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27/02/2010

Marcia della pace di Varese: siamo tutti stranieri

Una Marcia ecumenica della Pace, giunta alla sua nona edizione, che si è svolta nel freddo polare. Ma nonostante la temperatura inclemente, 250 persone hanno marciato per questa iniziativa promossa dalle Chiese cristiane della provincia di Varese, i valdesi, i metodisti, i luterani, i battisti, gli ortodossi, i cattolici.
Un bell’esempio di Chiesa popolare, di partecipazione dal basso, di gente comune che marcia per sensibilizzare tutti sui gradini che portano alla pace, il rispetto dei minori, la salvaguardia dell’ambiente, la difesa degli stranieri, un tema, quest’ultimo, quanto mai d’attualità nel Varesotto, dove detta legge una politica, come quella della Lega Nord, che spesso fa l’equazione tra stranieri e criminali, e mostra una diffidenza insuperabile verso ogni possibile interazione.
La marcia è cominciata da piazza Repubblica, quando alcuni rappresentati delle Chiese, tra cui il vicario episcopale di Varese, monsignor Luigi Stucchi, e la pastora della Chiesa battista, Lidia Maggi, hanno letto un saluto d’inizio. E poi, con le note della suggestiva “We Shall Over Come”, la marcia varesina è partita.
Prima tappa, piazza XX Settembre, una zona dove spesso hanno abitudine d’incontrarsi alcune comunità di stranieri, in particolare le badanti dell’Est. Qui la pastora Lidia Maggi si è soffermata sui più piccoli e i loro diritti. La pastora si è chiesta se “lasceremo ai nostri bambini una chiesa e una città più ospitali rispetto a quelle che abbiamo ricevuto dai nostri padri”. “La nostra eredità saranno spazi più accoglienti e solidali – si è chiesta ancora la Maggi – oppure muri insormontabili”. Una riflessione che ha riguardato tutti i bambini “italiani e stranieri, anche i rom, anche quelli che vengono messi in classi speciali perché non parlano bene l’italiano”.
Nella centralissima piazza Monte Grappa, il vicario episcopale monsignor Stucchi si è invece interrogato sul rispetto dell’ambiente. “Nell’armonia del creato – ha detto Stucchi -, nella comunione tra tutti, nessuno è straniero”. E quasi evocando le tragedie legate ad eventi naturali, il vicario ha ribadito che “se si vuole pace, è necessario custodire il creato, perché se si spadroneggia su di esso, si creano tensioni, si mina la pace”.
Conclusione nella chiesa della Motta, dove la marcia è stata ricevuta, sul sagrato, da una tenda in cui si poteva lasciare un’offerta in favore del Fondo Famiglia-Lavoro del cardinale Tettamanzi.
In chiesa ha preso la parola il pastore della Chiesa Valdese-Metodista Jean-Félix Kamba Nzolo, che è intervenuto sul tema degli stranieri. Dure le sue parole, che hanno stigmatizzato “certi estremismi politici moderni, che riflettono una società in piena crisi”. “E quando c’è crisi – ha continuato il pastore – si individua negli stranieri la causa del proprio malessere”. Ciò che è accaduto in Italia: “si è cercato di fare credere che la causa della insicurezza in Italia fosse da individuare negli stranieri, nei sans papier, nei clandestini”. Ma in realtà “siamo tutti ospitati nella terra che non appartiene a noi, ma a Dio”.

http://www.varesereport.it/?p=18563

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