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Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 21 aprile, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 21 aprile, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

20/01/2016

Sermone sul testo biblico di 2° Corinzi 4:3-10

Riflettere questo testo della 2^ lettera di Paolo ai Corinzi, dopo le feste ci consente di riflettere sul fulcro della predicazione e mettere maggiormente in risalto la caratteristica principale dell’Evangelo, anche noi siamo chiamati a predicare questo unico vangelo di Gesù Cristo, nostro Signore.

3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio. 5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; 6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.
7 Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi. 8 Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; 10 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.

I VV.3 e 4 sono molto significativi e dicono: 3 Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, 4 per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.”, Paolo con questa affermazione vuol far capire a tutti una situazione che si è creata alla sua epoca ma che è attuale ancora oggi ed è questa:  “La parola di Dio, da alcuni è vista molto chiaramente mentre da altri è vista in modo confuso, o addirittura…è invisibile.
Questa considerazione, fa si che molti uomini e donne mettono in discussione la Parola di Dio sul presupposto che sia interpretabile in modi diversi, possiamo invece affermare che la Parola di Dio si offre a tutti noi, accettando anche di non essere riconosciuta, oppure di essere fraintesa.
Tuttavia, chi consapevolmente e apertamente dichiara di credere in Dio, non la rifiuta ( ) non la ignora e tanto più la fraintende.
L’insegnamento dell’Evangelo e…la testimonianza che la chiesa ne ha dato nei secoli non dividono l’Evangelo tra uomini/donne istruiti e uomini/donne ignoranti, le Scritture non ci vengono offerte secondo il nostro livello di conoscenza biblica o di presenza alle attività della nostra chiesa, la Scrittura viene offerta a tutti senza che ci sia un percorso iniziatico, per questo il nostro Signore ha fatto nascere nella chiesa i doni necessari a non improvvisare, la Scrittura non è improvvisazione, per poterla fare nostra e metterla in pratica in ogni momento della nostra giornata bisogna studiarla con attenzione, consapevolezza e responsabilità,.
         L’Evangelo è rivelazione o messaggio di Dio in Gesù Cristo, Gesù…immagine di Dio ( ) è rivelazione di Dio. Chi riconosce Gesù Cristo può conoscere Dio stesso.
La velatura dell’Evangelo esiste quindi solo per coloro che non vogliono vedere la luce che risplende in Gesù, a questo proposito Paolo mette in risalto gli increduli che si abbandonano alle divinità di questo mondo, cioè ad un Satana che prende le vesti degli idoli umani e materiali che ci vogliono distrarre dal Signore. 
Ma c’è responsabilità umana?
Oppure possiamo addossare a Dio la colpa di farci degli idoli?
È chiaro che la seconda domanda è provocatoria, visto che la nostra conoscenza “del bene e del male”, cioè, la nostra capacità di valutare, ha un peso in tutto questo ( ) e si chiama: “responsabilità”.
Perché l’Evangelo risplenda, occorrono dei testimoni che lo vivano, ma prima ancora dei cristiani che abbiano ben chiaro quello che predicano, “la Chiesa evangelizza solo se vive l’Evangelo” (Prof. F.Ferrario.). 
Il nostro rischio è quello di non predicare Gesù Cristo perché se non rimaniamo vigili ed attenti è molto più facile che predichiamo noi stessi, cioè un vangelo secondo me o secondo te, ma non secondo Gesù Cristo.
Come accorgerci di questo? 
In realtà la riposta è apparentemente semplice: “predico me stesso nel momento in cui mi metto al centro del mondo”.
La scoperta dell’”io” al centro del mondo è molto più difficile da individuare, qui le insidie di Satana non mancano. Dei campanelli d’allarme possono essere del tipo: gli altri si devono adeguare a me, solo io conosco la perfetta dottrina”
“Predico cosa bisogna fare ma io non lo faccio”  
è ovvio che i campanelli d’allarme possono essere molti e molti altri, ma il denominatore comune è questo: ho perso di vista quel Gesù Cristo che sono chiamato a predicare, ad annunciare ed a testimoniare.
Sappiamo bene che Dio stesso ci ha donato la capacità di parlare, ragionare, capire, inventare, studiare, ma quello che difficilmente comprendiamo è il nostro senso del limite, quel limite che può provocare errori irreparabili, soprattutto, quando non si mette in pratica la Parola di Dio e questo può causare: “ uccisione di uomini e donne per cause imputabili a guerre chiamate sante ma che non lo sono, contaminazione della terra che sovente causano disastri ambientali, migliaia e migliaia di morti tra animali, uomini e donne, tutto questo, il più delle volte tutto questo lascia uomini/donne indifesi e senza risposte di fronte a sciagure come quella che vi sto per raccontare:
“La settimana prima di Natale, su Rai3 hanno trasmesso un Film che parlava dello Tsunami del 26 Dicembre 2004 in Thailandia. Un Film molto toccante, parlava di una famiglia che si è trovata coinvolta in questo cataclisma la cui scossa principale, la più lunga mai registrata, è durata 8 minuti, la quale, ha scatenato delle grandi onde anomale che hanno colpito sotto forma di immensi tsunami (con un run-up massimo di 27 metri) le coste dell'Oceano Indiano. Il numero totale di vittime accertate, causate da questa serie di cataclismi è stato di circa 400.000 tra uomini/donne e bambini, ma decine di migliaia di uomini/donne e bambini sono ancora dati per dispersi, mentre tra i tre ed i cinque milioni sarebbero gli sfollati. Oltre alle popolazioni residenti, vi sono state tra le vittime molti turisti stranieri che si trovavano in quelle zone nel pieno delle vacanze di Natale. Ad esempio, è notevole il fatto che questo singolo evento abbia causato quasi lo stesso numero di vittime di nazionalità svedese (543, delle quali 542 nella sola località thailandese di Khao Lak) di quante non ne avesse causate l'intera Seconda Guerra Mondiale (circa 600); quello che è successo ci ha mostrato quanto poco tempo basta, per cambiare la nostra vita, ma questo è un fatto straordinario, a volte basta una parola ad incrinare i nostri deboli spiriti, altre volte basta un semplice virus, per non parlare di altro, soprattutto oggi che si vive il mito dell’onnipotenza umana, gli scienziati cercano il segreto dell’immortalità, il nostro compito di cristiani è porre attenzione ad essere apostoli di Gesù e non del diavolo, perché come cristiani sappiamo che solo coloro che fanno la volontà del Signore avranno vita eterna e non saranno di certo gli scienziati a darcela; quindi dobbiamo aver paura di sentirci come dei vasi di terracotta e come tali possiamo cadere e andare in frantumi. Paolo, quando fa riferimento a questo recipiente delicato, ci fa comprendere quanto è fragile il nostro vaso, non solo è debole esternamente, ma lo è anche internamente, in quanto è pieno delle nostre instabilità nelle relazioni umane, di solidarietà e di speranze.
         Paolo mette in risalto tutta questa fragilità quando riferisce a se stesso la descrizione del recipiente delicato e di poco prezzo proprio per mettere in risalto, attraverso la sua infermità e le prove che aveva dovuto affrontare, quanto è potente l’azione di Dio che usa consapevolmente degli strumenti per manifestare la propria potenza nei tempi, tra gli uomini e le donne.
         La certezza di Paolo, ci aiuta a scoprirci degni di una salvezza e di un riscatto che ci è offerto perché non solo scopriamo che Dio ci ha accolto nelle nostre limitazioni di fragili creature ma, fatto ancora più sorprendente, possiamo essere ricomposti nei nostri cocci per svolgere di nuovo la funzione di contenitore.
         Tribolati, perplessi, perseguitati sono verbi che descrivono gli urti ai quali siamo sottoposti e che mettono a serio repentaglio l’integrità del nostro vaso. Un vaso che si può rompere.
Sappiamo che nessun vaso è in condizioni di ripararsi da solo, ma accade anche il miracolo per cui un vaso ormai inservibile diventi nuovamente idoneo a contenere anche un tesoro prezioso grazie al Signore, il quale ci fa scoprire che non siamo ridotti all’estremo, non siamo disperati, non siamo abbandonati e non siamo uccisi perché il rapporto tra noi e il vasaio non si esaurisce solo nel momento in cui dalle sue mani emerge il nostro vaso, ma questo rapporto, si mantiene costante durante tutta la nostra vita.
         Sino a quando il vaso è ripieno di noi stessi contiene solo le nostre contraddizioni, ma quando la nostra vita si apre a Cristo riceviamo un grande insegnamento che ci fa scoprire la necessità di essere umili, che ci fa rendere conto della fragilità della nostra argilla.
         La conoscenza di Cristo è il tesoro che rende prezioso il nostro vaso, ma Cristo deve diventare il nostro contenuto!
La nostra fragilità ci fa conoscere fallimenti di ogni genere, accompagnati da mille domande laceranti che possiamo affrontare e superare solo perché abbiamo conosciuto Cristo e, attraverso di lui, sappiamo che Dio non ci abbandona alla disperazione ed alla morte spirituale.
         Come ogni contenitore si impregna con quello che viene inserito dentro di esso, così il credente lo è con la conoscenza di Cristo. Mi attrae l’idea che ciascuno di noi sia come quegli antichi recipienti di terracotta che non erano perfettamente impermeabili al proprio interno e che quindi si impregnavano dell'olio o del vino che contenevano e non potevano essere più utilizzati per nessun altro liquido.  Così, mi piace pensare che il nostro contenitore sia riempito della conoscenza di Cristo, il quale abbia riempito il nostro cuore, le nostre menti e ci renda dedicati solamente a Lui.  
Le conseguenze di quello che abbiamo ricevuto da Dio si vedono prima di tutto nella chiesa, dove l’apostolo Paolo ci insegna che la sua missione e la nostra missione è un servizio in contrapposizione a quei nemici di Cristo che predicano solo se stessi e cercano di usare la comunità a proprio vantaggio.
L’insistenza di Paolo sulla luce di Cristo e su ciò che siamo chiamati a predicare e testimoniare ha uno scopo molto semplice: ricordarci di essere sinceri ed onesti, consapevoli che gli avversari del Signore sono coloro che operano nell’ambiguità: noi dobbiamo solo predicare Gesù Cristo come “luce del mondo” e nostro unico Signore e salvatore.
Non dimentichiamo che a tutti noi è affidato questo unico evangelo in Cristo Gesù.

Che il Signore ci accompagni nel nostro cammino in questo nuovo anno, donandoci il senso di poterlo vivere secondo la sua indicazione. Rimaniamo dunque servitori, portatori, messaggeri del Vangelo in Cristo e servitori dei nostri fratelli, anche di quelli che ancora non hanno conosciuto: Cristo Gesù, Colui che è la gloria e l’immagine di Dio.
AMEN

 G. Castelletti

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