Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 5 maggio, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 5 maggio, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9

27/10/2020

20ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

 

Accoglienza

Buongiorno a tutte e tutti voi, il versetto che ha accompagnato la ventesima domenica dopo Pentecoste è stato preso dal libro del profeta Geremia, il quale invocando il Signore dice: “Guariscimi Signore e sarò guarito; salvami, e sarò salvo; poiché tu sei la mia lode”. (Geremia 17: 14)

Saluto (Christian de Chergé, martire)

Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era “donata” a Dio e a questo paese. […] Potrò, se a Dio piace, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam così come li vede Lui.

 

Lode

Dio nostro, fonte della nostra vita, come un albero si nutre dell’acqua

noi abbiamo bisogno della tua parola per vivere.

Le nostre radici sono la tua grazia e il nostro fogliame è il tuo amore.

Come un albero ha bisogno del vento per essere mosso, noi abbiamo bisogno del tuo Spirito.

Nutrici con la tua parola, Signore, rialzaci tramite il tuo perdono e rafforzaci con la tua benedizione affinché possiamo portare frutto

e diventare un rifugio per chi lo cerca.

Nel nome di Gesù il Cristo. Amen

 

Ascolto della parola di dio

Preghiera di illuminazione

Signore, ti chiediamo di mandare su di noi il tuo Spirito perché ci aiuti ad accostarci alla tua parola svegli, attenti, presenti a noi stessi, con tutto il nostro essere proteso all’ascolto, disposto e desideroso di ricevere una parola nuova, inattesa, che ci apra la possibilità di cambiare. Signore, ti chiediamo di mandare su di noi il tuo Spirito perché, come un vento leggero, soffi tra le parole che ascoltiamo e le lasci vibrare nei nostri cuori e nelle nostre menti, così che vive e attuali ci rivelino la tua volontà. Signore, noi ascoltiamo, tu parla. Amen.

 

Testo biblico

Giacomo 5 , 13 – 16

 

C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi.

C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni.

C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore: la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.

Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.

 

Esposizione del brano biblico

 

La lettera di Giacomo, di cui oggi abbiamo letto solo pochi versetti, fu scritta per incoraggiare i credenti di origine ebraica che, all’epoca, subivano persecuzioni e che perciò ne metteva a dura prova la loro fede, queste parole servivano per esortare, incoraggiare e istruire i credenti sugli aspetti pratici della fede, ma soprattutto, Giacomo, pone enfasi sulla preghiera e sul sostegno che deve esserci fra i credenti, affinché rinnovino la loro fede in Cristo, ma fa capire altresì che in qualsiasi circostanza, nel bene e nel male, dobbiamo guardare a Dio e onorarlo attraverso l’adorazione e la preghiera, soprattutto quando affrontiamo dei problemi, delle necessità o delle afflizioni, poiché la Parola di Dio ci invita a cercare la forza in lui per mezzo della preghiera, di sicuro qualcuno di noi, nell’ascoltare queste poche righe  del capitolo 5 e i versetti che vanno dal 13 al 16, si sarà forse fatto una strana impressione, in quanto possiamo ben dire che queste parole, le sentiamo vicine come se fossero parole nostre, in quanto…in queste poche righe potremmo senz’altro dire che c’è qui una fede che è anche la nostra fede, però, una fede così, indubbiamente come ce la mostra Giacomo, noi non l’abbiamo quasi mai vissuta, guardiamo per esempio a queste parole: “C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni”, nel senso che“Hai avuto un insuccesso personale (questo è il significato preciso del verbo greco qui tradotto con “soffrire”) e ti senti un fallito? Prega…e vedrai che Dio ti ascolterà e ti darà la forza che ti serve per uscire dalla tua infelicità”…“o al contrario ti senti di buon umore…stai bene di salute e sei sereno d’animo? Allora…canta a Dio, innalza la tua lode perché questo momento di benessere è un grande dono della sua bontà!”.

 Ma per far questo…per poterlo supplicare nel dolore e lodarlo cantando nella gioia…bisogna che Dio…sia per noi…davvero Dio, che sia davvero il nostro Signore, solo allora lo sentiremo presente e presenteremo noi stessi a Lui, come presenteremo sempre a Lui ogni caso ed ogni avvenimento che coinvolga il nostro corpo e la nostra vita, perché sappiamo di essere sotto la sua costante e paterna protezione.

Sì. Solo allora faremo nostre le parole consolanti e gioiose che troveremo nei salmi, perché le sentiamo nostre…perché è nostra la promessa che dice: “Invocami nel giorno della sventura, e io ti salverò” (Salmo 50,15); e deve essere altresì nostra l’esclamazione: “Io salmeggerò a te, senza tacere. Signore, mio Dio, ti celebrerò per sempre” (Salmo 30,12).

Sorelle e fratelli, chi di noi prega Dio nel dolore e lo canta nella gioia…col fervore di Giacomo…e…con il pieno abbandono di chi ha la convinzione che Dio ascolta davvero e vuole e può esaudire le nostre richieste?

Diciamocelo chiaramente, questa fede di cui parla Giacomo, ci fa capire che oltre a pregare Dio quando siamo nel bisogno, dobbiamo pregarlo anche quando le cose ci vanno bene.

   E questo è ancora poco, perché se poi andiamo avanti a rileggere il testo, il senso di estraneità che stiamo ora avvertendo si fa ancora più forte: “C’è qualcuno che è malato? Chiami gli anziani della comunità”…e anche in queste parole ce una grande differenza con la chiesa del tempo di Giacomo: “Il malato chiami gli anziani della chiesa ed essi preghino per lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore”.

Gli “anziani della chiesa”, che…tra parentesi…non sono dei carismatici dotati del dono della guarigione, che pure erano presenti nelle comunità, ma sono i ministri della chiesa locale che vanno chiamati dal malato perché preghino per lui…cioè…costoro…debbono intercedere in suo favore presso Dio…e non si tratta di dire lunghe formule, ma di andare all’essenziale: attraverso di loro è la comunità che, un po’ come Giacobbe nel passo della Genesi, in modo commovente quasi lotta con Dio in favore di un suo membro.

E ancora, quasi per dare consistenza a questa lotta, la preghiera va accompagnata da un gesto particolare: mentre gli anziani pregano sul malato, debbono “ungerlo d’olio nel nome del Signore”.

Come mai questa unzione?

Giacomo non inventa qualche cosa di nuovo: nel suo vangelo, Marco riferisce che i Dodici mandati da Gesù lungo le strade della Galilea, “scacciavano molti demoni e ungevano con olio molti infermi e li guarivano” (cfr. Marco 6,13).

Questo avveniva, perché nell’Israele dell’epoca di Gesù, l’olio, che nella vita di tutti i giorni era sovente usato come farmaco, era anche diventato il simbolo dell’avvento del tempo della salvezza. Così leggiamo nel profeta Isaia: “Il Signore darà agli afflitti in Sion…olio di gioia invece di dolore” (cfr. Isaia 61,3); e in un’apocalisse ebraica del primo secolo si parla di due alberi presenti in paradiso: l’albero della vita e l’albero dell’olio, che cosparso sulla pelle dei giusti li rende splendenti e così li glorifica.

In questa prospettiva, sia i discepoli inviati da Gesù che gli anziani della chiesa di Giacomo “ungono d’olio” i malati come segno dell’irruzione della signoria salvifica e gloriosa di Dio nel mondo, nella persona e negli atti di Gesù.

Ma qual è la conseguenza di questa preghiera e del gesto simbolico che l’accompagna?

E qui davvero ci sentiamo più estraniati che mai. Con una sicurezza per noi tutti…sconcertante…Giacomo aggiunge: “La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà”. 

Vedete? Senza nemmeno un “forse”… senza un “se” e senza un “ma”. Se si prega e si ha fede nel Signore, quella preghiera non resterà inascoltata: “il Signore” interverrà e “salverà il malato”.

Naturalmente, lui, “il Signore”,” salverà e ristabilirà”. E questo dev’essere chiaro dall’inizio: gli anziani della comunità compiono la loro opera di risanamento sul malato, non grazie alla loro forza o a una loro particolare convinzione, ma nella forza del “nome del Signore”: è lui e soltanto lui che agisce attraverso i ministri della chiesa.

Ma poiché Dio, quando agisce, non lo fa mai in maniera parziale od incompleta, anche qui il “ristabilimento” del malato non si ferma al suo corpo, non riguarda soltanto la sua salute fisica: “Se egli ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati”.

Anche qui, come per l’“unzione d’olio”, alla preghiera s’accompagna un gesto esterno: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti”.

Quando una persona è malata, il suo male si mostra all’esterno: tu lo vedi, lo cogli, lo puoi diagnosticare…così è per il peccato: deve venire fuori… essere confessato ai fratelli di fede…così essi sapranno per cosa precisamente è necessario che preghino…e nella preghiera comune ognuno già avrà modo di sperimentare il sollievo del perdono che, certo è del Signore…solo lui ce lo può dare…eppure passa (e questo è molto bello, ed è un peccato che noi l’abbiamo perso) attraverso l’intercessione, il sorriso, l’abbraccio del fratello che ti ascolta e ti dice: “Puoi star tranquillo: Dio ti ha perdonato!”.

Ecco allora che, questo breve ma intenso testo dell’epistola di Giacomo, che ci assicura che davvero “la preghiera della fede” sale a Dio ed intercede per tutta la persona per cui è detta, ci deve far capire che, è grazie alla preghiera, che tutta la persona è restituita ad un giusto rapporto con la vita e col Signore della vita: la guarigione esterna diventa il segno dell’avvenuta guarigione interna.

Ma tutto questo è grazie a Dio e a tutta la chiesa, in questa comunità fraterna in cui puoi condividere la vita, le gioie e le sofferenze della vita… in cui…e anche questo è molto bello…non c’è un fratello innalzato sopra agli altri come se uno fosse il debole e l’altro il più forte, uno il colpevole e l’altro il giudice, per il motivo che il tutto deve essere fatto nella preghiera comune degli uni per gli altri, cioè, preghiera che si fa intercessione, si fa esaudimento e sale fino a Dio, così che diventa salvezza.

Sì, davvero…ed è la conclusione del nostro testo d’oggi: “la preghiera del giusto ha una grande efficacia”.

La nostra chiesa, sorelle e fratelli, somiglia almeno un po’ alla chiesa di Giacomo, che prega, canta, intercede…che è comunità di vita, sofferenze e gioie?

Permettetemi di parlarvi con un po’ di libertà.

Nel senso che, la nostra  preghiera deve essere una preghiera che aiuti segretamente l’altro a migliorare, a crescere, a cambiare…

Se preghi per una sorella, per un fratello…e questo non nello slancio di un momento, ma con perseveranza…non puoi più parlare male di lui o di lei, o avere un atteggiamento duro, insensibile, indifferente. Perfino il tuo modo di guardarla o guardarlo, di darle o dargli la mano, di salutarla o salutarlo, si trasforma, se tu preghi per lei…se tu preghi per lui.

Insomma, una comunità è autentica ed è viva solo quando sa diventare una comunità di preghiera.

Fratelli e sorelle, aiutiamoci l’un l’altro, pregando l’uno per l’altro.

Se preghiamo soltanto per noi, perché le nostre cose vadano bene, allora dovremmo rivedere il nostro modo di pregare.

Portiamo in preghiera i pesi gli uni degli altri, come Cristo porta i nostri peccati e i nostri pesi intercedendo per noi davanti al Padre!

Se sappiamo che nelle comunità vi sono delle persone che hanno dei pesi sul cuore, come ci dice Giacomo, dobbiamo pregare per loro.

Se vi sono delle persone che sono sole, oltre che farle visita, dobbiamo circondarle con la nostra preghiera.

 Perché poi, alla fine, se ci chiediamo cosa sia mai una chiesa cristiana, ci accorgiamo che possiamo dare tante varie risposte, ma una risposta che dobbiamo dare è questa: “una chiesa cristiana è una comunità di donne e uomini che hanno imparato a pregare gli uni per gli altri, e hanno scoperto nella preghiera il segreto per superare le divisioni umane e creare invece una nuova, a volte paradossale, meravigliosa comunione”.

   Sì…!!! davvero, ricordiamolo sempre quello che oggi Giacomo ci ha insegnato: “La preghiera dei giusti (dei credenti giustificati per la pura grazia di Dio) ha una grande efficacia”. AMEN

 

 

PREGHIERA DI INTERCESSIONE

Signore, ti vogliamo pregare per tutte le persone che oggi non possono partecipare ad un culto comunitario. Pensiamo agli anziani e ai malati che non riescono a venire in chiesa. Signore, sii particolarmente vicino a queste sorelle e a questi fratelli. Noi ci impegniamo perché sentano la presenza della comunità. Pensiamo anche a quelle persone, a quelle intere comunità cristiane a cui viene impedito di riunirsi per il culto. Sappiamo che si incontrano in segreto anche a costo della vita. Signore, fa sentire a queste chiese sorelle la tua presenza, in modo che si sentano sempre parte della Chiesa universale. Dà a noi la capacità di essere solidali con loro. In ultimo, ti preghiamo per chi non osa decidersi a confessare la propria fede in te; per chi pensa a te ogni giorno ma non sente il bisogno di una comunità; per chi è membro di chiesa ma se ne sta ai margini. Signore, sii con loro, e sii con noi quando incontriamo questi fratelli e queste sorelle. Ci impegniamo a parlare con loro di te, della loro e della nostra ricerca, e a fare in modo che la comunità diventi uno spazio nel quale la loro ricerca possa svolgersi in modo più efficace. Signore, pensando a tutte queste sorelle e fratelli, per tutti loro e con tutte loro, noi ti preghiamo come Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori. E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.” Amen

 

INVIO

“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia”. (Giacomo 5: 16)

 

BENEDIZIONE   

Il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù il Cristo. (1 Tessalonicesi 5,23)

Amen

 

(Giampaolo Castelletti, domenica 18 ottobre 2020. Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta a cura della Società Biblica di Ginevra, prima edizione 1994).

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