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22/10/2009

"No" degli evangelici al moltiplicarsi delle ore di religione confessionali

Così non si favorisce l'integrazione scolastica e culturale

Roma (NEV), 21 ottobre 2009 - Sono numerose le reazioni degli evangelici alla proposta lanciata la scorsa settimana dall'on. Adolfo Urso in merito all'introduzione nella scuola pubblica di un'ora di religione islamica. Contro l'eventualità che si possano disgregare intere classi secondo le diverse appartenenze religiose degli alunni, tra le fila del mondo protestante si è alzato un coro di "no".
Contraria ad un'altra ora “confessionale” la pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese: “Valdesi e metodisti – ha affermato - non chiedono e non chiederanno un’ora di religione ‘protestante’. Non lo faranno perché convinti che il tema della formazione religiosa confessionale sia di specifica spettanza delle famiglie e delle comunità di fede. E questo, dal nostro punto di vista, dovrebbe valere per i cattolici, per i musulmani, per i buddisti e così via. Ma se siamo e restiamo contrari a ogni forma di insegnamento confessionale nella scuola pubblica, questo non vuol dire che la scuola debba ignorare quella dimensione religiosa che costituisce un tratto rilevante di ogni società multietnica e multiculturale. Anche in Italia – persino nell’Italia cattolica e secolarizzata, ci viene da dire – iniziamo ad avere una certa familiarità con il Ramadan islamico, lo Yom Kippur ebraico, il Vesak buddista, con il libro di Mormon o i Veda della tradizione induista. Educare alla realtà del pluralismo religioso dovrebbe diventare quindi un obiettivo fondamentale di ogni percorso scolastico teso a formare persone e cittadini consapevoli e partecipi della complessa realtà che li circonda”.
Nicola Pantaleo, presidente dell’Associazione "31 Ottobre, per una scuola laica e pluralista, promossa dagli evangelici italiani", ritiene che "la mossa del sottosegretario Urso, ancorché animata dalle migliori intenzioni, contrasta con il principio della laicità delle istituzioni che presuppone l’assenza di un insegnamento confessionale nella scuola pubblica". Per Pantaleo non è certamente "moltiplicando l’offerta religiosa che si ottempera a quel principio irrinunciabile o si favorisce l’integrazione scolastica e culturale. Di fatto la proliferazione di 'ghetti' confessionali può solo esasperare le incomprensioni e le gelosie identitarie. E’ una strada sbagliata". E intanto l'Associazione "31 ottobre", ribadisce la necessità di adottare un insegnamento di "religioni nella storia" che sia libero da ipoteche confessionali e fornisca agli studenti una conoscenza del fatto religioso ad ampio raggio.
La soluzione ipotizzata è la “risposta sbagliata ad un problema reale" è il parere dell'Alleanza evangelica italiana (AEI), che con un comunicato stampa diffuso ieri ribadisce la sua opposizione all'insegnamento della religione cattolica (IRC) nella scuola pubblica ritenuto "privilegio iniquo in uno stato laico". Con l'ipotetica aggiunta di un altro insegnamento religioso invece di risolvere "il vizio di fondo dell'IRC", lo estende e lo amplifica ulteriormente. AEI propone quindi l'abolizione dell'IRC e l'introduzione di una legge per la libertà religiosa che "finalmente introduca nel nostro paese una legislazione rispettosa di tutte le componenti religiose in un quadro di laicità ed uguaglianza. Solo così ci potrà essere integrazione, anche della minoranza islamica".

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