Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 5 maggio, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 5 maggio, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9

11/04/2020

VENERDI SANTO, 10 aprile 2020


Il Venerdì santo è il venerdì che precede la Pasqua cristiana. In questo giorno i cristiani commemorano la passione e la crocifissione di Gesù Cristo, questo è il testo di questa sera tratto da Giovanni, capitolo 18, versetti da 28 a 38 e Giovanni, capitolo 19, versetti da 17 a 37, seguirà una meditazione sul testo di : Giovanni 18, 37 – 38

Gesù davanti a Pilato
18:28 Poi, da Caiafa, condussero Gesù nel pretorio. Era mattina, ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter così mangiare la Pasqua. 29 Pilato dunque andò fuori verso di loro e domandò: «Quale accusa portate contro quest'uomo?» 30 Essi gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te lo avremmo dato nelle mani». 31 Pilato quindi disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge». I Giudei gli dissero: «A noi non è lecito far morire nessuno». 32 E ciò affinché si adempisse la parola che Gesù aveva detta, indicando di qual morte doveva morire. 33 Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?» 34 Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?» 35 Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?» 36 Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». 37 Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». 38 Pilato gli disse: «Che cos'è verità?»

La crocifissione di Gesù
19:17 Presero dunque Gesù; ed egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, 18 dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l'altro di là, e Gesù nel mezzo. 19 Pilato fece pure un'iscrizione e la pose sulla croce. V'era scritto: GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI. 20 Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e l'iscrizione era in ebraico, in latino e in greco. 21 Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dicevano a Pilato: «Non lasciare scritto: "Il re dei Giudei"; ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei"». 22 Pilato rispose: «Quello che ho scritto, ho scritto». 23 I soldati dunque, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato. Presero anche la tunica, che era senza cuciture, tessuta per intero dall'alto in basso. 24 Dissero dunque tra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi»; affinché si adempisse la Scrittura che dice: «Hanno spartito fra loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica».
Questo fecero dunque i soldati. 25 Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. 26 Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» 27 Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. 28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 C'era lì un vaso pieno d'aceto; posta dunque una spugna, imbevuta d'aceto, in cima a un ramo d'issopo, l'accostarono alla sua bocca. 30 Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito. 31 Allora i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato (poiché era la Preparazione e quel sabato era un gran giorno), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe, e fossero portati via. 32 I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo, e poi anche all'altro che era crocifisso con lui; 33 ma giunti a Gesù, lo videro già morto, e non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. 35 Colui che lo ha visto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è vera; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. 36 Poiché questo è avvenuto affinché si adempisse la Scrittura: «Nessun osso di lui sarà spezzato». 37 E un'altra Scrittura dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Giovanni 18, 37 – 38
Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». 38 Pilato gli disse: «Che cos'è verità?»

L’insostenibile questione della verità. Valeva sia per Pilato come vale per noi oggi. Almeno per noi donne e uomini della vecchia Europa non è più l’epoca della verità. Al massimo è l’epoca delle…verità, che è meglio chiamare “convinzioni” o forse addirittura “opinioni condivise”. Abbiamo le nostre “verità collettive” che giustificano le regole che ci diamo per la nostra convivenza. Per uno Stato c’è la costituzione che contiene ed esprime i principi e i valori fondativi di quella particolare comunità umana…ed ogni Stato ha la sua Costituzione, perché ha la sua storia, e ogni storia produce le sue verità. Per un gruppo religioso si parlerà di “confessione di fede” ma anche di principi, di riti e anche perché no?, di “miti fondativi”, è l’insieme di queste verità o di queste convinzioni o di queste opinioni condivise, che permette alla società politica e civile o al gruppo religioso di definire ciò che gli è conforme da ciò che non lo è, quello che va bene da quello che non va. Poi ci sarà il problema, ed è un grossissimo problema di riuscire e far condividere fra loro i vari Stati, le varie società, i vari gruppi religiosi, ed è per questo che allora si ricorre all’ “orientamento secondo il quale non esistono valori e verità assolute”…
Non è di questo tipo di verità, “vere” perché ammesse dal gruppo, che Gesù ha parlato a Pilato, e Pilato lo ha capito a tal punto di sentirsi a disagio ed ha reagito con questa domanda: “cos’è la verità?”  Gesù parla di quella “verità” a cui ha già reso testimonianza quando, durante l’ultima cena con i suoi, ha detto loro: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv. 14:6). Ebbene, quell’iniziale “Io sono”, è anche il modo che il Gesù del Vangelo di Giovanni usa per rendere il nome “Io sono colui che sono” che Dio ha rivelato a Mosè e che Gesù rivendica per sé, ecco quindi, la verità di cui Gesù sta parlando a Pilato, è un altro nome di Dio, un altro nome della Grazia. E certo, una verità così, nessuno la può rivendicare per sé, nessuno la può tenere nella mano…
Allora, resta vero che ogni società e ogni gruppo hanno le loro verità, come hanno le regole, i riti, le convinzioni e anche i loro anatemi, ma tutte queste verità necessariamente relative e parziali, vanno viste e vissute nell’orizzonte della verità inafferrabile eppure anche vicina “che è Dio” di cui parla Gesù, e che Gesù è in se stesso, perché Gesù è l’ “Io sono” e il “Dio con noi”.
Sì, le nostre verità sono sempre provvisorie, sempre “da riformare”…nella tensione verso la “verità” che è sempre oltre, perché Dio è sempre oltre…quella “verità vera” che noi non possediamo, perché lei possiede noi e che possiamo e dobbiamo solo “testimoniare”, sapendo che nel momento in cui ci fermiamo a parlare, lei è già oltre, perché Gesù è sempre in cammino, va sempre innanzi a noi…ed è la verità che rende testimonianza a se stessa…in una dinamica continua…in un continuo andare oltre, in cui la parola “testimonianza” (in greco: “martyria”) può anche diventare vero e proprio “martirio”, come lo è stato per Gesù. Amen  

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