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07/12/2012

Chi sono i metodisti?

Cultoradio - 2 dicembre 2012
di Luca Baratto

Chi sono i metodisti e perché si chiamano così? È quello che ci chiede un ascoltatore della provincia di Foggia. «Dei luterani – ci scrive nella sua lettera – si può intuire che derivino dalla figura di Martin Lutero, i calvinisti da quella di Calvino, ma gli appartenenti alla chiesa metodista perché si chiamano così, perché portano questo nome?».
I metodisti – quelli che oggi fanno parte di una grande famiglia di chiese protestanti nate in Inghilterra nel 1700 ma presenti in tutto il mondo, tanto da contare circa 70 milioni di membri – devono il loro nome a un piccolo gruppo di persone raccolte attorno alla figura del teologo John Wesley.
Queste persone si riunivano ogni sera per leggere la Bibbia, dedicarsi con fervore alle visite ai carcerati, all’assistenza ai poveri, alla lotta all’analfabetismo. Erano così costanti, così metodici nella loro pietà personale che alla fine qualcuno iniziò a chiamarli, con una punta polemica, «i metodisti».
In realtà John Wesley e i suoi amici, nel corso del tempo, inventarono davvero un nuovo metodo, un nuovo modo di essere chiesa. L’Inghilterra del Settecento era nel pieno della Prima rivoluzione industriale.

Migliaia di persone si spostavano dalle campagne alle città, ritrovandosi a vivere in quartieri degradati, in case sporche, dove ogni relazione sociale era andata perduta. Alcolismo, lavoro minorile, condizioni di lavoro umilianti per uomini e donne, erano i mali comuni di quella società. Wesley capì che la sua chiesa, quella anglicana, non sapeva raggiungere quella gente; pensò che non erano le persone a doversi avvicinare alla chiesa ma piuttosto era la chiesa che doveva andare da loro. «Il mondo è la mia parrocchia» fu da subito il suo motto che lo portò a predicare nelle piazze e nei luoghi pubblici di ogni genere, e a fare delle case della gente, e non dei locali delle chiese, i luoghi di una rinnovata fede cristiana. Una spiritualità calda e coinvolgente; una predicazione che non solo chiedeva alla persone di cambiare ma annunciava a persone abbrutite che cambiare vita era davvero possibile; una grande attenzione e sensibilità sociale, tanto che proprio in seno al metodismo nacquero i primi sindacati britannici; tutte queste sono state le chiavi del successo di questo movimento che si diffuse in tutto il mondo.
In Italia i metodisti sono arrivati 151 anni fa: la loro storia è lunga quanto quella dell’Italia unita. Anche nel nostro Paese portarono la stessa miscela di spiritualità autentica e di impegno per la giustizia sociale. Vivere la propria fede nella città e cercarne il bene comune: questa continua a essere la spiritualità metodista.

(Rubrica «Parliamone insieme»della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata dalla Fcei, andata in onda domenica 2 dicembre).

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