Dalla Rubrica «Parliamone insieme» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» curata dalla Fcei, andata in onda domenica 2 settembre.
di Luca Baratto
La lettera di questa domenica, inviataci da un’ascoltatrice romana, si riferisce a una particolare celebrazione, tipica della tradizione protestante. «Ho sentito parlare – recita la lettera – di una particolare liturgia chiamata Culto di rinnovamento del patto che, se ho capito bene, si celebra soprattutto nelle chiese evangeliche metodiste. Potreste spiegarmi di che cosa si tratta e in che cosa consiste?».
Mi fa piacere rispondere a questa domanda perché mi dà modo di smentire, almeno in parte, l’idea secondo la quale il protestantesimo non dà particolare importanza alle proprie liturgie, avendole ridotte a un’essenzialità che fa del culto una mera cornice della predicazione. Non è così. Esistono delle celebrazioni nate proprio in seno al protestantesimo che riflettono una capacità creativa anche nell’ambito del culto. Il Culto di rinnovamento del patto ne è un esempio.
Esso nasce in Inghilterra per iniziativa di John Wesley, il fondatore del metodismo. Si tratta di un culto che ha profonde radici bibliche. Si richiama infatti all’idea di Patto, una parola che può essere tradotta anche con alleanza o semplicemente con impegno, e che nelle Scritture descrive il legame che unisce Dio agli essere umani.
Il Dio del Patto è quello che si impegna ad accompagnare gli esseri umani nelle loro vicende, a farli partecipi delle sue promesse, ma è anche il Dio che dona la Torah, la legge, affinché il suo popolo possa vivere nella libertà e nella fedeltà. Il Dio del patto è anche il Dio di Gesù, che in Cristo rinnova le sue promesse e estende i suoi doni di salvezza all’umanità intera. Il Culto di rinnovamento del patto rimanda a tutto ciò ed esprime la necessità che alle promesse e ai doni di Dio gli esseri umani rispondano rinnovando la propria fedeltà al Signore, donandogli l’interezza della loro esistenza.
La preghiera che John Wesley formulò per questo culto recita così: «Signore, io non appartengo più a me stesso, ma a te. Impegnami in ciò che vuoi, ponimi a fianco di chi vuoi; che io possa essere utilizzato o messo in disparte, innalzato oppure abbassato; fà che io sia riempito, fa che io sia svuotato; che abbia tutto o che non abbia nulla. Liberamente e di pieno cuore metto tutto a tua disposizione...».
Il Culto di rinnovamento del Patto si celebra solitamente all’inizio di ogni nuovo anno o nelle occasioni più importanti e significative della vita di una comunità: per ricordare a tutti i credenti che credere in Dio significa anche e soprattutto appartenergli nell’interezza del nostro essere.
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