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09/01/2012

TV. Totale assenza dei protestanti nei talk-show

Lo dice una ricerca di Fondazione critica liberale e CGIL Nuovi diritti

Roma (NEV), 14 dicembre 2011

Che i protestanti non facessero notizia, non è una notizia. Tuttavia, i dati del "Primo Dossier sulla presenza delle confessioni religiose nei media televisivi" a cura della Fondazione critica liberale e della CGIL nazionale-Settore Nuovi Diritti e resi noti lunedì scorso 12 dicembre presso l’aula magna della Facoltà valdese di teologia a Roma, mettono nero su bianco l'amara constatazione: in un anno nei 10 programmi di "infotainement" presi in esame, neanche 1 secondo è stato dedicato al protestantesimo. E' quanto emerge dallo studio finanziato dall'otto per mille valdese ed effettuato dalla Isimm Ricerche. “E’ uno dei segnali più vistosi dell’asfittica laicità della politica e talora anche della cultura nel nostro paese. Non si tratta solo di una questione di tutela delle minoranze religiose, ma della qualità della democrazia in Italia”, è stato il commento del teologo valdese Daniele Garrone.

Annozero (RAIDUE), Ballarò (RAITRE), L’Infedele (LA7), Matrix (Canale 5), Omnibus (LA7), Otto e mezzo (LA7), Report (RAITRE), Telecamere (RAITRE), Unomattina (RAIUNO) e Porta a Porta (RAIUNO), da settembre 2010 ad agosto 2011 non hanno mai visto la presenza di un protestante. Gli esponenti della Chiesa cattolica complessivamente hanno ottenuto un’attenzione pari al 95% del tempo di parola (equivalente a 7h 23’), i soggetti di religione musulmana il 3%, l’1,2% i rappresentati della Comunità ebraica, 0,2% e 0,3% rispettivamente i cristiani ortodossi e i buddisti.

“Un dato clamoroso”, ha commentato Giulio Ercolessi che ha illustrato i risultati della ricerca, la quale si affianca al "VII Rapporto sulla secolarizzazione della società italiana" e al "Secondo Dossier sui tempi di notizia e di parola di Benedetto XVI nei TG" presentati nel corso dell’incontro intitolato: “Privilegi, immunità, ingerenze, denari, disparità giuridica ma quale libertà religiosa!”.

Per i curatori della ricerca la TV italiana, pubblica e privata, non rende giustizia al pluralismo religioso e filosofico pur presente nella società italiana e, riservando una posizione di privilegio alla chiesa cattolica, di fatto rispecchia una situazione distorta della società italiana sempre più multiculturale da una parte e secolarizzata dall'altra.

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