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Domenica 21 aprile, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9 con relativa Cena del Signore

09/09/2013

La pace è frutto della giustizia trasformatrice. Non c'è pace senza giustizia

"Allora la rettitudine abiterà nel deserto, e la giustizia abiterà nel frutteto. L'opera della giustizia sarà la pace e l'azione della giustizia, tranquillità e sicurezza per sempre. Il mio popolo abiterà in un territorio di pace, in abitazioni sicure, in quieti luoghi di riposo" (Isaia 32,16-18)

di  Jean-Félix Kamba Nzolo

     Il concetto di pace è molto spesso correlato a quello di guerra. La pace in realtà è l'opposto della violenza e non della guerra. La guerra è correlata al concetto di difesa ed è in un certo senso un modo di difesa collettiva.

       La pace intesa nel senso di assenza di guerra non è pace. Invochiamo giustamente la pace quando scoppiano i conflitti armati che fanno decine di migliaia di vittime innocenti, ma non dobbiamo distogliere l’attenzione dalla realtà della quotidiana guerra non combattuta con le armi che continua a mietere le vittime ogni giorno. Parlo dell’ingiustizie e delle discriminazioni a cui assistiamo ogni giorno.

Non può esserci una vera pace senza la giustizia. Pace e giustizia sono un binomio molto ricorrente nella Bibbia. La pace è frutto della giustizia. Il frutto della “giustizia trasformatrice” è la pace e la dignità dell’essere umano, recita un documento ecumenico (1).
      Sarebbe folle pensare che una guerra armata possa portare alla giustizia. Sempre la fine delle ostilità ha aperto nuove spaccature tra vinti e vincitori, ha sempre dato origine a nuove ingiustizie, ha sempre rappresentato il seme di nuove azioni armate:  guerra chiama guerra.
      Di fronte alla tragica realtà dei conflitti armati (Siria, Egitto, Rep. Dem. del Congo ecc…) dobbiamo chiederci cosa significa veramente la pace.
Il concetto biblico “Shalom” non significa solo pace, ma benessere totale, pienezza di vita, lo stato dell’uomo che vive in armonia con la natura, col prossimo, con sé stesso, con Dio.  La società umana è considerata come il riflesso dell'intera creazione che Dio ha destinato al “shalom” cioè a un ordine armonioso, a un equilibrio in cui ciascuno essere umano trova suo posto. Ed è per questo che Dio stesso ama lo straniero e si occupa della sua integrazione (Dt10,18) invitando il popolo d’Israele a fare altrettanto.
      Nel Nuovo Testamento la vera pace è dono della grazia di Dio in Cristo. Non è la pace delle trattative diplomatiche e di compromessi politici che lasciano il tempo che trovano. E' la pace della fede, la pace che nasce spontaneamente dal riconoscimento dell'altro e dell'altra creatura di Dio, come un soggetto che gode dei nostri stessi diritti, come una persona che ha qualcosa da dire indifferentemente se la pensa come noi o meno.
      Cristo Gesù è la nostra pace, la lettera agli Efesini che individua l’effetto primario della pace di Cristo nella riconciliazione avvenuta nel suo nome. Le divisioni e le distinzioni non esistono più per quanto riguarda la posizione di ciascuno dinanzi a Dio.
Essere in Cristo significa essere in pace con Dio e con il prossimo. Una  pace che va salvaguardata data la nostra umana  fragilità. Sono convinto che le parole che Gesù rivolge ai discepoli dicendo "Voi siete sale della terra… Voi siete la luce del mondo... una città posta sulla montagna”  non sono una conferma di quello che essi erano in quel momento, ma sono una vocazione che Gesù rivolge a loro e a noi. Sale della terra e luce del mondo siamo se viviamo secondo le beatitudini: se ci adoperano per la pace.
                L’incontro con l’altro ci coinvolge personalmente, non possiamo delegare altri a rappresentarci e a decidere. Vuole dire che dobbiamo imparare ad assumerci le nostre responsabilità ed essere anche disposti a pagare il prezzo di tutto ciò. Al termine della strada ci può essere una croce, come avvenne per Gesù. Ma non dev’essere una scusa per fermarsi, come non fu per Gesù.
Inviando gli apostoli ad annunziare la Buona Novella, Gesù dice loro: “Quando entrerete nella casa, salutate. Se quella casa ne è degna, venga la vostra pace su di essa; se invece non ne è degna, la vostra pace torni a voi” (Matteo 10, 12-13 ). In questa citazione biblica la pace viene concepita come qualcosa di molto concreto, come qualcosa di vivo, di tangibile, che può andare da un uomo all'altro e, se non trova accoglimento, ritornare a chi la augura. E' anche possibile immaginare attraverso le parole di Gesù le opposizioni che possono riscontrare coloro che si adoperano per la costruzione di un mondo senza violenze.
                 Definire dunque la pace come assenza di violenza significa considerare la non violenza come un modo di vita in cui ogni essere umano vede i suoi diritti rispettati ed è incline a rispettare quelli altrui. In questo contesto la pace risulta un effetto dello sviluppo sociale causato dal pieno godimento dei diritti umani, e perciò diventa un risultato naturale dell'eguale ripartizione tra potere decisionale e fruizione di risorse (2)

"La violenza è fondamentalmente una violazione dei limiti, una trasgressione dello spazio che ogni essere vivente giustamente richiede per lo spiegamento e l’appagamento della sua ragione di vivere. E’ quindi la violazione dell’integrità e dell’armonia delle innumerevoli relazioni che sostengono il tessuto del creato.
La violenza ha un numero incalcolabile di espressioni. A livello personale le forme più odiose sono le umiliazioni e le ferite intenzionali, l’abuso sessuale, lo stupro e l’omicidio, l’abbandono e la fame. A livello di società e di nazioni, la violenza si manifesta negli atti di guerra e di terrorismo,
compresa la “guerra al terrore”, nella triste realtà dei milioni di profughi e di rifugiati, nei bambini costretti a combattere o a prostituirsi, nella disperazione dei contadini che si suicidano per i debiti che non riescono a pagare. La violenza si esprime anche nella violazione delle diversità del mondo naturale, nello sfruttamento sfrenato dei beni comuni come l’acqua potabile e i combustibili fossili, nell’abbattimento delle foreste, nella pesca esagerata in mari e oceani, nello smaltimento scriteriato dei rifiuti e nell’estinzione delle specie" ("Gloria a Dio e pace sulla terra" Convocazione internazionale ecumenica sulla pace- Kingston, Giamaica 17-25 Maggio 2011).

(1) Alternativa Globale: Ambiente, Pace,Economia (AGAPE) Consiglio Ecumenico delle Chiese-Ginevra 2005.
(2) Mario Borrelli, diritti umani e metodologia per la pace. Materiali a cura dell'I.P.R.I, se vuoi la pace educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele 1984


Preghiera : 
Che  le mani si congiungano

Fà, o Signore, che le mani si congiungano,
per rendere più umana la terra in cui hai soffiato la vita all'uomo da te modellato: 
Adamo e Gesù il tuo Figlio diletto.
Fà, o Signore, che noi stringiamo la tua mano nera,
affinché la terra porti i frutti della speranza.
Fà, o Signore, che noi stringiamo la tua mano gialla, 
affinché il mondo rimanga giovane 
e ognuno guadagni con dignità il proprio cibo: il suo pane, il suo riso,...
Fà, o Signore, che noi stringiamo la tua mano bianca, 
affinché i germogli che portano gioia 
e giustizia fioriscano su tutti i rami.
Fà, o Signore, che ai crocicchi delle strade, 
noi stringiamo la tua mano rossa, 
affinché gli uomini dell'Africa, dell'Asia, dell'Europa, dell'America e dell'Oceania, 
gli uomini di ogni tempo e di ogni cielo, 
su tutti i continenti, traccino assieme strade di sviluppo 
e coltivino campi di preghiera e di dedizione.
Padre, per mezzo di Gesù, tuo amatissimo Figlio 
che ha lavorato la terra di Palestina, 
ti rendiamo grazie per il tuo amore.
Uniamo le nostre voci a quelle degli angeli, 
per cantarti e proclamare la tua gloria: Santo! Santo! Santo!
Amen.

(Preghiera scritta da Nabil Mouamès – un cristiano del Libano)

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