Marco 12, 1-12 # Matteo 21, 33-46
Ad una conferenza distrettuale, un Pastore parlò che
vi era un tempo in cui, i cristiani evangelici, i protestanti in genere, erano
conosciuti per la loro conoscenza della Parola di Dio la Bibbia, il loro grande
senso del dovere verso gli altri e verso Dio, doveri che essi adempivano in
modo fedele ed esemplare, disse che aveva la fondata impressione che la
maggioranza dei cristiani che si professano evangelici oggigiorno, sia sempre
meno all’altezza della loro fama di gente che compie a fondo ogni loro dovere
verso Dio e verso gli altri, includendo anche se stesso. Se
quello che il Pastore suindicato ha detto, è vero, come io credo, noi non ci
rendiamo abbastanza conto di quanto possa essere pericolosa la nostra
posizione, soprattutto di fronte a ciò che il Signore Gesù diceva al popolo di
Dio della Sua generazione, parole che vengono ritrasmesse a noi in tutta la
loro inalterata importanza.
Nella Parabola dei malvagi vignaioli che è descritta,
al capitolo 12 versetti da 1 a 12 di Marco, abbiamo scoperto ancora una volta
che,
1. Gesù, quando parlava alla
gente, quello che diceva era sempre velato, ambiguo, esposto a diverse
interpretazioni,…era solo con i Suoi discepoli, quelli che Lo seguivano con
fiducia ed ubbidienza, che Gesù diceva le cose chiaramente. Con la gente in
generale Gesù usava delle storie, dei racconti, delle illustrazioni prese dalla
vita di tutti i giorni, intese a far riflettere su sé stessi, su Dio, sulle sue
opere e soprattutto sulla Sua Persona, questo è il motivo per cui le persone
che lo ascoltavano avrebbero dovuto capire il suo messaggio, come si dice, “fra
le righe”; Gesù inizia questa parabola parlando di una vigna, una vigna come ce
n’erano tante intorno a Gerusalemme, vigne rigogliose che producevano del buon
vino, piantate su buona terra e coltivate a regola d’arte. Sono circondate da
siepi di protezione, sono dotate di un luogo per pigiare l’uva e di una
torretta di guardia in un angolo per avere una prospettiva di controllo su
tutta la piantagione. Di solito queste vigne appartenevano ad un proprietario
terriero che le affittava a dei contadini che se ne prendevano cura. Il
pagamento dell’affitto di solito avveniva in natura. Il padrone della terra
aveva diritto ad una parte concordata della produzione.
2. Ecco però, in questo
racconto quei contadini, fittavoli, fanno una vera e propria “rivoluzione”. Si
ribellano al loro padrone, gli espropriano la vigna, rifiutano di consegnargli
la parte concordata della loro produzione, bastonano ed ammazzano i suoi
inviati, ed alla fine uccidono persino il figlio del padrone sicuri ormai di
essersi appropriati dell’”eredità”. ...se ne potrebbe trarre un film di questa
storia, e naturalmente per molti uomini/donne, gli “eroi” sarebbero i
contadini, non è vero? Giustizia, libertà, commercio equo... cose degne almeno
per una campagna di “Pane per i Fratelli”! Le cose però, nella parabola di
Gesù, non vanno in questo senso, perché il padrone arriva con le sue milizie
private, massacra quei contadini, e...dà la vigna ad altri!
3. In questa parabola, avremo notato come Gesù lascia intendere che non
parteggia per i contadini e che voglia parlare di “giustizia e libertà”
scandalizzandosi per la crudeltà dei padroni…anzi,
Gesù sembra avallare concetti come ordine, legalità, diritto inviolabile alla
proprietà privata! E’chiaro come Gesù metta qui in evidenza i diritti del
legittimo proprietario e che non si tratti affatto di un “Gesù socialista” come
qualcuno vorrebbe che fosse. Il punto è un altro: Gesù non sta parlando qui
della società umana, di classi sociali, di giustizia, di uguaglianza, di
libertà...queste cose eventualmente troveranno il loro spazio in altri
contesti. Qui Gesù - e chi lo ascoltava in quell’occasione lo aveva capito bene
- stava parlando dei diritti inviolabili di proprietà che Dio ha sul mondo e su
ciascuno di noi e che noi regolarmente disattendiamo, pretendendo di fare a
meno di Lui e godendo allegramente dei beni di questo mondo senza voler avere
nessuna responsabilità nei Suoi confronti.
4. Per essere più
chiari, nel contesto di questa parabola, Gesù stava dicendo che tutto questo
era da intendersi come una denuncia contro Israele, popolo eletto di Dio, il
quale non solo non serviva il Signore rendendogli la gloria che Gli è dovuta
con la fede, l’ubbidienza e con una testimonianza di vita ineccepibile, ma che
sarebbe giunto persino a respingere e ad uccidere lo stesso Figlio di Dio,
Signore e Salvatore. Che cosa avrebbe fatto il Signore Iddio di fronte a tutto
questo? Avrebbe condannato e respinto il Suo popolo, chiamando altri a farne
parte, che sarebbero stati più fedeli. Si, altri, proprio fra le genti pagane
di questo mondo, che molti allora fra gli ebrei disdegnavano. E Dio nella Sua
sovrana libertà lo poteva fare.
5. Tutto questo, è
sorprendentemente un discorso scomodo, in quanto il ribadire i precisi diritti
di sovranità di Dio ai presenti di allora dà molto fastidio. Come anche ai
nostri giorni Dio è Signore sulla nostra chiesa ed è nostro preciso dovere
darGli gloria con la nostra ubbidienza e servizio. Se non lo facciamo Dio la
condanna e la abbandona, prendendo altre persone, altre chiese, altri gruppi
che Gli siano più fedeli. E Dio fa prosperare oggi spiritualmente le chiese che
Gli sono fedeli, in quanto non abbiamo il diritto di gestirci la vita come ci
pare e piace per il semplice motivo che noi siamo sue creature e apparteniamo a
Lui come anche siamo stati creati per essere in stretta comunione con Lui per
servirlo, ed è quindi a causa di questo…che se pretendiamo di gestirci
autonomamente…senza ubbidire a Dio malgrado tutta la Sua pazienza e tutti i
suoi richiami che ci fa, in mille modi, credete che…chi persiste nella
ribellione a Dio…avrà una sorte migliore di quei malvagi vignaioli?
Nel nostro testo è significativa quella frase
pronunciata dal padrone della vigna, che dice: “Avranno almeno rispetto per mio
figlio!”. Evidentemente si illudeva, perché quei vignaioli diranno: “Costui
è l’erede, venite, uccidiamolo!”.
6. Gesù era cosciente di
essere venuto in un ambiente alquanto ostile. L’ostilità non era tanto verso di
Lui come persona, perché se avesse vissuto una vita “normale”, conformandosi
bene o male all’andazzo di questo mondo, Lo avrebbero certamente lasciato in
pace e magari sarebbe arrivato fino a tarda età...ma da li a pochi giorni sarà
messo a morte e con questa Parabola dei malvagi vignaioli vuole denunciare la
triste realtà di un’umanità fondamentalmente ostile e ribelle verso Dio, la cui
colpa fatale e dannosa è quella di dire di appartenere alla Sua Chiesa e a Gesù,
poi...lo respinge, lo ignora, lo trascura e molto spesso lo sottovaluta,
ebbene, questa è una condizione di irrimediabile perdizione anche se si
compiono delle “buone opere”, questo era il peccato dei Giudei che Gesù tramite
la parabola stava denunciando, e non si trattava solo di una “lamentela”, E’
come se Gesù dicesse, sempre in modo sfumato: “Non vi fate illusioni: la
ribellione umana alla legittima sovranità di Dio verrà punita”. I capi dei
sacerdoti, gli scribi e gli anziani, ai quali Gesù aveva rivolto questa
parabola, e che non sono stupidi, comprendono bene ciò che Gesù vuol dire. Il
testo dice: “Allora essi cercavano di prenderlo, perché avevano capito che egli
aveva detto quella parabola contro di loro” (12), in quel frangente,
come abbiamo letto, non riusciranno nell’intento di metterlo a morte, ma quando
vi riusciranno, questo omicidio avrebbe comportato loro una rovina momentanea
ed eterna a motivo del fatto che l’aver ucciso Gesù li ha condannati senza
assoluzione, così come, oggigiorno, respingere o ignorare Cristo Gesù è un
peccato mortale ed è uno degli scopi che questa parabola ci vuol far capire.
7. Dovrebbe essere logico, naturale, e anche normale
accogliere il Figlio di Dio con affetto e riconoscenza da creature come noi che abbiamo il disperato
bisogno di Lui e della Sua opera, ma quanti purtroppo sono ciechi! Con quanta
tristezza si osserva il fatto che il Signore e Salvatore Gesù Cristo sia dai
più ignorato, trascurato, disprezzato. Respingere Cristo è pazzesco, del tutto
incredibile agli occhi di coloro che hanno gustato quanto il Signore sia buono!
Gesù è il Salvatore di chi non ha più speranza, il
sollievo per chi non trova nelle medicine di questo mondo l’aiuto decisivo e
per chi è privo di soccorso.
Egli è il solo Sommo Sacerdote che possa offrire a Dio
un sacrificio davvero riparatore per tutti i nostri peccati. nostri peccati. Egli è il Re dell’universo che è stato investito di
ogni potere in cielo e sulla terra, sommamente degno di ogni onore e gloria.
Egli è Colui che ha manifestato con efficacia senza
pari l’amore di Dio Padre: come non vedere questo attraverso l’agonia e la
tortura di quella croce?
Egli è capace di salvare efficacemente e fino in fondo
tutti coloro che vanno a Dio attraverso di Lui. Egli è il sommo Profeta mandato
per rendere pubblica la volontà di Dio Padre, per rivelare le profondità di
Dio, e per mostrare il modo in cui peccatori colpevoli possono essere
riconciliati con Dio.
Egli è il Giudice supremo dei vivi e dei morti. Non sarebbe
forse ragionevole venire a patti con Lui prima che Lui emetta nei nostri
riguardi la Sua sentenza?
8. Dovrebbe quindi essere assolutamente ragionevole...che,
la suprema autorità di amore e misericordia, Gesù Cristo, riceva ubbidienza,
gratitudine e riverito da tutti coloro che ne hanno beneficiato.
9.Questo è il motivo per cui dobbiamo riflettere e
porci domande come queste: quale tipo di accoglienza
diamo a Gesù Cristo?
Quanto
spazio il Signore Gesù occupa nei nostri pensieri e nelle nostre priorità?
Gesù
Cristo è il soggetto favorito delle nostre conversazioni?
Il
Suo amore regna nel nostro cuore? Se professiamo di amarlo, dove sono gli
inseparabili frutti ed effetti del Suo amore nella nostra vita?
Abbiamo
imparato ad affidare la nostra anima nelle Sue mani, per essere salvati da Lui
interamente, nei Suoi termini?
Trascurando
Gesù Cristo, aggraviamo la nostra colpa come dice la Scrittura: “Come
scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza?” (Eb. 2:3).
Potremmo continuare ad essere così allegramente
negligenti quando la Scrittura chiaramente afferma ed illustra il destino di
coloro che pretendono di fare a meno del loro unico possibile Salvatore?
Domande importanti!
Alle quali ognuno di noi dovrebbe rispondere così: “ho capito che sto vivendo un momento decisivo della storia e della mia
storia personale. Chi mi sta davanti non è una persona qualunque, in Gesù si
determina il mio destino momentaneo ed eterno. Non posso far finta di niente,
altrimenti come mi presento di fronte a Lui?
Devo prendere una decisione, ora!”.
Conclusione
Abbiamo iniziato la nostra riflessione osservando come
“storicamente” i cristiani evangelici, i protestanti, fossero da sempre
conosciuti come persone molto serie e ligie ai loro doveri, sia verso Dio che
verso il prossimo. Siamo noi, sono io,
ancora all’altezza di questa fama? Viviamo forse una vita disordinata e
superficiale, priva di disciplina facendo il meno possibile di quanto è giusto
e, seguendo l’andazzo di questo mondo? Siamo coscienti di essere creature di
Dio “soggette a padrone”, con dei precisi doveri da adempiere verso di Lui e
verso gli altri? Se mi considero membro della chiesa cristiana, sono coerente
nella mia professione di fede servendo gli interessi di Colui che chiamo
Signore? Ho accolto Gesù Cristo degnamente come Egli presenta Sé stesso nella
Bibbia, cioè come il Solo nome che sia stato dato all’umanità per cui essa può
essere salvata? Dobbiamo essere per
altro coscienti di ciò che attende tutti coloro che Lo respingono disdegnando i
diritti del Signore Iddio sulla nostra vita. Di tutto questo la parabola che oggi abbiamo letto è assolutamente
esplicita. Decidiamo già da ora di accettare al nostro fianco il nostro Signore
se non vogliamo fare la fine dei malvagi vignaioli. Amen
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