egli, alzatosi, prese il bambino e sua madre, e rientrò nel paese d’Israele. Ma udito che in Giudea regnava Archelao al posto di Erode suo padre, ebbe paura di andare là e, avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e venne ad abitare in una città detta Nazaret, affinché si adempisse quello che era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato “Nazareno”.          

 

 

La parola stessa “Natale” non ha più quasi nulla a che fare con la nascita avvenuta a Betlemme. Natale è diventato la festa non più tanto “del bambino Gesù”, ma “dei bambini”, in cui è bello che anche gli adulti tornino un po’ bambini...vi è la festa delle luci…degli addobbi…ma anche dei regali che non sono poi nemmeno una brutta cosa…vedete…Natale è diventato un soffio di poesia…anche se in genere non di una grande poesia che…ogni anno viene a dare un po’ di arte poetica alla tanta, sgangherata quotidianità della nostra vita…questo…in fondo non è un dramma, non è una situazione sconveniente contro cui puntare il dito, e men che meno l’occasione per rivendicare solo per noi cristiani il monopolio sul Natale come la nostra festa…ognuno…laico o agnostico che sia…ha il diritto di viversi come vuole il suo Natale.        Sapete che…in assenza di ogni indicazione biblica in merito…la data del 25 dicembre per celebrare la nascita di Cristo fu un vero e proprio “furto” che i cristiani  operarono ai danni di coloro che credevano negli antichi dèi, appropriandosi della grande festa pagana del Sole Vincitore, che proprio alla fine di dicembre torna a prolungare la sua permanenza in cielo, e così, dopo sei mesi di costante diminuzione, il giorno torna a crescere in lunghezza ai danni della notte, la paura del buio totale è esorcizzata, il sole vince e l'uomo assieme a lui. 

Insomma, l’attuale “paganizzazione” del Natale non è altro che il riappropriarsi del bottino di quell’antico furto cristiano…e forse è giusto così…perché…se alla fine…la nostra minorità numerica sempre più accentuata…significherà che l’essere cristiani non sarà più la conseguenza quasi inconsapevole di una tradizione familiare e culturale…ma il frutto di una decisione di fede personale…dovremo solo che essere contenti… avremo delle chiese meno piene e meno ricche…ma proprio per questo… probabilmente…“più chiese”... più povere come Gesù…che era povero…e più creature e servi dell’Evangelo…        

  C'è però un altro motivo…che mi sembra più fondato e reale…che deve preoccuparci oggi a Natale, ed è la realtà concreta del mondo in cui viviamo. Tutti…cristiani e agnostici, vorremmo che questi giorni di Natale fossero diversi da tutti gli altri giorni…che ci avvolgessero…un po’ come le sfere colorate dell’albero di Natale, in un’atmosfera di serenità e di pace. Ma non è così. Certo, come ogni anno, anche quest’anno sentiremo nell’aria il clima un po smielato e che però ci è caro delle festività: il carillon di Natale s’è messo in movimento, ci sono le luci, ci sono i dolci, si aprono i regali e siamo contenti se vediamo la gioia negli occhi e nel sorriso dei bambini e di tutte le persone che ci sono care, ma tutt'attorno a noi restano in soffocabili le voci orali e scritte che portano il fracasso e insieme il gemito degli avvenimenti della cronaca quotidiana: il caos della politica, le paure della crisi economica, l'assenza di futuro per i nostri figli e figlie, i tanti senza casa perché venuti fra noi in cerca di speranza da paesi lontani come la Nigeria, la Somalia, la Siria, l’Afghanistan, coloro che arrivano dall’Ucraina, gli sfollati di Ischia ed infine la spaventosa e ingiusta ordinarietà delle morti sul lavoro.

Vorremmo che almeno a Natale queste voci tacessero, vorremmo dimenticare per un po’ tante brutture, liberarci dal senso di inquietudine che tutto questo ci provoca, ma non è così…anche a metterci i tappi nelle orecchie, certe cose entrano dalle finestre e dai camini ben più veloci di Papà Natale…e una mano di nero va a incupire il brillio degli addobbi natalizi…e così, anziché sentirci…come vorremmo…tutti più bambini, ci sentiamo…come invece non vorremmo…tutti più piccoli e impotenti.     

A volte…forse possiamo far qualcosa per quello che ci tocca direttamente…possiamo fare la scelta opportuna come dire la parola che serve…dare il consiglio giusto…ma sui grandi eventi, quelli che fanno l’attualità e decidono della qualità della vita di tutte e tutti noi…non abbiamo presa…non possiamo far niente…siamo…appunto…troppo piccoli e  le cose ci passano sulla testa, perchè l’essenziale si decide altrove, ed è un essenziale che ci tocca la pelle e così…alla fine…il nostro Natale sembra fatalmente meno Natale…  

Forse vi stupirete se vi dico che non è così!

Che proprio perché la realtà del nostro mondo non possiamo afferrarla e trattenerla…e tanto meno la possiamo cambiare…per questo motivo…il nostro Natale 2022 trascorrerà come è giusto che scorra ogni Natale…come dal primo Natale.

Abbiamo riportato sopra dal  vangelo di Matteo, il racconto degli eventi che hanno fatto seguito alla nascita di Gesù…eh…nostro malgrado…ci siamo resi conto che questa storia non è stata solo poesia, delicatezza e gioia, ma risuona anche di violenze e di gemiti, schiamazzi e paure…come i telegiornali che siamo spesso tentati di non vedere perché ci fanno star male…ebbene…abbiamo visto il furore di Erode, ingannato dai magi…che a sua volta aveva tentato di ingannare…massacrare i neonati di Betlemme…la fuga in Egitto di Giuseppe e dei suoi…gli anni dell'esilio; e poi…dopo la morte di quel terribile re Erode…il ritorno nella terra di Giuda…e ancora la paura…che spinge Giuseppe…Maria e Gesù…a trasferirsi nella Galilea…perché al posto di Erode c’è sul trono il figlio Archelao, un pazzo sanguinario…peggiore di suo padre...

Quella partenza e quel ritorno di Giuseppe, Maria e Gesù si sono decisi nel segreto di un sogno, nell’intimità di una parola sussurrata dall'angelo di Dio…senza fare rumore. E cosa c’è di più inavvertibile…di più sottile e di più contestabile di una voce nel sonno?                                              

Tuttavia…la Bibbia…ci parla di quel sogno e ancora prima…di molti altri sognatori (Abramo, Giacobbe, Samuele, Davide, Isaia e gli altri profeti) a cui Dio s’è rivolto dolcemente, ma anche con una forza tale che si son messi in moto…hanno percorso la via che Egli indicava senza tenere conto di ciò che li colpiva o entusiasmava e terrorizzava il mondo attorno a loro. Hanno ignorato il mondo…quei sognatori…e spesso sono stati ignorati dal mondo…ma proprio in questo modo…con la loro obbedienza silenziosa a una parola appena mormorata…hanno cambiato il mondo!...Sì…il sogno di Giuseppe, il viaggio con sua moglie e il suo bambino, sono stati un “dettaglio”…un particolare secondario rispetto a ciò di cui si parlava in quel tempo…ma ad ogni Natale…noi cristiani ricordiamo la venuta al mondo di quel bambino che nelle braccia di sua madre andava verso l’Egitto nel buio della notte. E ci ritroveremo al culto di Natale per Gesù, e non per Erode! Perché Dio cambia la storia con i dettagli…agisce nei dettagli…da Abramo in poi è stata la sua scelta…ed è ancora la sua scelta.                                                            

Ci sono tanti eventi che riempiono le cronache e la storia di dettagli… colpiscono e emozionano…fanno felice o fanno disperata la pubblica opinione…ma se noi!…non cerchiamo Dio nei dettagli…rischiamo di passargli accanto senza trovarlo…e sempre a proposito di dettagli…     nessuno storico dell’antica Roma ha dedicato un rigo alla nascita e alla morte di Gesù, né alla sua vita…Svetonio…è l’unico storico che forse ci riporta il nome di Gesù…mentre racconta di alcuni disordini all’interno della comunità ebraica romana…lo fa in maniera sbagliata…volendo parlare degli ebrei convertitisi a “Cristo” e della loro rivalità con gli ebrei rimasti ebrei…parla dei sostenitori di “un certo Cresto”…ha sbagliato a scriverlo…quel nome…perché era un nome del tutto sconosciuto…e siamo già in pieno secondo secolo.

La vita e le vicende di quell'agitatore erano agli occhi dei Romani troppo poco importanti, non più di un trascurabile dettaglio della loro grande storia. E invece i loro storici ci hanno parlato a lungo di una folla di personaggi di cui oggi non parla più nessuno…ma per gli storici romani Gesù era insignificante anche perché apparteneva ad un popolo insignificante. Era solo un ebreo. Anche qui, davvero Dio agisce nei dettagli, ha scelto per sé un popolo che è sempre stato un “dettaglio” nella storia…non è mai stato un grande popolo Israele. Non è mai stato il più forte, né il più grande, né il più colto, e neanche il più promettente in fatto di “mercato religioso”…anche al tempo del massimo splendore…il tempio di Salomone avrebbe fatto una meschina figura di fronte ai grandi templi dell’Egitto, o ai templi della Grecia. Sì!...nella sua lunga storia…Israele è stato quasi sempre un piccolo popolo sottoposto a popoli ed imperi ben più grandi di lui.

Ma proprio lì…nel cuore di quel “popolo che era esso stesso un “dettaglio” del mondo…incastrato fra i grandi che facevano la storia, attraverso la violenza dei conflitti, delle minacce, degli esili, della dominazione straniera, Dio s’è fatto conoscere come una forza…una sicurezza…una fonte di pace…S’è manifestato con l’ostinazione e la tenacia di una candela che brilla nella notte…sappiamo che non c’è nulla di più fragile di una candela…eppure…non c’è nulla che…come una candela…ti possa far capire che cosa è davvero la notte…se accendi un faro, la notte scappa via e non sai più che cos’è per davvero, e che al tempo stesso ti possa anche far capire che la notte non è che la notte…proprio così, come una candela accesa nella notte che nulla più può spegnere…Dio ci si è oggi rivelato nel racconto di Matteo, e ci ha anche rivelato la nostra realtà di oggi.                                                                 Matteo avrebbe potuto censurare il ricordo della strage comandata da Erode. Invece, ha preferito fissare nella nostra memoria quella pagina nera della storia, farci ascoltare il grido del dolore innocente ed inerme di fronte a quella bestialità…opera di esseri umani. E noi non possiamo non renderci conto che…quei bambini massacrati a Betlemme appartengono al nostro quotidiano…fanno parte della stessa realtà di sangue e lacrime di cui fanno parte le ragazzine che…un giorno… all'improvviso…spariscono da casa e non le trovi più, o le trovi cadavere, vittime innocenti della ferocia umana…e con loro…tutte e tutti i violentati…abusati, devastati dalle guerre…gli annegati che toccano la nostra coscienza e ci fanno misurare la nostra impotenza…vedete…per le piccole vittime di ieri…e per quelle di oggi…l’evangelo non ci fornisce giustificazioni...non c’è giustificazione per le sofferenze ingiustificabili…ma apre delle vie.                                                   La 1ª è la via del diritto al lamento…al grido di dolore e anche di rabbia levato verso Dio…come “Rachele che piange i suoi figli, e non vuole essere consolata”…d’altronde…non c’è consolazione neanche da Dio…di fronte a certe cose…

  La 2ª via…è quella che ognuno di noi deve custodire…la memoria di ciò che…nel mare ribollente di violenza e di strage…tesse la trama di una luce che resta e non si spegne.

Così…il pianto disperato delle madri di Betlemme…è la piccola… struggente luce dell’amore…il dettaglio d’amore che illumina la notte della furia delle belve di Erode. Un dettaglio prezioso…che ci fa lacrimare e insieme anche sperare che...no...la violenza non avrà l'ultima parola…la violenza finirà…e resterà quel pianto che sarà consolato.

È la parola che…nell'Apocalisse…chiude l'intera Bibbia: “Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21,4).  

Oggi…celebriamo questo Natale come la festa di un Dio che si manifesta nei dettagli.

Festeggiamolo così…il Natale…e allora potrà insegnarci ancora molto.   

Ci insegnerà…ad esempio…che tutta la nostra vita è fatta di dettagli… l’attenzione accordata a qualcuno…un pensiero ascoltato oppure letto che continua a frullarci per la testa…una frase ricordata di una predicazione…perché a volte può capitare persino proprio questo…di ricordare una frase di una predicazione...un brano musicale che ci prova che l’essere umano è anche capace di creare meraviglie…il sorriso di uno sconosciuto per la via…oh…la domanda ingenua e profonda di un bambino...                               

“Alzati, prendi il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.....Alzati, prendi il bambino e sua madre e torna in Israele” …                                                

Sì!...Natale è la festa in cui il dettaglio prende il posto che gli spetta, perché Dio si rivela nel dettaglio.

Una festa…in cui scopriamo che…se i grandi eventi e i grandi personaggi ricolmano di sé l’attualità…l’essenziale però si gioca altrove.

Valeva circa duemila anni fa…e vale anche per noi oggi: "una mano che si tende…una parola che si offre…un gesto di pace"...questi gesti di amore…sono ogni volta il dettaglio che fa vivere.

Amen

                                                   Giampaolo Castelletti 


CIRCOLARE CHIESE EVANGELICHE METODISTE DI OMEGNA E INTRA: NATALE 2022

 

L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore”. E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia»

(Luca 2,10-12)

 

L’evangelo viene dall’alto. Viene dal cielo, dalla voce dell’angelo, del messaggero inviato da Dio.

L’evangelo che viene dall’alto, dalla voce angelica, consiste nel fatto che “è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore”. É nato: è nato come nasce ogni neonato da che mondo è mondo, è nato come te e come tutti/e noi. Colui che incarna l’evangelo che viene dall’alto, da Dio, è venuto al mondo “dal basso” uscendo dall’utero di sua madre che lo ha partorito. Non scende trionfalmente dal cielo, ma nasce dal basso, da una giovane mamma, per di più in una situazione molto precaria, e viene deposto in una mangiatoria di una stalla di Betlemme.

Nasce dal basso, lui che è “Salvatore, Cristo e Signore”. È Salvatore dei miseri e degli ultimi, salvatore di tutti a partire da quelli che stanno più in basso. È Cristo, cioè il messia promesso dai profeti, è il compimento di una promessa antica che Dio mantiene, e per questo è degno di fiducia. È Signore, più Signore di Erode che, secondo il vangelo di Matteo, appena viene a sapere che è nato lo vuole immediatamente eliminare; più Signore di Cesare, dell’imperatore romano, il cui rappresentante lo farà crocifiggere. Più Signore di tutti gli altri signori di ieri e di oggi, perché è il Signore del Regno di Dio, del regno di pace e giustizia che lui inaugura.

Nasce così in basso che c’è bisogno che una voce dall’alto venga a dirci che è proprio lui il Salvatore, Cristo e Signore. Altrimenti nessuno lo crederebbe; e infatti molti non lo crederanno. Se non ci fosse una voce che ce lo viene a dire, anche noi non potremmo credere che il Salvatore, Cristo e Signore è nato.

Anzi: che è “nato per voi”. Colui che è nato come te e come me, è nato per me e per te, per noi; egli è nato, cioè è venuto nel mondo, Dio lo ha mandato per noi. Per noi è nato, per noi vivrà, per noi insegnerà e guarirà, perdonerà, rialzerà, darà una vita nuova a molte donne e uomini perché per loro e per noi è venuto nel mondo.

E questa è la grande gioia di cui parla l’angelo: la gioia sta nel fatto che è nato colui che farà tutte queste cose per noi, per amore verso di noi. Noi che stiamo qui in basso, come i pastori, a cui l’angelo dà il gioioso annuncio. Noi riceviamo l’annuncio della nascita del Salvatore, Cristo e Signore, la buona notizia, la gioia. Per ascoltare questo annuncio dobbiamo tendere l’orecchio alla voce che viene dall’alto; per incontrare il Salvatore, Cristo e Signore dobbiamo invece volgere gli occhi verso il basso, verso il “bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia” di cui parla l’angelo.

Orecchie verso l’alto, perché l’evangelo viene dall’alto; occhi verso il basso, perché è qui, nella mangiatoia, nella bassezza dell’umanità piccola e periferica che incontriamo il Salvatore, Cristo e Signore. E non solo a Natale: ogni giorno continuiamo ad incontrarlo nell’evangelo che viene dall’alto e nel prossimo che vive qui in basso, accanto a noi. Ogni giorno ci è data questa grande gioia iniziata la notte di Natale. Questa grande gioia nessuno ce la toglie, perché non viene da noi, ma ci è donata da Dio e ci è dato di riceverla ascoltando l’evangelo che viene dall’alto, che ce l’annuncia. Per noi è nato, a noi è annunciata questa grande gioia, che inizia la notte di Natale, ma non ha fine e ci accompagna ogni giorno della nostra vita.

 

Marco Gisola


20/12/2022

PREDICAZIONE SUL TESTO BIBLICO DI FILIPPESI 4, 4 – 7 TENUTA NEL TEMPIO DI INTRA DA Giampaolo Castelletti IL 18 DICEMBRE 2022

 

4 Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. 5 La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. 6 Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. 7 E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

 

Care sorelle e cari fratelli, a dir la verità…di questi tempi c’è poco di cui essere allegri…visti tutti i vari cambiamenti che vi sono stati in questi ultimi mesi, dalle varie guerre sparse nel mondo che oltretutto sono anche la causa principale di quelle morti che avvengono in mare e nei tragitti terrestri da parte di coloro che scappano per avere una vita migliore senza governi tiranni o guerre fratricide…ci sono i vari cambiamenti climatici che causano problematiche non indifferenti…le varie rivolte contro governi totalitari e soprattutto vi sono i vari rincari dei prezzi…che fanno sì che in molte persone e anche in noi stessi…prevale l’ansia…la preoccupazione…ed il problema è che a Dio facciamo conoscere ben poco di  questo nostro stato d’animo ansioso e angustiato… ma lo facciamo pesare sugli altri. Ed è per questo motivo che siamo noti per tante cose, ma non certo per la nostra mansuetudine…e spesso vi sono persone che con la loro intelligenza cercano sempre di superare la pace di Dio, anzi… cercano di superare Dio… soprattutto per il motivo che i loro cuori e i loro pensieri non sono custoditi nel Figlio di Dio…Gesù il Cristo…anzi…non sono proprio custoditi…cosicchè…potremmo dire che il mondo in cui viviamo, lo percepiamo come un mondo che sta perdendo l’anima e la pace di Dio, tutto questo…fa sì che si diventa sempre più ansiosi…Sempre più tristi…Sempre meno allegri e sempre meno mansueti.

 

Ora…la parola apostolica che contrasta apertamente questa immensa gravità, quest’avversità insuperabile della nostra esistenza e della nostra situazione umana ci viene incontro con le parole dell’Apostolo Paolo che ci dice…“Rallegratevi sempre nel Signore!”

Qualcuno…visto i tempi difficoltosi…potrebbe dire: “facile a dirsi, ma difficile da realizzare”, anche perché verrebbe da pensare che l’apostolo Paolo abbia pronunciate queste parole in un momento in cui tutte le sue cose gli andassero bene, ma era veramente così? Guardiamo allora il contesto in cui queste parole sono state pronunciate e scritte…l’Apostolo le scrisse circa 2000 anni fa…e la situazione nella quale si trovava Paolo, mentre scrive queste righe alla sua amata chiesa di Filippi, è una situazione tutt’altro che allegra, Paolo è in un carcere romano dell’epoca, dal quale l’apostolo sarebbe uscito “o libero o ucciso”.  All’epoca, non esisteva la carcerazione detentiva che c’è ai giorni nostri, anzi all’epoca di Paolo…la carcerazione era soltanto preventiva, cioè…in attesa della sentenza…che avrebbe potuto essere solamente una: “un’assoluzione” o “una condanna a morte”…eh…nonostante tutto questo…Paolo dice: “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.”   Paolo, vista la sua situazione, avrebbe avuto ogni ragione del mondo di essere ansioso, angustiato, aggressivo…invece….nulla di tutto ciò…nulla!!…a tal punto che ci esorta dicendoci: “non angustiatevi di nulla. Ma in ogni cosa…pregate…pensate a Dio…parlate con Dio…vivete e rallegratevi in Dio.”

 Vedete!...Paolo…qui non ci indica di essere ansiosi…non ci indica di avere poca mansuetudine o poca gioia e poca pace, anzi…in questa lettera, Paolo…ci parla del perché essere gioiosi…

Ci annuncia perché dobbiamo essere mansueti…

Ci predica il perché della pace…che potremmo riassumerle in queste tre parole: “Gesù il Cristo è la fonte della gioia. L’esempio della mansuetudine. La sorgente della pace”.               

In effetti…Gesù…predicando dal monte degli ulivi…ci dice: “Non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete” (Matteo 6,25).

Vedete? In mezzo a questa ansia disperata, divampa la gioia, tanto che la gioia si apre un varco in maniera efficace perchè il Signore Gesù Cristo…il nato a Betlemme, il crocifisso, il risorto, il celebrato nei cieli e che ora regna per la nostra pace con Dio, deve essere il motivo della nostra gioia… “La gioia nel Signore”.                                                               Vedete?...Paolo ci fa capire…che qui non si tratta di una percezione o di una sensazione. Non si tratta di carattere, di ottimismo, di atteggiamento. Tutt’altro…Paolo ci scrive queste parole in un periodo difficile della sua vita, anzi difficilissimo, e da cui non sa se ne uscirà vivo, ma dentro a questo tempo, trova la gioia nel Signore. Non dice che la sofferenza è finita, ma riconosce una gioia nel Signore…in Cristo si trova a poter vedere Dio, a vedere se stesso e la sua situazione con una chiave di lettura che sono completamente diverse. Il male, la morte, il silenzio…ed improvvisamente…la vita nuova che non muore più. Davanti alla vita nuova, cioè davanti al Cristo risorto, il male non può più colpire, quindi…vittoria e trionfo.

E noi…sorelle e fratelli…come viviamo queste parole dell’Apostolo Paolo? Noi…che viviamo in un mondo in cui conta prima di ogni altra cosa come ci vestiamo, cosa mangiamo, cosa beviamo, come ci divertiamo…vedete…in pratica viviamo in un mondo che conta sulla propria forza…e il nostro mondo è particolarmente evoluto a tal punto che ci fa capire che la preghiera appartiene a un mondo arretrato…l’allegria fa parte di una umanità sviluppata...mentre la mansuetudine è considerata appartenente ad una umanità di perdenti. E nonostante che…viviamo in una parte del mondo particolarmente sviluppata, la maggior parte dell’umanità vive nell’ansia e nell’angustia…ciò nonostante…si deve sempre andare avanti…tirare avanti. Dobbiamo diventare sempre più forti, sempre più bravi, sempre più intelligenti e insuperabili… Facciamo tante cose, e le facciamo sempre meglio, a tal punto che poi non siamo più capaci di fermarci e salutarci. Siamo sempre più evoluti, e poi non siamo più capaci delle cose elementari come fermarci e sorridere…fermarci e parlare…fermarci e ringraziare. Sì!!...forse dobbiamo fermarci e riconoscere che siamo diventati così evoluti che ci sentiamo tutti professori, e poi…ci scopriamo analfabeti nelle cose elementari…come guardarci negli occhi e salutarci per nome. Siamo diventati operatori sociali e culturali…poi ci scopriamo poco propensi ad ascoltare. Siamo diventati pastori…anziani…diaconi…e poi siamo incapaci di renderci conto della presenza dell’altro, di riconoscere che il Signore è vicino. In queste parole sta tutta la ragione, anzi, tutta l’anima della parola apostolica: il Signore è vicino. Forse aveva ragione Giovanni Miegge quando scrisse nel lontano 1940: «La perdita delle virtù segue con qualche ritardo, ma segue fatalmente, la perdita della fede. È naturale che sia così, perché le virtù che sono sostenute soltanto dall’abitudine, dall’esempio o dall’opinione, sono virtù senz’anima». Queste parole di Miegge devono far riflettere e quindi capire che Gesù è l’anima della pace, della mansuetudine e della gioia. Se rimaniamo con Gesù Cristo, i nostri cuori e i nostri pensieri saranno custoditi…e la fede non verrà mai meno.

Si !!!...Gesù è la verità di Dio che viene ad illuminare la nostra reale condizione e quella  di tutte e tutti quanti che oggigiorno siamo fatalmente alle prese con le preoccupazioni e coi problemi della vita, anche perché una vita senza problemi non esiste…ed i problemi esigono attenzione…cura…e se non accettiamo d’avere anche noi…i nostri pesi, Gesù che nasce non se ne può far carico e non può venirci incontro…in sostanza…è soltanto se accettiamo di avere  le nostre angustie… che oggi…possiamo ascoltare come rivolto a noi l’invito dell’apostolo Paolo che ci dice e ti dice: “Non angustiatevi di nulla”…Sì, “non angustiatevi di nulla”…noi che pure siamo venuti qua nel Tempio con le nostre angustie…perché qui c’è Gesù o meglio qui c’è “il Signore”….Dio stesso…Dio in persona che “s’è fatto carne”, s’è fatto essere umano come noi, ha preso su di sé quello che tutti siamo…il nostro “essere donne e uomini” dalla nascita…che ci ha visto uscire da nostra madre…fare il primo respiro insieme al primo pianto senza averne coscienza né ricordo, fino alla morte che ci terrorizza lungo tutta la vita…e in mezzo…tra la nascita inconsapevole e la morte che impaurisce…le oscurità e le difficoltà che il nostro “essere donne e uomini” comporta e portiamo sempre con noi…davvero…“non angustiatevi di nulla”, perché questo fatto…che a Betlemme…Dio è diventato uno come noi…un essere umano fragile…tribolato…esposto alla tentazione…al dolore e alla morte…significa che…in Gesù…nella sua storia umana…è già accaduto quello che per noi deve accadere…tutte le pene sono già finite…già trasformate in risurrezione…                                     

Tutti i desideri…le aspirazioni…le brame e gli slanci…sono già arrivati alla meta…già esauditi e compiuti…rendendo completamente superato ed inutile il nostro preoccuparci.

E’ proprio così…care sorelle e cari fratelli…tutto è già stato fatto! Tutto è già accaduto! Questo è il segreto…il mistero del Natale…che oggi contempliamo con 7 giorni di anticipo…ma del resto…Gesù nasce ogni giorno…ogni ora…ogni momento in ogni cuore che si converte a lui…e gli si apre nella fede!

Possiamo davvero “non angustiarci”, perché Dio si è fatto uomo, e perciò si è angustiato lui…si è preoccupato lui per noi una volta per tutte! Davvero…sorelle e fratelli…“Non angustiamoci di nulla”…sarebbe ridicolo continuare a farlo…continuare a volerci aiutare da noi stessi…dopo che l’aiuto ci è già stato dato dal nostro Signore.                        

AMEN

 

Auguro a tutte e tutti un Buon Natale nel Signore