Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 5 maggio, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 5 maggio, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9

14/09/2022

Festa di Frà Dolcino, Culto Evangelico alla Bocchetta di Margosio (Bi), 11 settembre 2022

 

Luca 10,25-37

Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?». Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno". Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?». Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».

 

Care, Cari,

"Fare il buon samaritano" : si dice a volte, a chi cerca di aiutare sempre. Si dice con una critica velata, pensando che le persone devono prendersi la propria responsabilità e cavarsela da sole, e che in molti casi non va bene stare subito lì ad aiutare. La critica sottintesa si riferisce anche al giudizio su chi aiuta: non lo fai disinteressatamente, ma perché vuoi avere dei meriti, davanti agli altri (speri di essere ringraziato e riconosciuto) e davanti a Dio (ti vuoi meritare il paradiso?).

Infatti, predicare su questo racconto di Luca rischia di diventare un esercizio moralista: mentre i due primi uomini vedono il ferito e lo abbandonano, il samaritano lo vede e lo aiuta, perché è buono. Il buon Samaritano, appunto.

Io vorrei invece che oggi noi potessimo leggere questa storia non in modo moralista, ma in modo evangelico. Il centro infatti non è la bontà del Samaritano, ma il cambiamento di prospettiva che Gesù ci porta : una prospettiva diversa che trasforma il nostro punto di vista sulla vita, sulla fede e sul mondo.

 

1.   La situazione del dialogo di Gesù con un maestro di religione

La parabola si trova in mezzo ad un dialogo tra Gesù ed un esperto della legge religiosa ebraica e dell'interpretazione della Bibbia. Tutto inizia perché questo maestro, riconoscendo in Gesù qualcuno con cui avere un confronto, lo vuole mettere alla prova con una domanda molto pratica:  «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Immaginiamo un dialogo tra due maestri della fede ebraica. Le discussioni tra maestri e tra studenti erano e sono ancora il metodo per studiare e approfondire argomenti religiosi.

Non necessariamente questa è una domanda fatta con malizia o per provocazione.

Si apre dunque un dibattito, e Gesù risponde nel modo classico con un'altra domanda: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» Cosa dice la Bibbia ? Il dottore della legge risponde. Rimandato alla Bibbia, deve rispondere alla sua stessa domanda, e risponde con la sintesi dell'insegnamento della fede ebraica: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso» L'amore totale e incondizionato per Dio è la confessione di fede di Israele, lo Shemà Israel (Dt. 6:5) che ogni Israelita recita due volte al giorno. L'amore del prossimo come se stessi è la sintesi che riassume tutti i comandamenti.

Questo è il doppio comandamento dell'amore, che il giudaesimo del tempo di Gesù conosceva benissimo. Il maestro ha risposto bene, Gesù lo riconosce e gli dice "Fa questo e vivrai"

Semplice, troppo semplice. Il sapiente di fronte ad una soluzione così semplice deve giustificarsi, trovare difficoltà. Non condanniamo troppo presto quest'uomo, perché anche noi facciamo così. L'Evangelo è semplice, anche i bambini lo capiscono. Quando diventiamo adulti però cambiamo. La semplicità della verità diventa lo specchio della nostra durezza, delle nostre barriere.

Il racconto continua: per giustificarsi l'uomo chiede «E chi è il mio prossimo?»

Forse è proprio qui che lui voleva portare il dibattito: sul terreno di una bella discussione sulle distinzioni da fare, sulle categorie di persone... per scoprire magari delle mancanze nell'insegnamento di Gesù, degli errori del pensiero di questo maestro itinerante.

Invece Gesù non si presta. Non sviluppa una dottrina sul significato e sulla misura dell'amore del prossimo, né offre una definizione di "prossimo".

Invece Gesù parte da un caso concreto, come fa sempre per metterci nella situazione e farci vedere le cose dalla prospettiva del Regno di Dio.

2.   La parabola

Il protagonista della parabola è un Samaritano, che per i Giudei era peggio di uno straniero. Era considerato eretico ed appartenente ad un popolo che aveva tradito, fina dai tempi della Bibbia, alleandosi con gli antichi nemici e – nel presente – con i Romani. Tra Giudei e Samaritani non c'erano relazioni. La strada su cui tutto succede, scenda dalla collina di Gerusalemme verso la valle del Giordano. Strada pericolosa perché il passaggio dei pellegrini era un'occasione di

rapina per le bande di ladri. Un uomo scendeva per questa strada, possiamo pensare che fosse un giudeo che era stato al tempio di Gerusalemme, e dei banditi lo assaltano e feriscono gravemente. Resta a terra. Dalla stessa strada, probabilmente anch'essi di ritorno dal servizio prestato nel tempio, scendono un sacerdote ed un levita. Prima uno e poi l'altro, vedono l'uomo ferito, ma non lo soccorrono. Passano dall'altro lato della strada e se ne vanno. Non è detto perché. Basta constatare la distanza che c'è tra rappresentanti della religione e le necessità dell'umanità ferita. Proprio coloro che incarnano la volontà di Dio, non sanno viverla nelle occasioni che si offrono nella realtà quotidiana.

In contrapposizione a loro, un Samaritano passa di là, vede l'uomo ferito e si ferma perché ne ha compassione.

Ora c'è un problema per noi, che vorremmo identificaci nel Samaritano e condannare il comportamento freddo dei due professionisti della religione. Dovremmo invece lasciare che questa parola ci metta in crisi. Tutto questo infatti non succede nel tempio, o in una chiesa, ma succede per la strada. Sulla strada – dove passano tutti e dove puoi incontrare chiunque – è lì che si gioca la fedeltà alla volontà di Dio.

 

3.   Il cambio di prospettiva

Ecco siamo arrivati al centro del racconto. Gesù chiede ora allo scriba: «Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» Gesù non chiede chi dei tre è stato buono con il suo prossimo, come invece noi facciamo intendere con il titolo del paragrafo che è "il buon samaritano". Gesù chiede chi è stato il prossimo dell'uomo ferito.

Per la religione dei meriti si arriva prima o poi al punto di chiederci chi sia il mio prossimo: chi e fino a quanto devo aiutare. Tutto ruota sulla misura delle opere: quanto basta che io faccia?

Ma l'amore inteso come vita non si può chiudere in categorie. Gesù ci libera dalle nostre categorie e ci mette al centro dell'azione : TU. Sei tu il prossimo di chi incontri?  Siamo noi il prossimo ?

La parabola, separata da Gesù, diviene un brano moralista. Gesù invece rifiuta distinzioni e categorie fra gli esseri umani, perché tutte e tutti siamo creature di Dio. La volontà di Dio si mette in pratica nelle relazioni tra le sue creature.

Così ha sempre fatto Gesù, senza riserve verso tutte le persone, di qualunque origine e religione, che incontrava sulla sua strada. Gesù è l'unico buon Samaritano di Dio, che ci libera dalle corde con cui noi imprigioniamo noi stessi. Gesù ci dà la libertà di vivere con le persone che ci fa incontrare nella vita quanto seriamente crediamo che l'amore di Dio si esprime nell'amore del prossimo.

 

4.   Fra' Dolcino

Ora noi siamo qui per ricordare Dolcino, Margherita e tutti i martiri (donne e uomini) perseguitati dalla chiesa a causa della loro esigenza di vivere l'Evangelo in libertà.

La chiesa cristiana – e non gli ebrei, sacerdoti o leviti – ha perseguitato e sterminato il prossimo. La chiesa cristiana non era cristiana ! Lo è oggi ?  Questa è la domanda che per noi deve restare sempre aperta.

I dolciniani, come i samaritani, sono stati odiati e considerati eretici, sono stati massacrati in nome di Dio. Ma creare un rapporto con l'altro, diventare il suo prossimo, lo può fare anche un Samaritano, straniero ed eretico.

A conclusione, riflettiamo anche su questo: l'istituzione della chiesa (o la chiesa come istituzione), così come le cariche pubbliche o religiose, non sono condizioni che facilitano il rapporto personale del farsi prossimo, vicino all'altro, all'altra.

Non deleghiamo allora alle istituzioni, e nemmeno alla chiesa, la nostra fedeltà al Signore, e con la semplicità di bambini andiamo anche noi e fidandoci di Gesù ascoltiamo il suo insegnamento : Va e fai anche tu la stessa cosa.

Amen

Francesca Cozzi

 

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