Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 17 marzo, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con relatica Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 17 marzo, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

22/10/2015

“Voi siete il sale della terra"

Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5,13-14)

La chiesa, comunità di credenti in Cristo è, secondo il Vangelo di Matteo, sale della terra e luce del mondo. Ogni seguace di Cristo è chiamato personalmente a essere sale e luce, ma il plurale “Voi” rinvia a una dimensione comunitaria. La comunità nel suo insieme è chiamata a adempiere la sua missione collettiva di servire come sale e luce per il mondo. Tale compito non può essere realizzato da individui indipendenti: dobbiamo lavorare insieme. Ma prima dobbiamo chiederci che senso hanno le parole di Gesù.
Se guardiamo indietro nel tempo, alla storia bimillenaria del cristianesimo ci rendiamo conto che, non sempre i cristiani sono stati sale della terra e luce del mondo.
Molte situazioni negative smentiscono queste “qualità” (guerre, crociate, divisioni, discriminazioni, ecc.).
Le parole di Gesù sono da intendere non come descrizione di una condizione “Voi siete”, ma di una funzione: << Voi dovete essere sale per dare sapore alla vita del mondo intero, dovete essere luce per illuminare le tenebre dell’odio, dell’egoismo; dovete essere come una città su un monte, come una lampada ben visibile>>. Essere visibili non significa mettersi in mostra, cercare a tutti i costi la visibilità; il desiderio di essere visti è fin troppo umano, accarezza l’amor proprio, la sete di vanità. La motivazione per cui siamo chiamati a essere visibili deriva dalla vivida consapevolezza della grandezza di Dio. Le opere da noi compiute devono essere percepite nel mondo profano come illustrazioni dell’amore di Dio.
L’agire dei credenti deve funzionare nel mondo profano come testimonianza dell’amore di Dio, Padre che non discrimina i suoi figli e che deve essere lodato con atti di generosità verso i poveri e di clemenza verso i nemici, che non con le sole preghiere. Si tratta, in definitiva, di coniugare insieme la salvezza per grazia mediante la fede e le opere, senza le quali la fede è morta.
Essere sale e luce è, dunque, una vocazione, una chiamata a cui dobbiamo rispondere con la vita di ogni giorno, sia come singoli credenti sia come comunità.
Non si è chiesa perché si risponde a certi requisiti, come disporre di locali propri per il culto e le attività o di un certo numero di ministeri ecc.. Si è chiesa quando si vive la vocazione di essere sale e luce.
E, per ultimo, la chiesa è sale e luce, soltanto quando proclama autenticamente che Gesù Cristo è il Signore. Quando manifesta la vita di Cristo nella sua propria. La chiesa non è la luce stessa, ma soltanto la finestra attraverso cui la si può vedere. Noi siamo luce nella fedeltà a Cristo, vera luce del mondo. Gesù rivolge queste parole a quelli che chiama “beati” cioè coloro che, con il loro modo di vivere contrastano la mentalità del mondo, lottando per un mondo più giusto, più umano e più fraterno. Sono loro il sale della terra e luce del mondo in quanto fanno trasparire nella loro vita, la giustizia e la misericordia di Dio. Ogni chiesa, così come ogni credente, che si conformi così completamente al mondo profano circostante da dimenticare la sua vocazione si rende inutile; il suo sale diventa insipido e privo di interesse.

Past. J-F. Kamba Nzolo

15/10/2015

Meditazione del brano del Vangelo di Giovanni 3,16-17

GIOVANNI 3 , 16 - 17
«Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede
in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo
per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Viviamo un periodo di crisi: rabbia e tristezza si impadroniscono spesso di noi. Siamo portati a giudicare gli altri, in modo spietato e con amarezza. Spesso le nostre vittime sono l'impiegato dietro lo sportello, l'infermiere in ospedale, l'insegnante dei nostri figli che ci sembra non facciano il loro dovere, mentre probabilmente soffrono quanto noi. Certo, ci sarebbero molte cose da criticare, da denunciare, da eliminare... se fossimo noi a giudicare, sapremmo chi e cosa condannare! Dio, invece, ci sorprende con un annuncio diverso: Lui non ha interesse a divide-re, a fare scelte, a verificare cosa salvare e cosa buttare. Il messaggio nuovo e sorprendente è che a Dio non interessa condannare il mondo, ma lo vuole salvare!
Non che a Dio facciano piacere le nostre cattiverie, le ingiustizie e le sofferenze che ci infliggiamo l’un l’altro; se lo volesse, potrebbe annientarci, e sarebbe anche meritato! Ma Dio non ragiona come gli esseri umani: è pa-ziente e buono, ci dice la Bibbia, non risponde al nostro male con un male più grande per annientarci! Lui pensa a salvarci, e mette in questo tutto il suo impegno.
Potremmo però obiettare: “Se Dio è giusto, scelga Lui i pochi che fanno il bene e li salvi, e abbandoni il resto del mondo alla distruzione!” Perché sicuramente ci sono quelli che fanno il bene, quelli che si impegnano nel volonta-riato, quelli che svolgono il loro lavoro con coscienza e impegno! Probabilmente alcuni di noi fanno parte di questo gruppo. Ma siamo sicuri di non avere alcuna colpa? Anche quelli che sono capaci di fare un po' di bene o tanto bene? Guardiamoci dentro e intorno con onestà: se il mondo va male non è colpa anche dei nostri piccoli e grandi egoismi? Anche di quelli come noi che pure non sono dei delinquenti?
Dio decide di venire in nostro aiuto, ribaltando tutto: non perde tempo a giudicare i giusti e gli ingiusti, quelli da tenere e quelli da buttare. Siamo noi che ragioniamo così, perché ci sentiamo migliori degli altri tanto da sentir-ci, a volte, onnipotenti. Così tanto, che spesso pensiamo che noi avremmo la ricetta per salvare il mondo... e in-tanto tutto diventa più triste e ingiusto! In che modo Dio ribalta questa situazione? Tutti, ai suoi occhi, sono importanti! E Lui ci guarda con amore, destinandoci non al male, ma al bene!
E il male? Il male l’ha vinto Gesù, che Lui ha mandato apposta per farci capire questo. Quel Gesù che era uomo, ma anche Figlio di Dio, ci ha raggiunto portando per noi il peso del male e donandoci speranza. Lui che è davvero onnipotente si è mostrato a noi nella più totale debolezza, morendo su una croce come un delinquente. Sì, il mon-do è davvero salvato dal male, siamo tutti davvero salvi per opera di Gesù Cristo: credete a questa buona notizia che trasforma la vostra vita!
Certo, c’è sempre qualcuno che dice: “Non è vero! Dio non esiste, il mondo va male e andrà sempre peggio, noi dobbiamo e possiamo salvarci da soli, i cristiani sono degli illusi...” Eppure, noi pensiamo che gli illusi sono proprio quelli che pensano a salvarsi da soli! Guardiamo al nostro mondo non come a un mondo perduto, ma a un mondo salvato. Se lo vediamo con questi occhiali, possiamo davvero impegnarci perché questo mondo sia meno triste, meno ingiusto, e abbia speranza. Ma dove la troviamo questa speranza? Dove diventa evidente? In due luoghi: nella Bibbia, che da secoli ci parla di un Dio che ci ama oltre ogni ragionevolezza, e in noi stessi, perché Dio non smette di sussurrare a tutti e tutte noi che siamo, e saremo, salvati!
Amen.

09/10/2015

I GIORNI SONO MALVAGI
“Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi.”                                            
                                                                                              (Efesini 5 : 15 - 16) 

“I giorni sono malvagi”; questa constatazione è più che mai attuale, come potremmo contraddirla?
Basta che seguiamo i Tg Televisivi, leggiamo i giornali quotidiani o ci guardiamo intorno, per dire che questi nostri giorni sono “Malvagi”, non meno di quanto lo fossero i giorni delle prime comunità cristiane; in fin dei conti, la storia ce lo insegna, tutti i giorni sono segnati dall’odio, dall’indifferenza, dall’ingiustizia, dall’egoismo, vissuti dall’umanità in modo non conforme alla volontà del Signore, sono “Malvagi”.   Soprattutto oggi, anche per le nostre chiese “i giorni sono Malvagi”, cala la frequenza ai culti, cala la disponibilità a partecipare alle attività comunitarie, a farsi carico di qualche responsabilità, si è notato che è sempre più difficile che qualcuno se la senta di affrontare la sfida ardua e bellissima del pastorato o predicatore locale, i simpatizzanti, anche i più assidui e fedeli, sono sfavorevoli a fare il passo decisivo per diventare membri di Chiesa. La Chiesa, sembra che sia apprezzata solo da chi la guarda dall’esterno e da lontano, conosco molti, che la stimano, la ammirano, addirittura destinano l’8x1000, ma si mantengono a riguardosa distanza dalle sue porte e dall’entrarvi, certo, potremmo incolpare di tutto alla “gente”, che ha scarsa volontà di impegnarsi, alla loro superficialità e alla loro poca fede; non avremmo del tutto torto, perché diciamoci la verità, questi nostri giorni, oltre e forse più ancora che “Malvagi”, sono giorni frettolosi, giorni pieni di distrazioni e dispersivi. Tuttavia, la lettera agli Efesini, non ci indica la strada dell’accusa, né quella del rammarico, della recriminazione, tantomeno quella del lamento e nemmeno quella del rimpianto dei bei tempi passati, perché sono tutte strade senza sbocco. Paolo, nella sua lettera ha in mente qualcosa di totalmente diverso: “Ci invita a essere saggiamente pratici”; in sostanza ci dice: “I giorni sono Malvagi”? E’ vero. Allora? Da questi giorni Malvagi, cerchiamo di trarne frutto. Cerchiamo di capire come questi giorni “Malvagi” ci interpellino, che cosa vogliono dirci e cogliamo ogni pur minima opportunità per recuperare il tempo che questi giorni ci offrono.  Per far cosa? Per chiedere in preghiera al Signore di darci finalmente il coraggio e la voglia di affrontare con “Coraggio” e “Responsabilità” quello che da qualche tempo chiamiamo “crisi della Chiesa” ovvero: “Che ne sarà di me, se prendo posizione?”, che il Signore ci insegni allora, a capovolgere la domanda: “Che ne sarà di me, di questo progetto, di questa Chiesa, del compito che Dio mi ha affidato, se io non prendo posizione?”. Cerchiamo di puntare una buona volta il nostro sguardo su ciò che davvero conta, sul Come Ci Comportiamo: “Su come ci comportiamo Noi membri di Chiesa, Noi simpatizzanti, Noi Chiese, su come accogliamo, su come evangelizziamo e su come adempiamo i nostri compiti”. Può capitare, allora, che questi nostri “giorni Malvagi”, finiscano per rivelarsi come “giorni Benedetti”.

C.G.