Culti

Verbania - C.so Mameli 19
Domenica 5 maggio, Tempio di Intra, dalle h.10 momenti di preghiera e canti, Culto alle h. 11 con Cena del Signore

Omegna - Via F.lli Di Dio 64
Domenica 5 maggio, Tempio di Omegna, Culto alle h. 9

01/08/2022

 PREDICAZIONE DEL PASTORE MARCO GISOLA TENUTA DOMENICA 31 LUGLIO

8^ DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Intra (con Omegna) – Luino, 31 agosto 2022

Giovanni 6,1-15

1 Dopo queste cose Gesù se ne andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè il mare di Tiberiade. 2 Una gran folla lo seguiva, perché vedeva i segni miracolosi che egli faceva sugli infermi. 3 Ma Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina. 5 Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una gran folla veniva verso di lui, disse a Filippo: «Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?» 6 Diceva così per metterlo alla prova; perché sapeva bene quello che stava per fare. 7 Filippo gli rispose: «Duecento denari di pani non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto». 8 Uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse: 9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cosa sono per così tanta gente?» 10 Gesù disse: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. La gente dunque si sedette, ed erano circa cinquemila uomini. 11 Gesù quindi prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì alla gente seduta; lo stesso fece dei pesci, quanti ne vollero. 12 Quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda». 13 Essi quindi li raccolsero, e riempirono dodici ceste con i pezzi dei cinque pani d'orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato.14 La gente dunque, avendo visto il segno miracoloso che Gesù aveva fatto, disse: «Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo». 15 Gesù, quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, da solo.

 

“Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?”. Questa è la domanda centrale del racconto della moltiplicazione dei pani secondo Giovanni. Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare? Questa domanda qui la pone Gesù, non i discepoli, come accade per esempio nel vangelo di Marco. In Marco sono i discepoli, dopo che Gesù li ha invitati a nutrire la folla, che, stupiti, chiedono a Gesù come possano fare a sfamare tutta quella gente, e se debbano andare loro stessi a comprare del pane per duecento denari – che ovviamente non hanno.

Qui è diverso, qui è Gesù che pone la domanda e provoca i suoi discepoli. La domanda-chiave è “dove”, dove si trova il pane. Letteralmente in greco è “da dove”: da dove viene il pane? Per comprendere questo brano, dobbiamo tenere presente che nel vangelo di Giovanni il materiale e lo spirituale si intrecciano sempre. Anzi spesso in questo vangelo – che come sapete è molto diverso dagli altri tre – si verificano degli equivoci: Gesù parla di questioni spirituali usando immagini materiali, che puntualmente i suoi interlocutori non capiscono o equivocano. Ed è così è anche qui, materiale e spirituale si intrecciano. “Da dove viene il pane” significa anche: da dove viene il bene, la salvezza, la vita per tutta l’umanità.

In tutto questo capitolo che si apre con la moltiplicazione dei pani c’è questo intreccio: il pane è quello che Gesù dà da mangiare alla folla, ma è anche egli stesso, e infatti più avanti dirà: “io sono il pane della vita”. In Giovanni Gesù non soltanto il pane alla gente che ha fame, ma è il pane per chi è affamato di salvezza, di giustizia, di senso, di speranza. Quindi la risposta di Gesù al “dove” compreremo il pane, o al “da dove” viene il pane, è: Gesù dà il pane da mangiare, ma non solo: Gesù è anche il pane della vita.

Solo che a differenza del pane fatto di farina, che bisogna comprare, il pane della vita non si compra, è gratis, è grazia. È per affermare questo che Gesù compie il miracolo. Gesù dà, dona gratuitamente il pane da mangiare per sfamare la folla, certo, ma anche per dare più forza all’affermazione che verrà più avanti: io sono il pane della vita. Il miracolo materiale in Giovanni non è solo finalizzato a nutrire il corpo. Al centro del racconto c’è il dono, ma c’è soprattutto il donatore; questo racconto è annuncio di chi è Gesù: Gesù, il donatore del pane, è lui stesso il pane della vita. C’è il pane che toglie la fame, che Gesù dà, e il pane che toglie la paura, il peccato, che toglie il muro che abbiamo costruito tra noi e Dio, il pane che Gesù è.

Tra le varie differenze con i racconti dello stesso miracolo che troviamo nei sinottici, avrete forse notato che in questo racconto non ci sono alcuni dettagli che troviamo negli altri racconti degli altri vangeli: non è detto che la folla stava ascoltando Gesù da tanto tempo, che era quasi buio e che la folla era affamata. Nei sinottici Gesù sfama una folla stanca e affamata, qui sfama una folla che non è detto che abbia fame. Non sfama la folla che lo sta ascoltando da ore, sfama “una gran folla [che] veniva verso di lui”. La folla che viene a cercare Gesù.

Perché cerca Gesù?: “Una gran folla lo seguiva, perché vedeva i segni miracolosi che egli faceva sugli infermi”. La folla cerca miracoli. Gesù guariva gli infermi; e chi è che – se è infermo – non vorrebbe essere guarito? Per questo una gran folla accorre e cerca Gesù. Cerca guarigione. Gesù non dà soltanto guarigione, ma le dà anche il pane. Prima le dà il pane di farina e poi le annuncia che lui - che dona il pane da mangiare - è il pane di vita.

Il pane di farina sfama la folla per quel giorno, col pane di farina chi ne mangia arriva fino all’indomani, quando dovrà di nuovo andarlo a comprare. Con il pane di vita che è Gesù invece si arriva fino alla fine dei propri giorni, e oltre, e non si deve comprare mai, perché è sempre gratis, è sempre grazia. Ma intanto le dà il pane di farina, compie un miracolo. Anche se non ci viene detto esplicitamente che era affamata, la gente doveva pur mangiare anche quel giorno. E Gesù dà pane alla folla.

Il miracolo – come  sapete – non è raccontato, è raccontato soltanto il risultato e ce ne accorgiamo solo alla fine. Non viene detto che Gesù moltiplica il pane – e in questo senso il titolo “moltiplicazione dei pani” è impreciso – viene detto che Gesù prende i pani, rende grazie, cioè prega e ringrazia Dio per il dono del pane, e li distribuisce alla gente seduta; e che lo stesso fa con i pesci.

Gesù distribuisce il pane, che nelle sue mani non finisce. Quel pane, quel giorno, nelle mani di Gesù non finisce, perché quel giorno nelle mani di Gesù il pane di farina è segno del pane di vita e dunque non finisce, ce n’è per tutti e ce n’è in abbondanza. Avrete anche notato questa altra differenza rispetto agli altri racconti dello stesso episodio: è Gesù che distribuisce il pane, non i discepoli.

Nei racconti degli altri vangeli Gesù prende il pane, ringrazia, lo spezza e lo dà ai discepoli che lo distribuiscono alla folla. Qui fa tutto Gesù. Non è il caso di chiederci come abbia fatto da solo a distribuire il pane a cinquemila persone o quanto tempo ci abbia messo. Dobbiamo cogliere il senso del messaggio: Gesù il pane perché è il pane, dona il pane come donerà se stesso. Senza intermediari.

Per Giovanni questo è un racconto che ha Cristo al centro, unico protagonista, perché Giovanni vuol dirci chi è Gesù e che cosa fa. È pane di vita che dona pane per lo stomaco, e dona pane per lo stomaco perché è il pane di vita. Gesù fa ciò che è, è dono che dona. E del pane di farina ne avanza, ne avanzano dodici ceste. Un numero simbolico, il numero delle tribù di Israele, che vuol dire che Gesù nutre tutto il popolo, nutre tutti. Mangiano tutti a sazietà e ne avanzano dodici ceste. Ciò significa che del pane – che rappresenta il pane di vita – ce n’è anche per chi non è lì, ce n’è anche per chi non c’è.  Una bellissima immagine per la predicazione dell’evangelo: l’evangelo viene predicato, ovviamente, a chi lo ascolta, ma viene predicato anche per chi non c’è, anche per chi non lo ascolta.

Qual è la reazione della folla davanti a questo miracolo? La folla mangia, si sazia, è contenta, capisce che Gesù non è uno qualunque, anzi afferma che «Questi è certo il profeta che deve venire nel mondo», cioè il messia. Sì, è vero, è il messia. La folla ha capito!

No, non ha capito, ha capito solo in parte, ha capito quello che voleva capire e cioè che Gesù è il messia perché guarisce gli ammalati e dona pane gratuitamente a tutti! Se qualcuno oggi potesse promettere queste cose nella campagna elettorale in corso – pane e salute! - sai quanti voti prenderebbe! E infatti la folla vuole farlo re! Gesù guarisce gli ammalati e sfama gli affamati quindi è il re ideale. Gesù sa che “stavano per venire a rapirlo per farlo re” e si ritira di nuovo sul monte, da solo. Dopo la folla la solitudine. La solitudine del figlio di Dio, incompreso, non compreso fino in fondo.

Alla folla, o alla maggioranza di essi, interessa il pane per lo stomaco, non il pane di vita. Interessa mangiare oggi, il resto non conta. Gesù dona il pane perché è il pane della vita. Alla maggioranza interessa solo la prima parte, solo il pane di farina. Che ovviamente è un diritto ed è uno scandalo che gran parte della popolazione mondiale non ce l’abbia ogni giorno. E infatti Gesù non dà il pane solo a chi crede, lo dà a tutti!

Ma Gesù è venuto a donare di più, infinitamente di più. È venuto a donare se stesso, il pane della vita, cioè il pane della speranza, della giustizia, della pace, del perdono e della riconciliazione con Dio. È la fame di queste cose che l’incontro con Gesù ci fa venire.

E dove compreremo tutte queste cose? Non c’è da comprarle, perché sono già qui, nel pane di vita, che è venuto lui a noi senza che lo cercassimo per metterci questa fame e donarci questo pane.

Che è gratuito, è grazia, è dono. Ed è abbondante, ne avanza, e ce n’è anche per chi non c’è, per chi non l’ha ancora incontrato e scoperto.

Che il Signore continui a donarci questa fame e questo pane che nutre, che dà gioia, che dà speranza.

E che avanza, perché il pane della vita non ha fine e vuole sfamarci ogni giorno della nostra vita.

 


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