Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 21 aprile, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 21 aprile, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

27/10/2020

20ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 

Accoglienza

Buongiorno a tutte e tutti voi, il versetto che ha accompagnato la ventesima domenica dopo Pentecoste è stato preso dal libro del profeta Geremia, il quale invocando il Signore dice: “Guariscimi Signore e sarò guarito; salvami, e sarò salvo; poiché tu sei la mia lode”. (Geremia 17: 14)

Saluto (Christian de Chergé, martire)

Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a questo paese. […] Potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam così come li vede Lui.

 

Lode

Dio nostro, fonte della nostra vita, come un albero si nutre dell’acqua

noi abbiamo bisogno della tua parola per vivere.

Le nostre radici sono la tua grazia e il nostro fogliame è il tuo amore.

Come un albero ha bisogno del vento per essere mosso, noi abbiamo bisogno del tuo Spirito.

Nutrici con la tua parola, Signore, rialzaci tramite il tuo perdono e rafforzaci con la tua benedizione affinché possiamo portare frutto

e diventare un rifugio per chi lo cerca.

Nel nome di Gesù il Cristo. Amen

 

Ascolto della parola di dio

Preghiera di illuminazione

Signore, ti chiediamo di mandare su di noi il tuo Spirito perché ci aiuti ad accostarci alla tua parola svegli, attenti, presenti a noi stessi, con tutto il nostro essere proteso all’ascolto, disposto e desideroso di ricevere una parola nuova, inattesa, che ci apra la possibilità di cambiare. Signore, ti chiediamo di mandare su di noi il tuo Spirito perché, come un vento leggero, soffi tra le parole che ascoltiamo e le lasci vibrare nei nostri cuori e nelle nostre menti, così che vive e attuali ci rivelino la tua volontà. Signore, noi ascoltiamo, tu parla. Amen.

 

Testo biblico

Giacomo 5 , 13 – 16

 

C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi.

C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni.

C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore: la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.

Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.

 

Esposizione del brano biblico

 

La lettera di Giacomo, di cui oggi abbiamo letto solo pochi versetti, fu scritta per incoraggiare i credenti di origine ebraica che, all’epoca, subivano persecuzioni e che perciò ne metteva a dura prova la loro fede, queste parole servivano per esortare, incoraggiare e istruire i credenti sugli aspetti pratici della fede, ma soprattutto, Giacomo, pone enfasi sulla preghiera e sul sostegno che deve esserci fra i credenti, affinché rinnovino la loro fede in Cristo, ma fa capire altresì che in qualsiasi circostanza, nel bene e nel male, dobbiamo guardare a Dio e onorarlo attraverso l’adorazione e la preghiera, soprattutto quando affrontiamo dei problemi, delle necessità o delle afflizioni, poiché la Parola di Dio ci invita a cercare la forza in lui per mezzo della preghiera, di sicuro qualcuno di noi, nell’ascoltare queste poche righe  del capitolo 5 e i versetti che vanno dal 13 al 16, si sarà forse fatto una strana impressione, in quanto possiamo ben dire che queste parole, le sentiamo vicine come se fossero parole nostre, in quanto…in queste poche righe potremmo senz’altro dire che c’è qui una fede che è anche la nostra fede, però, una fede così, indubbiamente come ce la mostra Giacomo, noi non l’abbiamo quasi mai vissuta, guardiamo per esempio a queste parole: “C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni”, nel senso che“Hai avuto un insuccesso personale (questo è il significato preciso del verbo greco qui tradotto con “soffrire”) e ti senti un fallito? Prega…e vedrai che Dio ti ascolterà e ti darà la forza che ti serve per uscire dalla tua infelicità”…“o al contrario ti senti di buon umore…stai bene di salute e sei sereno d’animo? Allora…canta a Dio, innalza la tua lode perché questo momento di benessere è un grande dono della sua bontà!”.

 Ma per far questo…per poterlo supplicare nel dolore e lodarlo cantando nella gioia…bisogna che Dio…sia per noi…davvero Dio, che sia davvero il nostro Signore, solo allora lo sentiremo presente e presenteremo noi stessi a Lui, come presenteremo sempre a Lui ogni caso ed ogni avvenimento che coinvolga il nostro corpo e la nostra vita, perché sappiamo di essere sotto la sua costante e paterna protezione.

Sì. Solo allora faremo nostre le parole consolanti e gioiose che troveremo nei salmi, perché le sentiamo nostre…perché è nostra la promessa che dice: “Invocami nel giorno della sventura, e io ti salverò” (Salmo 50,15); e deve essere altresì nostra l’esclamazione: “Io salmeggerò a te, senza tacere. Signore, mio Dio, ti celebrerò per sempre” (Salmo 30,12).

Sorelle e fratelli, chi di noi prega Dio nel dolore e lo canta nella gioia…col fervore di Giacomo…e…con il pieno abbandono di chi ha la convinzione che Dio ascolta davvero e vuole e può esaudire le nostre richieste?

Diciamocelo chiaramente, questa fede di cui parla Giacomo, ci fa capire che oltre a pregare Dio quando siamo nel bisogno, dobbiamo pregarlo anche quando le cose ci vanno bene.

   E questo è ancora poco, perché se poi andiamo avanti a rileggere il testo, il senso di estraneità che stiamo ora avvertendo si fa ancora più forte: “C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della comunità”…e anche in queste parole ce una grande differenza con la chiesa del tempo di Giacomo: “Il malato chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore”.

Gli “anziani della chiesa”, che…tra parentesi…non sono dei carismatici dotati del dono della guarigione, che pure erano presenti nelle comunità, ma sono i ministri della chiesa locale che vanno chiamati dal malato perché preghino per lui…cioè…costoro…debbono intercedere in suo favore presso Dio…e non si tratta di dire lunghe formule, ma di andare all’essenziale: attraverso di loro è la comunità che, un po’ come Giacobbe nel passo della Genesi, in modo commovente quasi lotta con Dio in favore di un suo membro.

E ancora, quasi per dare consistenza a questa lotta, la preghiera va accompagnata da un gesto particolare: mentre gli anziani pregano sul malato, debbono “ungerlo d’olio nel nome del Signore”.

Come mai questa unzione?

Giacomo non inventa qualche cosa di nuovo: nel suo vangelo, Marco riferisce che i Dodici mandati da Gesù lungo le strade della Galilea, “scacciavano molti demoni e ungevano con olio molti infermi e li guarivano” (cfr. Marco 6,13).

Questo avveniva, perché nell’Israele dell’epoca di Gesù, l’olio, che nella vita di tutti i giorni era sovente usato come farmaco, era anche diventato il simbolo dell’avvento del tempo della salvezza. Così leggiamo nel profeta Isaia: “Il Signore darà agli afflitti in Sion…olio di gioia invece di dolore” (cfr. Isaia 61,3); e in un’apocalisse ebraica del primo secolo si parla di due alberi presenti in paradiso: l’albero della vita e l’albero dell’olio, che cosparso sulla pelle dei giusti li rende splendenti e così li glorifica.

In questa prospettiva, sia i discepoli inviati da Gesù che gli anziani della chiesa di Giacomo “ungono d’olio” i malati come segno dell’irruzione della signoria salvifica e gloriosa di Dio nel mondo, nella persona e negli atti di Gesù.

Ma qual è la conseguenza di questa preghiera e del gesto simbolico che l’accompagna?

E qui davvero ci sentiamo più estraniati che mai. Con una sicurezza per noi tutti…sconcertante…Giacomo aggiunge: “La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà”. 

Vedete? Senza nemmeno un “forse”… senza un “se” e senza un “ma”. Se si prega e si ha fede nel Signore, quella preghiera non resterà inascoltata: “il Signore” interverrà e “salverà il malato”.

Naturalmente, lui, “il Signore”,” salverà e ristabilirà”. E questo dev’essere chiaro dall’inizio: gli anziani della comunità compiono la loro opera di risanamento sul malato, non grazie alla loro forza o a una loro particolare convinzione, ma nella forza del “nome del Signore”: è lui e soltanto lui che agisce attraverso i ministri della chiesa.

Ma poiché Dio, quando agisce, non lo fa mai in maniera parziale od incompleta, anche qui il “ristabilimento” del malato non si ferma al suo corpo, non riguarda soltanto la sua salute fisica: “Se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati”.

Anche qui, come per l’“unzione d’olio”, alla preghiera s’accompagna un gesto esterno: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti”.

Quando una persona è malata, il suo male si mostra all’esterno: tu lo vedi, lo cogli, lo puoi diagnosticare…così è per il peccato: deve venire fuori… essere confessato ai fratelli di fede…così essi sapranno per cosa precisamente è necessario che preghino…e nella preghiera comune ognuno già avrà modo di sperimentare il sollievo del perdono che, certo è del Signore…solo lui ce lo può dare…eppure passa (e questo è molto bello, ed è un peccato che noi l’abbiamo perso) attraverso l’intercessione, il sorriso, l’abbraccio del fratello che ti ascolta e ti dice: “Puoi star tranquillo: Dio ti ha perdonato!”.

Ecco allora che, questo breve ma intenso testo dell’epistola di Giacomo, che ci assicura che davvero “la preghiera della fede” sale a Dio ed intercede per tutta la persona per cui è detta, ci deve far capire che, è grazie alla preghiera, che tutta la persona è restituita ad un giusto rapporto con la vita e col Signore della vita: la guarigione esterna diventa il segno dell’avvenuta guarigione interna.

Ma tutto questo è grazie a Dio e a tutta la chiesa, in questa comunità fraterna in cui puoi condividere la vita, le gioie e le sofferenze della vita… in cui…e anche questo è molto bello…non c’è un fratello innalzato sopra agli altri come se uno fosse il debole e l’altro il più forte, uno il colpevole e l’altro il giudice, per il motivo che il tutto deve essere fatto nella preghiera comune degli uni per gli altri, cioè, preghiera che si fa intercessione, si fa esaudimento e sale fino a Dio, così che diventa salvezza.

Sì, davvero…ed è la conclusione del nostro testo d’oggi: “la preghiera del giusto ha una grande efficacia”.

La nostra chiesa, sorelle e fratelli, somiglia almeno un po’ alla chiesa di Giacomo, che prega, canta, intercede…che è comunità di vita, sofferenze e gioie?

Permettetemi di parlarvi con un po’ di libertà.

Nel senso che, la nostra  preghiera deve essere una preghiera che aiuti segretamente l’altro a migliorare, a crescere, a cambiare…

Se preghi per una sorella, per un fratello…e questo non nello slancio di un momento, ma con perseveranza…non puoi più parlare male di lui o di lei, o avere un atteggiamento duro, insensibile, indifferente. Perfino il tuo modo di guardarla o guardarlo, di darle o dargli la mano, di salutarla o salutarlo, si trasforma, se tu preghi per lei…se tu preghi per lui.

Insomma, una comunità è autentica ed è viva solo quando sa diventare una comunità di preghiera.

Fratelli e sorelle, aiutiamoci l’un l’altro, pregando l’uno per l’altro.

Se preghiamo soltanto per noi, perché le nostre cose vadano bene, allora dovremmo rivedere il nostro modo di pregare.

Portiamo in preghiera i pesi gli uni degli altri, come Cristo porta i nostri peccati e i nostri pesi intercedendo per noi davanti al Padre!

Se sappiamo che nelle comunità vi sono delle persone che hanno dei pesi sul cuore, come ci dice Giacomo, dobbiamo pregare per loro.

Se vi sono delle persone che sono sole, oltre che farle visita, dobbiamo circondarle con la nostra preghiera.

 Perché poi, alla fine, se ci chiediamo cosa sia mai una chiesa cristiana, ci accorgiamo che possiamo dare tante varie risposte, ma una risposta che dobbiamo dare è questa: “una chiesa cristiana è una comunità di donne e uomini che hanno imparato a pregare gli uni per gli altri, e hanno scoperto nella preghiera il segreto per superare le divisioni umane e creare invece una nuova, a volte paradossale, meravigliosa comunione”.

   Sì…!!! davvero, ricordiamolo sempre quello che oggi Giacomo ci ha insegnato: “La preghiera dei giusti (dei credenti giustificati per la pura grazia di Dio) ha una grande efficacia”. AMEN

 

 

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Signore, ti vogliamo pregare per tutte le persone che oggi non possono partecipare ad un culto comunitario. Pensiamo agli anziani e ai malati che non riescono a venire in chiesa. Signore, sii particolarmente vicino a queste sorelle e a questi fratelli. Noi ci impegniamo perché sentano la presenza della comunità. Pensiamo anche a quelle persone, a quelle intere comunità cristiane a cui viene impedito di riunirsi per il culto. Sappiamo che si incontrano in segreto anche a costo della vita. Signore, fa sentire a queste chiese sorelle la tua presenza, in modo che si sentano sempre parte della Chiesa universale. Dà a noi la capacità di essere solidali con loro. In ultimo, ti preghiamo per chi non osa decidersi a confessare la propria fede in te; per chi pensa a te ogni giorno ma non sente il bisogno di una comunità; per chi è membro di chiesa ma se ne sta ai margini. Signore, sii con loro, e sii con noi quando incontriamo questi fratelli e queste sorelle. Ci impegniamo a parlare con loro di te, della loro e della nostra ricerca, e a fare in modo che la comunità diventi uno spazio nel quale la loro ricerca possa svolgersi in modo più efficace. Signore, pensando a tutte queste sorelle e fratelli, per tutti loro e con tutte loro, noi ti preghiamo come Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

 

INVIO

“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia”. (Giacomo 5: 16)

 

BENEDIZIONE   

Il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù il Cristo. (1 Tessalonicesi 5,23)

Amen

 

(Giampaolo Castelletti, domenica 18 ottobre 2020. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).

15/10/2020

19ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 

Accoglienza

Buongiorno e buona domenica a tutte e a tutti voi, il versetto che accompagna questa diciannovesima domenica dopo Pentecoste è preso dalla prima lettera di Giovanni che dice: “Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello”. (1° Giovanni 4: 21)

Saluto (SØREN KIERKEGAARD)

Dio nostro, dona a noi esseri umani, mentre siamo in attesa di Te, la consolazione che concede al cuore il capire che tu taci per amore, così come parli per amore: così che, sia che tu taccia, sia che Tu parli, sei sempre il medesimo Padre, che ci guida con la Sua voce e ci educa con il suo silenzio. Amen.

Lode

Dio nostro, fonte della nostra vita, come un albero si nutre dell’acqua,         noi abbiamo bisogno della tua parola per vivere.

Le nostre radici sono la tua grazia e il nostro fogliame è il tuo amore.

Come un albero ha bisogno del vento per essere mosso, noi abbiamo bisogno del tuo Spirito.

Nutrici con la tua parola, Signore, rialzaci tramite il tuo perdono e rafforzaci con la tua benedizione affinché possiamo portare frutto e diventare un rifugio per chi lo cerca.

Nel nome di Gesù il Cristo. Amen

 

Ascolto della parola di dio


Preghiera di illuminazione

Dio di misericordia, ti lodiamo e ti benediciamo per l’amore con il quale ci circondi, con il quale ci hai amati ancora prima che ti conoscessimo.           Per questo amore ci hai riscattati dalle nostre colpe. Il nostro cuore ti cerca. La tua parola di vita è dolce ai nostri orecchi. La nostra bocca rende grazie per la tua benevolenza. Sii sempre con noi, e aiutaci a crescere vicino alla sorgente della tua parola. Amen

 

Testo biblico

Marco 10:17-27

Mentre stava per rimettersi in cammino, arrivò un uomo correndo, s'inginocchiò davanti a lui e gli chiese: “Buon Maestro, che devo fare per vivere per sempre?” Gesù rispose “Perché mi chiami buono? Solo Dio è veramente buono. Ma in quanto alla tua domanda, tu conosci i comandamenti di Dio: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire il falso contro nessuno, non ingannare, rispetta tuo padre e tua madre”. “Signore, non sono mai venuto meno a nessuno di questi comandamenti”, rispose l'uomo. Gesù, guardandolo, provò affetto per lui e gli disse: “Ti manca solo una cosa: vai a vendere tutto ciò che hai, dà il denaro ai poveri, ed avrai un tesoro nel cielo. Poi vieni e seguimi”. L'uomo si rabbuiò in viso e se ne andò via tristemente, perché era molto ricco. Gesù, guardandosi attorno, disse rivolto ai discepoli: “È quasi impossibile che un ricco entri nel Regno dei Cieli!” Questa affermazione li lasciò stupiti. E Gesù aggiunse: “È davvero difficile entrare nel Regno di Dio per quelli che confidano nelle ricchezze! È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel Regno di Dio!” I discepoli erano piuttosto scettici e cominciarono a chiedersi fra loro: “Ma allora chi potrà mai essere salvato?” Gesù li guardò attentamente, poi disse: “Per gli uomini è impossibile, ma non per Dio. Perché a Dio tutto è possibile”.

 

Esposizione del brano biblico

 Abbiamo letto la storia dell’incontro tra Gesù e un uomo, ebbene, quest’uomo rivolge a Gesù una domanda: “Buon Maestro, che devo fare per vivere per sempre?”.

Potremmo senz’altro dire che la domanda di quell’uomo è anche la nostra domanda. La domanda che ognuno e ognuna di noi, nella sua preghiera personale, nell’ascolto individuale o comunitario della Scrittura, nella partecipazione al culto della chiesa, rivolge al Signore.

Il “tale” di questa storia, più avanti, si scopre essere un uomo “ricco”, e parla a Gesù anche a nome nostro. In lui insomma siamo noi che ci avviciniamo a Cristo e parliamo con lui. Ed è anche a noi che il “maestro” risponde chiamandoci…all’osservanza dei comandamenti che Dio tra squilli, lampi, terremoti, ha donato nell’esodo a Israele, nella nube del Sinai.
Sì: “se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ma i comandamenti sono tanti… E così la risposta di Gesù suona come un po’ generica… ed il giovane allora non esita a dare a Gesù una risposta con queste parole precise:
“Signore, non sono mai venuto meno a nessuno di questi comandamenti”
E Gesù sta al gioco e dà la spiegazione che gli è stata chiesta. La dà in maniera forse inaspettata, e forse addirittura deludente. Non parla infatti al suo interlocutore della grande esigenza dell’amore di Dio, né gli prescrive di osservare con rigore ed impegno le norme di purità e quelle legate al culto e alla preghiera… No, come avrebbe fatto un qualsiasi maestro in Israele, cita il decalogo, e precisamente quella seconda parte delle “dieci parole” che riguarda il nostro rapporto con gli altri, e così dice al giovane che se vuole “avere la vita eterna” deve “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre”.
Insomma…una risposta quasi scontata…e…per questo, davvero anche un po’ deludente… Ma come? Uno ha il dono di incontrare Gesù, va da lui aspettandosi chissà quali rivelazioni, quali meravigliosi nuovi insegnamenti, e si sente ripetere per l’ennesima volta il catechismo?… Veramente c’è da dire : “Tutto qui?”.
E infatti il nostro giovane ci rimane un po’ male, e con lui anche noi. E se come lui anche noi siamo dei credenti impegnati, noi diciamo con lui: “Ma tutte queste cose io le ho già osservate; che mi manca ancora?”.

E a questo punto, c’è la grande impennata: Gesù fa il Gesù, ed ecco uno sconvolgente salto di qualità. No! Non è affatto “tutto qui”! Non basta “osservare tutte queste cose”. Non basta comportarsi da persone per bene… da credenti rispettabili…se davvero vuoi imparare da Gesù…ci vuole ben altro…serve qualcosa di vertiginosamente meno rispettabile: “Va’, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi”.

“Va’, vendi, vieni, seguimi”. Questa serie serrata di quattro imperativi ha un senso molto chiaro…anzi, come vedremo, persino troppo chiaro…
Finora il discorso era stato impostato dal giovane sul piano del fare, dell’osservanza concreta delle regole. Ricordate la sua domanda iniziale:
che devo fare per vivere per sempre?, e poi, ancora: “Signore, non sono mai venuto meno a nessuno di questi comandamenti”. E Gesù aveva rispettato quell’impostazione: a lui che gli aveva domandato “cosa doveva fare”, aveva risposto appunto con il “fare”: doveva “non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onorare suo padre e sua madre”.
Ma poi il giovane stesso ha commesso la bellissima imprudenza di voler andare oltre quel volere e dover fare: “Cosa mi manca ancora?”, così ha chiesto. Ed ha scatenato l’uragano. Se davvero non s’accontenta di essere un pio israelita… “se vuole essere perfetto” della perfezione che solo Gesù può dare, deve mandare all’aria tutta la sua vita, e diventare un altro. Sinora il nostro giovane è vissuto in modo irreprensibile, e adesso questo maestro unico e sconcertante gli chiede di spogliarsi di tutto e di seguirlo (qui noi Valdesi non possiamo non ricordare come, secondo le cronache del tempo, Valdo di Lione si sia convertito proprio ascoltando questa stessa parola “Va’, vendi, vieni, seguimi”, e come, stando alla testimonianza dello scrittore inglese Walter Map abbia, assieme ai fratelli del suo gruppo, “seguito nudo un Cristo nudo”).
Davvero, con Gesù non si tratta di fare i bravi e i buoni, ma di mettere in gioco la vita, di rinnegare se stessi ed i propri legami. Vengono qui alla mente quelle altre sue parole sulle quali cerchiamo quasi sempre di non fermarci troppo, perché le sentiamo troppo dure, quasi inumane e pressoché impossibili da vivere in concreto: “Chi ama suo padre o sua madre più di me, non è degno di me; e chi ama suo figlio o sua figlia più di me, non è degno di me… chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Matteo 10, 37ss.).

“Va’, vendi, vieni, seguimi”. Davanti a quest’abisso che gli si è spalancato sotto i piedi, il giovane (ancora una volta anche qui “uno di noi”), non se la sente di fare il grande salto. Così…esce malinconicamente dalla scena: “L'uomo si rabbuiò in viso e se ne andò via tristemente, perché era molto ricco”…
Come noi, “aveva molti beni” a cui era molto attaccato. E non necessariamente solo beni materiali. Era amato da tanti…era stimato per la sua onestà…era apprezzato per la sua pietà…come si fa a lasciare tutto questo…così…di punto in bianco?…

Ma al colloquio tra Gesù ed il giovane ricco, erano presenti coloro che quel salto l’avevano fatto. Come sempre, infatti, Gesù non era solo, con lui c’erano “i discepoli”. E qui, ricordate: “Mentre passava lungo il mare di Galilea, egli vide Simone e Andrea, fratello di Simone, che gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. Gesù disse loro: «Seguitemi, e io farò di voi dei pescatori di uomini». Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Poi, andando un po' più oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, che anch'essi in barca rassettavano le reti; e subito li chiamò; ed essi, lasciato Zebedeo loro padre nella barca con gli operai, se ne andarono dietro a lui.” (cfr. Marco 1, 16 ss.). Sì, “Simone”, “Andrea”, “Giacomo”, “Giovanni”, e tutti quanti gli altri…loro hanno abbandonato tutto e hanno seguito Gesù.

E se noi questo adesso l’abbiamo ricordato, loro non c’è pericolo che l’abbiano mai dimenticato. Così, dopo il primo momento di “sbigottimento” di fronte alle parole del “maestro” sull’impossibilità che “un ricco entri nel regno dei cieli” (sbigottimento che è dovuto al fatto che…come tutti gli Israeliti…i discepoli erano cresciuti nella convinzione che le ricchezze fossero il segno della benedizione di Dio per i giusti), sono subito passati, dal chiedere a Gesù: “Ma allora chi potrà mai essere salvato?”” e Gesù udito questa domanda risponde loro con una risposta tutta intessuta di misericordia: “Per gli uomini è impossibile, ma non per Dio. Perché a Dio tutto è possibile”, questa risposta serve a fare il confronto fra loro ed il giovane che se ne è appena andato “tutto triste”. E come sono orgogliosi di quello che hanno sentito! Come subito, per la bocca di Pietro, lo ricordano a Gesù: “Ecco noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito; che ne avremo dunque?”.
Gesù li rassicura: “Io vi dico in verità che nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita”. E però, mentre conferma ai discepoli la piena fedeltà alle sue promesse, pensa a quel giovane che era venuto lieto e sicuro all’incontro con lui e se ne è andato via in crisi…pensa alla sua tristezza e spera che si muti in coraggio e poi in gioia…spera che quell’uomo buono e pio possa un giorno “andare, vendere, venire e seguirlo”…
Sì…è certo che Gesù vuole bene ai suoi discepoli, così contenti e fieri della loro sequela…ma forse in quel momento si sente più vicino a quel giovane che s’è allontanato a capo chino che non a Pietro che sta lì tutto fiero davanti a lui.
E così, lo ammonisce, come ammonisce tutti gli altri: “Voi ora vi sentite superiori a quel giovane, e lo siete: siete “i primi” al cospetto di Dio. E però, state attenti!, perché vi ho appena detto che “a Dio tutto è possibile”, e allora può capitare che Dio rovesci tutte le carte in tavola, e allora “molti che ora sono primi saranno ultimi, e molti che ora sono ultimi, saranno primi”…“Sì…Dio può dare a quel giovane la forza che non ha avuto di lasciare i propri beni e di seguirmi. Così che quando mi seguirà potrà ricevere anche lui il “centuplo” e la “vita”. E magari li riceverà prima anche di tutte e tutti noi. E se sarà così, non potremo dire niente”.

AMEN

 

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Padre, il tuo comandamento ci chiede di amare il nostro prossimo. Davanti a te ci ricordiamo di chi è nel bisogno, di chi si sente rifiutato. Preghiamo per coloro ai quali mancano le cose più elementari della vita: cibo, acqua pulita, un posto sicuro per vivere, l’opportunità di sognare. Aiutaci a essere solidali, con la forza della tua giustizia e del tuo amore. Preghiamo per coloro che vorrebbero stare bene, ma che soffrono nel corpo o nell’anima. Aiutaci a servire gli altri con la forza della tua guarigione e della tua consolazione.        Preghiamo per coloro che vorrebbero essere amati e stimati, ma sono  disprezzati e rifiutati Aiutaci ad accogliere e ad amare gli altri con la forza del tuo regno che viene. Accogli la nostra preghiera nel nome di Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Insieme ti preghiamo, come egli ci ha insegnato: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

 

 

BENEDIZIONE   

Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati;

e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati.

(Efesini 5,1-2a)

La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di Dio

e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi

(2 Corinzi 13,13)

Amen

 

(Giampaolo Castelletti, domenica 11 ottobre 2020. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994, tranne il testo di Marco 10:17-27).

06/10/2020

18ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 Accoglienza

Buongiorno e buona domenica a tutte e a tutti, il versetto che accompagna questa diciottesima domenica dopo Pentecoste è preso dal Salmo il quale dice: “Gli occhi di tutti sono rivolti a te, e tu dai loro il cibo a suo tempo.”  (Salmo 145:5)

Saluto

Care sorelle, fratelli, amiche e amici, vogliamo tutte e tutti insieme ricevere il saluto che ci sono dati da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo, unico Signore della Chiesa, pronto a spalancare le porte della Sua dimora per accoglierci e incontrarci, la Grazia, la misericordia e la pace da Dio Padre e da Cristo Gesù nostro Signore sia con tutti noi. Amen.

Lode

Signore nostro, ci riuniamo anche questa mattina col bagaglio delle nostre esperienze, non tutte positive. Nel nostro cuore, insieme a tanti altri sentimenti, ci sono ansie, preoccupazioni, paure.  Noi veniamo a te perché Tu sei vicino a noi, apri i nostri cuori perché riconosciamo la tua presenza, Se possiamo avvicinarci a te, non è perché siamo buoni, ma perché tu sei il Dio misericordioso, che ci aiuti a guardare non alle nostre ansie e paure, ma ai tuoi doni, a cominciare dal privilegio di poterci riunire nella presenza tua e del Cristo, nostro Signore benedetto in ogni tempo che ci ama e ci rinnova. Amen.

 

Ascolto della parola di dio

Preghiera di illuminazione

Dio nostro, i tuoi sentieri sono bontà e verità. La verità è che la nostra vita non è fine a sé stessa, perché in Cristo la vita vince sulla morte, su tutto ciò che ci allontana da te e dal nostro prossimo. I motivi per esserti riconoscenti sono infiniti e non troviamo le parole adeguate a esprimere la nostra riconoscenza. Per questo ti chiediamo che solo la tua parola risuoni nei nostri cuori e nelle nostre menti. Guidaci verso la tua giustizia. Rafforza la nostra fede perché la nostra testimonianza possa rendere a te e a te solo la gloria che ti è dovuta.

 

Testo biblico

Luca 4, 31 – 44

Poi discese a Capernaum, città della Galilea, e qui insegnava alla gente nei giorni di sabato. Ed essi si stupivano del suo insegnamento perché parlava con autorità. Or nella sinagoga si trovava un uomo che aveva uno spirito di demonio impuro, il quale gridò a gran voce: «Ahi! Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: il Santo di Dio!» Gesù lo sgridò, dicendo: «Taci, ed esci da quest'uomo!» E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui senza fargli alcun male. E tutti furono presi da stupore e discutevano tra di loro, dicendo: «Che parola è questa? Egli comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi, ed essi escono». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione. Poi, alzatosi e uscito dalla sinagoga, entrò in casa di Simone. Or la suocera di Simone era tormentata da una gran febbre, e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, egli sgridò la febbre, e la febbre la lasciò; ed ella subito si alzò e si mise a servirli. Al tramontar del sole, tutti quelli che avevano dei sofferenti di varie malattie, li conducevano a lui; ed egli li guariva, imponendo le mani a ciascuno. Anche i demòni uscivano da molti, gridando e dicendo: «Tu sei il Figlio di Dio!» Ma egli li sgridava e non permetteva loro di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo. Poi, fattosi giorno, uscì e andò in un luogo deserto, e le folle lo cercavano e giunsero fino a lui, e lo trattenevano perché non si allontanasse da loro. Ma egli disse loro: «Anche alle altre città bisogna che io annunci la buona notizia del regno di Dio; poiché per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

 

Esposizione del brano biblico

 

Luca…in questo racconto, ci mostra una giornata dell’attività di Gesù nel villaggio galileo di Capernaum.

E subito ci rendiamo conto che, chi in quei tempi si imbatteva in Gesù…si trovava di fronte a qualcosa, o meglio, ad un uomo unico, affascinante e insieme misterioso…Gesù insegna nella sinagoga, come nelle tante altre sinagoghe di Israele, dove insegnavano i tanti altri maestri del suo tempo, ma la sua parola ha un impatto tutto suo… suscita insieme ammirazione ed un senso di sgomento: Ed essi si stupivano del suo insegnamento perché parlava con autorità”. Ma torneremo ancora su questo “stupore”…più avanti, ora occupiamoci di Gesù, il quale, viene a contatto con “i demòni”, con “gli spiriti immondi”, che lo riconoscono e urlano: Ahi! Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: il Santo di Dio!” Ma Gesù non accetta la loro testimonianza, e non permette loro nemmeno di parlare, li obbliga a fare silenzio e li caccia liberando chi è posseduto da loro gridando: Taci, ed esci da quest'uomo!”.

Insomma in questa pagina del vangelo, Gesù fa un sacco di cose: cammina, predica, insegna, fa esorcismi…e tutto questo “fare” provoca un “contro-fare” e suscita reazioni…soprattutto costringe chi lo incontra a riflettere, a chiedersi e a domandare agli altri: “Che cos’è mai questo?”…

Ma questo strano, straordinario “rabbì” non risponde alle domande da lui stesso suscitate, e anzi…come abbiamo visto adesso…mette a tacere in questo caso gli “spiriti immondi”, e li mette a tacere proprio perché lo conoscono!

Questo strano atteggiamento, per cui Gesù da un lato fa e dice tutto quello che deve fare e dire, suscita scalpore e diventa famoso, e dall’altro non vuole che si sappia chi egli è, tutto ciò, proseguirà un po’ lungo tutto questo vangelo, ci colpirà e ci incuriosirà fino alla confessione di Pietro a Cesarea di Filippo: “Tu sei il Cristo”(cfr. Lc 9:20) ; e soprattutto fino alla croce, là dove l’inattesa testimonianza del centurione che capitanava il drappello dei carnefici di Gesù, ci donerà la piena rivelazione di Marco su di lui: “Veramente, quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15:39).

Fino alla croce, e non fino alla risurrezione. Perché, ancora stranamente, con la risurrezione Luca torna al silenzio su Gesù…quando narra delle donne che vanno alla tomba dove è stato deposto, la trovano aperta e vuota, poi apparvero davanti a loro due uomini in vesti risplendenti che dicono loro che “il Crocifisso” è tornato alla vita. A quell’annuncio, tutte impaurite chinarono il viso a terra, vedete? È il silenzio che torna…(cfr Lc 24, 1-8).

Però per noi è importante già adesso inserirci in quest’atmosfera così particolare di Luca, lasciarci accompagnare da lui al seguito di questo Gesù così “colmo di mistero”…

E fare questo è ancora più importante, perché, nel nostro cristianesimo reso quasi banale dal senso di abitudine che ci viene dall’essere cristiani da tanti anni e dal fatto che pensiamo di conoscere un po’ tutto, la lettura attenta di Luca ci aiuta a porci tutta una serie di interrogativi…e interrogarsi è sempre molto sano…

Sì…forse…ed io spero proprio sia così…torneremo anche noi a chiederci, con gli uomini e le donne galilei di duemila anni or sono: “Che parola è questa? Egli comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi, ed essi escono”…e ci renderemo conto che nella fede nulla è mai scontato, che soprattutto Gesù non è mai scontato, e non è mai conosciuto a sufficienza…

Si…Gesù è un mistero. È il mistero dell’ “amore folle” di Dio per la nostra umanità. E siccome l’amore di Dio è vasto e profondo ben più del più oceanico degli oceani, a noi non resta altro che sprofondare in questo abisso d’amore che proprio come il mare quando è davvero mare, è sempre uguale e insieme sempre nuovo…è sempre movimento…ed è colmo di vita e genera continuamente nuova vita…

Ora…come promesso, torniamo allo stupore che l’insegnamento di Gesù suscitava in coloro che lo udivano, quello stupore che Luca ci ha descritto con la frase che già prima abbiamo ricordato: Ed essi si stupivano del suo insegnamento perché parlava con autorità.”.

Che significa questo? Che vuol dire che Gesù “ha autorità”?

A guardarla dall’esterno, la sua attività (anche questo l’abbiamo già accennato) non si differenzia poi molto da quella degli altri maestri viaggianti che, in quel tempo, si spostavano da un villaggio all’altro di Israele cercando di fare comprendere a coloro che andavano ad ascoltarli quale fosse la volontà di Dio nelle varie circostanze della vita individuale e comunitaria. Ma se poi, dal “fare” di Gesù noi spostiamo lo sguardo sul suo “essere”, se guardiamo alla sua persona, allora noi tocchiamo un grande “mistero”: il mistero stesso di Dio…

Certo anche solo guardando a quello che fa, Gesù doveva essere un maestro eccezionale, e non a caso molti hanno pensato che fosse un profeta in linea con i grandi profeti del popolo di Dio.

Però Gesù è qualcosa di diverso, ed è molto di più. Quando i profeti si presentavano al popolo, sentivano il bisogno di presentare anche, per dir così, le loro “credenziali”: parlavano cioè della loro vocazione, e accompagnavano le loro parole con la formula d’obbligo: “Così dice il Signore”. Gesù non fa mai accenno a una sua vocazione, né fa mai uso dell’antica formula profetica…insomma, non sente alcun bisogno di “accreditarsi”, ma chi lo ascolta deve ugualmente accettare l’autorità della sua parola…come dirà nel prosieguo del vangelo: “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24:35).

E se Gesù rivendica per sé e per quello che dice un’autorità tanto al di sopra di quella dei profeti, figuriamoci poi se non ci appare ed è infinitamente superiore a ogni altro maestro e agli “scribi” di Israele.

Gli scribi, lo sappiamo, erano i teologi del tempo. Si consacravano allo studio scrupoloso delle Scritture e delle loro interpretazioni che via via s’erano accumulate a formare la tradizione, e il loro insegnamento e la loro autorità erano validi solo nella misura in cui si fondavano su questo studio e sulla relativa competenza: “Ascolto questo scriba, perché conosce bene la Scrittura e me la sa spiegare”.

L’insegnamento di Gesù, invece, non è mai la semplice spiegazione del testo sacro, nemmeno quando cita i passi biblici. Non ha bisogno di appoggiarsi alla Legge e ai Profeti, ma rivendica ed esprime pienamente, innanzi tutto nella sua persona, una forza ed un fascino che fanno subito pensare ad un’autorità direttamente divina, al punto che sovente non esiterà a opporre il suo insegnamento all’insegnamento tradizionale degli scribi e dei più venerati maestri di Israele, e spesso anche alla lettera stessa della Scrittura.

Ecco allora cos’è l’“autorità” di Gesù. È l’immediatezza del suo insegnamento, e soprattutto è il suo “io” che s’impone senza mediazioni e senza spiegazioni, così come s’è imposto ai quattro pescatori del Mare di Galilea: “Disse loro: “Seguitemi…ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono”…

Questa “autorità”, come abbiamo visto, sconcerta e sconvolge, perché spazza via tutti gli schemi conosciuti, e tutte le abitudini, tutte le sicurezze.

Gli Israeliti del primo secolo non vivevano bene, erano e si sentivano un popolo dominato, oppresso, sfruttato. Avevano però la loro fede e le Scritture che la alimentavano, e questa loro fede nutrita dalla parola di Dio, li aiutava a vivere il buio del presente tra ricordo e speranza: “Il Signore ha operato grandi cose per noi, e ne farà ancora di più grandi in avvenire”.

Così, la fede s’era fatta sicurezza… E un po’ tutti allora, dal sacerdote che traeva dal tempio benessere e prestigio, ai farisei che godevano la stima universale e i primi posti nelle sinagoghe e nei banchetti, agli stessi zeloti che, protetti dalla popolazione, affilavano i loro coltelli contro il nemico romano ed erano visti da tutti come eroi…tutti erano gratificati; tutti, fra passato e futuro, avevano trovato il loro angolino in cui vivere il presente.

Ed ecco…arriva Gesù, irrompe in quel presente con la sua sconcertante autorità, e manda all’aria il tuo comodo angolino, e ti mette in movimento!

Risultato: non puoi più amministrare la tua situazione, perché lui prende in mano la tua situazione. Lo fa con tutta la forza della sua autorità. Lo abbiamo letto anche oggi: grida, ammonisce, comanda…spinge i suoi interlocutori, siano uomini o spiriti, a parlare o a tacere, a seconda della sua volontà.

Gesù, insomma, ti scuote! Ti vuole sempre in piedi, sempre pronto. In piedi e pronto, perché in lui è la volontà stessa di Dio che si rende presente. È davvero “il Regno di Dio che è vicino”, anzi, è arrivatoha fatto irruzione nelle esistenze umane, nella storia del mondo.

E allora, Gesù è “la fine del mondo”!

È la fine di tutto un mondo, di tutto un modo di vedere e di vivere la realtà.

Ecco perché gli “spiriti maligni” gridano e si agitano: colgono in lui l’attacco decisivo contro il loro potere in quello che pensavano essere ancora per molto tempo il “loro” mondo. Ed ecco anche perché gli scribi e i farisei si indigneranno e saranno in gran parte suoi nemici: vedranno nella persona e nell’insegnamento di Gesù un pericoloso tentativo di sovversione di quella legge e quella tradizione di cui rivendicavano il monopolio…

Ecco infine perché, dopo non molto tempo dagli eventi della pagina di oggi, mentre Gesù è ancora in Galilea, persino i suoi parenti lo verranno a prendere per riportarlo a casa, perché…così diranno: “È fuori di sé” (cfr. Mc 3,21).

Proprio così. La storia di Gesù che Luca ci racconta nel suo vangelo è la storia della fine di un mondo…

È stato così duemila anni fa; lo è stato ancora dopo, ogni volta che questa storia, così come ce la racconta il Nuovo Testamento, è stata presa sul serio; è così ancora oggi.

Ma al di là di tutto questo, quello che in questa vicenda mi ha colpito è la potenza ancora oggi rivoluzionaria dell’evangelo di Gesù.

Sì…davvero…Gesù è la fine di tanti diversi mondi umani…

Ma è anche sempre un inizio. L’inizio di un mondo nuovo e di nuovi rapporti degli esseri umani con Dio e fra di loro…è…come dicevo, l’irruzione del regno…è la vita eterna che già si fa presente sulla terra.

La nuova creazione, la vita eterna con Dio come consolazione: Dio si china ad asciugare il nostro pianto…ci libera dall’amarezza dei nostri fallimenti, del nostro poco amore, colmandoci del suo gesto d’amore…

Rileggiamo il racconto della bellissima, commovente scena del tramonto di Capernaum: “ Al tramontar del sole, tutti quelli che avevano dei sofferenti di varie malattie, li conducevano a lui; ed egli li guariva, imponendo le mani a ciascuno. Anche i demòni uscivano da molti, gridando e dicendo: «Tu sei il Figlio di Dio!» Ma egli li sgridava e non permetteva loro di parlare, perché sapevano che egli era il Cristo”. Non regna forse anche qui sul pianto e sul dolore la consolazione del Signore? Gesù non è forse anche qui “colui che abita con gli uomini”, che è nel senso più pieno “il Dio con loro” e “il loro Dio”? Se c’è mai stato un momento di vero paradiso sulla terra, è stato proprio lì, in quel villaggio della Galilea di 2020 anni fa…

Ecco allora: una fine e un inizio del mondo. Gesù arriva e divide la storia. E d’ora in poi ci sarà sempre un “prima di Gesù” ed un “dopo” di lui. E gli uomini e le donne, tutti quelli che l’hanno incontrato lungo il loro esistere, sono chiamati a rendere testimonianza a quello che è accaduto.

I farisei, gli scribi, i sacerdoti di Israele, hanno in gran parte preso posizione in favore del “no”. Il “no” di chi si schiera per la lettera della legge e la conservazione della tradizione, in parte in buona fede…perché no?, e in parte però anche perché in quelle due realtà trova il proprio potere ed il proprio benessere.

I poveri, i malati, i peccatori, i posseduti dagli spiriti maligni…chi secondo i criteri del mondo e della religione, non ha diritto né posto al cospetto di Dio, e che adesso si trova chiamato da Gesù ad aprirsi all’amore e al perdono…tutti costoro invece dicono il loro “sì”, rendono a lui la testimonianza del loro stupore e della loro riconoscenza.

E per un ognuno di questi “schieramenti” e per chi ne fa parte, un mondo finisce e un altro mondo inizia, a salvezza o a giudizio.

Anche il nostro mondo, anche il nostro angolino della fede, la nostra “amaca” appesa e dondolante fra passato e futuro, anch’essa è scossa e anzi è spazzata via. Ma proprio così, chiamati a balzare in piedi e a prendere la nostra decisione, se rinnoviamo il nostro “sì”…proprio così, radunati, consolati, guariti da Gesù, riceviamo il presente da vivere, un presente già toccato e trasfigurato dall’eternità…

Sì, il mondo, la storia ed ognuno di noi…tutto è ora nel suo raggio d’azione, nella meraviglia luminosa della sua presenza, del suo essere venuto fino a noi…

Questo è…per tutti noi…il senso e il significato delle parole, delle azioni, dell’andare e del pregare, il senso e il significato della persona di Gesù.

È il mistero della sua autorità, il progetto di salvezza di Dio per tutti gli uomini che trova compimento.                                                                                                

AMEN

 

 

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Signore, ti siamo grati per la forza invincibile della fede. Rinnova in noi questo dono mediante il tuo Spirito. Sii con coloro che, a causa della fede, sono minacciati. Consola coloro che soffrono a causa dei loro errori, o a causa degli errori degli altri. Dona ai malati la forza per sopportare il male e tendere alla guarigione. Ai morenti fa sentire la consolazione che proviene dalla risurrezione di Cristo e dalla speranza nella vita eterna alla quale chiami ciascuno e ciascuna di noi. A tutti dona la fede vittoriosa che supera i dubbi e i tentennamenti, sia che nascano dalla nostra debolezza, sia che provengano dalle difficoltà e dai mali che incontriamo. Accogli la nostra preghiera nel nome di Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Insieme ti preghiamo, come egli ci ha insegnato: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

 

 

BENEDIZIONE   

Salga a Te, Dio onnipotente,

la nostra lode e scenda su di noi la Tua benedizione,

perché oggi e sempre possiamo gustare il dono della Tua salvezza”.

Amen

 

(Giampaolo Castelletti, domenica 04 ottobre 2020. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).